domenica 23 febbraio 2025

Sanremo 2025, la classifica delle vendite non perdona: chi gode e chi sta precipitando


Sanremo 2025, la classifica delle vendite non perdona: chi gode e chi sta precipitando È tutta a trazione Sanremo 2025 la top ten dei singoli più venduti della settimana secondo Fimi-Gfk. Domina il vincitore del festival, Olly, con Balorda Nostalgia, seguito da Federico Lucia in arte Fedez con Battito e Giorgia rimasta fuori dalla top five dell’Ariston tra le polemiche - che conquista il terzo gradino del podio con La Cura per Me.

Quarto Lucio Corsi, rivelazione del festival, con Volevo Essere un Duro, che andrà a Basilea a rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest dopo il rifiuto di Olly. Poi troviamo Achille Lauro con il pezzo Incoscienti Giovani.





sabato 15 febbraio 2025

Di chi è la voce di Topo Gigio che duetta con Lucio Corsi a Sanremo 2025

Una collaborazione inaspettata ma che ha suscitato l'entusiasmo e la curiosità degli spettatori

Il duetto più atteso del quarto appuntamento di Sanremo 2025 vede protagonista Lucio Corsi, uno tra i partecipanti meno conosciuti ma che in breve tempo ha conquistato i cuori di tutto il pubblico. Nella serata di venerdì 14 febbraio dedicata alle cover, Lucio si esibisce con il brano “Nel blu, dipinto di blu” di Domenico Modugno in duetto con Topo Gigio.

Una collaborazione inaspettata ma che ha suscitato l'entusiasmo e la curiosità degli spettatori, i quali non vedono l'ora di sentire cos'hanno in serbo Lucio e il dolcissimo beniamino dalla fantasia di Maria Perego e Federico Caldura nato nel 1959, lo stesso anno in cui esordì la canzone di Modugno.

«Anche i topi possono volare» è il commento di Lucio, che ha ringraziato Topo Gigio per avergli «insegnato come non diventare una marionetta e come fare a tagliare i fili di chi ti vorrebbe far muovere a suo piacimento». Lucio ha ricordato che "Nel blu, dipinto di blu" è stata cantata dai più grandi della scena mondiale, da Paul McCartney a Bowie fino a Troisi in “Non ci resta che piangere”.

Chi presta la voce a Topo Gigio? Dopo Peppino Mazzullo (suo doppiatore dal 1961 al 2006) e Davide Garbolino (dal 2007 fino al 2009), Topo Gigio si avvale del talento dell'attore Leo Valli che parla (e canta) per lui dal 2010 a oggi e si esibirà con Lucio Corsi e l'orchestra di Sanremo.

https://www.sorrisi.com/musica/sanremo/di-chi-e-la-voce-di-topo-gigio-che-duetta-con-lucio-corsi-a-sanremo-2025/


Sanremo 2025, chi è Leo Valli: ecco la voce di Topo Gigio in duetto con Lucio Corsi

L'esibizione nella quarta serata del Festival con 'Nel blu dipinto di blu'
L'esibizione a Sanremo 2025 di Topo Gigio e Lucio Corsi sulle note di 'Nel blu dipinto di blu' di Domenico Modugno promette di incantare l'Ariston. Ma chi si cela dietro la voce del celebre pupazzo? Si tratta di Leo Valli (pseudonimo di Carlo Migliorin), attore e personaggio televisivo con una lunga carriera alle spalle.

Chi è Leo Valli

Lanciato da Raffaella Carrà nel 1988 come imitatore su Canale 5, Valli ha lavorato a fianco di importanti attori e partecipato a programmi di successo come 'Gommapiuma', 'Casa Vianello', 'Il Quizzone', 'Buona Domenica', 'State Buoni', 'Mai dire Gol', 'Scherzi a Parte', 'Paperissima' e 'Love Bugs'.

Nel 2010, l'incontro con Maria Perego, creatrice di Topo Gigio, che gli ha affidato l'eredità della voce del pupazzo più amato della TV. A Sanremo, la sua voce si unirà al talento di Lucio Corsi e alla magia del teatrino di Topo Gigio.










