mercoledì 30 aprile 2025

Indicazioni chiare dal Comune di Buccinasco

Dal sito del Comune di Buccinasco





Ma anche:


Come cambia la raccolta dei rifiuti a Milano e hinterland il 1° maggio

All'ombra della Madonnina i mezzi dell'Amsa lavoreranno come di consueto, alcune riciclerie saranno chiuse



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Come cambia la raccolta dei rifiuti a Milano e hinterland il 1° maggio
https://www.milanotoday.it/attualita/raccolta-rifiuti-maggio-2025.html
© MilanoToday


https://municipium-images-production.s3-eu-west-1.amazonaws.com/s3/970/allegati/calendario-amsa-2025.pdf



https://www.amsa.it/it/media/comunicati-stampa/amsa-primo-maggio-variazioni-servizi




L’allarme (ignorato) di Francesco sulle «colonizzazioni ideologiche»

Di Matteo Matzuzzi

22 Aprile 2025

Più volte il Pontefice ha messo in guardia dalle teorie che vogliono distruggere la famiglia, i rapporti e la vita: «Quando entrano nell’educazione fanno una strage», sono «una bestemmia contro il Dio creatore»

Papa Francesco

«Stiamo attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche. Esistono colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la famiglia. Non nascono dal sogno, dalla preghiera, dall’incontro con Dio, dalla missione che Dio ci dà, vengono da fuori e per questo dico che sono colonizzazioni. Non perdiamo la libertà della missione che Dio ci dà, la missione della famiglia. E così come i nostri popoli, in un momento della loro storia, arrivarono alla maturità di dire “no” a qualsiasi colonizzazione politica, come famiglie dobbiamo essere molto molto sagaci, molto abili, molto forti, per dire “no” a qualsiasi tentativo di colonizzazione ideologica della famiglia, e chiedere a san Giuseppe, che è amico dell’Angelo, che ci mandi l’ispirazione di sapere quando possiamo dire “sì” e quando dobbiamo dire “no”».

Papa Francesco era stato eletto solo due anni prima e nel corso del suo viaggio nelle Filippine e in Sri Lanka del 2015 ammonì su quelle che definì «colonizzazioni ideologiche». Concetto chiaro ma allora poco approfondito, soprattutto da quel mondo mediatico e intellettuale che di Jorge Mario Bergoglio salvava solo le aperture alla galassia lgbtq+ e il suo afflato riformatore, scambiandolo per un nostalgico giacobinismo rivoluzionario.

Il tema delle colonizzazioni ideologiche ricorrerà di frequente nel pontificato, all’interno di omelie, discorsi ufficiali e frasi pronunciate a braccio. Al centro di tutto la convinzione di Francesco che «la crisi della famiglia è una realtà sociale. Poi ci sono le colonizzazioni ideologiche sulle famiglie, modalità e proposte che ci sono in Europa e vengono anche da Oltreoceano. Poi quello sbaglio della mente umana che è la teoria del gender, che crea tanta confusione. Così la famiglia è sotto attacco. Come si può fare, con la secolarizzazione che è attiva? Come si può fare con queste colonizzazioni ideologiche? Come si può fare con una cultura che non considera la famiglia, dove si preferisce non sposarsi? Io non ho la ricetta».

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Una bestemmia contro Dio

Una chiamata alle armi, la sua, corroborata da un lessico tutt’altro che politicamente corretto – analogo uso di parole forti e poco consuete per il ruolo petrino lo s’è visto nella campagna contro il gender, altra manifestazione del Male nella predicazione bergogliana: «Oggi – disse a Tbilisi nel 2016 – ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono, ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee. Pertanto, bisogna difendersi dalle colonizzazioni ideologiche». Una via, questa, «nefasta», perché le colonizzazioni ideologiche – che «distruggono la personalità umana e quando entrano nell’educazione fanno delle stragi» – «eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato “diritto all’aborto”, che è sempre una tragica sconfitta».

