giovedì 16 novembre 2023

lunedì 13 novembre 2023

Geologia. Così nacque la Luna: dentro la Terra tracce di impatto con un altro pianeta


I resti dell'antico Theia potrebbe essere presenti all'interno del mantello terrestre: spiegherebbero l'anomalia di una densità diversa in alcune aree

domenica 12 novembre 2023

La CEI: nessuna vita va mai discriminata o eliminata


In vista della 46.ma edizione della Giornata della Vita del 4 febbraio 2024, i vescovi italiani invitano a superare le visioni ideologiche che sono dietro alla mancata difesa della vita umana che “ha solide ragioni che ne attestano sempre e comunque la dignità e il valore”. I presuli ricordano ai fedeli che la promozione della vita sono “un inderogabile impegno di fede e di amore”
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Stare da credenti dalla parte della vita

I vescovi concludono il messaggio indicando la valenza ecumenica e religiosa della Giornata, poiché per i credenti la difesa e la promozione della vita sono “un inderogabile impegno di fede e di amore”. I fedeli di ogni credo sono pertanto chiamati “a onorare e servire Dio attraverso la custodia e la valorizzazione delle vite fragili, testimoniando al mondo che ognuna di esse è un dono, degno di essere accolto e capace di offrire a propria volta grandi ricchezze di umanità e spiritualità a un mondo che ne ha sempre maggiore bisogno”.

Le persone transessuali possono ricevere il Battesimo

Consiglio di leggere  questo post assieme al successivo

https://www.radio24.ilsole24ore.com/?refresh_ce=1

Un documento del Dicastero per la Dottrina della Fede a firma del prefetto Fernandéz e approvato dal Papa nell’udienza del 31 ottobre esprime parere positivo se non si crea scandalo tra i fedeli. Nulla osta all’essere testimoni a un matrimonio. Sì al Battesimo dei bambini delle coppie omosessuali anche se nati dall’utero in affitto
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«Diverso è il caso - spiega il documento - in cui la convivenza di due persone omoaffettive consiste, non in una semplice coabitazione, bensì in una stabile e dichiarata relazione more uxorio, ben conosciuta dalla comunità».

Documento integrale
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5. Una persona omoaffettiva e che convive può essere padrino di un battezzato? A norma del can. 874 § 1, 1o e 3o CIC, può essere padrino o madrina chi ne possegga l’attitudine (cf. 1o ) e «conduce una vita conforme alla fede e all’incarico che assume» (3o ; cf. can. 685, § 2 CCEO). Diverso è il caso in cui la convivenza di due persone omoaffettive consiste, non in una semplice coabitazione, bensì in una stabile e dichiarata relazione more uxorio, ben conosciuta dalla comunità.
 

Chiesa. Le Sette lettere per Milano di Delpini: Dio è alleato per le imprese di bene

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/dio-e-alleato-per-le-imprese-di-bene-delpini-scr

A conclusione della visita pastorale alla metropoli, l’arcivescovo ha indirizzato un articolato messaggio alla comunità. «Mi sono reso conto che la città non è una sola realtà»
L’arcivescovo Mario Delpini in visita all’Opera Cardinal Ferrari, storica e vitale realtà di accoglienza milanese - Fotogramma
    

«Ho fatto visita alla città: ho visto la grande Babilonia, ho visto i segni della nuova Gerusalemme». Ed ora «voglio invocare la benedizione di Dio per tutti». La benedizione «non è una parola magica per una qualche scaramanzia» ma «una dichiarazione di alleanza. Dio è alleato del bene, Dio è alleato per le imprese di bene che danno vita e speranza alla città». Si chiude con l’invito ad abitare e rinnovare Milano nell’abbraccio di questa alleanza, e riaffermando la certezza che «la terra è piena della gloria di Dio» – come ricorda il suo stesso motto episcopale, Plena est terra gloria eius – il testo che l’arcivescovo Mario Delpini consegna a conclusione della visita pastorale alla metropoli. Non una, ma “Sette lettere per Milano” – questo il titolo del documento – per condividere le riflessioni nate dalla visita che tra il gennaio 2022 e il giugno 2023 lo ha portato in tutte le 172 parrocchie della città. Il testo – arricchito dal discorso di Delpini al Consiglio comunale pronunciato il 25 settembre 2023 – porta la data del 4 novembre, festa di san Carlo, patrono della città e della diocesi.