Mi manda Alex Zanardi, il supereroe

A tu per tu con Tiziano Monti, atleta plurimedagliato di handbike, che racconta il dramma della perdita degli arti inferiori in un incidente del 2018 e la rinascita dopo l'incontro fortuito con il campione bolognese: lui ha rivoluzionato il mio essere uomo





venerdì 14 febbraio 2025

Cecilia Sala, Almasri, eccetera: serve un manuale di istruzioni

Il caso del torturatore libico assomiglia a quello dell’ingegnere iraniano: la liberazione del primo è servita a prevenire i guai provocati dall’arresto del secondo. Maggioranza e opposizione si mettano d’accordo per evitare ipocriti unanimismi e ipocrite sceneggiate

mercoledì 12 febbraio 2025

Il Papa: perso l'entusiasmo in Italia a fare figli, invertire la tendenza della denatalità



Francesco riceve in udienza ostetriche, ginecologi e personale sanitario delle province calabresi di Catanzaro, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia: a maternità e paternità si guarda come “fonte di difficoltà e problemi, più che come lo spalancarsi di un orizzonte di creatività e felicità”, afferma nel testo consegnato. Ed esorta a essere vicini a chi vive un momento cruciale come la nascita di un figlio che rende vulnerabili: “In tali circostanze fa bene avere persone sensibili"

lunedì 10 febbraio 2025

Promemoria: le regole per vincere l'Oscar

«Nelle pellicole candidate come miglior film è indispensabile la presenza almeno di un attore a scelta tra queste categorie: “asiatico, ispanico, nero non americano, afro-americano, nativo-americano, abitante dell’Alaska, mediorientale, nord-africano, hawaiano e un rappresentante delle isole del Pacifico”. Non solo: nei ruoli secondari è indispensabile scritturare, oltre ad un appartenente a un qualunque tipo di minoranza, almeno uno a scelta tra un interprete Lgbtq+ o affetto da disabilità, e gli studios saranno tenuti ad assumere almeno il 30% del loro staff secondo questo stesso criterio, anche per quanto riguarda ad esempio gli uffici marketing. Negli anni che ci separano dal 2024 sarà inoltre necessario esibire, per il momento in maniera confidenziale, un documento che testimonia di aver rispettato gli inclusion standards».

fonti:



domenica 9 febbraio 2025

In data 22 ottobre è stata inviata la prima comunicazione ufficiale del Comune di Buccinasco per sollevare le criticità. - il tavolo tecnico è stato convocato per il 20 gennaio:



Trasporti Buccinasco, facciamo chiarezza e ribadiamo le nostre richieste

L’Amministrazione comunale fin dal mese di ottobre evidenzia i disagi per gli utenti dei mezzi pubblici

Data :

7 febbraio 2025


Descrizione

L’Amministrazione comunale fin dal mese di ottobre evidenzia i disagi per gli utenti dei mezzi pubblici e chiede ad ATM e Comune di Milano (con fitte e continue comunicazioni) incontri e tavoli tecnici per rendere dignitoso il servizio di trasporto pubblico

Buccinasco (7 febbraio 2025) – L’obiettivo è chiaro: migliorare il trasporto pubblico da e per Buccinasco. L’Amministrazione comunale di Buccinasco fin dal mese di ottobre evidenzia i disagi quotidiani di studenti e lavoratori e chiede incontri tecnici, avanza proposte, disponibile anche a investire notevoli risorse economiche. 
Risale al 12 ottobre l’inaugurazione della M4 San Cristoforo, senza il completamento della passerella pedonale di collegamento da via Lodovico il Moro e con lavori (attualmente ancora in corso) alla fermata di interscambio con la M2 (Sant’Ambrogio). Immediati anche i cambiamenti al trasporto di superficie, con l’arrivo a Buccinasco della 325 e il ridimensionamento della 351. 
In data 22 ottobre è stata inviata la prima comunicazione ufficiale del Comune di Buccinasco per sollevare le criticità. In assenza di una risposta, il 31 ottobre è stata mandata una richiesta urgente per la convocazione di un tavolo tecnico, ribadita anche in seguito. 
Solo in data 20 dicembre il tavolo tecnico è stato convocato per il 20 gennaio: dopo la riunione, la nuova comunicazione del Comune di Buccinasco (datata 27 gennaio) per ribadire le richieste, sempre le stesse. Ossia il ritorno del capolinea della linea 351 a Romolo e, in alternativa, l’aumento delle corse nella fascia dalle 17 alle 20 (togliendo alcune corse serali a cui, a malincuore, il Comune rinuncia perché per gli utenti è più importante avere a disposizione i mezzi per tornare a casa dal lavoro nella fascia precedente). 
Per migliorare il trasporto, inoltre, si chiede di estendere il percorso della linea 325 (per poco meno di 2 km) all’interno del territorio comunale in modo da raggiungere più zone di Buccinasco (ed essere utilizzata da chi oggi sale sulla 351 ma non riesce a raggiungere Romolo). Qualche minuto in più per gli autobus, senza la necessità di aumentare il numero degli autisti e rivoluzionare il servizio. 


