venerdì 14 ottobre 2016

Il Pd di oggi non è un alleato o un ex alleato, ma il nemico da abbattere

Tratto da: http://www.aldogiannuli.it/confronto-renzi-zagrebelsky/

Perchè il confronto Renzi-Zagrebelsky è stato un disastro.

Ho visto in differita il confronto Renzi-Zagrebelsky. Il professore è stato colto, elegante, argomentato e la sua superiorità tecnica è stata indiscutibile: tutto sbagliato, non poteva fare servizio peggiore al No. I referendum non sono gare di bellezza.
Quell’approccio sarebbe stato perfetto per un convegno di giuristi, una lezione in facoltà o nel salotto della contessa Maffei, ma i giuristi e gli intellettuali in generale, gli studenti di giurisprudenza e le contesse Maffei sono solo una piccola minoranza del paese. Se vai in televisione, la tua platea è fatta da tante signore Maria di Voghera, signori Mario pensionati di Rossano Calabro, Carlo ragioniere di Oristano, Giuseppe commerciante di Cantù, Luciana operaia tessile di Biella, Corrado falegname di Vicenza. Ed al referendum quelli decisivi sono questi e non le contesse Maffei.
Il primo errore del professore è stato non capire di fronte a quale platea parlava e, pertanto, è caduto con tutti due i piedi nel trappolone di Renzi: dimostrare che quelli del no sono i soliti parrucconi astratti, incomprensibili, incapaci di capire le urgenze politiche ed estranei alla cultura del “fare”, per cui non apprezzano gli sforzi di chi “fa”.
Demagogia? Sicuramente! Ma contro i demagoghi  cultura ed eleganza  non servono a niente. Voi volete vincere un torneo di chatch nel fango mandando Roberto Bolle? Lo spezzano in venti secondi netti.
Secondo errore del Professore (strettamente connesso al precedente): non saper parlare la lingua della gente, ma chiudersi in un tecnicismo appena attenuato.
Terzo errore: pensare che l’essere un grande giurista, docente ed ex Presidente della Corte Costituzionale, gli avrebbe conferito un’autorevolezza tale da schiacciare il suo illetterato interlocutore. Peccato che di questi titoli accademici ed istituzionali alle signore Maria non interessi un fico secco.
Quarto errore: non puntare assolutamente all’ostilità verso il governo e non usare un solo argomento  di richiamo come il job act, i voucher, la buona scuola o i regali alle banche. Cosa c’entra con il referendum sulla riforma della Costituzione? In effetti molto poco, ma qui dobbiamo aizzare la folla contro chi ha proposto questa riforma: “Voi volete questa riforma per fare altre leggi contro i giovani come i Voucher”; “voi vi preparate ad abbattere la prima parte della Costituzione perché volete tagliare le pensioni e mettere in discussione i diritti acquisiti” ecc. Poche brevi frasi, messe qua e là. Ma il professore ha orrore di questi argomenti che guasterebbero la sua fine esposizione di sommo sacerdote del diritto.
Quinto errore: avere timore di attaccare il Pd in quanto tale perché si mantiene un residuo della vecchia alleanza contro Berlusconi. Il Pd di oggi non è un alleato o un ex alleato, ma il nemico da abbattere.
Sesto errore e maggiore di tutti gli altri: non capire nulla di tecnica televisiva. In primo luogo si può essere pacati ma si deve sempre essere aggressivi e decisi. In secondo luogo, se ti confronti con un tanghero che ti interrompe ogni due per tre, non ha senso imbarcarsi in un ragionamento molto articolato, ma devi rispondere con frasi secche e sprezzanti al limite della querela: se il tanghero dice “Questa è una offesa agli italiani” devi rispondere “l’offesa peggiore è un governo come il suo” Se dice “Professore ho studiato sui suoi liberi” (sottolineando che tu sei un “professore”) rispondi “Peccato che non ci abbia capito niente!”. Se ti interrompe per la quarta volta: “Senta il referendum non l’ha ancora vinto, lasci parlare anche gli altri” oppure “Le accade mai di star zitto ed ascoltare?”
Ma, mi direte, non è al professor Zagrebelsky che si può chiedere questo comportamento, non ne sarebbe capace. Infatti: l’errore è stato mandare una persona distinta e colta come lui, in certi frangenti fa meglio un camionista!
Ma, così ci mettiamo sullo stesso piano degli altri, mi direte. Esatto: quando ci si scontra militarmente si deve necessariamente stare sullo stesso piano dell’avversario. L’unico limite invalicabile che riconosco è il dovere di non dire cose false che ingannino l’ascoltatore, per il resto vale tutto, anche i colpi sotto la cintura. Mi pare che una volta lessi: la politica è la prosecuzione della guerra sotto altre forme o qualcosa del genere…
Altri due confronti come questi ed abbiamo perso il referendum. Per favore i giuristi teneteli per le cose che sanno fare: convegni con altri giuristi, articoli sui grandi quotidiani, incontri con gli studenti, ma guardatevi bene dal mandarli in televisione, per certe cose un Di Battista, un D’Alema o un Travaglio valgono cento Zagrebelsky.
Aldo Giannuli

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