Tutti i contenuti che vediamo hanno due livelli di output: il primo è il contenuto stesso, il secondo è il feedback del pubblico.
In altri termini: il primo è ciò che ha scritto il creator, il secondo è l’impatto che ha scatenato in termini di engagement (like e commenti) e di sentiment (se la gente lo sostiene, è arrabbiata oppure è neutra).
E proprio sul secondo entra in gioco l’influenza dei tanti verso i pochi.
Se un contenuto funziona arriveranno approvazioni, like e commenti positivi. Il creator, euforico, capirà che ha comunicato in maniera corretta e in futuro creerà altri contenuti simili.
In caso contrario, se per esempio avviene una shitstorm o gli utenti lasciano tanti negativi, il creator stesso tenderà a farsi delle domande, tipo “cosa ho sbagliato?” oppure “come dovrei comunicare?”.
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Sul web però è tutto amplificato, tutto più veloce, e tutti hanno un ruolo determinante, da entrambe le parti.
Ognuno nel suo piccolo viene messo sul banco di prova quando pubblica qualcosa o banalmente interagisce con qualcuno.
L’obiettivo quindi rimane quello di trovare la giusta chiave comunicativa per evitare di avere troppi feedback negativi, senza però snaturarsi pur di compiacere gli altri solamente per avere dei consensi in più.
Perché se continuiamo imperterriti a seguire la carota, rischiamo di non raggiungerla mai e morire di fame.
Ok, ammetto che la chiusura poteva uscire meglio.
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