sabato 30 dicembre 2023

Legale o illegale? Il coltellino svizzero, un pericolo sottovalutato



In Giappone un uomo è stato condannato per aver portato con sé un coltellino svizzero, e ciò potrebbe accadere anche in altri Paesi. Analizziamo meglio questo pericolo sottovalutato.

23 dicembre 2023

giovedì 28 dicembre 2023

Donazioni. Caso Ferragni, parla l'esperto: una lezione per chi fa marketing col sociale



Valerio Melandri, fondatore del Festival del Fundraising: «Le donazioni hanno bisogno di regole chiare e trasparenza. Come è possibile che aziende così importanti non abbiano manager competenti?»
...


Come può tutelarsi il mondo che vive di donazioni?

Purtroppo questo non è un caso isolato, ma solo un caso eclatante. Il fenomeno della disintermediazione nel mondo delle donazioni può essere positivo, ma serve attenzione quando un ente non profit è scelto solo con l’obiettivo di fare soldi, cosa che purtroppo avviene molto spesso. Servirebbe un manuale per imparare a donare bene, fissando alcune regole. Ad esempio: donare meno per le emergenze, ma di più alle realtà che intervengono negli ambiti del bisogno in modo strutturale. Poi ci si dovrebbe preoccupare meno di quanto va in beneficenza rispetto ai costi interni dell’organizzazione, perché spesso le spese maggiori sono un valore e una garanzia di competenza. Ancora: scegliere con cura la causa che si decide di sostenere, e costruire un rapporto duraturo.

mercoledì 27 dicembre 2023

Arrestato un altro vescovo in Nicaragua per aver «pregato»


Durante una messa, monsignor Isidro del Carmen Mora Ortega si era detto «unito in preghiera con Alvarez», vescovo condannato l'anno scorso a 26 anni di carcere dalla dittatura di Ortega

domenica 24 dicembre 2023

Il vaccino a mRNA può produrre proteine non volute

https://www.lescienze.it/news/2023/12/21/news/mrna_proteine_indesiderate-14660076/


vedi anche

Benedizione e confusione


Il documento del Dicastero per la Dottrina della fede sulle coppie irregolari e omosessuali contraddice quanto affermato nel 2021. E solleva più dubbi di quelli che vorrebbe risolvere


ed anche

Dichiarazione dottrinale apre alle benedizioni per coppie “irregolari”

Con “Fiducia supplicans” del Dicastero per la Dottrina della Fede, approvata dal Papa, sarà possibile benedire coppie formate da persone dello stesso sesso ma al di fuori di qualsiasi ritualizzazione e imitazione delle nozze. La dottrina sul matrimonio non cambia, la benedizione non significa approvazione dell’unione

sabato 23 dicembre 2023

Calendario ritiro rifiuti a Buccinasco durante le festività

Pubblichiamo di seguito le date di sospensione del servizio e dei ritiri anticipati, invitando la cittadinanza a esporre i cassonetti nei giorni corretti (e non dimenticare di differenziare i rifiuti anche durante le feste)

Buccinasco (22 dicembre 2023) – Durante le festività natalizie, il servizio di ritiro rifiuti subirà alcuni cambiamenti, con la sospensione a Natale, Santo Stefano e Capodanno e il recupero del servizio nei giorni precedenti o successivi. Sospeso il lavaggio strade nei giorni 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio. 
La cittadinanza è invitata pertanto a esporre i cassonetti nei giorni idonei e non dimenticare di differenziare i rifiuti in modo corretto anche durante i giorni di festa. 

Nel dettaglio: 

    • Servizio sospeso il 25 dicembre con recupero dell’organico e della carta il 26 dicembre; sarà anticipato a sabato 23 dicembre il ritiro di indifferenziato, sfalci e potature
    • Servizio rifiuti regolare il 26 dicembre, così come il servizio di svuotamento dei cestini; sospeso lo spazzamento delle strade
    • Servizio raccolta umido e carta sospeso il 1° gennaio, con il recupero il 2 gennaio; il ritiro di sfalci e potature sarà invece anticipato al 30 dicembre; spazzamento sospeso 
    • Ritiro rifiuti e servizio svuotamento cestini regolare il 6 gennaio; spazzamento sospeso
    • La Piattaforma ecologica resterà chiusa il 24 dicembre, il 25 dicembre e il 1° gennaio


Ufficio stampa Comune di Buccinasco 

venerdì 22 dicembre 2023

Edaname - Il like è la carota e noi siamo gli asini Ok, non pensavo sarei mai riuscito a trovare un titolo così filosofico.

