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In democrazia si può rifiutare un atto medico. Ma ad ogni libertà corrisponde una responsabilità
Se dite no al vaccino avete degli obblighi
Calano. E tutti si preoccupano perché gli italiani diffidano dei vaccini, alcuni genitori si ribellano alle vaccinazioni obbligatorie, ci sono regioni che hanno reso facoltative molte immunizzazioni. I rischi sono per tutti: un bimbo non vaccinato può infettare una donna incinta, un compagno immunodepresso, magari anche solo allergico; e sappiamo quanti sono i piccoli allergici in Italia. E casi gravi ci sono: i 150 casi di morbillo e i 32 casi di rosolia registrati nei primi nove mesi di quest'anno, oltre alla meningite che preoccupa in Toscana al punto che la regione ha avviato delle misure straordinarie per la vaccinazione. Secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità, per alcune malattie si è abbassata la soglia ritenuta indispensabile per ritenere le malattie infettive non trasmissibili e non si raggiunge la copertura del 95% necessaria perché il microorganismo o il virus non circoli. Andrea Grignolio ha scritto questo libro per capire cosa ha generato la diffidenza e fare qualche proposta. Ne pubblichiamo uno stralcio per concessione dell'editore Codice.
ANDREA GRIGNOLIO
L'INSIEME DI MOLTE ricerche - di neuroscienze, psicologia, epidemiologia e demografia, comunicazione sanitaria - è servito a spiegare le resistenze sociali nei confronti dei vaccini, e ha offerto gli strumenti per superarle. Suggerimenti utili per gestire le richieste dei genitori contrari alle vaccinazioni vengono dalla "teoria del nugde", dall'esempio della politica sanitaria australiana e di alcuni stati nordamericani, e dalla soluzione del governo britannico di fine Ottocento emersa dalla storia dei movimenti antivaccinali. Nelle democrazie avanzate è possibile concedere ai cittadini un grado di liberta tale da permettere perfino di non vaccinare i propri figli; ma come in ogni sana democrazia, ad ogni diritto corrisponde un dovere, e ad ogni liberta una responsabilità. Per i genitori contrari si potrebbe quindi prevedere una procedura burocratica articolata (che avrebbe, tra l'altro, la funzione di selezionare le convinzioni radicali da quelle superficiali e passeggere) in cui essi: leggano i dati, i racconti e le immagini relativi ai rischi delle malattie infettive prevenibili; dichiarino di aver letto e capito le ricerche, e di essere quindi coscienti di sottoporre il proprio figlio a tali rischi; si impegnino nei periodi delle epidemie stagionali a ritirare i figli da scuola; dichiarino di non opporsi alla convocazione del loro figlio da parte dei servizi sanitari per comunicargli, una volta raggiunta la maggiore età, i rischi di una mancata vaccinazione; e infine sottoscrivano un'assicurazione sanitaria atta a compensare i possibili danni causati da un eventuale scoppio epidemico in cui sia coinvolto il proprio figlio privo di copertura vaccinale. Accanto a tali restrizioni si possono prevedere incentivi alle vaccinazioni che, per esempio, offrano ai genitori in regola con il calendario vaccinale sgravi fiscali o agevolazioni sanitarie.
Ma questi esperimenti forse suggeriscono qualcosa che va al di la della questione legata ai vaccini. L'atteso dialogo tra cittadinanza attiva e istituzioni, previsto dai meccanismi di democrazia partecipativa caratteristico della societa della conoscenza, rimarra un miraggio populista se non sapremo formare le nuove generazioni, e la classe politica stessa, a prendere decisioni distinguendo tra fatti accertati, scelte irrazionali e controinformazione diffusa dal web.
Il calo delle vaccinazioni e il caso Stamina sono solo due dei tanti esempi che ci ricordano, in maniera drammatica, i rischi di tenuta democratica e sanitaria del nostro paese. Anziché arginare credenze popolari errate e frodi istituzionali, la nostra democrazia dovrebbe guardare all'implementazione delle innovazioni tecnologiche, allo sviluppo delle competenze e al rilancio della competizione scientifica italiana in ambito internazionale, non dimenticando le sfide epocali che ci attendono nei prossimi tre decenni. Movimenti politici nostrani nati di recente, invece, formano non di rado la propria cultura sui siti cospirazionisti, e le attuali giovani generazioni navigano su internet immerse in un oceano di dati in cui le informazioni vere si confondono con quelle artefatte. Compito della cittadinanza, della scuola, della divulgazione e della buona politica sarà quello di reagire a questa esiziale corrente, e sviluppare strategie condivise per distinguere la democrazia dalle teorie demagogiche della cospirazione complottista, i fatti dagli pseudo-fatti, la vita dalla fiction, la realtà dal photoshop.
L'autore
Insegna storia della medicina alla Sapienza di Roma e fa ricerche di storia della vaccinazione all'Université François Rabelais di Tours
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