“La questione del trasporto pubblico – dichiara il sindaco Rino Pruiti – è cruciale e non demordiamo. Contrariamente a questo afferma l’assessora Censi, con l’ufficio Trasporti del Comune di Buccinasco, dal mese di ottobre scriviamo mail e pec, chiediamo incontri, tavoli tecnici, avanziamo proposte. Richiesto in autunno, il tavolo tecnico è stato convocato il 20 gennaio e, a seguito dell’incontro, abbiamo ribadito le nostre richieste e riportato nuovamente le criticità avanzate dai cittadini e analizzate dai nostri tecnici. Continueremo a ribadire le nostre necessità: i cambiamenti ai percorsi che ci erano stati comunicati prima dell’autunno non contemplavano riduzioni di orari, soppressione di fermate e le difficoltà di accesso alla passerella per la M4. I nostri cittadini hanno diritto a un servizio efficiente e dignitoso”. 

Ufficio stampa Comune di Buccinasco

Usa. Aborto & vita: nella corsa alla Casa Bianca due Americhe che non si parlano più - 7 settembre 2024

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/aborto-nella-corsa-alla-casa-bianca-due-americhe-che-non-si-parlano-pi


Donald Trump e Kamala Harris non sono solo i rivali nella corsa alla presidenza ma anche i campioni (con tutte le loro ambiguità) di due modi di intendere la vita umana nascente. Ormai inconciliabili

La distanza tra Harris e Trump e quella nell’opinione pubblica In quell’America che due anni fa ha assistito, per decisione della Corte Suprema, all’annullamento della sentenza Roe contro Wade – con la quale è stato eliminato l’accesso costituzionale all’interruzione volontaria di gravidanza in tutti gli Stati dell’Unione – il tema dell’aborto è diventato il più divisivo della campagna elettorale per le prossime presidenziali di novembre.

Seguendo la retorica della classe politica, l’opinione pubblica liberal e quella conservatrice hanno sostanzialmente smesso di cercare spazio per il dialogo, moltiplicando slogan radicali che non trovano alcun terreno comune di confronto. Un muro contro muro che va di pari passo con quello innalzato dai due candidati alla Casa Bianca. Tra un Donald Trump che continua le sue giravolte sul tema – il repubblicano è passato negli anni dall’essere un pro-choice convinto ad alfiere pro-life, per poi dire no alle restrizioni più severe decise dagli Stati – e una Kamala Harris secondo cui limitare la scelta delle donne è «immorale» e che ha inaugurato un tour sui “diritti riproduttivi”, sembra non esserci spazio per un dibattito ragionato sul tema. In parallelo, la questione aborto è diventata sempre più centrale per una larga fetta dell’elettorato americano: in sei Stati chiave, tra le donne under 45, ha un’importanza maggiore dell’economia, ma anche per l’intero elettorato è tra i temi più considerati, mentre appare particolarmente decisivo come necessario fattore di mobilitazione per la campagna dei democratici. Ciò sarà particolarmente vero in dieci Stati Usa, compresi territori chiave come Arizona e Nevada, in cui in coincidenza con le presidenziali i cittadini si recheranno alle urne anche per referendum in cui si voterà sui limiti statali all’interruzione di gravidanza.

Certo, non è detto che preferenze di voto per la Casa Bianca e opinioni personali sull’aborto debbano per forza coincidere. Le continue torsioni di Trump sull’argomento potrebbero paradossalmente consentire al repubblicano di guadagnare quote significative di consensi. Accusato dai democratici di aver nominato alla Corte Suprema giudici ultraconservatori nei suoi anni alla Casa Bianca – e di aver così “condizionato” anche il ribaltamento del diritto federale all’aborto –, Trump è stato considerato a lungo dai leader dei movimenti anti- abortisti Usa come il più “ pro-life” tra tutti i presidenti Usa, una posizione in passato da lui stesso rivendicata. Dopo la decisione della Corte, però, il repubblicano più volte ha spiegato che devono essere i singoli Stati e i loro elettori a decidere sul tema, rifiutandosi di chiarire la sua posizione su un eventuale divieto di aborto a livello federale. Nei giorni scorsi, nuove giravolte: dopo aver sostenuto di non condividere il bando della Florida sull'interruzione di gravidanza dopo sei settimane, lasciando intendere un suo sostegno al referendum abrogativo, il repubblicano ha cambiato idea precisando che voterà “no” perché, pur ritenendo troppo breve il limite di sei settimane, considera l'emendamento proposto troppo permissivo. Trump « voterà per sostenere un divieto di aborto così estremo che si applica prima ancora che molte donne sappiano di essere incinte », l’ha subito attaccato Harris.