Perché sette lettere e non una? «Ho fatto visita alla città. Ho visto molte città, volti, situazioni, storie, feste, gemiti», spiega il presule aprendo il suo messaggio. «Ho vissuto la visita alla città come la donna del Vangelo che cerca la moneta perduta». E «ho trovato molte ragioni per rallegrarmi». A Milano, «infatti, ci sono molti segni del Regno di Dio che è venuto» e «la comunità cristiana è presenza attiva, apprezzata, generosa». Eppure «preghiamo ancora: “Venga il tuo regno!”. Quante domande, quante povertà, quante tristezze! – riconosce il presule –. Quello che non ho trovato è la pienezza della gioia, l’evidenza della speranza, lo zelo semplice e tenace per annunciare il Vangelo con la parola e la testimonianza a servizio dell’attrattiva di Gesù verso tutti».

Il presule aveva pensato di scrivere una “Lettera alla città”». Ma «mi sono reso conto che la città non è una sola». Quindi, trovando «ispirazione nei primi capitoli del Libro dell’Apocalisse» dove «l’autore scrive alle sette Chiese» riconoscendo «la santità e i peccati» di ciascuna, ecco l’idea di queste “Sette lettere per Milano”, nella consapevolezza che «ogni presente è tempo di apocalisse, ogni comunità che si raduna è assemblea santa che ascolta la Parola, interpreta la storia, celebra la gloria del Risorto».

Il titolo della prima lettera: “All’angelo della Chiesa che abita tra i flussi scrivi...” «Conosco il tuo sconcerto tra i flussi della popolazione inafferrabile, degli incontri troppo precari», sono le prime parole della missiva. «Vedi e patisci l’andare e venire di chi non trova casa, di chi ha troppe case, di chi è lontano da casa». Il presule confessa la sua «ammirazione» perché «nel nome del Signore le porte rimangono aperte» e lo Spirito suscita «pensieri nuovi e tentativi forse ancora timidi perché il tuo volto sia quello della Chiesa dalle genti e della Chiesa “in uscita”». «Devo però incoraggiarti a più grande fiducia e a un pensiero più coraggioso per immaginare una geografia inedita del campo in cui seminare».

La seconda: “All’angelo della Chiesa che è nella città della ricchezza scrivi... ” Ecco: si scriva che «abiti nella città dei ricchi, santa Chiesa di Dio, perché il Padre vuole che tutti siano salvati: perciò ti incoraggio a non tacere la parola del Vangelo che condanna la ricchezza accumulata ingiustamente, la ricchezza morta sepolta che non porta frutto per nessuno, la ricchezza della diseguaglianza scandalosa. So però che, nella città dei ricchi, abitano uomini e donne che vivono la loro condizione come responsabilità di prendersi cura di tutti, di mettere a frutto i loro beni perché diventino beni comuni, producendo condizioni giuste di lavoro, opportunità di sviluppo per la città, solidarietà generosa con i poveri della città e i poveri del pianeta». Dunque: «continua ad annunciare ai ricchi il Vangelo perché la salvezza entri nelle loro case, come nella casa di Zaccheo».

All’angelo della Chiesa che abita nella solidarietà, scrivi...” s’intitola la terza. «Le risorse limitate e la complessità delle storie personali lasciano in città troppa miseria e troppa desolazione», sottolinea il presule. In questo scenario la comunità cristiana, con le sue iniziative di carità, offre «un quadro meraviglioso e persino sorprendente per quantità e qualità». Tuttavia: i volontari sono sempre meno e manca il ricambio generazionale. «Si registrano inoltre situazioni sociali sempre più complesse, uno scoraggiante aumento delle necessità, un panorama di povertà inedite» e «si constata che le istituzioni rivelano inadeguatezze e disattenzioni». Di fronte al senso di impotenza che può paralizzare la solidarietà, Delpini chiama ad affidare alla «benedizione di Gesù» i «pochi pani e i pochi pesci» che abbiamo.

