Due video sembrerebbero dimostrare che le auto elettriche esplodono facilmente. Ma dimostrano soltanto che le argomentazioni valide si stanno esaurendo
domenica 30 aprile 2023
BUFALA - Le auto elettriche che esplodono
sabato 29 aprile 2023
Le benemerenze civiche Il “Castellum” premia impegno, talento e voglia di fare del bene
Riconoscimento a Giuseppe Villani per il suo Centro sportivo Romano Banco
venerdì 28 aprile 2023
Paola Del Din, chi è la partigiana "Renata" festeggiata da Giorgia Meloni
La lettera della premier Giorgia Meloni al Corriere della Sera, scritta in occasione del 25 aprile (FESTA DELLA LIBERAZIONE, LIVEBLOG) si conclude con un riferimento all'incontro con la partigiana Paola Del Din. "Durante la Resistenza combatteva con le Brigate Osoppo, le formazioni di ispirazione laica, socialista, monarchica e cattolica. Fu la prima donna italiana - ricorda la presidente del Consiglio - a paracadutarsi in tempo di guerra. Il suo coraggio le è valso una Medaglia d'oro al valor militare, che ancora oggi, quasi settant'anni dopo averla ricevuta, sfoggia sul petto con commovente orgoglio. Della Resistenza dice: "Il tempo ci ha ribattezzati Partigiani, ma noi eravamo Patrioti, io lo sono sempre stata e lo sono ancora". Nell'Italia repubblicana - prosegue Meloni - è stata insegnante di Lettere e, nonostante i suoi quasi cento anni, continua ad accettare gli inviti a parlare nelle scuole di Italia e del valore della Libertà. Dedico questo giorno a lei, madre di quattro figli e nonna di altrettanti nipoti, ma anche, idealmente, di tutti gli italiani che antepongono l'amore per la propria Patria a ogni contrapposizione ideologica".
La prima donna paracadutista
Subito dopo l'armistizio, con il fratello Renato, ex allievo della Scuola Militare di Milano, entrò a far parte della resistenza in Friuli-Venezia Giulia nelle file della Brigata Osoppo con il nome di battaglia "Renata". Paola Del Din è stata la prima donna paracadutista militare italiana e l'unica ad aver compiuto un lancio di guerra durante la Seconda Guerra Mondiale. Quando il fratello fu ucciso dai tedeschi, Del Din ebbe l'incarico di raggiungere gli alleati a Firenze per consegnare un messaggio.
La missione
Per onorare la memoria del fratello e continuare la sua opera patriottica, Paola Del Din frequentò un corso per paracadutisti e il 9 aprile 1945 lanciò in una zona del Friuli dove doveva prendere contatto con una missione alleata e con la formazione Osoppo. Nonostante l'atterraggio fratturasse una caviglia, Paola Del Din riuscì a portare a termine il suo compito, attraversando le linee di combattimento e consegnando i documenti segreti che trasportava.
Dopo la Resistenza
Quando la guerra è finita Paola Del Din si è laureata in lettere all'Università di Padova e per alcuni anni è stata insegnante. Poi si è trasferita negli Stati Uniti, ha vinto una borsa di studio ed ha terminato un "Master of Arts" all'Università della Pennsylvania. Una volta tornata in Italia ha continuato ad insegnare nella scuola pubblica. Nel 2007 è stata anche presidente regionale dell'Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra.
Fake news - Dizionario della Dottrina sociale
Aldo Frigerio*
Le fake news sono un fenomeno che suscita notevoli interrogativi e apprensioni data la loro notevole diffusione nel mondo moderno e dato il loro impatto negativo sulle società e sulla loro tenuta democratica. Solitamente, le fake news vengono definite come notizie false diffuse tramite i media, specialmente i nuovi media, con l’intento di manipolare le opinioni delle persone in contesti politici polarizzati oppure di attrarre l’attenzione in modo da aumentare i click su certe pagine così da trarne un profitto economico. Sebbene questa definizione colga alcune importanti caratteristiche delle fake news, essa non pare catturare l’aspetto di novità che esse possiedono. In effetti, la diffusione intenzionale di false notizie tramite i media al fine di ingannare le persone è un fenomeno vecchio quanto i media stessi. Quello che sembra nuovo rispetto al passato è la modalità con cui le fake news oggi si diffondono. Se in passato erano i governi, certe istituzioni, certi mass media che diffondevano le false notizie e le persone erano bersagli passivi di questa diffusione, oggi sono gli stessi utenti-bersaglio delle false notizie che ripostano tali notizie sui social network e quindi contribuiscono in modo essenziale alla loro diffusione.