La democratica, da parte sua, ha compiuto una scelta di campo piuttosto netta che si è mostrata plasticamente alla convention di Chicago. All’evento in cui ha accettato ufficialmente la nomination le posizioni meno radicali sull’interruzione di gravidanza non hanno infatti trovato spazio alcuno sul palco, lasciando che l’aborto diventasse nei discorsi degli oratori sempre e solo un “diritto”, quasi un dogma elevato a ideologia di partito. L’arena politica finisce così per evidenziare sempre più quella spaccatura tra liberal e conservatori che negli Usa sta disegnando due Americhe che ormai quasi non si parlano più. Al punto che sono sempre più frequenti i casi di cittadini che decidono di andare a vivere in Stati che considerano più affini al loro background etico-politico-culturale.

Dopo l’annullamento di Roe contro Wade nel 2022, sull’aborto gli Stati sono andati in ordine sparso, alcuni espandendo i limiti all’interruzione di gravidanza, altri procedendo con restrizioni. La California ha ad esempio inserito due anni fa l’interruzione di gravidanza tra i diritti garantiti dalla propria Costituzione, mentre in 14 Stati, soprattutto al Sud, ci sono forti restrizioni poche settimane dopo l’inizio della gravidanza - eccetto specifiche emergenze mediche - e il divieto di usare la pillola abortiva. In mezzo, difficile individuare spazio per un dialogo ormai pressoché inesistente, mentre il tema della vita viene strattonato dalle parti politiche. La stessa Conferenza episcopale Usa, parlando di giorno “storico” all’annullamento della Roe contro Wade, aveva parlato di un “nuovo inizio” e della necessità di una “etica del dialogo e della cooperazione”. Un aspetto, però, che appare completamente rimosso dalla scena politica Usa.

venerdì 7 febbraio 2025

Aborto. Il Papa “chiama le cose con il loro nome” - 12 Ottobre 2024

Era prevedibile che tromboni e trombette emettessero lamenti, ma Francesco ha solo detto quel che tutti sanno

https://www.tempi.it/aborto-il-papa-chiama-le-cose-con-il-loro-nome/


Caro direttore, non ho certo la pretesa di sostituirmi, neppure in piccola misura, alla stampa cattolica che mi è parsa un po’ tiepida circa le reazioni alle recenti parole del Papa sull’aborto in occasione del viaggio in Belgio; forse l’eccezione principale è stato il quotidiano Avvenire che in data 4 ottobre ha offerto sull’argomento un ponderato intervento di Maria Casini, presidente del Movimento per la vita italiano. Nondimeno, non riesco a trattenermi dallo scrivere anch’io, forse per la prima volta in vita mia, ad un giornale.

Di fronte alle parole del Pontefice, era prevedibile che tromboni e trombette emettessero lamenti, in questo caso di lesa maestà e lesa onorabilità, come documentato per esempio da Iacopo Scaramuzzi su Repubblica, sempre il 4 ottobre scorso. Però a me sembra che il Papa abbia osato, ovvero abbia avuto la libertà e il coraggio di “chiamare le cose con il loro nome”, per usare un’espressione a voi cara. Purtroppo, l’intollerante reazione delle trombe, non disposte ad ammettere una voce minoritaria e dissenziente, e tanto meno disposte a farsi mettere da questa in discussione, mostra ancora una volta la difficoltà di trattare l’argomento su un piano razionale; e questo è un vero peccato, perché una società civile abbisogna di usare la ragione per relazionarsi ed evolvere.

Il prevalere di suscettibilità e reattività, di slogan e di schieramenti a priori, l’impiego sistematico di tecniche di disinformazione nel mondo dell’informazione, per non parlare di una triste ideologia mortifera, sembrano impedire di riconoscere una grammatica elementare: sopprimere una vita umana si chiama omicidio e chi compie omicidio su commissione si chiama sicario. Ovviamente, si possono usare termini più dolci, più politicamente corretti, per esempio “interruzione volontaria della gravidanza” anziché “aborto”, ma anche “aborto” al posto di “omicidio”; si può cioè avvalersi, e ci si avvale assai, di tecniche retoriche che tendono ad anestetizzare la percezione del fenomeno reale, così da mettere un po’ in pace la coscienza. Chi dunque voglia forare il consolidato muro del pregiudizio abbisogna allora di strumenti retorici adatti, che possono essere pacifici ma in taluni casi anche provocanti (senza però qui dimenticare l’opera meritoria di tante persone dei Centri di aiuto alla vita, che parlano poco ma agiscono molto a sostegno della libertà delle donne di non abortire. Anche la presenza dei Cav dentro le strutture sanitarie è oggi contestata! Presidente Mattarella non si dimentichi di loro e di quante vite umane hanno salvato, quando si occupa delle Onorificenze al Merito della Repubblica Italiana!).

Certo, il vero discrimine sul quale non ci si misura, e non ci si vuole misurare, è la premessa: ovvero se l’embrione e poi feto sia un essere umano, oppure un semplice grumo di cellule. Questo argomento è oggi un tabù, non se ne può parlare in pubblico, né tantomeno mostrarlo sulle pubbliche piazze. Eppure, son convinto, tanti ancora nel loro cuore, e le donne che hanno sperimentato una gravidanza soprattutto, avvertono che di una vita si tratta.