Un invito ad affidarsi che si ripropone nella quarta lettera, “All’angelo della Chiesa che abita nelle ferite scrivi ...” Anche qui lo scenario offerto da Milano è inquietante: «le famiglie mostrano le loro ferite; gli adolescenti preoccupano; gli anziani sono tristi; i giovani sono sfiduciati; i lavoratori si logorano, si espongono a pericoli e non riescono a tirare avanti; i delinquenti rovinano i ragazzi e inquinano l’economia». Quel che si fa per rispondere alle ferite della metropoli, non basta mai. E ti trovi pure a fare i conti con chi «visita i drammi per farne spettacolo» e chi «esibisce il lusso senza provarne vergogna». Ebbene: «per curare le ferite dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, noi dobbiamo continuare a credere in Gesù». «Senza di lui non possiamo fare nulla». E «non riusciamo a dare nessuna speranza se non preghiamo, se non aiutiamo a pregare, se non insegniamo a pregare».

La quinta lettera: “All’angelo della Chiesa che abita nell’audacia del pensiero scrivi...” Siamo nella Milano delle università, della ricerca scientifica, del sapere d’eccellenza, degli ospedali d’avanguardia – scenario nel quale svolgono un servizio peculiare e prezioso realtà come l’Università Cattolica e le scuole paritarie. «I cristiani non possono ignorare che alcune espressioni del pensiero e della sensibilità contemporanea assumono come dogma indiscutibile l’autoreferenzialità dell’individuo. Si orientano così la scienza, la politica, l’economia – denuncia l’arcivescovo – al servizio dell’individualismo scriteriato dei potenti, dei ricchi, dei superbi che umiliano i poveri e sfruttano con insensata avidità le risorse del pianeta». Costoro «dispongono di strumenti di persuasione capaci di convincere a prostrarsi di fronte alla prepotenza mondana, ribelle e indifferente alla volontà di Dio». Ebbene: «i discepoli di Gesù che abitano le frontiere della ricerca devono essere testimoni di una verità più luminosa, di un’economia più giusta, dell’ecologia integrale e della fraternità universale. Sono chiamati a confrontarsi con franchezza, lucidità, lungimiranza per un discorso persuasivo che mostri che la verità cristiana non mortifica il pensiero umano, ma anzi lo incoraggia a spingersi sempre oltre, nella direzione del bene comune, della giustizia, della pace».

La sesta lettera: “All’angelo della Chiesa che abita nella solitudine, scrivi...” E sono parole dedicate alle tante solitudini, subite o cercate, che feriscono la carne di Milano. Ma «non è bene che l’uomo sia solo», come si legge nella Genesi. «Perciò i discepoli di Gesù formano la Chiesa», casa accogliente che tutti attende. L’arcivescovo li incoraggia a «praticare l’arte del buon vicinato». «Le comunità – suggerisce inoltre il presule – possono anche inventare, con realismo e intelligenza, forme nuove di condivisione degli spazi per evitare lo scandalo di case troppo vuote e di troppe persone senza casa».

All’angelo della Chiesa che abita la disperazione, scrivi...” è il titolo della settima e ultima lettera. Lo scenario è quello di una società che ritiene che la vita venga dal nulla e sia destinata al nulla. Gesù è risorto? Noi risorgeremo con lui? Un annuncio «insigificante» e una promessa «inaffidabile». «Che cosa farai, allora, Santa Chiesa di Dio? Non devi fare altro che restare fedele alla missione e continuare a testimoniare il Vangelo che hai ricevuto: molta gente non vorrà ricevere la Parola che annunci, ma la tua missione non dipende dalla popolarità o dal consenso, ma dal Signore Gesù che è vivo, presente sempre».

