Il 14 ottobre del 2007 si costituì il Partito Democratico con uno strumento importante come le primarie per eleggere il segretario nazionale. Credo lo ricorderete, venne eletto Walter Veltroni e le primarie che erano già state usate, vennero vissute come innovative e strumento di democrazia diretta. Permisero, infatti, a quasi tre milioni e mezzo di persone di sentirsi protagonisti delle decisioni, di partecipare a scelte importanti che potevano condizionare oltre alla loro vita anche quella del partito.
Da allora venne inserito nello Statuto un punto riguardante le primarie, ma negli ultimi anni è stato disatteso e dimenticato utilizzandole sempre meno nella scelta dei candidati. Voler ripartire per il Partito democratico significa anche rimettere in campo questo strumento, perché:
- permette di riconnettersi con quelle persone e quei simpatizzanti che credevano nel Pd,
- consente di ricucire i rapporti con i territori e ascoltare le istanze che da essi provengono,
- sostenere candidati che sono espressione del territorio e che con esso hanno forti legami.
Se questi motivi, per richiederle e promuoverle, non fossero sufficienti aggiungerei quest’ultima considerazione: in un momento storico, quale quello che stiamo vivendo, richiamare ognuno ad una assunzione di responsabilità indicando, promuovendo, sostenendo un candidato è quanto di più necessario per il partito. Significa ritornare ad ascoltare gli iscritti, a dare loro voce a condividere scelte e decisioni
Nell’ultima newsletter scrivevo che il Partito democratico deve tornare a fare il Partito democratico. Le primarie sono uno dei punti importanti per raggiungere questo scopo e riconnettersi con il Paese.
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