Ora non c’è lo spazio per discutere di questo. Ma, caro direttore, me ne conceda ancora un po’ per una considerazione sulla legge 194, legge che ha di fatto liberalizzato l’aborto in Italia.

Qui mi interessa soffermarmi su un particolare. L’articolo 1 fra l’altro statuisce che «lo Stato … tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è un mezzo per il controllo delle nascite», ma poi all’articolo 4 fra l’altro contempla le «previsioni di anomalie o malformazioni del concepito» fra le circostanze che possono condurre all’aborto. Questa fattispecie fu il contingente grimaldello per aprire le porte all’aborto in Italia: il disastro di Seveso del 1976, con la fuoriuscita e la dispersione nell’atmosfera di una nuvola tossica di diossina dallo stabilimento dell’Icmesa, venne usato per dissuadere  le donne in gravidanza che all’epoca vivevano nella zona, di mettere al mondo i figli potenzialmente malati; si praticarono così i primi 33 aborti cosiddetti terapeutici, ossimoro assolutamente fuorviante del tipo “per curarti ti ammazzo” (i resti dei bambini abortiti vennero poi esaminati nei laboratori dell’università di Lubecca, dove non fu riscontrata alcuna malformazione. Quanto dolore arrecato a quelle povere madri! Chi mai ha chiesto loro perdono?). E, venendo ai nostri giorni, ecco perché oggi non nascono quasi più bambini con la sindrome di Down! La pratica eugenetica mediante l’eliminazione degli esseri umani ritenuti “non adeguati” o “indesiderabili”, ci richiama alla mente l’abominevole orrore della pratica nazista dell’eutanasia. Qui bastano e avanzano queste parole. Ci sarebbe poco da aggiungere, se non che un’osservazione contenuta nell’articolo citato di Avvenire mi ha fatto accorgere di un pendant a questo abominio. L’autrice, infatti, nota: «A chi ha reagito invocando il rispetto della legge per scrollarsi di dosso l’appellativo di sicario bisognerebbe ricordare che a quello stesso “rispetto” fecero riferimento gli imputati al processo di Norimberga». Insomma, la banalità del male non è terminata con il secolo scorso. E così, ancor oggi, in Italia, più di 60.000 bambini vengono ogni anno abortiti, cioè soppressi. E questo è il più grande scandalo che opprime il nostro Paese.

Per concludere. Siccome scrivo oggi, 7 ottobre, giornata in cui il mondo cattolico prega per la pace, mi sovvengono le parole profetiche che santa Madre Teresa di Calcutta proferì in occasione del discorso per l’accettazione del Premio Nobel per la Pace a lei assegnato nel 1979: «Tante persone sono molto, molto preoccupate per i bambini in India, per i bambini in Africa dove tanti ne muoiono, di malnutrizione, fame e così via, ma milioni muoiono deliberatamente per volere della madre. E questo è ciò che è il grande distruttore della pace oggi. Perché se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di uccidere te e a te di uccidere me? Nulla». Provate a dimostrare il contrario.

Gianni Gorla Seregno (Mb)


Grazie, lettera traboccante di ragioni e ben scritta. Mi ha fatto tornare in mente un incontro che il filosofo e nostro collaboratore Fabrice Hadjadj tenne nel 2016 a Verona. Sin dal titolo, la conferenza lanciava una sfida, affrontando il tema in modo radicale: “Perché dare la vita a un mortale. Essere genitori alla fine del mondo”. Il testo va letto per intero, ma io mi soffermo sulla provocazione iniziale, nella quale Hadjadj riprende un passo di Aspettando Godot di Samuel Beckett: «[Le donne] partoriscono a cavallo di una tomba, il giorno splende un istante, poi è di nuovo la notte». Cioè: perché diamo la vita? Perché dare la vita a qualcuno che morirà? Perché compiere questo gesto apparentemente folle? Credo che, oggi, vada comunicato soprattutto questo “perché”, questo senso. (Ma leggete il fenomenale Hadjadj che arriva a spiegare che le tombe su cui partoriscono le donne «hanno un doppio-fondo o, per dirlo con un’immagine più biblica, le tombe non si chiudono bene»).

Memorie del sottosuolo di Fedor Dostoevskij, di cui Emiliano Ronzoni ha parlato nella newsletter Squalo chi legge (“Di certe cose solo i russi sanno parlare”), è uno dei libri più belli che abbia mai letto. Dobbiamo ringraziare il popolo russo che ha preservato la fede e la cultura cristiana a est, dal kaos primordiale delle popolazioni nomadi orientali. Ma non dimentichiamo la “reconquista” a ovest.

