domenica 9 ottobre 2022

“Le autorità provvedano all’immediato ritiro dei manifesti ‘Pro Vita’”

NDR; I "democratici"  ancora una volta vogliono censurare  chi abbia idee e valori diversi dai loro.  Immaginate che sarebbe successo se fosse stato approvato il disegno di legge Zan  che nella sua interpretazione più severa prevedeva la galera per reati di opinione per  i "non democratici", compreso chiunque avesse osato usare la parola famiglia senza la specificazione arcobaleno.  



Le Associazioni femministe e per la parità di genere ne chiedono la rimozione: “I contenuti sono violenti e scorretti, nonché lesivi e offensivi, pertanto illegali”

Le Associazioni femministe e per la parità di genere scrivono ai rappresentanti della politica locale per chiedere l’immediato ritiro dei manifesti dell’Associazione Pro Vita & Famiglie comparsi in queste settimane sui quali, come si vede in foto e come spiegano le associazioni “compare la fotografia di un bambino con un’espressione tra il triste e l’imbronciato mentre due mani di due persone diverse e fuoricampo, di cui una con le unghie smaltate arcobaleno, gli propinano un fiocco rosso da mettere in testa e un rossetto che si avvicina alle labbra” il manifesto, riportante lo slogan “Basta confondere l’identità sessuale dei bambini #Stopgender” esorta anche a firmare la petizione con la quale chiedono “Al prossimo Ministro dell’Istruzione di difendere i diritti dei genitori e la loro libertà educativa contro ogni forma di propaganda politica e ideologica nelle scuole italiane, in particolare riguardo all’ideologia gender”.

Riportiamo dunque di seguito la lettera indirizzata al presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, alla vicepresidente con delega alle disuguaglianze Elly Schlein, alle assessore Barbara Lori, delega alle pari opportunità, Paola Salomoni, delega alla scuola, alla garante dell’infanzia e adolescenza regione Emilia-Romagna, Claudia Giudici, al presidente della Provincia, Michele de Pascale, al Sindaco di Cesena, Enzo Lattuca, al Sindaco di Faenza, Massimo Isola, al Sindaco di Forli, Gian Luca Zattini, al Sindaco di Lugo, Davide Ranalli, al Sindaco di Ravenna, Michele de Pascale e al sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad per chiederne l’immediata rimozione.

La lettera


“In queste settimane è comparsa in tutte le città italiane l’ennesima vergognosa campagna pubblicitaria firmata dall’Associazione Pro Vita & Famiglie. Nel nuovo manifesto compare la fotografia di un bambino con un’espressione tra il triste e l’imbronciato mentre due mani di due persone diverse e fuoricampo, di cui una con le unghie smaltate arcobaleno, gli propinano un fiocco rosso da mettere in testa e un rossetto che si avvicina alle labbra. In alto campeggia la scritta ‘Basta confondere l’identità sessuale dei bambini’ L’hastag #Stopgender rimanda al sito internet dell’Associazione Pro Vita & Famiglie in cui si capisce che il manifesto è parte di una campagna più ampia che comprende anche una petizione per chiedere al governo che verrà ‘l’impegno a nominare un nuovo Ministro dell’Istruzione che sia apertamente schierato a favore della libertà educativa della famiglia e che abbia il coraggio di bloccare qualsiasi incursione ideologica e politica all’interno delle scuole dei nostri figli, specialmente quelle fondate sull’ideologia gender’ e ancora più avanti si legge ‘ogni giorno in centinaia di scuole italiane si svolgono lezioni, attività, corsi su ‘affettività e sessualità’ profondamente intrisi di ideologia gender’.

Lo ripetiamo ancora una volta. La teoria gender non esiste né è mai esistita e nelle scuole italiane non succedono cose strane come ad esempio confondere le idee ai bambini e alle bambine sulle identità di genere, se non addirittura imporre cambi di sesso. Al contrario il nostro è uno dei pochi paesi in Europa dove nelle scuole pubbliche non esistono programmi di educazione al rispetto, all’affettività e alla sessualità.

I contenuti che il manifesto veicola sono violenti e scorretti, nonché lesivi e offensivi, pertanto inaccettabili e illegali in base a quanto disposto all’art.1 comma 4-bis della legge n.156 del 9 novembre 2021 recante disposizioni urgenti in materia di investimenti e sicurezza delle infrastrutture, dei trasporti e della circolazione stradale. La norma infatti recita: ‘È vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche’. Non si tratta di libertà d’espressione, come si ostina a sostenere l’Associazione Pro Vita & Famiglie, bensì si tratta di concepire la possibilità che la promozione dell’uguaglianza in termini di dignità e di diritti sia di fatto compatibile con il rispetto di tutte le  differenze, compresa ovviamente quella sessuale. Chiediamo pertanto che le autorità competenti provvedano all’immediato ritiro dei manifesti, così come sta avvenendo in numerose città, dimostrando coerenza con le tante attività e progetti di inclusione e di accoglienza che la regione Emilia Romagna e l’amministrazione comunale praticano sia tramite le politiche per l’infanzia e l’istruzione sia tramite quelle per la cultura di genere, le pari opportunità e le disuguaglianze. Chiediamo inoltre che le autorità competenti si facciano carico di avviare un percorso istituzionale affinché non vengano più affissi in città manifesti il cui contenuto e le cui immagini siano in contrasto con la norma di legge sopracitata. In attesa di sollecito e cortese riscontro inviamo cordiali saluti”.