Questo aspetto ha importanti conseguenze etiche. Se in passato l’etica della comunicazione era un’etica riservata agli specialisti del settore (giornalisti, operatori del mondo del cinema e della TV), oggi tale etica riguarda tutti noi. Per questo il magistero della Chiesa esorta tutti al compito di cercare di individuare le fake news in modo da non aumentarne la diffusione. Come ha ricordato Papa Francesco nel suo messaggio per la 52.ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (2018), le fake news sono difficili da smascherare perché possono apparire plausibili, e anche perché i social network tendono a creare “bolle” impermeabili a opinioni divergenti dalle proprie. Il messaggio del Papa esorta tutti al compito di cercare di individuare le fake news in modo da non diventarne diffusori. Poiché spesso le fake news sono difficili da riconoscere, ciò richiede una educazione da parte degli utenti. Si tratta innanzitutto di insegnare le tecniche di diffusione delle fake news e la loro natura subdola in modo da non diventare complici di chi le ha fabbricate, ma si tratta anche di una educazione morale, di un “lasciarsi purificare dalla verità”, che non è solo qualcosa di concettuale ma qualcosa che riguarda la nostra vita intera.
* Professore di Filosofia del linguaggio presso l’Università del Sacro Cuore di Milano
Potete ascoltare qui la serie di podcast sulla Dottrina sociale della Chiesa. La puntata è di Aldo Frigerio, curatore della voce “Fake news” del Dizionario di Dottrina sociale.
giovedì 27 aprile 2023
Giorgia Meloni: «Il 25 aprile sia la festa della libertà: i valori democratici ora difendiamoli in Ucraina. Fascismo, noi incompatibili con qualsiasi nostalgia» di Giorgia Meloni
La lettera della premier al «Corriere»: «Democrazia e libertà sono scolpite nella Costituzione con un testo che aveva l’obiettivo di unire, non di dividere: occorre fare di questa ricorrenza un momento di rinnovata concordia»
Caro direttore,
oggi l’Italia celebra l’anniversario della Liberazione. Io stessa lo farò accompagnando il presidente della Repubblica Mattarella nella tradizionale cerimonia di deposizione di una corona di alloro all’Altare della Patria, mentre i ministri del governo parteciperanno alle altre celebrazioni istituzionali previste.
Nel mio primo 25 Aprile da presidente del Consiglio, affido alle colonne del Corriere alcune riflessioni che mi auguro possano contribuire a fare di questa ricorrenza un momento di ritrovata concordia nazionale nel quale la celebrazione della nostra ritrovata libertà ci aiuti a comprendere e rafforzare il ruolo dell’Italia nel mondo come imprescindibile baluardo di democrazia. E lo faccio con la serenità di chi queste riflessioni le ha viste maturare compiutamente tra le fila della propria parte politica ormai 30 anni fa, senza mai discostarsene nei lunghi anni di impegno politico e istituzionale. Da molti anni infatti, e come ogni osservatore onesto riconosce, i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo.
Il 25 Aprile 1945 segna evidentemente uno spartiacque per l’Italia: la fine della Seconda guerra mondiale, dell’occupazione nazista, del Ventennio fascista, delle persecuzioni anti ebraiche, dei bombardamenti e di molti altri lutti e privazioni che hanno afflitto per lungo tempo la nostra comunità nazionale. Purtroppo, la stessa data non segnò anche la fine della sanguinosa guerra civile che aveva lacerato il popolo italiano, che in alcuni territori si protrasse e divise persino singole famiglie, travolte da una spirale di odio che portò a esecuzioni sommarie anche diversi mesi dopo la fine del conflitto. Così come è doveroso ricordare che, mentre quel giorno milioni di italiani tornarono ad assaporare la libertà, per centinaia di migliaia di nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia iniziò invece una seconda ondata di eccidi e il dramma dell’esodo dalle loro terre. Ma il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana.
Da quel paziente negoziato volto a definire princìpi e regole della nostra nascente democrazia liberale — esito non unanimemente auspicato da tutte le componenti della Resistenza — scaturì un testo che si dava l’obiettivo di unire e non di dividere, come ha ben ricordato alcuni giorni fa su queste pagine il professor Galli della Loggia.
Nel gestire quella difficile transizione, che aveva già conosciuto un passaggio significativo con l’amnistia voluta dall’allora ministro della Giustizia Togliatti, i costituenti affidarono dunque alla forza stessa della democrazia e della sua realizzazione negli anni il compito di includere nella nuova cornice anche chi aveva combattuto tra gli sconfitti e quella maggioranza di italiani che aveva avuto verso il fascismo un atteggiamento «passivo». Specularmente, chi dal processo costituente era rimasto escluso per ovvie ragioni storiche, si impegnò a traghettare milioni di italiani nella nuova repubblica parlamentare, dando forma alla destra democratica. Una famiglia che negli anni ha saputo allargarsi, coinvolgendo tra le proprie fila anche esponenti di culture politiche, come quella cattolica o liberale, che avevano avversato il regime fascista.
