domenica 31 gennaio 2021
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«Omioddio, la guru del “fare la nanna” sostiene Trump» La libertà secondo i "democratici"
mercoledì 27 gennaio 2021
Il gioco del telefono ENRICO BUCCI 26 GEN 2021
Liberi come il jazz. Contro la "cancel culture" applicata agli Aristogatti
Per fortuna, consapevolezza e leggerezza possono ancora andare insieme, così come storia e poesia. In difesa di Peter Pan, Dumbo e i classici Disney accusati di razzismo
martedì 26 gennaio 2021
La morte di don Pigi Bernareggi
ROSSA SERA BELO HORIZONTE
Krajewski celebra il funerale di "Robertino"
domenica 24 gennaio 2021
Tutela della vita, Regno Unito: appello dei vescovi al governo
Il Venerabile Lejeune: un cuore che batte ancora per la vita
martedì 19 gennaio 2021
Scienza vs malafede
CATTIVI SCIENZIATI
Chi urla “morto dopo il vaccino!” dovrebbe prima dimostrare il nesso di causalità
Letizia Maria Brichetto Arnaboldi, vedova Moratti (Milano, 26 novembre 1949)
giovedì 14 gennaio 2021
Centomila vaccinati fuori lista: un problema di coscienza individuale o di scarsa organizzazione?
martedì 12 gennaio 2021
Contraccolpo Twitter. Il "TrumpBan" preoccupa l'Europa e la Borsa
Parigi, Berlino, Bruxelles contro lo strapotere delle piattaforme. Pisano: "Il fine non giustifica i mezzi". Crolla il titolo in Germania e a Wall Street
lunedì 11 gennaio 2021
Non posso sostenere Conte, serve una nuova guida politica
I Dpcm hanno sempre rincorso, con netto ritardo, la pandemia. Serve una nuova gestione dell'emergenza
Il Papa: i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato siano aperti alle donne
Papa Francesco ha stabilito con un motu proprio che i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato siano d’ora in poi aperti anche alle donne, in forma stabile e istituzionalizzata con un apposito mandato. Le donne che leggono la Parola di Dio durante le celebrazioni liturgiche o che svolgono un servizio all’altare, come ministranti o come dispensatrici dell’eucaristia, non sono certo una novità: in tante comunità di tutto il mondo sono ormai una prassi autorizzata dai vescovi. Fino ad oggi però tutto ciò avveniva senza un mandato istituzionale vero e proprio, in deroga a quanto stabilito da san Paolo VI, che nel 1972, pur abolendo i cosiddetti “ordini minori”, aveva deciso di mantenere riservato l’accesso a questi ministeri alle sole persone di sesso maschile perché li considerava propedeutici a un’eventuale accesso all’ordine sacro. Ora Papa Francesco, anche sulla scia del discernimento emerso dagli ultimi Sinodi dei vescovi, ha voluto ufficializzare e rendere istituzionale questa presenza femminile sull’altare.
Con il motu proprio “Spiritus Domini”, che modifica il primo paragrafo del canone 230 del Codice di Diritto canonico e viene pubblicato oggi, il Pontefice stabilisce quindi che le donne possano accedere a questi ministeri e che essi vengano attribuiti anche attraverso un atto liturgico che li istituzionalizza.
Francesco specifica di aver voluto accogliere le raccomandazioni emerse da varie assemblee sinodali, scrivendo che “si è giunti in questi ultimi anni ad uno sviluppo dottrinale che ha messo in luce come determinati ministeri istituiti dalla Chiesa hanno per fondamento la comune condizione di battezzato e il sacerdozio regale ricevuto nel sacramento del battesimo”. Pertanto, il Papa invita a riconoscere che si tratta di ministeri laicali “essenzialmente distinti dal ministero ordinato che si riceve con il sacramento dell’ordine”.
La nuova formulazione del canone recita: “I laici che abbiano l’età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza episcopale, possono essere assunti stabilmente, mediante il rito liturgico stabilito, ai ministeri di lettori e di accoliti”. Viene dunque abolita la specificazione “di sesso maschile” riferita ai laici e presente nel testo Codice fino alla modifica odierna.