Ndr: Un blog che seguo da poco


.... (Giulio Cesare e Chiara Ferragni).. Possiamo chiamare questo modo di comunicare “pochi verso tanti”. Un influencer parla a tante altre persone e, appunto, le influenza.
...
Quello di cui non si parla è l’altro lato della medaglia: come “i tanti influenzano i pochi”.
...

Tutti i contenuti che vediamo hanno due livelli di output: il primo è il contenuto stesso, il secondo è il feedback del pubblico.

In altri termini: il primo è ciò che ha scritto il creator, il secondo è l’impatto che ha scatenato in termini di engagement (like e commenti) e di sentiment (se la gente lo sostiene, è arrabbiata oppure è neutra).

E proprio sul secondo entra in gioco l’influenza dei tanti verso i pochi.

Se un contenuto funziona arriveranno approvazioni, like e commenti positivi. Il creator, euforico, capirà che ha comunicato in maniera corretta e in futuro creerà altri contenuti simili.

In caso contrario, se per esempio avviene una shitstorm o gli utenti lasciano tanti negativi, il creator stesso tenderà a farsi delle domande, tipo “cosa ho sbagliato?” oppure “come dovrei comunicare?”.

...

Sul web però è tutto amplificato, tutto più veloce, e tutti hanno un ruolo determinante, da entrambe le parti.

Ognuno nel suo piccolo viene messo sul banco di prova quando pubblica qualcosa o banalmente interagisce con qualcuno.

L’obiettivo quindi rimane quello di trovare la giusta chiave comunicativa per evitare di avere troppi feedback negativi, senza però snaturarsi pur di compiacere gli altri solamente per avere dei consensi in più.

Perché se continuiamo imperterriti a seguire la carota, rischiamo di non raggiungerla mai e morire di fame.

Ok, ammetto che la chiusura poteva uscire meglio.

martedì 19 dicembre 2023

Dove conservare le ceneri dei defunti? Due risposte della Dottrina della Fede

Il cardinale Zuppi aveva chiesto se possibile tenerle in luoghi comuni simili agli ossari e se si poteva prevedere la conservazione di una minima parte in un luogo significativo per il defunto. Sì in entrambi i casi. Va evitato qualsiasi equivoco panteista, naturalista o nichilista


Vatican News

Si potrà predisporre un luogo sacro «per l’accumulo commisto e la conservazione delle ceneri dei battezzati defunti», cioè un cinerario comune dove le singole ceneri vengono riversate. È quanto afferma il Dicastero per la Dottrina della Fede rispondendo a due quesiti dell’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi a proposito dei fedeli defunti sottoposti a cremazione. Nella seconda risposta si afferma che l’autorità ecclesiastica può anche prendere in considerazione e valutare la richiesta dei familiari di conservare una «minima parte» delle ceneri di un defunto in un luogo significativo per la storia della persona morta.

Il cardinale Zuppi, a fronte del «moltiplicarsi della scelta di cremare i defunti» e di disperdere le ceneri in natura, anche per «non far prevalere i motivi economici, suggeriti dal minor costo della dispersione, e dare indicazione per la destinazione delle ceneri, una volta scaduti i termini per la loro conservazione», volendo «corrispondere non solo alla richiesta dei familiari, ma soprattutto all’annuncio cristiano della risurrezione dei corpi e del rispetto loro dovuto» ha presentato queste domande. La prima: «Tenuto conto del divieto canonico di disperdere le ceneri di un defunto – analogamente a quanto accade negli ossari – è possibile predisporre un luogo sacro, definito e permanente, per l’accumulo commisto e la conservazione delle ceneri dei battezzati defunti, indicando per ciascuno i dati anagrafici?». E la seconda: «Si può concedere ad una famiglia di conservare una parte delle ceneri di un familiare in un luogo significativo per la storia del defunto?».

