mercoledì 7 luglio 2021

Accesso ai vaccini e proprietà intellettuale: il manifesto delle imprese biotech

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photo by pexels

 

Le imprese del settore biotecnologico hanno risposto all’invito all’azione di BIO che ha lavorato attivamente negli Stati Uniti e a livello internazionale per sollecitare soluzioni efficaci e concrete per allargare l’accesso globale ai vaccini e ai trattamenti COVID, partecipando nello stesso tempo al dibattito globale sul ruolo della proprietà intellettuale.

Ne è nata una dichiarazione lucida e forte, firmata da quasi 300 imprese e associazioni del settore biotecnologico, dagli Usa al Regno Unito, da Israele all’Italia, per inviare un messaggio chiaro ai leader di tutto il mondo.

“Il nostro settore deve continuare a svolgere un ruolo costruttivo e proattivo nella ricerca e sviluppo di soluzioni per contrastare la pandemia e nella capacità di produrre queste stesse soluzioni”, si legge nella dichiarazione.

Nell’ultimo anno sono stati lanciati nel mondo oltre 950 progetti di ricerca e sviluppo su vaccini e trattamenti, inclusi i biologici: le aziende hanno concentrato i propri sforzi su questi obiettivi, sottraendoli ad altre linee di ricerca. Il 70% di questi progetti sono stati portati avanti da piccole e medie imprese. Sono state costituite oltre 250 partnership globali per aumentare la capacità produttiva.

“E stiamo lavorando sodo per fare di più”, è la rassicurazione dei firmatari.

Ala base di questo impegno intenso sta il valore della proprietà intellettuale. “La proprietà intellettuale è responsabile della creazione della rete biotecnologica globale che ha risposto così rapidamente alla crisi generata dal COVID. È ciò che dà agli investitori la fiducia necessaria per finanziare società con orizzonti temporali lunghi e rischi elevati. E ha contribuito a garantire la cooperazione e le partnership globali che stanno spingendo aziende, paesi e produttori ad aumentare rapidamente la produzione”.

Le imprese supportano l’obiettivo di allargare l’accesso ai vaccini e ai trattamenti in maniera equa in tutto il mondo, come già avallato dal G-20, superando disparità e squilibri. “Perché questo obiettivo vada a buon fine sarà necessario che i Governi nazionali allentino le restrizioni legali o contrattuali che possono ostacolare gli sforzi di esportazione verso le popolazioni bisognose, specialmente nei paesi a basso e medio reddito”.

Prosegue il manifesto: “I colli di bottiglia e le carenze nelle catene di approvvigionamento globale per la produzione di vaccini devono essere affrontati con urgenza. E i sistemi sanitari dei paesi a basso e medio reddito hanno bisogno di un sostegno significativo per garantire che i vaccini arrivino alle persone”.

La “rinuncia” ai diritti di proprietà intellettuale non è la soluzione, anzi è una opzione inefficace e controproducente per affrontare questa crisi. “I diritti di proprietà intellettuale non sono responsabili dello squilibrio nelle forniture di vaccini COVID tra paesi a reddito più alto e più basso”.

Il sistema farmaceutico in generale e quello biotech nel caso specifico, si basano sul sistema dei brevetti, sulla certezza che questi proteggano l’invenzione e il suo sfruttamento, permettendo così di ricevere quegli investimenti da soggetti privati, che consentano di sviluppare terapie innovative e generare quei ritorni che possano (anche) essere reinvestiti nelle medesime attività di innovazione.

“La “rinuncia” ai diritti di proprietà intellettuale invierebbe un segnale forte al settore biotech e agli investitori che porterebbe a evitare di correre rischi nel provare a sviluppare soluzioni nel caso di future emergenze di salute pubblica”.

Non dimentichiamo poi che oltre al brevetto servono impianti, personale specializzato e know-how. I vaccini devono poter essere somministrati, affrontando le difficoltà logistiche che anche i paesi più industrializzati hanno dovuto fronteggiare. Le stime attuali dicono che i produttori globali di vaccini esistenti produrranno più di 11 miliardi di dosi di vaccini COVID nel 2021 e significativamente di più nella prima parte del 2022.

“Ci impegniamo a lavorare con altre parti interessate a livello internazionale per fare in modo che queste dosi raggiungano coloro che più ne hanno bisogno, ovunque si trovino”, si chiude così il documento di imprese e associazioni biotech nel mondo.

 

Fonte: Assobiotec

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