A chiudere il messaggio, come detto, è una parola di benedizione offerta a tutti. «Benedici, Signore, questa nostra città, tutto il bene, tutto il male, tutti: quelli che vengono da lontano e quelli che abitano qui da generazioni. Fratelli tutti!». Quindi: «benedici, Signore, le comunità dei tuoi discepoli, le nostre parrocchie, le nostre presenze amiche e vive di un’ammirevole sollecitudine nei quartieri e nei condomini. Benedici i tuoi discepoli perché siano per tutti parola di Vangelo, messaggio di speranza, invito alla comunione. Signore, benedici tutti!».

sabato 11 novembre 2023

Demografia. Xi interroga la Cina: il calo delle nascite al centro di un sondaggio


L’invecchiamento della società ha spinto il Partito a monitorare le tendenze per formulare «più realistiche politiche economiche e sociali». Saranno interpellate 500mila persone

venerdì 10 novembre 2023

Buccinasco, Si rinnova lo Sportello Giustizia di Prossimità

https://www.comune.buccinasco.mi.it/it/news/buccinasco-si-rinnova-lo-sportello-giustizia-di-prossimita

Pubblicato il 9 novembre 2023 • Comune , Legalità

Il Comune di Buccinasco e l’Ordine degli Avvocati hanno firmato la convenzione per proseguire il servizio di orientamento legale per i cittadini di Buccinasco. Per richiedere un appuntamento (telefonico o in presenza) è possibile rivolgersi al Servizio Affari Generali del Comune

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Chi desidera un colloquio con l’avvocato dello Sportello di Giustizia di Prossimità, può rivolgersi al Servizio Affari Generali del Comune per fissare un appuntamento:  
tel. 02 45797340 – 02 45797301 dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12
mail: direzionegenerale@comune.buccinasco.mi.it 

La terra del noi. La vera economia parte dal dolore umano

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/la-vera-economia-parte-dal-dolore-umano

 sabato 4 novembre 2023
La scuola napoletana si occupava di “pubblica felicità” e auspicava un mercato delle virtù cooperative, senza meccanismi di privilegio Di qui la proposta di “terreni non appartenenti ad alcuno”
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Achille Loria, seguendo Fuoco, criticò la rendita quale elemento di ingiustizia La scuola napoletana si occupava di “pubblica felicità” e auspicava un mercato delle virtù cooperative, senza meccanismi di privilegio Di qui la proposta di “terreni non appartenenti ad alcuno” Il mondo cattolico e meridiano moderno ha generato anche una sua idea di economia, diversa in molti aspetti da quella del capitalismo nordico e protestante. La reazione della Chiesa di Roma allo scisma luterano rafforzò e amplificò alcune dimensioni del mercato e della finanza già presenti nel Medioevo, e ne creò ex-novo altre. Nella serie «La terra del noi» Luigino Bruni propone una riflessione sulle origini e sulle radici del capitalismo e della società nell’età della Controriforma.

La Controriforma è stata una stagione ambivalente, dove i luminosi esempi dei Monti dei francescani si intrecciarono con fenomeni bui in altri terreni. Per la scienza economica italiana fu però un buon tempo. Mentre la teologia e la filosofia diventano luoghi rischiosi a causa del controllo capillare da parte del Santo Uffizio, le arti, la musica, le scienze e anche l’economia restavano luoghi più sicuri dove gli uomini di pensiero potevano esprimersi con maggiore libertà. E così, un’età povera di grandi teologi e filosofi (soprattutto se paragonata all’Europa del Nord) generò molti letterati, musicisti, artisti ed economisti eccellenti.


Fu il Regno di Napoli dove più si espresse il genio economico mediterraneo e cattolico. La tradizione economica napoletana inizia già tra Cinquecento e Seicento, grazie al cosentino Antonio Serra che scrisse un Breve trattato (nel 1613) da molti considerato il primo studio di economia moderna, e non solo per l’Italia. Poi arrivò la grande stagione del Settecento napoletano, quella di Ferdinando Galiani, Antonio Genovesi, Filangieri, Dragonetti e altre decine di ottimi economisti che scrissero di moneta, credito, e soprattutto di “Pubblica felicità”. Una tradizione rimasta viva e vivificante fino alla prima metà dell’Ottocento con Francesco Fuoco, che può essere considerato l’ultimo degli autori classici italiani.

Poi, la nascita del Regno d’Italia generò una forte tendenza a considerare la “vera” scienza economica solo quella inglese e francese, e quindi la tradizione napoletana finì per essere giudicata obsoleta e retrograda. Nel frattempo la scienza economica anglosassone stava cambiando binario; presto lasciò i grandi temi dello sviluppo e del benvivere dei popoli e si concentrò sull’individuo e sulla sua utilità. In questo contesto culturale, il paradigma napoletano della Pubblica felicità, interessato più alla società che ai singoli, apparve ancor più lontano ed estraneo, e presto venne dimenticato.

