Go Woke go Broke, ossia “diventa woke e fallisci”, è il grido di battaglia che gli estremisti conservatori usano per boicottare le aziende che usano tematiche LGBTQ+ ed inclusive per promuovere i propri prodotti e servizi.
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Il caso Chick-fill-A a è particolarmente interessante, perché azienda con solide simpatie repubblicane e già criticata proprio dai progressisti per non far abbastanza per le tematiche woke: cos’è successo? Come ha fatto, l’unica azienda che chiude la domenica per mandare i dipendenti a Messa tant’è cristiana, ad attirare le ire funeste dei conservatori estremisti? Hanno creato una posizione dirigenziale per la diversità, equità ed inclusività (DEI), sull’esempio delle multinazionali politicamente corrette che si rispettino, e la loro pagina (qui) ha il giusto mix di frasi petalose recitate da genti di tutte le estrazioni e colori della pelle.
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Chi fa scarpe, vestiti, birra, panini o gestisce una grande catena di supermercati, è meglio che si concentri a fare quello che sa fare e per cui viene pagato. Ogni distrazione è quantomeno controproducente per la gestione aziendale, fino ad essere particolarmente dannoso quando viene sbagliata come in questi casi. Con meno lattine di birra colorate arcobaleno, e fondi investiti nello sviluppo prodotto invece che in DEI, è probabile che la clientela prosegua e magari aumenti gli acquisti, con buona pace di dipendenti, azionisti e le comunità che si basano sulla presenza di quelle aziende.
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