9
ottobre 2016
da IL FATTO QUOTIDIANO del 9 ottobre 2016 pag.8
La struttura informativa dei telegiornali, che osserviamo in questi primi giorni di campagna elettorale vera e propria sul referendum, proprio non va. Il premier, che ha dichiarato di non voler personalizzare il referendum, ogni giorno va in giro per l’Italia, e non solo, a fare campagna elettorale. Mi pare che qualcuno abbia parlato di circa 200 appuntamenti programmati da qui al 4 dicembre. Indubbiamente un bel sistema per spersonalizzare! Quegli appuntamenti non servono solo a convincere i presenti, ma servano soprattutto per “rimbalzare” sui telegiornali “notizie” del Governo, confezionate essenzialmente a favore del SI.
Non me ne voglia il Direttore, ma vorrei prendere ad esempio il TG1 che essendo il giornale di punta del Servizio pubblico dovrebbe costituire un esempio di equilibrio. Qui non c’entra la par condicio che ancora non è iniziata. C’entra quell’elementare obbligo di pluralismo che, come la Consulta ha detto, c’entra sempre e soprattutto a ridosso delle scadenze elettorali e referendarie più importanti.
Il modo di eludere la par condicio non è nuovo, lo aveva insegnato benissimo Berlusconi e che faceva le sue campagne elettorali nell’anno precedente (come nel 2.000): acquistava un bel vantaggio e poi andava in campagna elettorale a mani basse. Mi pare che stia accadendo lo stesso ora, anche se il tema non è quello di andare in vantaggio, ma è quello di “recuperare” lo svantaggio. In pratica non è molto diverso.
Torniamo al TG1 di questi giorni ed osserviamo la struttura delle notizie. Già nei titoli si richiama con evidenza una presenza del presidente del Consiglio in qualche parte del Paese, una lezione alla scuola del PD, una inaugurazione a Napoli, un discorso a Torino e così via. In ognuna di queste occasioni il servizio del TG è di ampia durata (almeno 2 minuti), come si conviene ad un intervento del Governo. Non solo c’è il giornalista che illustra, con enfasi, il discorso di Renzi, ma ampi stralci sono “dal vivo”, con selezionate frasi ad effetto. Anche la scenografia è curata, come alcuni giorni fa alla scuola PD, quando il premier era inquadrato con la sfondo (casuale) del logo di Basta un SI.
Significativa è anche la struttura del discorso: si parla di Europa, di migranti, di giovani, dei progressi in economia, dei vari bonus e poi l’immancabile conclusione: con il referendum ci giochiamo tutto questo, addirittura per i prossimi vent’anni. Il servizio nel suo complesso dura più di due minuti, l’appello finale dura una decina di secondi. Come si conteggerà ai fini della par condicio? Due minuti e mezzo o dieci secondi o niente, dato che quello è uno spazio dedicato alle notizie (?) del Governo.
E’ interessante anche commentare il servizio, questa volta equilibratissimo nei tempi, dedicato al referendum. Poco più di un minuto. In compenso i tempi sono equamente distribuiti tra il si ed il no.
C’è però da osservare la confezione. Il Si, in genere, è descritto come un fonte omogeneo e compatto, con autorevoli testimonial economici, finanziari, internazionali preoccupati per quella stabilità che solo il Si potrà assicurare. Il fronte del No è, invece, presentato come un fronte eterogeneo (quando non come una vera e propria armata Brancaleone) ed i suoi testimonial sono costantemente identificati in Brunetta, Salvini ed ora anche in D’Alema (nonostante che lui abbia detto esplicitamente di non volersi confrontare con Renzi).
E’ evidente che se questa impostazione informativa dei TG continuasse, la partita non sarebbe certamente ad armi pari. La par condicio deve ancora cominciare e quando entrerà in vigore potrebbe essere troppo tardi.
Noi confidiamo nell’arbitro che la legge ha previsto cioè l’Agcom. Guarderemo con attenzione ai suoi dati ed ai suoi interventi. Certo è un errore aver previsto, all’inizio un periodo di rilevamento dei dati, di ben due settimane: è troppo lungo per poter effettuare efficaci interventi correttivi.
Noi, con il Comitato del No, metteremo in piedi un piccolo osservatorio sui TG e sul rispetto della par condicio che guarderà ogni giorno il comportamento dei principali TG e lo spazio dedicato al SI e al NO e soprattutto lo spazio dedicato al Governo.
Non vorremmo proprio che dopo tutto il peso che il Governo si è attribuito durante la formazione della riforma costituzionale, ora, durante la campagna referendaria, qualcuno pensasse sapientemente di tenerlo artificiosamente fuori dai conteggi per la par condicio! Sarebbe proprio una beffa!
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