Francesco Fuoco, «spirito bizzarro e acuto» (T. Fornari, Teorie economiche delle province napoletane, p. 615), non fu solo un ottimo scrittore di credito e banche. Vergò pagine notevoli in molti altri settori della scienza economica. Sulla scia di Genovesi, Fuoco considerava il mercato come una forma provvidenziale di “mutuo soccorso” e di reciprocità. Quindi la ‘divisione del lavoro’ non divide ma unisce le società: « La divisione del lavoro non è opposta alla riunione, anzi la presuppone e serve a renderla più forte e durevole» ( Scritti Economici, 1825, I, p. 205). In particolare le varie professioni sono un grande linguaggio di cooperazione e di mutualità, il primo cemento delle società: « La divisione del lavoro non è altro che la distinzione delle professioni. Quanto più l’industria si perfeziona più le suddivisioni si moltiplicano, e più le professioni diventano numerose» (p. 207).

Ma è sulla ‘teoria della rendita’ dove Fuoco concentrò le sue energie teoriche. Nel suo soggiorno francese conobbe il recente dibattito inglese sulla rendita delle terre. In particolare, studiò la teoria di David Ricardo che nei suoi Principi di Economia Politica (del 1817) propose una teoria della distruzione del reddito e del capitalismo diversa da quella di A. Smith, incentrata sulla rendita come chiave per capire le dinamiche del capitalismo. Fuoco, pochissimi anni dopo, scriveva un suo saggio sulla rendita (nel 1825), dove esponeva il dibattito, emendando e completando. Quale è il centro del discorso di Fuoco?


La teoria della rendita poggia su due pilastri: (i) la centralità degli imprenditori (o capitalisti) per la ricchezza e lo sviluppo delle nazioni; (ii) il conflitto strutturale tra imprenditori e proprietari terrieri (o rentiers). Le classi sociali sono tre, e tre sono i rispettivi redditi: il salario va agli operai, il profitto agli imprenditori, la rendita ai proprietari terrieri. Dato che i salari sono fissati al livello della sussistenza, le due variabili del sistema economico sono i profitti e le rendite, che stanno tra di loro in un rapporto rivale: se crescono le une diminuiscono gli altri. Da qui l’idea fondamentale: lo sviluppo economico incontra il suo limite nel conflitto radicale tra redditieri e imprenditori, un conflitto vinto dai redditieri perché le dinamiche del capitalismo portano ad un grande incremento delle rendite a scapito dei profitti. Ed essendo gli imprenditori il motore dello sviluppo, la riduzione dei profitti portano allo stallo del sistema: «Come crescono le rendite i profitti diminuiscono, e come diminuiscono i profitti si rendono più difficili i risparmi e quindi le accumulazioni » ( Scritti Economici, I, p. 57).

Fuoco è convinto che la Pubblica felicità dipenda dalla crescita dell’industria e quindi degli imprenditori e di conseguenza dalla diminuzione del potere dei redditieri; anche perché, diversamente da Ricardo e da Malthus, Fuoco era convinto che la crescita delle rendita schiacciasse verso il basso anche i salari e impoverisse lavoratori e “consumatori“ (parola presente nel suo sistema). Da qui deriva anche la sua proposta radicale in materia fiscale: «Se la rendita del governo [la tassazione] si ricavasse solo dalla rendita fondiaria, l’industria non ne riceverebbe alcun danno» (p. 67). Una tesi che resta ancora oggi una profezia, se pensiamo alla scarsa tassazione dei patrimoni e delle rendite di ogni tipo. Da qui Fuoco si spinge ancora più oltre, toccando il buon territorio dell’utopia sociale: «Se le terre non appartenessero ad alcuno, la rendita totale di esse potrebbe servire alle spese dello Stato» (p. 67). Una tesi che prefigura la teoria della ‘terra libera’ del mantovano Achille Loria (1857-1943), altro grande economista italiano, dimenticato.