Gaetano Piermatteo 



giovedì 6 febbraio 2025

L'intervento. Ogni neonato è speranza: serve un'alleanza per fare spazio a nuove vite



 sabato 1 febbraio 2025

Il presidente della Commissione episcopale per la Famiglia, i Giovani e la Vita: ogni bambino che arriva mette in moto energie tali da renderlo la forma più tangibile di speranza

Nella teologia islamica i due principali appellativi di Allah – clemente e misericordioso – con i quali iniziano le “sure” del Corano hanno in comune una radice che fa riferimento alle viscere materne. Mi spiegava qualche giorno fa l’imam della moschea di Roma, Nader Akkad, che la realtà della maternità ben si presta a essere associata con la misericordia divina, perché una gestante accoglie la nuova vita nel proprio corpo senza sapere se il figlio che nascerà sarà buono o cattivo, rispettoso o ingrato, intelligente o sciocco... E così la gravidanza viene usata come immagine dell’infinita misericordia di Dio verso i suoi figli, così come ciascuno è.

Questa similitudine ben si presta a parlare anche del “Dio della speranza”, perché ogni mamma, mentre accoglie nel grembo una vita del tutto indeterminata, al tempo stesso nutre per essa desideri infiniti, che riversano sul nascituro – e poi sul neonato e sul bambino – grandi aspettative di bene e di felicità. Non solo: nessun genitore si limita al piano dei sogni, ma sin da subito, appena sa di attendere una nuova vita, inizia a mettere in atto quei comportamenti che potrebbero favorirne la realizzazione.

Una volta si trattava di semplici attenzioni provenienti dalla tradizione, oggi ci si avvale delle conoscenze della medicina, della pedagogia e della psicologia; l’intenzione è però la medesima: proprio perché si nutrono speranze, è necessario cominciare a renderle vere da subito, facendo quanto è possibile perché le potenzialità presenti nella nuova vita si traducano in realtà.

La trasmissione della vita, pertanto, sia nella generazione biologica che nell’educazione, è un colossale segno di speranza, poiché sbilancia decisamente verso il futuro l’esistenza di tutti i soggetti coinvolti: dei genitori, della famiglia, della comunità e della società. Il misto di ideali e di investimenti che ogni nuova vita mette in moto appare come l’incarnazione più tangibile della speranza.

È sorprendente come essa si rinnovi con immutato entusiasmo nonostante l’umanità offra un vasto campionario di esiti deludenti. Eppure nel cuore degli adulti si cela una riserva di speranza che è più forte dell’evidenza delle fatiche, dei rischi e delle difficoltà che il generare comporta. L’entusiasmo di trasmettere la vita sopravvive con una tenacia che non può non stupire.

Il calo delle nascite, di converso, può essere letto, prima ancora che come conseguenza di problemi strutturali (economici, abitativi, logistici...), come esito dell’affievolirsi della speranza, della perdita di entusiasmo dinanzi all’avventura della trasmissione della vita. Lo nota papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo Spes non confundit, dove la denatalità è indicata – insieme al crescere dei conflitti armati – come principale segno della crisi di speranza che attanaglia il mondo, a partire da alcune società tra le più progredite.

Ci sono luoghi e situazioni, infatti, dove sarebbe assai ragionevole evitare di mettere al mondo dei figli, nei quali invece la trasmissione della vita gode di grandissima considerazione; altrove, invece, non sono sufficienti le generali condizioni di prosperità e di garanzia per collocare la generatività tra le priorità delle giovani coppie e della società intera. Si registra una drammatica «perdita del desiderio di trasmettere la vita».

La questione non è affatto privata, come è ormai divenuto evidente, non solo perché la denatalità pone forti ipoteche sullo sviluppo economico e la tenuta sociale dei Paesi ricchi, ma anche perché l’affievolirsi di questo segno di speranza è insieme sintomo e causa del calo di fiducia nel futuro e della disponibilità ad assumersi rischi e responsabilità per assicurare a sé e agli altri un domani migliore. Due elementi poco quantificabili, ma del tutto essenziali per l’esistenza di una collettività in grado di sopravvivere e prosperare.

Il Giubileo, quindi, sollecita la comunità cristiana a promuovere «un’alleanza sociale per la speranza, che sia inclusiva e non ideologica, e lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini e bambine che vengano a riempire le ormai troppe culle vuote in molte parti del mondo»; le chiede inoltre un’azione per «recuperare la gioia di vivere, perché l’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio, non può accontentarsi di sopravvivere o vivacchiare, di adeguarsi al presente lasciandosi soddisfare da realtà soltanto materiali. Ciò rinchiude nell’individualismo e corrode la speranza, generando una tristezza che si annida nel cuore, rendendo acidi e insofferenti».