Il Dicastero, con un testo a firma del cardinale prefetto Victor Fernandez, approvato dal Papa il 9 dicembre, risponde affermativamente. Ricorda innanzitutto che a norma dell’Istruzione Ad resurgendum cum Christo 2016 (n. 5), «le ceneri devono essere conservate in un luogo sacro (cimitero), e anche in un’area appositamente dedicata allo scopo, a condizione che sia stata adibita a ciò dall’autorità ecclesiastica». Si citano le motivazioni di questa scelta, e cioè la necessità di «ridurre il rischio di sottrarre i defunti al ricordo e alla preghiera dei parenti e della comunità cristiana» e di evitare «dimenticanze e mancanze di rispetto», nonché «pratiche sconvenienti o superstiziose».

Viene poi ricordato: «La nostra fede ci dice che risusciteremo con la stessa identità corporea che è materiale», anche se «quella materia sarà trasfigurata, liberata dai limiti di questo mondo. In questo senso, la risurrezione sarà in questa carne nella quale ora viviamo». Ma questa trasformazione «non implica il recupero delle identiche particelle di materia che formavano il corpo». Perciò il corpo del risorto «non necessariamente sarà costituito dagli stessi elementi che aveva prima di morire. Non essendo una semplice rivivificazione del cadavere, la risurrezione può avvenire anche se il corpo è stato totalmente distrutto o disperso. Ciò ci aiuta a capire perché in molti cinerari le ceneri dei defunti si conservano tutte insieme, senza mantenerle in posti separati».

Il Dicastero sottolinea poi che «le ceneri dei defunti procedono da resti materiali che sono stati parte del percorso storico vissuto dalla persona, al punto che la Chiesa ha particolare cura e devozione circa le reliquie dei Santi. Questa attenzione e memoria ci porta anche a un atteggiamento di sacro rispetto» verso le ceneri, che «conserviamo in un luogo sacro adatto alla preghiera».

A Zuppi il Dicastero risponde pertanto che «è possibile predisporre un luogo sacro, definito e permanente, per l’accumulo commisto e la conservazione delle ceneri dei battezzati defunti, indicando per ciascuno i dati anagrafici per non disperdere la memoria nominale». Viene dunque ammessa dalla Chiesa la possibilità di riversare le ceneri in un unico luogo comune, come avviene per gli ossari, ma conservando la memoria nominale di ciascuno dei singoli defunti. Infine si afferma che, escludendo «ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista», nel rispetto delle norme civili, se le ceneri del defunto sono conservate in un luogo sacro, l’autorità ecclesiastica «può prendere in considerazione e valutare richiesta da parte di una famiglia di conservare debitamente una minima parte delle ceneri di un loro congiunto in un luogo significativo» per la sua storia.

A una domanda dei media vaticani, il Dicastero ha spiegato che l’intervento e la valutazione dell’autorità ecclesiastica non rivestono soltanto un carattere canonico ma anche pastorale, per aiutare la famiglia a discernere sulle scelte da fare, tenendo conto di tutti i fattori. Dato che alcune legislazioni non consentono di dividere le ceneri del defunto, il Dicastero ha aggiunto che il secondo quesito è emerso da un dialogo tra vescovi di diversi Paesi ai quali il cardinale Zuppi ha dato voce, e ha preso in esame la possibilità dal punto di vista teologico piuttosto che civile, come è stato poi chiarito nella risposta.

sabato 16 dicembre 2023

Nuove scoperte sui PFAS.

https://ilblogdellasci.wordpress.com/2023/12/10/nuove-scoperte-sui-pfas/

Claudio Della Volpe

Questo post cerca di fornire i dati più recenti sulla situazione PFAS nel nostro paese e nel mondo. Personalmente considero questo tipo di inquinamento il più grave segno di compromissione ambientale recente e non sono il solo visto che è considerato in letteratura come lo sforamento di un limite planetario con effetti sul ciclo dell’acqua per secoli a venire (ne abbiamo parlato qui).

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Le cosiddette “sostanze chimiche per sempre” sono sostanze prodotte dall’uomo composte da perfluoroalchilici e polifluoroalchilici (PFAS) e si trovano in prodotti come cosmetici e shampoo e nei rivestimenti idrorepellenti per pentole antiaderenti e imballaggi alimentari. Vengono lavati negli scarichi e gettati nelle discariche, e quindi sono diventati onnipresenti nell’ambiente. 