È infatti lo stesso Loria a lodare il suo predecessore napoletano: « Francesco Fuoco, illustratore acuto della teoria Ricardiana della rendita e notevole per la preminenza che assegna ai rapporti della distribuzione su quelli della produzione» (A. Loria, Verso la giustizia sociale, 1904, p. 90). In realtà, per Fuoco la produzione era molto importante ma era convinto, e noi con lui, che se il meccanismo che assegna le quote di reddito alle varie classe sociali (cioè “la distribuzione”) è distorto e perverso, la produzione si inceppa.

Loria è un autore estremamente importante nella nostra storia alla ricerca dello “spirito meridiano” del capitalismo. Mentre il carro della scienza economica si spostava sulle preferenze del consumatore e diventava una matematica applicata alle scelte dell’individuo, Loria con una tenacia infinita mise la “vecchia” rendita al cuore della sua teoria. E lo fece per tutta la vita come una autentica vocazione, dai primi studi universitari a Siena fino alla morte che lo colse nella sua casa di Luserna San Giovanni (To) mentre i fascisti cercavano di catturarlo perché ebreo. Nella sua tesi di laurea infatti scriveva: «La rendita fondiaria non è solo il fenomeno più importante di tutto l’organismo sociale, ma ne è essa stessa la sintesi» ( La rendita fondiaria, 1880, p. xiii). Loria è stato un critico del capitalismo simile e diverso da Karl Marx. Come Marx anche lui voleva capire i grandi movimenti della società a partire dalle relazioni economiche; ma mentre per Marx l’asse del capitalismo di trovava nel conflitto tra salari e profitti, per Loria (e Fuoco) il conflitto decisivo era quello tra rendite e profitti: « La vera scissione basica delle due classi della ricchezza è quella esistente fra la classe dei proprietari terrieri e la classe dei capitalisti aventi interessi antitetici e opposti, e quindi in perenne conflitto » ( La sintesi economica, 1910, p. 211).


Loria, tra Otto e Novecento, scrisse opere monumentali per dare sempre maggiore fondamento alla sua tesi e così presentare una teoria del materialismo storico alternativa a quella di Marx e F. Engels - con il quale ebbe polemiche pubbliche feroci, in parte riportate nella sua Prefazione al terzo volume di Il capitale di Marx. La storia di Loria è la storia di una sconfitta. La sua teoria della rendita rimase schiacciata “a sinistra” dalla crescita del marxismo (A. Gramsci coniò, sarcasticamente, l’espressione “lorianesimo”) e “a destra” dalla nuova economia neoclassica liberale rappresentata in Italia da Pantaleoni e soprattutto da Pareto (che, con la sua nota spocchia, considerava Loria un ciarlatano). Loria, sempre più solo ed emarginato (e stimato da pochi, e tra questi Luigi Einaudi), continuò però a credere nella sua teoria della rendita, che col passare del tempo non riguardò più soltanto la rendita fondiaria ma si estese ad ogni forma di reddito che arriva oggi grazie ai privilegi di ieri (questa è, in sostanza, la rendita). P er questo scrisse anche di rendite finanziarie e di banche - oggi si sarebbe occupato anche delle rendite della consulenza a scapito degli imprenditori? La teoria della rendita era dunque lo strumento con il quale Loria criticava un capitalismo che stava diventando sempre più speculativo e lontano dal lavoro: « La verità è che al di sotto del mondo economico sano e normale che la scuola classica si compiace di dipingere, al di sotto dei poderi e dei latifondi, delle officine e delle fabbriche, in sotter’ranei tenebrosi si agita e baratta una turba di falsi monetari, che manipola e traffica la ricchezza altrui e ne ritrae con frode larghissimi guadagni» ( Corso di Economia Politica, 1910, p. 303).