Accogliere la vita, servire la vita, sostenere la natalità, investire sulle nuove generazioni, far loro posto nella società, fare sacrifici per lasciare loro un mondo migliore... sono tratti necessari nel pellegrinaggio della speranza che il Giubileo ci invita a intraprendere. Non perché il raggiungimento dell’ideale sia in nostro potere ma perché l’unico modo per rendere vere le promesse è quello di iniziare a praticarle, per quanto è possibile, giorno dopo giorno, passo dopo passo. Con l’unica certezza che esiste una meta che vale la fatica del cammino, e che in questo percorso il “divin pellegrino” e sempre accanto a noi.
Arcivescovo di Lucca
Presidente della Commissione episcopale per la Famiglia, i Giovani e la Vita

Francia. Allagato il santuario di Lourdes, chiusa la grotta - sabato 7 settembre 2024

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/lourdes-allagata




martedì 4 febbraio 2025

"La gloria dei buoni a nulla", una guida per accogliere l'imperfezione

Il volume pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana a cura del domenicano Sylvain Detoc si propone come proposta spirituale, piena di umorismo, per riconciliarsi con i nostri limiti. Il Papa ha regalato il libro alla Curia romana in occasione dell'udienza per gli auguri di Natale

lunedì 3 febbraio 2025

In Aula la legge sulla partecipazione. Malagola: «Credo ancora in un voto bipartisan»

Il deputato di Fdi relatore della proposta ispirata dalla Cisl: «Riforma in spirito costituente in vista di cambiamenti epocali. Un peccato che la sinistra abbia cambiato idea per obbedire a Landini»

domenica 2 febbraio 2025

L'evento. Giornata per la vita, la gioia dell'accoglienza

https://www.avvenire.it/speciali/pagine/giornata-per-la-vita-in-campo-con-la-gioia-dellaccoglienza

 venerdì 31 gennaio 2025

Domenica 2 febbraio: torna l'appuntamento con le primule portate in centinaia di parrocchie italiane dal Movimento per la Vita come simbolo della vita che fiorisce. Il senso di un gesto pieno di senso

Ci siamo! È arrivata fedele e puntuale anche quest’anno, per la quarantasettesima volta. Sto parlando della Giornata per la Vita che domenica verrà celebrata in tutta Italia alla luce del bellissimo messaggio dei vescovi che sviluppa il tema «Trasmettere la vita, speranza per il mondo». È l’occasione per riflettere su quel valore così fondamentale che è la vita dell’uomo. Un’occasione però che non deve limitarsi a una giornata ma attualizzarsi tutti i giorni dell’anno, di ogni anno. E ancora una volta il Movimento per la Vita darà il suo contributo propositivo alla comunità cristiana e a quella civile. Un contributo di riflessione discreto, umile ma qualificato ricco di esperienza e competenza. Un contributo teso soprattutto a non dimenticare le ragioni della Giornata, voluta dai vescovi all’indomani dell’approvazione della legge sull’aborto per testimoniare che la Chiesa non si arrende davanti alle offese recate alla vita umana, per dire che se viene meno la difesa della legge resti almeno la coscienza.
Dunque, la sua specifica funzione è far riflettere in modo specifico e prioritario sulla vita nascente, perché il bambino anche di nascere è sempre bambino, uno di noi, un figlio, una persona. La Giornata per la vita chiama tutti i credenti e gli uomini di buona volontà all’impegno in difesa del diritto alla vita proprio di ogni uomo e fondamento della umana convivenza. Riflettendo sulla vita è giusto e legittimo ricordare le molte situazioni in cui la vita umana è disprezzata, ma questo non deve far archiviare le minacce alla sua fase più debole, quella nascosta nel grembo di una donna o nel gelo di una provetta quando a quell’uomo invisibile è negato tutto, persino la comune appartenenza alla famiglia umana. Le offese al più povero dei pove-ri sono andate moltiplicandosi, ma non hanno né intimidito né scoraggiato il popolo della vita. Il messaggio dei vescovi è chiaro e dialogante. Chiaro perché non esitano a parlare di una «grande “strage degli innocenti”, che non può trovare alcuna giustificazione razionale o etica»; dialogante perché la mano è tesa verso tutti, nella consapevolezza che «abbandonare uno sguardo di speranza, capace di sostenere la difesa della vita e la tutela dei deboli, cedendo a logiche ispirate all’utilità immediata, alla difesa di interessi di parte o all’imposizione della legge del più forte, conduce inevitabilmente a uno scenario di morte».

