Nell’odierna Giornata internazionale contro l’uso dei bambini in situazioni di conflitto, il Papa ricorda in un tweet il dramma di tanti minori, vittime di violenza. Secondo l’Onu nel 2020 sono stati impiegati in scenari di ostilità oltre 8.500 bambini. La giornalista Laura Battaglia racconta la condizione dei più piccoli in Yemen, il Paese dove si vive la più grave crisi umanitaria del mondo
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Bambini impiegati come combattenti ma anche come cuochi, facchini, guardie, messaggeri. Bambine che si occupano di varie attività come il trasporto, l’assistenza medica, la cucina, la pulizia e la cura di altri bambini ma che possono diventare parte attiva nel conflitto, come in Africa dove quasi il 40% delle ragazze reclutate dalle forze e dai gruppi armati partecipa direttamente alle ostilità o in Medio Oriente dove esistono unità di sole donne per l'uso di armi tattiche. Entrambi però sono vittime di rapimenti, minacce, manipolazioni. Alcuni sono spinti dalla povertà, costretti a generare reddito per le loro famiglie. Altri ancora si associano per sopravvivere o per proteggere le loro comunità. Indipendentemente dal loro coinvolgimento, il reclutamento e l'uso di bambini da parte delle forze armate - sottolinea l’Unicef - è una grave violazione dei diritti dei bambini e del diritto internazionale umanitario.
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A pesare negli ultimi tempi sul fenomeno dei bambini soldato, afferma Laura Battaglia, non è tanto la pandemia quanto “il sistema sanzionatorio internazionale, per cui nel momento in cui le famiglie si indebitano di più e non riescono a ricevere soldi dai familiari all'estero hanno come unica soluzione quella di far diventare definitivamente adulti loro figli, anche con la guerra”.
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