giovedì 9 giugno 2022

Cent’anni fa Chesterton si convertiva, entrando nella bella e ilare compagnia

Il grande scrittore aderì al cattolicesimo diventando un "difensore della fede", cioè dell'uomo comune e del buon senso







Caro direttore, è tempo di “centenari”, che ci ricordano la grandezza di tanti uomini e di tante donne che hanno onorato la loro vita, aiutandoci a vivere meglio. Nel 2022 stiamo facendo memoria del Servo di Dio don Luigi Giussani, nato il 15 ottobre del 1922.

In quello stesso anno entrava definitivamente nella Chiesa cattolica il grande Chesterton, quando aveva poco meno di 50 anni, nel pieno della sua maturità, dopo avere scritto, nel 1908 (ben 14 anni prima), il suo capolavoro “teologico” e cioè Ortodossia. È entrato ufficialmente nella Chiesa maturando la decisione con alcuni sacerdoti intelligenti e con alcuni grandi amici. Una bella e ilare compagnia lo ha aiutato nella sua definitiva conversione, anche se essa era maturata guardando, senza pregiudizi alla realtà delle cose e alla grande storia della Chiesa stessa, dove, diceva, tutte le verità, comprese tutte le contraddizioni, si sono date appuntamento.

Il difensore della fede

Si tratta, allora, di un centenario, quello della conversione di GKC, da ricordare e da studiare. Tale conversione, infatti, ci testimonia, nel momento in cui tanti voltano le spalle alla Chiesa (con i risultati disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti, guerre comprese), che invece, da uomini maturi e intelligenti, possiamo anche oggi entrare nella Chiesa, perché essa è l’unica che salva e proclama (malgrado le attuali troppe timidezze) tutto ciò che rende grande e irripetibile ogni essere umano.

Si può, anche in questo secolo (ancora da definire), entrare orgogliosamente e gioiosamente nell’esperienza cattolica, perché è l’unica che evita le pazzie del “mondo”. Essere cattolici conviene al nostro equilibrio psicofisico ed alla capacità di essere utili (grazie alla forza di un Altro). Spero che l’intellighenzia cattolica, almeno questa, si fermi a ricordare questo “centenario” di GKC, che, ricordo, Papa Pio XI definì «difensore della fede», cosa che effettivamente fu, con tutta la sua intelligenza, la sua enorme cultura, i suoi numerosissimi scritti, la sua fantastica ironia, che lo rese amico anche dei suoi avversari (in questo mi ricorda Luigi Amicone).

L’uomo comune

In un’epoca di “pazzie” come la nostra, si sente la mancanza di uno come Chesterton. Per questo, sto rileggendo uno dei suoi libri più significativi e cioè L’uomo comune, edito da Lindau, che ha così sottotitolato l’opuscolo: «Un elogio del buon senso e della tradizione».

Esso contiene una serie di saggi che affrontano i più svariati temi, tutti verificati dal punto di vista del buon senso che scaturisce dalle verità professate dal cristianesimo. Lettura molto godibile e stimolante. Mi soffermo brevemente su due di tali articoli.

Il progresso persecutore

Il primo, che è anche quello introduttivo del libro e che, appunto, si intitola “L’uomo comune”, costituisce una sferzante critica al potere intellettuale che vuole dominare il mondo (non solo quello culturale), il cui potere è di molto aumentato nei giorni nostri. Un potere che emargina e perseguita (anche nel senso più negativo del termine) il pensiero dell’uomo comune, che si basa su di una saggezza popolare che rispetta le dimensioni “elementari” di ogni esistenza. Sono le stravaganze degli intellettuali che portano ai più grossi errori ed alle più incredibili deviazioni.

GKC scriveva queste cose più di cent’anni fa, ma la situazione, sotto questo profilo, è enormemente peggiorata. Basti pensare al fatto che si vorrebbe far passare per “diritto” la soppressione di una vita umana e che si vorrebbe definire l’uomo e la donna non in base all’inconfutabile dato biologico, ma in base al capriccio anche totalmente momentaneo del singolo individuo e che GKC definisce come «smania e follia causate dalla volubilità della classe istruita». Giustamente Chesterton, in questo contesto, afferma che «il progresso, inteso come il progresso che è progredito a partire dal XVI secolo, ha perseguitato soprattutto l’uomo comune […] il progresso è stato solamente una persecuzione dell’uomo comune».

Soprattutto oggi tutto ciò è evidente, visto che si vuole perseguitare il pensiero comune dell’uomo anche attraverso leggi liberticide. E Chesterton aggiunge una sottolineatura molto vera: solitamente questa classe dirigente che perseguita l’uomo comune è anche quella più ricca, perché la più potente. Come è vero! È vero che la classe istruita e ricca sta perseguitando la classe comune e più povera. Un’osservazione che potrebbe apparire banale, ma che nessuno fa.

Le scuole cattoliche

Il secondo articolo è intitolato “Un nuovo argomento in favore delle scuole cattoliche” ed il nuovo argomento consiste nel fatto che all’uomo non basta un’istruzione qualsiasi, perché ha bisogno di una «cultura completa, basata su una sua filosofia e una sua religione». Cioè, occorre una istruzione piena di senso, affinché la persona sia veramente aperta ad affrontare gli impegni della vita.

Chesterton usa una figura insolita per dire che le scuole cattoliche vanno in questa direzione quando scrive che «la conoscenza non può mai essere racchiusa in compartimenti stagni» e che i critici delle scuole cattoliche dovrebbero sapere che esse assicurano la completezza dell’istruzione attraverso «l’atmosfera cattolica», cioè attraverso un insieme coerente di istruzione e significato.

Penso che molte scuole “cattoliche” dovrebbero rileggere questo articolo di Chesterton, perché molte di loro, soprattutto le più grandi, sicure di sopravvivere per via dei loro clienti ricchi, mi sembrano più preoccupate di arrivare prime nei sondaggi della Fondazione Agnelli che di assicurare una “atmosfera cattolica” che aiuti lo studente a crescere come persona “nuova” e completa prima che come efficiente strumento di lavoro e di business, tanto gradito al “mondo”.

Intelligente ironia

Tutti coloro che hanno vergogna di dirsi pubblicamente cattolici dovrebbero guardare alla testimonianza di Chesterton che nel 1922 entrò nella Chiesa, scrivendo anche decine di libri per dire a tutto il mondo che l’appartenenza alla Chiesa costituisce l’unica vera convenienza umana, perché Gesù ha promesso a chi lo segue niente meno che il centuplo.

I suoi libri trasudano di positività, di acume critico, di profonda cultura, di intelligente ironia. E, soprattutto, insieme a tutta la sua bellissima (e santa?) vita, di grande amore per l’uomo “comune”, quello voluto da Dio creatore e non dalle malsane ideologie.

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