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Quanti sono i PFAS? ...  7 milioni rientrano nella definizione di PFAS proposta nel 2021 dall’OECD.

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Questi numeri fanno pensare parecchio perché mostrano con chiarezza il problema posto da sintesi chimiche che DI FATTO non sono rispettose dell’ambiente: in natura conosciamo un numero molto basso di composti organofluorurati (non è un dato facile da stimare, ma nel 2005 la stima era di alcune decine di composti!! mentre su Nature del 2012 con riferimento ad un lavoro del 94 il numero era stimato a 12 ; occorre anche dire che invece fra i composti inorganici che contengono alogeni il fluoro è maggioranza) e la cosa ha senso perché come sappiamo bene il legame CF è il legame più forte fra i legami carbonio-alogeno; ne segue che non conosciamo o conosciamo pochissimi esempi di enzimi capaci di rompere questo legame e dunque di metabolizzare i composti organofluorurati, i quali tendono ad accumularsi in biosfera      Al contrario noi umani abbiamo una percentuale di composti organofluorurati sintetici (PubMed) di quasi 1 ogni 5! Perché questo avviene? Questo avviene proprio perché i composti organofluorurati sono “stabili”, non avendo vie metaboliche o naturali di degradazione e dunque sono più efficaci come antibiotici, come farmaci in genere, come pesticidi e così via; i composti perfluorurati sono estremamente stabili; e dunque sembrano una manna dal cielo. La loro rarità fa si che i sistemi biologici siano “indifesi” rispetto alla loro azione, qualunque essa sia. Ma basta introdurre in catena degli eteroatomi perché questo possa indurre un potenziale attacco e dunque l’inizio di una lenta degradazione, che non impedisce però l’accumulo e l’effetto cresce al crescere della quota di catena perfluorurata. La superattività dei composti fluorurati dovuta a questa stabilità la paghiamo dunque come accumulo lungo la catena metabolica della biosfera. Questo dovrebbe portarci a rinunciare a questo tipo di composti se non per applicazioni assolutamente necessarie e certo non ha senso che quei composti siano presenti in così gran numero nella nostra tecnologia. Una ultima considerazione riguarda il loro meccanismo di azione biologico; una recente ricerca supporta l’idea che molecole diverse di PFAS inducano modifiche simili di tipo trascrizionale  (il trascrittoma comprende l’insieme delle molecole di RNA presenti in una cellula di un dato tessuto in un dato momento), fra specie diverse e questo è uno step importante per iniziare a capire gli effetti che producono.  

mercoledì 13 dicembre 2023

La sperimentazione animale: cos'è, rischi e alternative sostenibili

https://www.marionegri.it/magazine/sperimentazione-animale?utm_source=Istituto+di+Ricerche+Farmacologiche+Mario+Negri+IRCCS&utm_campaign=b8ec372170-EMAIL_CAMPAIGN_11_27_2019_9_44_COPY_01&utm_medium=email&utm_term=0_10e57d9d33-b8ec372170-62332161



Che cosa si intende per sperimentazione animale?

La “Sperimentazione Animale” è una pratica che molte volte si rende necessaria prima di arrivare ad effettuare interventi sull’uomo (ricerca applicata o regolatoria) mentre in altri casi serve ad approfondire le nostre conoscenze in ambito biomedico (ricerca di base).

In alcuni casi, quindi, viene considerata necessaria dai ricercatori che vogliono comprendere determinati meccanismi biologici mentre in altri casi è assolutamente obbligatoria, secondo le normative internazionali, per garantire la sicurezza di tutti noi. Al contrario di quanto si pensi, infatti, la sperimentazione animale trova applicazioni in molti ambiti della nostra vita quotidiana, e non solo nel percorso di sviluppo dei farmaci. La normativa vigente (Direttiva EU 63/2010, trasposta in Italia con il D.Lvo 26/2014) prevede che la sperimentazione animale possa essere autorizzata in tutti questi ambiti:

  • ricerca di base, cioè tutta quella ricerca che è volta a capire i meccanismi che permettono agli organismi viventi di svolgere tutte le loro funzioni e di adattarsi ai cambiamenti;
  • ricerca traslazionale e applicata, cioè tutta quella ricerca che mira a individuare le cause delle patologie (genetiche e non) e cercare di risolverle;
  • sviluppo di dispositivi medici, cioè tutti quei dispositivi che devono venire a contatto con il corpo e, in primis, non devono nuocere quindi devono essere testati per la loro biocompatibilità, oltre che per la loro efficacia;
  • test di qualità, efficacia e sicurezza di farmaci e alimenti, cioè tutti quei test che vengono effettuati su farmaci e alimenti prima che arrivino a noi (o ai nostri animali da compagnia) per garantirci che non vi siano rischi di tossicità;
  • protezione dell’ambiente, cioè tutte le prove che vengono effettuate sugli animali selvatici con lo scopo di proteggere l’ambiente come, ad esempio, lo studio delle rotte migratorie di pesci e uccelli, causate dai cambiamenti climatici;
  • conservazione della specie;
  • alta formazione e addestramento di chirurghi che prima di poter operare su un uomo hanno la necessità, in molti casi, di fare formazione e addestramento su manichini ma anche su animali vivi. Esempio tipico è l’addestramento dei cardio-chirurghi sui suini che hanno un apparato cardiocircolatorio molto simile a quello umano;
  • indagini forensi, tutti quegli studi che permettono di sostenere o far cadere ipotesi legate a investigazioni nell’ambito giudiziario.

  • Nella definizione di sperimentazione animale, quindi, sono compresi migliaia di test, che vedono coinvolte praticamente tutte le specie animali, a seconda di quelli che sono gli obiettivi. Come si può notare, però, lo sviluppo di cosmetici non è tra le applicazioni consentite dalla norma, grazie sostanzialmente a due considerazioni:

    • sono stati sviluppati dei metodi in-vitro per testare la tossicità dei prodotti cosmetici;
    • il profilo di rischio, cioè la possibilità che inducano gravi danni alla salute, dei cosmetici non è elevato.
       

    Come detto in precedenza, tutte le specie animali sono oggetto di studio ma solo alcune sono protette dalle normative vigenti; in generale solo gli animali vertebrati non umani e i cefalopodi ricadono nell’ambito di applicazione della normativa europea e italiana sulla protezione degli animali utilizzati in ricerca. Per gli invertebrati, quindi, non esistono norme tese a garantire la loro protezione e l’utilizzo di invertebrati invece che vertebrati (vermi nematodi invece che topi, ad esempio) è considerato un “metodo alternativo” (partial replacement).

Sperimentazione animale: come si svolge

In accordo con le normative vigenti, la sperimentazione animale si svolge sempre e solo in centri autorizzati dal Ministero della Salute e solo dopo aver ottenuto l’autorizzazione dei progetti di ricerca sia da parte di comitati interni (in Italia gli Organismi Preposti al Benessere Animale) che delle autorità competenti (in Italia il Ministero della Salute coadiuvato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Consiglio Superiore di Sanità). Un sistema di autorizzazioni molto rigido che garantisce che il ricorso all’utilizzo dei modelli animali avvenga nel pieno rispetto del principio delle 3RReplace, Reduce, Refine (tradotto sostituireridurreperfezionare). Tutti i test autorizzati vengono comunque sempre svolti sotto il controllo e la supervisione di veterinari e altri esperti nel benessere delle specie coinvolte. Come detto i test possono essere molto diversi tra loro a seconda dell’obiettivo perseguito, ma deve sempre essere valutata la possibile sofferenza degli animali e le procedure per ridurla al minimo fino ad eliminarla del tutto (anestesia e analgesia), a fronte del probabile beneficio (rapporto danno/beneficio).


Quali sono gli animali più utilizzati per la sperimentazione?