La lettera è firmata da: Casa delle donne – Ravenna, Collettivo Pride Off – Rimini, Coordinamento Regionale Centri Antiviolenza, Dalla parte dei minori ODV – Ravenna, Demetra donne in aiuto – Lugo, Femminile Maschile Plurale – Ravenna, Gruppo Donne in nero – Ravenna, Ipazia Liberedonne – Cesena, Linea Rosa – Ravenna, SOS Donna – Faenza, Udi – Ravenna e Un secco no – Forlì.

Pro Vita & Famiglia risponde con una lettera alle associazioni e alle autorità locali:

https://www.ravenna24ore.it/notizie/cronaca/2022/10/06/pro-vita-manifesti-ne-violenti-ne-discriminatori-pienamente-legittimi/

Pro Vita: “Manifesti né violenti né discriminatori. Pienamente legittimi”

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La replica agli attacchi delle associazioni femministe e per la parità di genere: “Comunicazione pacifica nel voler tutelare i bambini”

L’associazione Pro Vita & Famiglia torna sulla questione dei manifesti dopo che le associazioni femministe e per la parità di genere hanno scritto una lettera indirizzata alle autorità e ai rappresentanti della politica locale per chiedere “l’immediata rimozione dei manifesti in quanto violenti e scorretti, nonché lesivi e offensivi, pertanto illegali” in quanto raffiguranti “un bambino con un’espressione tra il triste e l’imbronciato mentre due mani di due persone diverse e fuoricampo, di cui una con le unghie smaltate arcobaleno, gli propinano un fiocco rosso da mettere in testa e un rossetto che si avvicina alle labbra” con lo slogan “Basta confondere l’identità sessuale dei bambini #Stopgender” e l’esortazione a firmare la petizione con la quale si chiede “Al prossimo Ministro dell’Istruzione di difendere i diritti dei genitori e la loro libertà educativa contro ogni forma di propaganda politica e ideologica nelle scuole italiane, in particolare riguardo all’ideologia gender”.

Cgil, inoltre, valuta la possibilità di presentare un esposto in Procura.

La lettera di risposta dell’associazione Pro Vita & Famiglia

L’associazione Pro Vita & Famiglia risponde dunque con un’altra lettera in cui difende le proprie posizioni e afferma: “Non ci faremo fermare dalle tendenziose e infanganti proteste che in questi giorni arrivano da una certa sinistra illiberale ostile ad ogni democratico dibattito e da persone appartenenti agli ambienti più radicali e autoreferenziali del mondo femminista ed Lgbtq+, nei confronti della nostra campagna di affissioni che vuole denunciare l’indottrinamento gender sui bambini” esordisce la lettera.
“Le Autorità pubbliche alle quali è destinata questa lettera aperta sappiano che è in corso una macchina del fango con pesanti fake news – prosegue -. I nostri manifesti, infatti, non sono in alcun modo né violenti né discriminatori né sessisti e per questo sono pienamente legittimi, non violando alcuna legge. Inoltre, lo ribadiamo per l’ennesima volta, chi ci attacca cita una legge che non solo non riguarda i nostri manifesti ma è anche inapplicabile poiché, inserita nel Codice della strada nel 2020, non ha i decreti attuativi ministeriali previsti dalla stessa e mai emanati.
Pertanto, tali disposizioni non sono invocabili nemmeno in astratto per censurare il messaggio di Pro Vita & Famiglia” scrive l’associazione nella lettera.

“La Casa delle Donne di Ravenna e numerose altre associazioni femminili e femministe della Romagna che ci attaccano, così come i politici che vorrebbero censurare i nostri manifesti, se ne facciano una ragione – scrive Pro Vita & Famiglia -: non ci faremo tappare la bocca e anzi, potenzieremo ancora di più la nostra azione e la nostra comunicazione, proprio perché pienamente legittima e pacifica nel voler tutelare i bambini.
Potenzieremo e diversificheremo la nostra azione, anche attuando ulteriori modalità, già individuate, per diffondere con maggiore slancio i nostri messaggi, rendendoli ancora più efficaci.
In un contesto democratico, se queste associazioni desiderino divulgare i contenuti, anche di segno politico opposto ai nostri, lo facciano con gli stessi mezzi che utilizziamo noi: affissioni, camion vela, messaggi pubblicitari”.

“Rispettosi come siamo delle libertà garantite dal nostro ordinamento – conclude la lettera a firma Pro Vita & Famiglia -, nessuno di noi contesterà a queste associazioni il  diritto di poter comunicare le proprie idee, nessuno di noi invocherà censure, nessuno di noi cercherà di spegnere il libero dibattito, nessuno di noi oserà aggredire minacciosamente le parole, che trasudano ancora del sangue di chi è morto combattendo le dittature, affinché esse siano spente e vane, benché celebrate dall’art. 21 della Costituzione: ‘Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione’”.








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