Possiamo così comprendere una delle sue affermazioni più belle: «Chiunque osservi con animo spassionato la società umana, avverte facilmente come essa presenti lo strano fenomeno di una assoluta, irrevocabile scissione in due classi rigorosamente distinte; l’una delle quali, senza far nulla, s’appropria redditi enormi e crescenti, laddove l’altra, più numerosa d’assai, lavora dal mattino alla sera della sua vita in contraccambio di una misera mercede; l’una, cioè, vive senza lavorare, mentre l’altra lavora senza vivere, o senza vivere umanamente» ( Le basi economiche della costituzione sociale, 1902, p. 1). I l sistema classico di Ricardo, Fuoco e Loria era tridimensionale: terra, lavoro, capitale. La scienza economica neo-classica di fine Ottocento divenne invece bidimensionale: lavoro e capitale. Questa trasformazione non generò soltanto la perdita della profondità teorica che la terza dimensione della terra portava con sé. L’eclisse della terra nel capitalismo è una delle cause principali della distruzione del pianeta e della perdita delle radici. In un’intervista (a “L’ufficio moderno”) che rilasciò in occasione del suo ritiro dall’insegnamento nell’Università di Torino, alla domanda «Che cosa stimola più fortemente il suo interesse scientifico?», Loria rispose con una frase che dovremmo scrivere in tutti i Dipartimenti di Economia del mondo: « Il dolore umano».

l.bruni@lumsa.it


mercoledì 8 novembre 2023

Il messaggio. Zuppi al Movimento per la Vita: la Chiesa italiana conta su di voi

https://www.avvenire.it/vita/pagine/firenze-zuppi-al-movimento-per-la-vita-la-chiesa-italiana-conta-su-di-voi

 sabato 4 novembre 2023

Per promuovere la vita serve «unità strategica e operativa» perché «c’è tanta frammentazione». E la legge sull’aborto, che «la Chiesa condanna da sempre», «va applicata nella parte della prevenzione»
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Ciò cui assistiamo è un fenomeno culturale che ci riguarda da vicino: «Il materialismo capovolge la dottrina dei diritti dell’uomo spostando il centro sull’individuo» con la pretesa dell’uomo «che si crede onnipotente» sino a pensare che vada «garantito il diritto all’aborto». Per questo, insiste il presidente della Cei rivolgendosi ai 300 volontari del MpV arrivati a Firenze da tutta Italia, «la Chiesa italiana vi accompagna nel vostro impegno, e anche io cammino con voi cercando risposte più adeguate perché tutti possano vedere nella nostra vita la bellezza che Dio ci ha affidato».

martedì 7 novembre 2023

Caso Claps. La Messa nella chiesa della Trinità, il vescovo: «Offese, odio e violenza»

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/potenza-messa-claps

Si è trasformata in una veemente protesta, a Potenza, il presidio di Libera (che si è poi scusata) per la celebrazione presieduta dal vescovo nella chiesa dove fu ritrovato il cadavere di Elisa

Il ricordo. Si torna alle radici del primo Cav. E a Carlo Casini

https://www.avvenire.it/vita/pagine/movimento-per-la-vita-a-firenze-ritorno-alle-radici-e-a-carlo-casini

 venerdì 3 novembre 2023

Nella città del fondatore e del primo Centro aiuto alla vita 300 volontari del Movimento per la Vita da tutta Italia rilanciano il senso del loro servizio e la testimonianza di una cultura accogliente
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Una lunga preghiera silenziosa. Per la vita, per la pace, perché si aprano gli occhi davanti alla dignità della persona umana in ogni condizione. Il primo, commosso gesto del convegno nazionale del Movimento per la Vita, a Firenze per la sua edizione numero 43, è stato davanti alla tomba di Carlo Casini nel cimitero fiorentino di Soffiano. Un gesto pieno di significato, il tornare alle radici di tutto il Movimento non solo per la scelta di venire nella città natale del fondatore e del primo Centro aiuto alla vita ma anche per legare ancor più saldamente il futuro di una delle espressioni ancora più vivaci e creative dell’associazionismo laicale alle sue sorgenti ideali. Sulla lapide una delle frasi più care e familiari a Casini: “Di un amore infinito possiamo fidarci”, e la celeberrima preghiera a Maria “Aurora del mondo nuovo” composta da san Giovanni Paolo II e posta a sigillo della sua enciclica Evangelium vitae.
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lunedì 6 novembre 2023