Praticamente tutte le specie animali sono coinvolte nella ricerca biomedica ma solo i vertebrati e i cefalopodi ricadono nell’ambito di applicazione della normativa vigente e quindi sono censiti. Non abbiamo quindi la possibilità di valutare quanti invertebrati (moscerini, zanzare, vermi etc) vengano coinvolti nelle procedure di ricerca ma possiamo pensare che il numero sia molto elevato. Tra i vertebrati i più utilizzati in ambito biomedico sono sicuramente i roditori (topi e ratti rappresentano circa l’80%) seguiti da pesci (zebrefish in particolare) e uccelli (polli in particolare); in altri ambiti invece, come la sicurezza alimentare, entrano in gioco suini, ovini, bovini etc. Primati, cani e gatti vengono coinvolti molto raramente e solo in casi molto particolari, quando cioè il risultato ricercato non può essere ottenuto in nessuna altra specie; un esempio di questa situazione è lo studio del virus dell’HIV, per il quale è necessario utilizzare primati.

A carattere generale, viene sempre utilizzato il principio di considerare il fatto che, a parità di possibilità di ottenere un risultato corretto, va sempre utilizzata la specie a più basso livello di sviluppo del sistema nervoso centrale per ridurre al minimo la sofferenza; in accordo con questo principio quindi se lo studio può essere condotto nel moscerino o nel topo o nel primate la norma (e il buon senso) prevede che venga utilizzato il moscerino.

Quali sono i vantaggi della sperimentazione animale?

Ciò che rende ancora oggi insostituibile il modello animale è la possibilità di osservare i fenomeni in un organismo intero in cui cioè sono presenti e attivi tutti i diversi apparati (cardio circolatorio, digerente etc) e sistemi (immunitario, nervoso etc). In tutti gli altri modelli sviluppati fino ad ora, infatti, il limite evidente è l’impossibilità di mimare le interazioni tra tutti questi. Oggi sappiamo perfettamente che ogni nostro organo/sistema ha strettissime interazioni con gli altri, come ad esempio l’influenza che sappiamo avere il microbiota intestinale sulle attività del Sistema Nervoso Centrale.

Molto oggi si può fare grazie all’utilizzo di organoidi, gruppi di cellule coltivati in-vitro con sistemi all’avanguardia, che crescono dandosi una struttura molto simile a quella dell’organo di origine. Ad esempio, organoidi di tumori (cellule tumorali prelevate dai pazienti e fatte crescere in-vitro) vengono testati per la loro risposta a farmaci chemioterapici allo scopo di individuare i più attivi su “quello specifico tumore”; questo tipo di esperimento permette di scegliere la  soluzione migliore tra centinaia. Evidentemente però la situazione è molto diversa quando il farmaco viene somministrato direttamente alle cellule tumorali in coltura rispetto a quando il farmaco viene iniettato al paziente e deve raggiungere il tumore, penetrare al suo interno e svolgere la sua azione. Questa indicazione si può ottenere solo da un organismo completo. Ad oggi quindi questi test sono da considerare complementari ma non alternativi al modello animale.

Svantaggi e limiti della sperimentazione animale

Lo svantaggio evidente della sperimentazione animale è che porta al sacrificio di molti esseri senzienti e, in alcuni casi, alla loro sofferenza. Il limite, altrettanto evidente, è che si tratta di “modelli” imperfetti, cioè non esattamente sovrapponibili alla specie umana. Se utilizzato correttamente, il modello animale rappresenta tuttavia ancora oggi il miglior compromesso tra la completezza del risultato scientifico e la sua trasferibilità all’uomo. Da ultimo non va dimenticato il fatto che l’utilizzo del modello animale è estremamente costoso e richiede tempi a volte molto lunghi.

Solo un folle quindi, in presenza di un metodo alternativo che non prevede l’utilizzo di animali, potrebbe ostinarsi a percorrere questo strada e, peraltro, verrebbe bloccato dai sistemi autorizzativi illustrati in precedenza.

Possibili alternative alla sperimentazione animale

La ricerca di nuovi metodi che non prevedano l’utilizzo di animali è molto attiva, sia per ragioni etiche sia per ragioni economiche. Le colture cellulari, più o meno complesse, ci permettono di mimare in maniera sempre più precisa organi e tessuti e in alcuni casi semplici interazioni tra organi (organ-on-chip, organoidi etc). I computer ci permettono di elaborare enormi quantità di dati e di fare previsioni sempre più accurate ma che ancora dipendono da ciò che già sappiamo. Le potenzialità dei metodi alternativi alla sperimentazione animale sono enormi ma c’è ancora tanto lavoro da fare e, probabilmente, quando saremo riusciti a “simulare un uomo” dovremo tornare a porci degli interrogativi di carattere etico molto rilevanti. Il percorso è tracciato ma necessita ancora di tempo prima di poter essere completato senza mettere in pericolo la salute di tutti.