È nata così una grande democrazia, solida, matura e forte, pur nelle sue tante contraddizioni, e che nel lungo Dopoguerra ha saputo resistere a minacce interne ed esterne, rendendo protagonista l’Italia nei processi di integrazione europea, occidentale e multilaterale. Una democrazia nella quale nessuno sarebbe disposto a rinunciare alle libertà guadagnate. Nella quale, cioè, libertà e democrazia sono un patrimonio per tutti, piaccia o no a chi vorrebbe che non fosse così. E questa non solo è la conquista più grande che la nostra Nazione possa vantare ma è anche l’unico, vero antidoto a qualsiasi rischio autoritario.
Per questo non comprendo le ragioni per le quali, in Italia, proprio fra coloro che si considerano i custodi di questa conquista vi sia chi ne nega allo stesso tempo l’efficacia, narrando una sorta di immaginaria divisione tra italiani compiutamente democratici e altri — presumibilmente la maggioranza a giudicare dai risultati elettorali — che pur non dichiarandolo sognerebbero in segreto un ritorno a quel passato di mancate libertà.
Capisco, invece, quale sia l’obiettivo di quanti, in preparazione di questa giornata e delle sue cerimonie, stilano la lista di chi possa e di chi non possa partecipare, secondo punteggi che nulla hanno a che fare con la storia ma molto hanno a che fare con la politica. È usare la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione di qualsiasi avversario politico: una sorta di arma di esclusione di massa, come ha insegnato Augusto Del Noce, che per decenni ha consentito di estromettere persone, associazioni e partiti da ogni ambito di confronto, di discussione, di semplice ascolto. Un atteggiamento talmente strumentale che negli anni, durante le celebrazioni, ha portato perfino a inaccettabili episodi di intolleranza come quelli troppe volte perpetrati ai danni della Brigata ebraica da parte di gruppi estremisti. Episodi indegni ai quali ci auguriamo di non dover più assistere.
Mi domando se queste persone si rendano conto di quanto,così facendo, indeboliscono i valori che dicono di voler difendere. È probabilmente questa consapevolezza ad aver spinto Luciano Violante a individuare — nel suo memorabile discorso di insediamento da presidente della Camera quasi trent’anni fa — proprio in una certa «concezione proprietaria» della lotta di Liberazione uno dei fattori che le impedivano di diventare patrimonio condiviso da tutti gli italiani. Un concetto ripreso nel 2009 da Silvio Berlusconi (allora presidente di un Consiglio dei ministri nel quale sedevo anche io) in un altro famoso discorso, quando a Onna, celebrando l’anniversario della Liberazione sulle macerie del terremoto, invitò a fare del 25 Aprile la «Festa della Libertà», così da superare le lacerazioni del passato.
Un auspicio che non solo condivido ma che voglio, oggi, rinnovare, proprio perché a distanza di 78 anni l’amore per la democrazia e per la libertà è ancora l’unico vero antidoto contro tutti i totalitarismi. In Italia come in Europa. Una consapevolezza che ha portato il Parlamento europeo a condannare inequivocabilmente e definitivamente tutti i regimi del ‘900, senza eccezioni, con una risoluzione del settembre 2019 nella quale mi riconosco totalmente, e che il gruppo di Fratelli d’Italia, insieme a tutta la famiglia dei Conservatori europei e all’intero centrodestra, votò senza alcuna esitazione (a differenza, purtroppo, di altri). Una risoluzione che assume nell’attuale contesto un valore ancora maggiore, dinnanzi alla eroica resistenza del popolo ucraino in difesa della propria libertà e indipendenza dall’invasione russa.
In tutto il mondo le autocrazie cercano di guadagnare campo sulle democrazie e si fanno sempre più aggressive e minacciose, e il rischio di una saldatura che porti a sovvertire l’ordine internazionale che le democrazie liberali hanno indirizzato e costruito dopo la fine del secondo conflitto mondiale e la dissoluzione dell’Unione Sovietica è purtroppo reale. In questo nuovo bipolarismo l’Italia la sua scelta di campo l’ha fatta, ed è una scelta netta. Stiamo dalla parte della libertà e della democrazia, senza se e senza ma, e questo è il modo migliore per attualizzare il messaggio del 25 Aprile. Perché con l’invasione russa dell’Ucraina la nostra libertà è tornata concretamente in pericolo.
