Lo Stato secondo Matteo. E l’eterna tragedia dei migranti
“Se perde Fassino non diamo più i soldi a Torino” (Boschi, con rima). “Se perdo il referendum ve ne andate tutti a casa” (Renzi, senza rima). Che ci volete fare? Gli statisti si vedono da queste cose. Hanno una capacità tutta loro di distinguere le istituzioni dalle proprie ambizioni personali, una eleganza mentale che li porta con naturalezza ad assumersi le proprie responsabilità in ogni frangente. Amano il sottile ragionare assai più del bruto ricatto. Per questo è bello averli al comando. Perché ciascuno vi vede il potere come si sogna che esso sia: servizio, generosità, pensiero costruttivo. Alla direzione del Pd è andata peggio di quanto si potesse immaginare. Alla Biondina a colazione avevo tracciato scenari che, nella loro spietatezza, erano migliori. Questi politici ti sorprendono sempre. Non sono sorpreso invece che D’Alema non abbia ingaggiato il duello oratorio presentandosi come il grande oppositore. Sa di non poterselo permettere, e sa altrettanto bene che altri gli darà vendetta. Sarà un ex democristiano a regalargliela su un piatto d’argento, si sa che questi intrighi non si fanno combattendo di corsa.
Tanto l’idea che una sconfitta (sempre più probabile) di Renzi al referendum debba fare sciogliere il parlamento o cadere il Pil (bum!) ha sapore di panzana. Ci sono trenta governi possibili senza lui-e-lei, ovvero quelli che un giornalista Rai chiama amabilmente Pitti-bombo e Monna Etruria. E per uno di questi governi candido almeno dieci dei miei laureati/e. Almeno hanno studiato davvero e non fanno parte di alcuna Cricca.
Piuttosto richiamo l’attenzione di tutti sui racconti di Nuredin Atta, il pentito dei trafficanti di esseri umani. Mentre noi italiani ci poniamo il problema di non fare arrivare qui troppi migranti, altri lavorano a eliminarli alla partenza. Se non hanno da pagare la traversata, li uccidono e ci fanno il traffico di organi, bambini compresi. E li danno a banditi egiziani. Ci voleva la vituperata Dda di Palermo per arrivare a queste verità, per entrare ancora più a fondo nella tragedia senza fine. Pensavamo che annegare in mare fosse la sorte più terribile. No amici, c’è di peggio.
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