omissis
Quarto pensiero.
Dicono che in Italia c’è un calo demografico fortissimo.
Siamo tutti preoccupati. Eppure non si fa nulla.
Faccio qualche proposta ingenua, ma se nessuno incomincia a porre la questione si andrà sempre peggio.
Anzitutto darei uno stipendio alle mamme che stanno
a casa a educare i figli: fare la mamma a tempo pieno
è un lavoro che merita retribuzione, perché si
costruisce il futuro della nazione.
Alzerei questo stipendio ad ogni figlio che nasce,
perché chi fatica di più deve ricevere di più.
Renderei l’orario di lavoro assolutamente obbligante.
Come in tanti paesi europei: si lavora al massimo sette
ore e poi si va a casa in famiglia; i negozi sono chiusi
alle 18/18.30; i centri commerciali alla domenica non
si aprono… Insomma una vita lavorativa intensa, ma
ordinata.
Ma sia chiaro: non esiste un metodo per capire che un
figlio è una ricchezza. È necessario guardare ai figli che
abbiamo o a quelli che potremmo avere come risorse,
come dono che chiede sacrificio, ma certamente
ripagato.
La diminuzione delle nascite ha una radice di tipo economico, ma anche una profondamente morale. Siamo
ripiegati più sul nostro benessere, quando dovremmo
incominciare a vivere donando la vita. Che cosa ci rende felici: la comodità e il benessere o la vita spesa
nel donarsi?
È vero che un figlio costa, ma è altrettanto vero che è
una ricchezza, senza svalutazione.
I miei lettori mi scuseranno per questi pensieri buttati
lì come fa il muratore con la malta.
Voi metteteci i mattoni e vedrete che la mia malta e i
vostri mattoni faranno qualcosa di utile.
Grazie della vostra pazienza.
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