Ora pensate: ogni cellula infetta genera un numero altissimo di nuovi virus, e in un individuo infetto le cellule colonizzate dal virus si contano, per tenerci su numeri bassi, a milioni, per generare centinaia di miliardi di nuovi virus per singolo ospite umano. Centinaia di miliardi di nuovi virus, generati da oltre 200 milioni di casi di infezione, significa che da quando seguiamo questo virus con accuratezza sono stati generati almeno 20 miliardi di miliardi di particelle virali, nei soli esseri umani e senza tener presente le infezioni di massa in animali come i visoni.
Siccome la copia del genoma virale è un processo affetto da errore, circa ogni 30 nuovi virus uno è mutato; è facile, a questo punto, capire qual è l’astronomica dimensione del numero di mutanti che può essersi generato, anche senza ammettere che ogni mutante sia diverso da tutti quelli fino ad ora comparsi. Questa è la variabilità genetica virale fin qui generata; questo è cioè il pool di mutanti su cui la selezione naturale, da un lato, e il caso, dall’altro, hanno agito, eliminando una quantità altissima di varianti, mantenendone nella popolazione tantissime altre neutrali dal punto di vista evolutivo e alla fine espandendo nella popolazione le varianti più infettive e meglio in grado di sfuggire al nostro sistema immune, man mano che il cieco processo di setacciamento guidato dalla selezione procede.
Miliardi di miliardi di varianti generate infettando sin qui una parte molto incompleta della popolazione umana si sono rivelate in massima parte esperimenti falliti, ma in una piccolissima parte sono servite al virus a vincere la lotteria evolutiva; da questo punto di vista, l’emersione di virus più efficienti è pura questione di tempo e di limiti di ottimizzazione esistenti. Limiti massimi di infettività, trasmissibilità e virulenza, infatti, esistono per ogni virus, dati i vincoli costituiti dalla dimensione del genoma (e quindi dal numero massimo di mutazioni che si possono generare) e soprattutto dalla biologia molecolare del virus stesso, che non consente variazioni infinite senza perdere funzione; questo significa che, a un certo punto, la “corsa al miglioramento” di Sars-CoV-2 finirà certamente. Quando e in che condizioni, però, non possiamo saperlo; ed è questa la principale ragione per cui dovremo continuare a vaccinare.
Si badi bene: vaccinare non solo noialtri abitanti dei paesi ricchi, ma il mondo intero nella massima misura che si riesce, come fin dall’inizio della pandemia si è detto, ma non si è fatto, visto che siamo un solo gregge per il virus. Vaccinare inoltre periodicamente, visto che la protezione dall’infezione decade e avendo ormai dimostrato l’efficacia dei richiami anche oltre la seconda dose. Vaccinare infine con vaccini di nuovo sviluppo, tenendo conto del monitoraggio costante delle nuove varianti, in modo da aggiornare il repertorio di anticorpi indotti per proteggerci dalle nuove varianti.
Quando e se, a seguito di queste semplici lezioni, riusciremo ad agire appropriatamente, il virus diventerà una malattia stagionale, pericolosa sì, ma sotto controllo, come molte altre; e ancora di più lo diventerà, quando le prime cure efficaci saranno disponibili, in aggiunta a quel poco di limitata utilità di cui oggi disponiamo. In alternativa, magari credendo a qualche cialtronata da social forum, dovremo adattarci al rischio di morire o di vedere morire precocemente i nostri cari, agli ospedali lazzaretto durante le inevitabili riprese epidemiche e ai continui shock emotivi ed economici che questo causa, né più né meno di quanto avvenuto in passato, senza vaccini da incolpare perché “causano l’emersione di varianti”.
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