La “strage deprima gli innocenti” dei più piccoli, poveri e inermi degli uomini, è mentale prima che fisica: la concezione debole della persona o addirittura la negazione dell’uomo in quanto tale. Non dobbiamo abbandonare la speranza e promuovere, come chiedono i vescovi, «un’alleanza sociale che promuova la cultura della vita». Altre volte su questa pagina ho commentato il messaggio dei vescovi. Il Movimento per la vita ha sempre messo a disposizione le sue forze e continuerà a farlo in questa e nelle prossime occasioni. Ma se la Giornata è ecclesiale sono tutte le strutture ecclesiali a doversi mobilitare e a inventarsi, con la fantasia che sa suscitare la carità, gesti capaci di colpire l’opinione pubblica suscitando simpatia nei confronti dell’impegno per il diritto a nascere e l’autentica tutela della maternità e scuotendo dalla distrazione e dall'inerzia.

Tanti anni sono passati, ma la Chiesa non si rassegna all’assuefazione. Lo disse 47 anni fa e lo ripete oggi con parole non di rancorosa chiusura ma di aperta speranza. Che prenda vigore, ogni anno di più, quella solidarietà concreta verso le madri in difficoltà, che testimoniando con i fatti l’amore per ogni uomo appena concepito, penetri nelle coscienze assopite e vi risvegli la gioia dell’accoglienza, speranza per il mondo. «Ci vuole coraggio, anche perché non sappiamo dove la radicalità del valore della vita condurrà i nostri passi, una volta che vogliamo accoglierne fino in fondo le esigenze. Un valore così grande è incompatibile con le nostre pigrizie in ogni campo. La dignità umana è così alta che è ragione sufficiente per proibire l’aggressione anche al potente che ha di fronte il debole ed è così impegnativa che chiede talora di dare la vita (la propria) per la vita (degli altri)» (Carlo Casini, 1984).

*Presidente Movimento per la Vita italiano

Il Deicidio di Trump

Con l'abolizione dei programmi di diversità, equità e inclusione in tutte le agenzie federali americane il presidente vuole tornare a una società «basata sul merito e non sul colore». Una rivoluzione
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Nell’ordinanza firmata da Trump si legge che le politiche Dei «minano la nostra unità nazionale, poiché negano, screditano e minano i tradizionali valori americani di duro lavoro...


Obama ha deportato il doppio dei migranti di Trump (e nessuno si è lamentato)

Il tycoon non riuscirà a espellere 11 milioni di immigrati: costerebbe troppo. Chi lo accusa di essere "disumano", però, dovrebbe dare un'occhiata ai numeri dei presidenti Dem

https://www.tempi.it/obama-ha-deportato-il-doppio-dei-migranti-di-trump-e-nessuno-si-e-lamentato/

I numero

G.W. Bush: 5 milioni e mezzo di respingimenti durante il primo mandato, 5 milioni durante il secondo.

Invece Donald Trump nel corso del suo primo mandato presidenziale ha allontanato dagli Usa 1,5 milioni di immigrati irregolari: la stessa identica cifra con la quale si è concluso il mandato presidenziale di Joe Biden, e molto meno del primo mandato di Barack Obama, quando erano state deportate 2,9 milioni di persone.

Nel corso del secondo mandato del presidente afroamericano la cifra era scesa a 1,9 milioni a causa del fenomeno delle “città santuario”, nelle quali le amministrazioni locali di segno democratico hanno prodotto legislazioni che ostacolano la collaborazione fra le agenzie di sicurezza locali e quelle federali (Ice e Cbp, Customs and Borders Protection, che si occupa dei controlli alle frontiere) in materia di espulsioni di immigrati. Secondo la Costituzione americana, infatti, il governo federale non ha autorità sugli organi di controllo dei singoli stati.

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... coloro che si scandalizzano per le politiche di Donald Trump non hanno battuto ciglio – con rare eccezioni – quando a fare le stesse cose senza strombazzarle erano presidenti democratici come Obama e Biden; coloro che salutano la svolta trumpiana come una rottura col lassismo delle amministrazioni democratiche fingono di non riconoscere il carattere propagandistico degli annunci della nuova amministrazione, e tendono a occultare l’elemento bipartisan che, al di là delle schermaglie partitiche, traspare dalle politiche di livello federale 

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La terza ragione per cui l’amministrazione Trump non espellerà affatto 11 milioni di immigrati irregolari è che una cosa del genere avrebbe conseguenze negative sull’economia americana. «Abbiamo calcolato che le deportazioni di massa ridurrebbero il Prodotto interno lordo degli Usa fra il 4,2 e il 6,8 per cento, a causa della perdita di lavoratori in tutte le industrie americane», scrive in un rapporto l’Aic.




Referendum abrogativi del 8 e 9 giugno 2025

https://www.comune.buccinasco.mi.it/it/news/referendum-abrogativi-del-8-e-9-giugno-2025 Descrizione In questa sezione sono pubblicate tutte ...