Sì, perché questo è un polverone che è stato sollevato per una sola ragione: la cialtronaggine giornalistica e la fame di sensazionalismo.
La preside, il liceo, il consiglio dei docenti, nessuno ha colpa di nulla. Nina, come è stato ribadito più volte, è stata valutata all’inizio del percorso studi, come da normativa in vigore, ed è stato deciso di farle seguire uno specifico percorso che non prevede l’esame di maturità. Percorso che non può essere cambiato da dirigenti scolastici o docenti.
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Si tratta della legge 66 del 13 aprile 2017 sull’inclusione scolastica, che prevede sia una commissione a valutare quale piano degli studi vada seguito dalla ragazza, e che se quel piano di studi non prevede l’esame di maturità non è possibile cambiarlo in corso d’opera. Non per cattiveria o discriminazione, ma proprio perché quel piano di studi non prevede determinati insegnamenti che sono invece necessari per accedere all’esame di maturità. Tutte cose che vengono specificate quando vengono fatte queste valutazioni. È possibile cambiare il percorso di studi solo cambiando la valutazione fatta dalla commissione, e questo va fatto in tempo utile per seguire un percorso adeguato per arrivare all’esame finale. Marzo è fuori tempo massimo per tutto questo, e non è la preside a poter cambiare le cose.
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