L'anno scorso i danesi che hanno prestato servizio militare sono stati 4.700, le donne erano il 25%. Quest'anno il numero dovrebbe salire a 5.000. Il governo vuole inoltre aumentare il bilancio della difesa di quasi 6 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni per raggiungere gli obiettivi della Nato. Le forze armate danesi contano attualmente circa 20.000 persone attive, tra cui circa 9.000 truppe professionali.
Dalla Polonia ai Paesi baltici e scandinavi, cresce la spesa difendersi
La Danimarca non è l'unico Paese europeo a preoccuparsi per la difesa dei propri confini da un'eventuale aggressione russa. Con la guerra in Europa che non accenna a finire, in seguito all'invasione dell'Ucraina il 24 febbraio 2022, cresce la paura in tutti gli Stati vicini alla Federazione Russia o alla Bielorussia sua alleata. È di ieri l'annuncio del presidente russo Vladimir Putin dell'intenzione di schierare le truppe lungo il confine con la Finlandia. È stata proprio la guerra in Ucraina a spingere la Finlandia e la Svezia a diventare membri della Nato.
La Svezia e l'Estonia, anch'essa Paese Nato, hanno discusso delle possibilità di cooperare nell'industria della difesa, compreso il lancio di progetti comuni per l'applicazione delle nuove tecnologie all'industria militare. «Date le notevoli capacità dell'aeronautica e della marina svedese, le rotte marittime e aeree del mar Baltico sono più sicure» ha detto il ministro della Difesa estone, Hanno Pevkur.
Il presidente della Polonia, Andrzej Duda, ricevuto ieri alla Casa Bianca, ha caldeggiato con il presidente Joe Biden la proposta che i Paesi Nato aumentino la spesa per la difesa dal 2% al 3% del Pil. «Il 2% era buono dieci anni fa. Ora il 3% è necessario in risposta alla guerra su larga scala lanciata dalla Russia proprio oltre il confine orientale della Nato».
I Paesi baltici - Lettonia, Estonia e Lituania - sollecitano un aumento del sostegno militare occidentale all'Ucraina. «Non possiamo rifiutare alcuna forma di sostegno: dobbiamo tracciare linee rosse per la Russia, non per noi stessi» ha detto di recente il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis. Il presidente lituano, Gitanas Nauseda, incontrando ieri a Parigi l'omologo francese Emmanuel Macron, ha sostenuto che «dobbiamo considerare seriamente l'idea di inviare truppe in Ucraina».
La Lettonia ha aderito all'iniziativa della Repubblica Ceca di acquisire e trasferire munizioni a Kiev e ha approvato un piano per blindare i confini con Russia e Bielorussia. Il progetto, che si inserisce nella costruzione di una linea difensiva del confine orientale della Nato in area baltica, prevede la realizzazione di fortificazioni, fossati anticarro, depositi di esplosivi e mine. Il costo è di 303 milioni di euro e i lavori dureranno cinque anni.
Vilnius ha inoltre rafforzato, da ieri e fino al 12 settembre, il controllo della frontiera con la Bielorussia: la polizia e l'esercito potranno eseguire con più facilità controlli e sequestri e intervenire rapidamente in caso di sospette minacce alla sicurezza del Paese. Da tre anni la Lettonia è meta, assieme a Lituania e Polonia, di ripetute ondate di immigrazione clandestina dalla Bielorussia, in particolare nella stagione estiva.
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