Non era solo uno slogan, non era un intercalare in discorsi più ampi: tutt’altro. Francesco ha formulato una sorta di vademecum per non cadere nella tentazione di sposare – o quantomeno abbracciare – tali impostazioni ideologiche. In una delle più celebri omelie pronunciate nella cappella di Santa Marta, nel 2017, affermò infatti che «le colonizzazioni ideologiche e culturali guardano soltanto il presente, rinnegano il passato e non guardano il futuro: vivono nel momento, non nel tempo, e per questo non possono prometterci niente. E con questo atteggiamento di fare tutti uguali e cancellare le differente commettono, fanno il peccato bruttissimo di bestemmia contro il Dio creatore. Perciò, ogni volta che arriva una colonizzazione culturale e ideologica si pecca contro Dio creatore perché si vuole cambiare la creazione come l’ha fatta lui»


Eliminare le differenze

Parole al vento, considerato quanta poca eco abbiano avuto ogni volta che il Papa le ha pronunciate. Da ultimo, a gennaio, nel corso di uno dei discorsi più importanti dell’anno, quello al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

In tale circostanze, Francesco chiarì che «risulta particolarmente preoccupante il tentativo di strumentalizzare i documenti multilaterali – cambiando il significato dei termini o reinterpretando unilateralmente il contenuto dei trattati sui diritti umani – per portare avanti ideologie che dividono, che calpestano i valori e la fede dei popoli. Si tratta infatti di una vera colonizzazione ideologica che, secondo programmi studiati a tavolino, tenta di sradicare le tradizioni, la storia e i legami religiosi dei popoli. Si tratta di una mentalità che, presumendo di aver superato quelle che considera “le pagine buie della storia”, fa spazio alla cancel culture; non tollera differenze e si concentra sui diritti degli individui, trascurando i doveri nei riguardi degli altri, in particolare dei più deboli e fragili. In tale contesto è inaccettabile, ad esempio, parlare di un cosiddetto “diritto all’aborto” che contraddice i diritti umani, in particolare il diritto alla vita. Tutta la vita va protetta, in ogni suo momento, dal concepimento alla morte naturale, perché nessun bambino è un errore o è colpevole di esistere, così come nessun anziano o malato può essere privato di speranza e scartato».


Quasi un compendio finale di un pontificato che su questo terreno ha battuto parecchio, nella distrazione pressoché totale.


martedì 29 aprile 2025

Aborto. Accanto alle baby mamme, senza giudizi

 giovedì 17 aprile 2025
I dati dei ministeri di Salute e Giustizia mostrano più aborti tra le minor. Ma la scelta abortiva non è l'unica soluzione a gravidanze inattese. Ecco le alternative, chi le offre. E chi accetta



Maternità: una parola che si declina al plurale. Di questo si occupa l’associazione Sos Vita: giovani donne che scoprono una gravidanza e non sanno cosa fare, ragazze che chiedono ascolto post-aborto, adolescenti che hanno paura di dirlo a casa. « Il nostro compito è accogliere – afferma Lara Morandi, responsabile nazionale del servizio –. C’è chi ci scrive dopo un rapporto a rischio, chi non sa nemmeno se è incinta, chi teme di essere costretta ad abortire. A volte il problema non è chiaro nemmeno a loro».

Nata negli anni ’90 come un semplice telefono fisso che passava di mano in mano tra volontari, oggi Sos Vita è una rete nazionale gratuita e anonima, attiva 24 ore su 24. Ogni giorno risponde via telefono o chat a giovani donne: «Le minorenni tendono a scrivere più che a chiamare. C’è chi vuole abortire senza dirlo ai genitori, ma anche ragazze che vogliono tenere il bambino, o coppie che non sanno come affrontare questa situazione». In base alla zona, i volontari mettono la persona in contatto col Centro di Aiuto alla Vita più vicino per avviare un percorso. «La nostra forza è la rete: oltre 300 Cav in Italia. Spesso basta uno spazio dove potersi esprimere per cambiare tutto ». Morandi spiega che il punto centrale è l’ascolto libero ed empatico: «Una ragazza non ancora quattordicenne diceva di voler abortire. Ma quando ha parlato da sola con me, ha confessato di volerlo tenere. Era la paura di perdere il fidanzato a spingerla verso l’aborto. Alla fine, ha fatto la sua scelta, libera».