Giuliano Grignaschi - Portavoce della piattaforma Research4Life - Responsabile Animal Care Università degli studi di Milano

Raffaella Gatta - Content manager

lunedì 11 dicembre 2023

Why Halloween is an ecological disaster It may seem daunting to change the way we celebrate a beloved holiday. It may also be necessary.

https://www.yahoo.com/news/why-halloween-is-an-ecological-disaster-202020822.html


Every parent of young children has awoken on Nov. 1 to the aftermath of Halloween: piles of candy wrappers, discarded costumes, molding pumpkins and decorations demanding to be taken down.

Halloween is an expensive holiday, wreaking havoc on family budgets. And with children expected to consume as much as 7,000 calories on Oct. 31 because of all the added sugar in their diets, the holiday is also a public health calamity.

But scariest of all is the damage Halloween does to the planet.

Haunted by plastic

All those candy wrappers have to go somewhere. So do all the plastic pumpkins, plastic vampire teeth, plastic Harry Potter wands.

And where they go, for the most part, is into landfills and waterways, where they contribute to a plastics problem that has become a global challenge. New research suggests that many of the single-use plastics we discard turn into invisible particles called microplastics that can cause serious damage to human health.

We all imbibe the equivalent of a credit card in microplastics each week, scientists say.

Now that’s a scary thought.

“The reality is those little plastics get out into the environment and they're not recyclable," Simon Fraser University marine ecotoxicologist Leah Bendell told Yahoo News Canada in 2021.

Americans will consume about 600 million pounds of candy on Halloween, almost all of it individually wrapped in difficult-to-recycle plastic wrappers.

Individually wrapped trick-or-treat candies.

Individually wrapped trick-or-treat candies. (Gado/Getty Images) (Gado via Getty Images)

Danger to animals

Fake spiderwebs stretched over hedges or fencing are a common Halloween decoration. They are also a danger for birds.

“We’re hearing of more and more people finding birds entangled in them,” an Australian bird expert says.

The waste generated by trick-or-treating can harm animals in other ways. Earlier this year, a young deer in Michigan had to be rescued after its head became stuck in a plastic Halloween bucket, preventing it from eating and drinking for several days.

Where do all those pumpkins go?

Last week, this writer disposed of a rotting pumpkin in a compost bin. The service, which turns food waste into fertilizer, is available increasingly in the Northeast and on the West Coast, but remains a niche option in many municipalities.

A carving pumpkin can be eaten, but the orange variety of the gourd is, for the most part, not considered especially tasty. Most pumpkins end up sooner or later in the landfill, contributing an astonishing 1.3 billion pounds to the nation’s annual food waste crisis.

Left to rot in a landfill, food produces methane, a potent greenhouse gas that contributes to global warming.

Orange, with a touch of green

A child wearing a costume runs into a business while trick-or-treating on Halloween in New York City in 2022.
A child wearing a costume runs into a business while trick-or-treating on Halloween in New York City in 2022. (Alexi Rosenfeld/Getty Images) (Getty Images)

As in many other facets of American life, there are ways to mitigate the ecological harms caused by Halloween — and still have a good time.

It may seem daunting to change the way we celebrate a beloved holiday. It may also be necessary.

“People in general don’t feel like they’re able to change the system because the system is so big. I think that’s exactly what we are facing with trying to deal with Halloween and candy: The system feels so big, I don’t know where to start making that change,” Indiana University environmental policy scholar Shahzeen Attari told the Indianapolis Star.

Some steps are relatively obvious, like making your costumes and reusing decorations. You’ll save the planet—and money, too.


FOLLIA - La politica climatica della Svizzera viola i diritti umani

https://www.tvsvizzera.it/tvs/qui-svizzera/la-politica-climatica-della-svizzera-viola-i-diritti-umani/75394783?utm_campaign=manual_tvs&u...