L'evento. Il “popolo della vita” a Firenze, per un nuovo umanesimo

https://www.avvenire.it/vita/pagine/a-firenze-per-un-nuovo-umanesimo

 giovedì 2 novembre 2023

Perché e come proporre la bellezza della vita umana a una società che sembra averla dimenticata: la proposta del Movimento per la Vita dalla città che ha visto nascere il primo Centro aiuto alla vita
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Siamo giunti all’appuntamento che più di ogni altro unisce e caratterizza il Movimento per la Vita italiano: l’annuale convegno nazionale. Non è solo un momento di ritrovo e comunione ma anche l’occasione per far crescere un volontariato sempre più coinvolgente, costruttivo, propositivo ed efficace, capace di portare la cultura della vita nella società e, al tempo stesso, in grado di essere all’altezza delle sfide di questo nostro complesso tempo.
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Dell’accoglienza di ogni nuova vita Firenze si è fatta, nell’amore, impegno civile e collettivo. A Firenze, infatti, è nato il primo Centro di aiuto alla Vita d’Italia nel 1975, visitato da san Giovanni Paolo II nel 1986: «Questo Centro – egli disse – ha il significato di una testimonianza a favore del primato della vita umana a confronto di tutti gli altri valori di ordine materiale; vuole essere un richiamo ai giovani e ai grandi perché comprendano che una società giusta non si costruisce con la eliminazione degli innocenti: intende rilanciare il senso della sacralità della vita umana, creata da Dio per un destino trascendente e integrale in tutto l’arco della sua esistenza. Il Centro è una sfida a una mentalità di morte ».
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domenica 5 novembre 2023

ALLE ORIGINI DI UN IMPEGNO Il testo della lezione tenuta il 14 ottobre scorso da monsignor Massimo Camisasca ad alcuni giovani impegnati in politica

NDR   Al di là di come la pensiate, o di come la pensi io... una lettura interessante!


Massimo Camisasca*
Prima di entrare nel tema centrale della mia lezione, vorrei fare tre premesse.

1) In mezzo a voi non ho nessuna autorità. Sono qui, come mi avete chiesto invitandomi, per accompagnare le vostre vite prima ancora della vostra vocazione politica. Certo, accompagnare le vostre vite implicherebbe consuetudine, conoscenza – che forse non sarà possibile, se non con alcuni –, ma questo comunque è il senso di questa mia relazione. Ecco, accompagnare le vostre vite, forse, fino alla vostra vocazione politica, ma certamente non a partire da essa.
2) Una seconda premessa: non rappresento nessuna parte, non rappresento nessuna opzione e nessun partito, tanto meno l’idea di militare tutti nello stesso partito. Anche questo mi libera, non sono qui per fare campagna elettorale per qualcuno.

3) Per quanto conosca solo qualcuno tra di voi, ho molta stima del coraggio e dell’impegno con cui una persona oggi, nel movimento e nella Chiesa, voglia vivere la propria vocazione cristiana anche attraverso l’impegno amministrativo, politico, a qualunque livello. Vorrei che sentiste – e non in modo sentimentale – la stima che vi meritate perché occorre un lavoro, un lavoro sodo, occorre un rapporto molto profondo con gli ideali della propria vita per potersi spendere fino all’impegno amministrativo e politico, impegno che comporta tensioni, talvolta irriconoscenza, ingratitudine, divisioni, lacerazioni. Vorrei che la sentiste. Questa stima per il coraggio e per l’impegno non deve mancare mai.
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sabato 4 novembre 2023

Che cosa si intende per sperimentazione animale?

https://www.marionegri.it/magazine/sperimentazione-animale?utm_source=Istituto+di+Ricerche+Farmacologiche+Mario+Negri+IRCCS&utm_campaign=b8ec372170-EMAIL_CAMPAIGN_11_27_2019_9_44_COPY_01&utm_medium=email&utm_term=0_10e57d9d33-b8ec372170-38914561

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La “Sperimentazione Animale” è una pratica che molte volte si rende necessaria prima di arrivare ad effettuare interventi sull’uomo (ricerca applicata o regolatoria) mentre in altri casi serve ad approfondire le nostre conoscenze in ambito biomedico (ricerca di base).
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Le ragazze dagli ovuli d’oro

CONSIGLIO LAA LETTURA DELL'ARTICOLO SOLO A VISITATORI ADULTI https://www.tempi.it/le-ragazze-dagli-ovuli-doro/ Di  Caterina Giojelli 12 ...