Articolo del 9 Maggio 2016. Sempre attuale
56 Costituzionalisti documento sulla riforma costituzionale – 18 4 16
Premessa: Secondo l’art.138 Cost. il referendum serve per raccogliere le valutazioni dei CITTADINI, che devono esprimersi in prima persona, aldilà degli schieramenti partitici e governativi, sulle modifiche alla Costituzione approvata nel 1948.
Nei giorni scorsi 56 costituzionalisti hanno diffuso un documento intitolato (allegato) “Sulla riforma costituzionale” che così si conclude:”Per tutti i motivi esposti, pur essendo noi convinti dell’opportunità di interventi riformatori che investano l’attuale bicameralismo e i rapporti fra Stato e Regioni, l’orientamento che esprimiamo è contrario, nel merito, a questo testo di riforma”. Come firmatario del documento mi permetto di sintetizzare alcuni di quei motivi
1) Consenso ridotto in Parlamento. Si era detto – anche da parte dell’attuale Presidente del Consiglio – che riforme molto ampie della Costituzione avrebbero dovuto raccogliere un consenso molto ampio in Parlamento, come avvenne alla Costituente. Questo non è avvenuto e in alcuni passaggi si è perfino invocata la disciplina di partito o di maggioranza per convincere le minoranze.
2) Forma discutibile. Tenere distinti: Governo e Costituzione. La riforma è scritta male e stona rispetto al bellissimo testo originale della nostra Costituzione. Il Governo ha avuto un ruolo eccessivo, rispetto alla Costituente, quando il Governo si astenne dal condizionare i lavori. Il Governo ora vuole condizionare anche il giudizio referendario, ponendo una fiducia impropria sul risultato. “Se non vince il SI vado a casa”.
3) Senato troppo debole. Regioni indebolite. C’è un’evidente asimmetria tra Camera e Senato. La seconda Camera è squilibrata tra composizione e competenze. Rappresenta le autonomie regionali che nel frattempo sono state quasi azzerate. E’ un “dopolavoro” di consiglieri regionali che non bilancia la prima Camera e sarà inevitabilmente controllata dai partiti (attraverso i gruppi) più che dalle Istituzioni territoriali.
4) Troppi procedimenti legislativi. Prima c’era un procedimento legislativo semplice e ordinato. Si dice di voler semplificare.Con le modifiche introdotte, anziché snellire il processo di formazione delle leggi, lo si complica. Si sono sostituiti almeno sette diversi procedimenti legislativi ed aumenterà inevitabilmente il contenzioso costituzionale.
5) Troppo forte il Governo in Parlamento. Finora il Governo aveva già un peso molto forte in Parlamento. Ora le cose peggiorano. Per effetto della legge elettorale il Governo potrà contare su di una maggioranza amplissima alla Camera ed anche nel Parlamento in seduta comune (che ne costituisce una sorta di propaggine). Potrà continuare a fare i decreti legge e disporrà di una corsia preferenziale per fare le leggi che giudica “essenziali”. Il Parlamento composto in gran parte da “nominati” (preoccupati della rielezione che dipende dal “capo”) non avrà la possibilità di bilanciarne i poteri.
6) Indeboliti gli organi di garanzia. Presidente della Repubblica, Corte costituzionale e CSM escono più deboli per effetto di questa riforma. Risultano soprattutto compromessi i meccanismi di elezione.
Premessa: Secondo l’art.138 Cost. il referendum serve per raccogliere le valutazioni dei CITTADINI, che devono esprimersi in prima persona, aldilà degli schieramenti partitici e governativi, sulle modifiche alla Costituzione approvata nel 1948.
Nei giorni scorsi 56 costituzionalisti hanno diffuso un documento intitolato (allegato) “Sulla riforma costituzionale” che così si conclude:”Per tutti i motivi esposti, pur essendo noi convinti dell’opportunità di interventi riformatori che investano l’attuale bicameralismo e i rapporti fra Stato e Regioni, l’orientamento che esprimiamo è contrario, nel merito, a questo testo di riforma”. Come firmatario del documento mi permetto di sintetizzare alcuni di quei motivi
1) Consenso ridotto in Parlamento. Si era detto – anche da parte dell’attuale Presidente del Consiglio – che riforme molto ampie della Costituzione avrebbero dovuto raccogliere un consenso molto ampio in Parlamento, come avvenne alla Costituente. Questo non è avvenuto e in alcuni passaggi si è perfino invocata la disciplina di partito o di maggioranza per convincere le minoranze.
2) Forma discutibile. Tenere distinti: Governo e Costituzione. La riforma è scritta male e stona rispetto al bellissimo testo originale della nostra Costituzione. Il Governo ha avuto un ruolo eccessivo, rispetto alla Costituente, quando il Governo si astenne dal condizionare i lavori. Il Governo ora vuole condizionare anche il giudizio referendario, ponendo una fiducia impropria sul risultato. “Se non vince il SI vado a casa”.
3) Senato troppo debole. Regioni indebolite. C’è un’evidente asimmetria tra Camera e Senato. La seconda Camera è squilibrata tra composizione e competenze. Rappresenta le autonomie regionali che nel frattempo sono state quasi azzerate. E’ un “dopolavoro” di consiglieri regionali che non bilancia la prima Camera e sarà inevitabilmente controllata dai partiti (attraverso i gruppi) più che dalle Istituzioni territoriali.
4) Troppi procedimenti legislativi. Prima c’era un procedimento legislativo semplice e ordinato. Si dice di voler semplificare.Con le modifiche introdotte, anziché snellire il processo di formazione delle leggi, lo si complica. Si sono sostituiti almeno sette diversi procedimenti legislativi ed aumenterà inevitabilmente il contenzioso costituzionale.
5) Troppo forte il Governo in Parlamento. Finora il Governo aveva già un peso molto forte in Parlamento. Ora le cose peggiorano. Per effetto della legge elettorale il Governo potrà contare su di una maggioranza amplissima alla Camera ed anche nel Parlamento in seduta comune (che ne costituisce una sorta di propaggine). Potrà continuare a fare i decreti legge e disporrà di una corsia preferenziale per fare le leggi che giudica “essenziali”. Il Parlamento composto in gran parte da “nominati” (preoccupati della rielezione che dipende dal “capo”) non avrà la possibilità di bilanciarne i poteri.
6) Indeboliti gli organi di garanzia. Presidente della Repubblica, Corte costituzionale e CSM escono più deboli per effetto di questa riforma. Risultano soprattutto compromessi i meccanismi di elezione.
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