Al motu proprio si accompagna una lettera indirizzata al Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Luis Ladaria, con la quale Francesco spiega le ragioni teologiche della sua scelta. Il Papa scrive che “nell’orizzonte di rinnovamento tracciato dal Concilio Vaticano II, si sente sempre più l’urgenza oggi di riscoprire la corresponsabilità di tutti i battezzati nella Chiesa, e in particolar modo la missione del laicato”. E citando il documento finale del Sinodo per l’Amazzonia osserva come “per tutta la Chiesa, nella varietà delle situazioni, è urgente che si promuovano e si conferiscano ministeri a uomini e donne... È la Chiesa degli uomini e delle donne battezzati che dobbiamo consolidare promuovendo la ministerialità e, soprattutto, la consapevolezza della dignità battesimale”.
Francesco, nella lettera al cardinale, dopo aver ricordato con le parole di san Giovanni Paolo II che “rispetto ai ministeri ordinati la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale”, aggiunge che “per i ministeri non ordinati è possibile, e oggi appare opportuno, superare tale riserva”. Il Papa spiega che “offrire ai laici di entrambi i sessi la possibilità di accedere al ministero dell’Accolitato e del Lettorato, in virtù della loro partecipazione al sacerdozio battesimale incrementerà il riconoscimento, anche attraverso un atto liturgico (istituzione), del contributo prezioso che da tempo moltissimi laici, anche donne, offrono alla vita e alla missione della Chiesa”. E conclude che “la scelta di conferire anche alle donne questi uffici, che comportano una stabilità, un riconoscimento pubblico e il mandato da parte del vescovo, rende più effettiva nella Chiesa la partecipazione di tutti all’opera dell’evangelizzazione”.
Il provvedimento giunge dopo un approfondimento della riflessione teologica su questi ministeri. La teologia post-conciliare ha infatti riscoperto la rilevanza del Lettorato e dell’Accolitato, non solo in relazione al sacerdozio ordinato, ma anche e soprattutto in riferimento a quello battesimale. Questi ministeri si situano nella dinamica di reciproca collaborazione che esiste fra i due sacerdozi, e hanno evidenziato sempre più la loro indole propriamente “laicale”, legata all’esercizio del sacerdozio che compete a tutti i battezzati in quanto tali.
venerdì 8 gennaio 2021
Salvati dal virus e scartati dall’aborto
giovedì 7 gennaio 2021
«Ho partorito mia sorella»
mercoledì 6 gennaio 2021
Il "miglior" governo dellaRepubblica
I "Democratici"...
Il primo cretino dell’anno, direi per distacco, si chiama Emanuel Cleaver («Clever» in inglese significa intelligente, deve essere stata quella «a» aggiunta in mezzo a fregarlo). Viene da Kansas City, come l’americano di Alberto Sordi, ed è il deputato democratico che alla riapertura del Congresso degli Stati Uniti ha concluso una preghiera pubblica con la formula «Amen and Awoman». Pensava che il «men» di Amen stesse per «uomini» e ha creduto di bilanciarne la portata sessista declinandolo anche al femminile (sia pure al singolare, chissà perché). Naturalmente non tutti sono tenuti a sapere che Amen deriva dall’ebraico «così è» e con uomini e donne non c’entra nulla, ma se c’è qualcuno che ne dovrebbe essere vagamente a conoscenza, ebbene quel qualcuno è proprio Emanuel Cleaver. Nella vita fa il pastore metodista. Non oso immaginare che cosa possa inventarsi quando sale sul pulpito: chiamerà la Madonna Mauomo e il Padreterno Genitore E?
Nel suo atteggiamento ipocritamente progressista c’è un paradosso ulteriore. La presunzione che parole appartenenti a culture antichissime derivino dall’inglese moderno rivela una visione imperialista dell’alfabeto e magari anche di tutto il resto. Per molto meno, le persone che il pastore Cleaver vorrebbe ingraziarsi con i suoi contorcimenti verbali hanno buttato giù delle statue. Per sua fortuna mi sento di escludere che a qualcuno possa venire in mente di erigerne una a lui. Amen.
Video:«Amen e Awoman»: pastore dem chiude così la preghiera, polemiche negli Usa
5 gennaio 2021, 06:54 - modifica il 5 gennaio 2021 | 06:55
Monsignor Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo
A Palermo, alla Messa dell’Epifania saranno usate 14 lingue
Lorefice: si fermino i respingimenti, il 2021 sia l’anno della svolta
Ma che diavolo sarebbe il “privilegio bianco”?
Occorre opporsi alla politicizzazione dei caratteri identitari su base razziale, sessuale e di genere
https://www.tempi.it/ma-che-diavolo-sarebbe-il-privilegio-bianco/
sabato 2 gennaio 2021
Semestre bianco. Abbiamo ancora 6 mesi.
