La casta del sì
Questa è una brutta storia. Forse incontro la gente sbagliata e leggo notizie sbagliate. Ma in ogni ambiente vedo tante persone qualunque, i classici “senza potere”, che votano no o si dissociano dall’idea di fondo del referendum. Mentre incontro e soprattutto leggo dichiarazioni di “vip” di prima o seconda fila che si schierano gongolanti per il sì. Uno potrebbe pensare: è ovvio, i vip hanno tendenzialmente un livello di istruzione superiore e quindi sono meglio in grado di apprezzare il nuovo testo della Costituzione, e di condividerne il merito. Neanche per idea. La risposta più frequente dei vip è che “è ora di cambiare qualcosa”, che “bisogna finirla con l’immobilismo”, che “è da decenni che si prova a cambiare la Costituzione”, fino alle scempiaggini supreme, tipo che “se vince il no scompare il Pd”. Come vedete i vip non parlano per superiore conoscenza, non ne sanno visibilmente nulla. Alcuni (un venti per cento, a spanne) provano a far vedere che ne sanno, si esibiscono in gorgoglii di cultura istituzionale; peccato però che le loro argomentazioni non abbiano nulla a che fare con la vita concreta del parlamento e dei rapporti tra governo-parlamento-partiti. Ossia non presentino alcuna utilità per cambiare le prassi vere, che sono altra cosa dalle prassi raccontate.
Da qui la domanda: perché i vip che si pronunciano sono quasi tutti per il sì? Essendo vip, non tengono alla loro reputazione, non si vergognano un po’ di quelle argomentazioni (“bisogna cambiare”, detto della Costituzione come non direbbero mai del ristorante)? Ipotesi: se dicono sì senza sapere spiegare il motivo, pur avendo posizioni di responsabilità sociale, è perchè su di loro opera una forza di attrazione. Inconscia per molti, straordinariamente conscia per molti altri. Non è un mistero: chi dice sì, piace al potere. E l’analisi è che il potere oggi non è più diviso per due o per tre (Dc, Pci, Psi) ma a livello nazionale si concentra in un solo luogo (Renzi & C), per quanto circondato dai barbari (M5S). Ed è esattamente il luogo da cui si opera ogni pressione perché il sì vinca. Non è una grande scoperta, intendiamoci. Al vip piace per definizione di piacere al potere. Se no, in molti casi, rischia di diventare un po’ meno vip. Meno premi, meno consulenze, meno cariche di prestigio, meno comparsate televisive, meno inviti, meno soldi, meno tutto. Però, ecco la ragione di amarezza, davvero il prestigio, la ricchezza, la fama, non devono servire anche a essere un po’ più liberi? Che me ne faccio di essere ricco e famoso se non mi posso permettere di essere più libero dei miei concittadini? Non si è detto sempre che la miseria asservisce, che toglie dignità e libertà? Ecco, forse lo fa anche la ricchezza.
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