È, questa, una convinzione che ho rafforzato grazie all’incontro con una donna straordinaria, Paola Del Din . Durante la Resistenza combatteva con le Brigate Osoppo, le formazioni di ispirazione laica, socialista, monarchica e cattolica. Fu la prima donna italiana a paracadutarsi in tempo di guerra. Il suo coraggio le è valso una Medaglia d’oro al valor militare, che ancora oggi, quasi settant’anni dopo averla ricevuta, sfoggia sul petto con commovente orgoglio. Della Resistenza dice: «Il tempo ci ha ribattezzati Partigiani, ma noi eravamo Patrioti, io lo sono sempre stata e lo sono ancora». Nell’Italia repubblicana è stata insegnante di Lettere e, nonostante i suoi quasi cento anni, continua ad accettare gli inviti a parlare nelle scuole di Italia e del valore della Libertà.
Dedico questo giorno a lei, madre di quattro figli e nonna di altrettanti nipoti, ma anche, idealmente, di tutti gli italiani che antepongono l’amore per la propria Patria a ogni contrapposizione ideologica.
Bufale - Coldiretti e i 53 pericoli del cibo a base cellulare
Che sono anche i rischi del cibo convenzionale che già consumiamo tutti i giorni, ma questa informazione stranamente Coldiretti non ce la fornisce
Peccato che Coldiretti ometta completamente di raccontare che la tabella ha otto colonne, e che nella settima colonna è riportata questa frase (con lievi variazioni) per praticamente tutti i 53 punti sollevati:
The same kind of hazard is present in conventional meat products and in common food processes
Che tradotto:
Lo stesso tipo di rischio è presente nei prodotti convenzionali a base di carne e nei comuni processi alimentari
Ovvero si ci sono 53 rischi nei cibi a base cellulare, come ci sono 53 rischi nei cibi comuni, quelli che già consumiamo tutti i giorni. ...
Accademia per la Vita, Paglia ribadisce il no all'eutanasia e al suicidio assistito
Vatican News
In relazione all’intervento di monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, tenuto mercoledì 19 aprile al Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia, l’Ufficio Stampa della Pontificia Accademia per la Vita precisa monsignor Paglia ribadisce il suo ‘no’ nei confronti dell’eutanasia e del suicidio assistito, in piena adesione al Magistero.
Nel suo intervento, nel quale trattava l’intero argomento del fine-vita, monsignor Paglia alla fine ha accennato, senza svilupparla, alla Sentenza della Corte Costituzionale italiana 242/2019 ed alla specifica situazione italiana. La Corte Costituzionale conferma l’assistenza al suicidio come reato.
Elenca poi quattro condizioni specifiche e particolari nelle quali il reato è depenalizzato. In questo preciso e specifico contesto, monsignor Paglia ha spiegato che a suo avviso è possibile una “mediazione giuridica” (non certo morale) nella direzione indicata dalla Sentenza, mantenendo il reato e le condizioni in cui si depenalizza, in quanto la medesima Corte Costituzionale ha chiesto al Parlamento di legiferare.
Per monsignor Paglia è importante che la Sentenza affermi che il reato resta tale e non viene abolito.
Qualsiasi ulteriore considerazione è fuorviante.
Sul piano scientifico e culturale, monsignor Paglia ha sempre sostenuto la necessità di un accompagnamento nei confronti dei malati nella fase terminale della vita, basato sulle Cure Palliative e sulla vicinanza, in modo che nessuno sia lasciato da solo di fronte alla malattia e alla sofferenza, nelle difficili decisioni che queste comportano.
martedì 25 aprile 2023
Deus è un album musicale di Adriano Celentano, pubblicato nel 1981.
Tracce
- Deus – 5:41
- Mi fanno ridere – 4:23
- Crazy Movie – 2:19
- Quando – 3:45
- L'artigiano – 7:12
- L'estate è già qua – 2:35
- Dove vai Jack? – 3:23
- L'ora del rock – 2:22
Deus
domenica 2 aprile 2023
Un Network di Comuni amici della famiglia per guardare al futuro
sabato 1 aprile 2023
…e poi non rimase nessuno? Dopo Roald Dahl anche Agatha Christie viene corretta
I sensitivity readers dell'editore Harper Collins hanno tolto dai libri della scrittrice britannica le espressioni oggi considerate offensive. Ma un giallista deve essere politicamente scorretto
“Ci ha amati”, l’Enciclica del Papa sul Sacro Cuore di Gesù
Dilexit nos”, quarta Enciclica di Francesco, ripercorre tradizione e attualità del pensiero “sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cri...
-
La sclerosi multipla non ferma le gemelle Laviai e Lina Nielsen ai Giochi di Parigi, con tanto di medaglia di Giampaolo Mattei «Dieci anni f...
-
https://www.yahoo.com/news/why-halloween-is-an-ecological-disaster-202020822.html Every parent of young children has awoken on Nov. 1 to the...
-
Come credo molti già sappiate, venerdì scorso è morto Jacopo Bini Smaghi. Non voglio aggiungere parole a chi meglio di me ha saputo descriv...