- Sergio Mattarella è stato eletto Presidente della Repubblica il 31 gennaio 2015 ed ha giurato il successivo 3 febbraio. Scadrà dalla carica il 3 Febbraio 2022
- L’articolo 88 della Costituzione prevede che il presidente della Repubblica non possa esercitare il potere di sciogliere le camere nel periodo che segna l’ultimo semestre del suo mandato, a meno che questo periodo non coincida con gli ultimi sei mesi di legislatura, quindi dal 3 Agosto 2021
- La legislatura dovrebbe invece scadere nel marzo del 2023
- Prima che inizi formalmente il “semestre bianco” c'è il tempo per far cadere il governo in carica e confidare nello scioglimento anticipato del parlamento.
venerdì 1 gennaio 2021
Periodicamente Walter Veltroni torna dall'Africa dove si è ritirato al termine del suo secondo mandato come Sindaco di Roma...
COMMENTO
Quei numeri
che non vediamo
Il Paese invecchia e l’indice di natalità scende al livello più basso mai raggiunto. Quale futuro ha con questi dati? Come terrà il sistema pensionistico o il welfare complessivo se si ridurrà la popolazione attiva e crescerà, come per fortuna accade, la longevità della popolazione?
«La matematica è la ginnastica posturale del cervello. Se fai ginnastica posturale è plausibile che le spalle rimangano dritte anche col passare del tempo». Sono parole che Chiara Valerio usa per concludere il suo bel libro sul rapporto tra matematica e democrazia, matematica e politica. Guardiamo un po’ di numeri. Ci vuole pazienza e un buon rapporto col tempo per farlo in maniera ponderata. Con i numeri non si scherza. Non perché dicano la verità assoluta ma, al contrario, perché insegnano a ragionare, a dubitare.
L’Istat ha recentemente reso noto che l’indice di vecchiaia della popolazione italiana – il rapporto tra chi ha più di 65 anni e chi ne ha meno di 15 – è passato dal 33,5% del 1951 al 180% del 2019. Il numero di anziani per bambino è passato, nello stesso periodo, da meno di uno a cinque.
In pochi anni, dal 2011 al 2019, la percentuale delle persone che hanno più di 45 anni è salita dal 48,2% al 53,5%. Quest’anno orrendo sono morte più di 700.000 persone, un dato raggiunto solo sotto le bombe del 1943 e del 1944. Eravamo di meno allora, ma il dato di quest’anno è molto alto, per effetto di quel Covid del quale molti negavano la letalità.
I numeri ci dicono poi una cosa che ci dovrebbe far sobbalzare: continua a diminuire la popolazione: al 1° gennaio 2020 i residenti ammontano a 60 milioni 317 mila,116 mila in meno su base annua. Aumenta il divario tra nascite e decessi: per 100 persone decedute arrivano soltanto 67 bambini (dieci anni fa erano 96). E l’immigrazione che si va riducendo, quest’anno 40.000 domande contro le 100.000 dell’anno scorso, non salda questo divario.
Il Paese invecchia e l’indice di natalità scende al livello più basso mai raggiunto. Si arriverà nel 2020 attorno ai 400 mila neonati, nel 1964 ne veniva al mondo più di un milione. Quale futuro ha un Paese con questi numeri? Come terrà il sistema pensionistico o il welfare complessivo se si ridurrà la popolazione attiva e crescerà, come per fortuna accade, la longevità della popolazione?
Scuole vuote e Rsa piene. Può essere questo un Paese moderno? Non sono dati che dovrebbero far temere la politica per la tenuta del sistema democratico?
Spostiamoci su un piano che sembra diverso ma non lo è. Non lo è affatto. Nel nostro Paese la discussione sull’assetto politico istituzionale è stata sganciata colpevolmente dalla vita reale delle persone. Come se fosse un affare che riguardasse esclusivamente i professionisti della politica e non, come invece è, la qualità della vita dei cittadini e lo stato della nazione. Anche qui dei numeri. Dal 1971 a oggi in Gran Bretagna ci sono stati 10 premier, in Germania cinque cancellieri, in Spagna, nel dopo franchismo, sette primi ministri. In Italia sono stati ventidue diversi. Più di 110 parlamentari hanno cambiato gruppo di appartenenza. Nessun governo nella storia repubblicana è mai durato per un’intera legislatura. La durata media di un gabinetto è poco più di un anno. E questo, fino al 1994, è accaduto senza mai avere alternanza al governo, prassi poi sperimentata grazie al sistema elettorale che prese il nome dall’attuale presidente della Repubblica.
La stabilità e l’alternanza sono la democrazia. La stabilità è il prodotto di leggi e di sistemi parlamentari che, a partire dai regolamenti, difendano le prerogative di governo dell’esecutivo e quelle di controllo dell’assemblea. E dal fatto che a scegliere i governi sia, sulla base di un programma e di una leadership, il corpo elettorale. Gli ultimi sei governi italiani sono stati, legittimamente, formati in Parlamento ma sono stati scelti dai gruppi dirigenti dei partiti, non dai cittadini che, recentemente, si sono trovati in poco tempo a guidare il Paese due coalizioni di orientamento opposto composte da partiti che fino al giorno prima, per non parlare delle elezioni, si erano reciprocamente coperti di contumelie. In questo contesto sembra, quasi un paradosso, essere maturata la convinzione della necessità di una legge elettorale proporzionale della quale peraltro, a sei mesi dal referendum, non si vede il segno. Come per tutto il resto delle riforme annunciate se avesse vinto il «Sì». Il proporzionale, senza cancellierato e con sbarramenti bassi, è fonte certa di instabilità perché sposta sul tornaconto di partito e sulla faticosa alchimia necessaria per garantire la sostenibilità di una maggioranza, tutto il peso degli equilibri del sistema.
Luciano Fontana, direttore di questo giornale, Paolo Mieli, Angelo Panebianco nei giorni scorsi hanno invitato a ragionare sulla necessità di strumenti elettorali che ci consentano invece, finalmente, di avere governi stabili, magari di legislatura. Solo una politica forte di una investitura popolare e certa di governare per cinque anni in attuazione del programma scelto dagli elettori sarà spinta infatti ad avere il coraggio di sfidare i conservatorismi e fare le riforme che servono all’Italia. Lo vediamo in questi giorni — immersi nell’emergenza della pandemia e alle prese con il Recovery fund, la più grande sfida immaginabile per la ripresa del Paese — la politica discute invece affannosamente, tra ultimatum e rinvii, della sopravvivenza di un governo che trascorre ore tra vertici e riunioni di capo delegazioni. Il Paese è imprigionato da una maglia d’acciaio che ne impedisce l’innovazione. Si chiama instabilità, si chiama trasformazione del governo in fine e non in mezzo. E sempre questo è giustificato, per ambedue gli schieramenti, dal pericolo mortale dell’arrivo degli «altri». Il che costituisce così un’amputazione profonda della normale dialettica dell’alternanza che è anima della democrazia.
La stabilità e l’alternanza sono legati. C’è da sperare in un Paese in cui i due schieramenti si rispettino e collaborino alla scrittura delle regole in un clima di convivenza civile, della quale i cittadini spossati sentono il bisogno. Per poi combattersi, magari con nettezza di differenze, sui programmi e sui valori. Un confronto alto, senza delegittimazioni reciproche, con l’ambizione di governi che nascano non solo per impedire che l’altro governi ma per realizzare le riforme, la modernizzazione, la giustizia sociale che costituisce lo scopo precipuo della stessa esistenza dei partiti politici.
C’è un terzo numero, infine, che bisogna tenere sempre d’occhio. Il calo spaventoso del Pil che stiamo vivendo e le sue conseguenze sociali, in primo luogo sul lavoro e sulla sua qualità e quantità. La decrescita non è felice, lo sa chi sta vivendo la perdita della dignità del lavoro e dell’intraprendere.
Una manciata di numeri. Che sono materia utilissima per la coscienza, il dubbio, la ricerca del nuovo. Il maestro Franco Lorenzoni, parlando di Emma Castelnuovo — grande docente e grande matematica — ha scritto: «Nel tempo del confinamento educhiamoci a sconfinare». Educhiamoci, cioè, a immaginare ciò a cui purtroppo non siamo abituati.
Le ragazze dagli ovuli d’oro
CONSIGLIO LAA LETTURA DELL'ARTICOLO SOLO A VISITATORI ADULTI https://www.tempi.it/le-ragazze-dagli-ovuli-doro/ Di Caterina Giojelli 12 ...
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La sclerosi multipla non ferma le gemelle Laviai e Lina Nielsen ai Giochi di Parigi, con tanto di medaglia di Giampaolo Mattei «Dieci anni f...
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RIPUBBLICO AGGIORNANDOLO UN ARTICOLO GIA' POSTATO IL 19 NOVEMBRE, MA ANCORA ATTUALE... E' DIFFICILE ORIZZONTARSI IN MEZZO A TUTTI Q...
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