Anche Clara, 16 anni, voleva interrompere la gravidanza per salvare la relazione. «Viveva una situazione familiare complessa. Aveva già fatto la visita pre-Ivg, ma poi ha cambiato idea. Ci vuole tempo perché la consapevolezza maturi». Domenico Bellantoni, co-responsabile di Sos Vita e psicologo, sottolinea che l’obiettivo è «rendere reale la libertà di scelta. Oggi è più facile abortire che portare avanti una gravidanza». Il senso di ciò che fanno, per Bellantoni, si riassume in una storia: «Una coppia di 16enni, Angela e Pietro, decise di accogliere un figlio contro il parere delle famiglie. Oggi, dopo quarant’anni, sono ancora insieme con quattro figli».

A Milano, la Fondazione Ambrosiana per la Vita ha messo in piedi il progetto “Baby Mamme” per accompagnare chi vive la gravidanza in età adolescenziale. Il percorso si rivolge a ragazze tra i 13 e i 21 anni, seguite anche nei primi tre anni di vita del bambino. « Alcune arrivano dai consultori, altre dalle scuole o dal passaparola – racconta Laura Boati, psicologa responsabile –. Chi si presenta entro i primi tre mesi viene inviato al Cav per un colloquio. È fondamentale che la scelta sia libera e non condizionata». “Baby Mamme” ora è in pausa per questioni organizzative ed economiche, strascichi della pandemia, ma c’è il desiderio di rilanciarlo. L’équipe era composta da psicologa, educatrice e psicomotricista, in rete con il Centro di Aiuto alla Vita Ambrosiano per il supporto sociale. L’approccio, come quello di Sos Vita, è integrato. Si lavora sul benessere psicologico, la relazione madre- figlio, la ripresa scolastica o lavorativa.

«Abbiamo sempre cercato di non escludere nessuno, in particolare i padri: il loro ruolo è fondamentale. Vogliamo sostenere la maternità precoce, senza giudizi, con uno sguardo educativo e relazionale », aggiunge Boati. Non solo per evitare che le ragazze restino sole ma anche per prevenire una seconda maternità nel primo anno di vita del bimbo, «una fase già faticosa e vulnerabile durante la quale molte ragazze affrontano un’altra gravidanza, a volte interrotta». Ai problemi psicologici si aggiungono ostacoli pratici. «Le politiche attuali non consentono l’inserimento al nido se la madre non lavora. Ma come si può trovare lavoro con un neonato e nessun supporto?».

Molte ragazze interrompono gli studi alla terza media e faticano a riprenderli. Secondo Boati, l’educazione nella sfera sessuale e affettiva andrebbe anticipata: « Bisognerebbe insegnare la percezione del corpo, il rispetto dell’altro. Molte gravidanze non sono frutto di una scelta consapevole. A volte la maternità viene subita, per compiacere il compagno o la famiglia, e questo lascia segni profondi».





Non solo il “Corano europeo”, l’Ue ha un debole per i “progetti” islamisti



I dieci milioni di euro per una ricerca sul ruolo del Corano nell'identità europea sono solo l'ultimo esempio di finanziamenti a iniziative vicine ai Fratelli musulmani

Parigi. «Il nostro progetto si basa sulla convinzione che il Corano abbia svolto un ruolo importante nel plasmare la diversità e l’identità religiosa dell’Europa nel Medioevo e nel primo periodo moderno, e che continui a farlo». Gli autori di queste righe non sono i responsabili di un’associazione islamica che mira a imporre una contro-narrazione secondo cui il testo sacro della religione musulmana rappresenta il fulcro della storia europea, bensì una trentina di ricercatori italiani, spagnoli, francesi, ungheresi e olandesi che hanno ottenuto 9.842.534 euro dal Consiglio europeo della ricerca, organismo creato dalla Commissione europea e finanziato dal bilancio dell’Ue, per un progetto intitolato “Il Corano europeo”.

Quasi dieci milioni di euro per il “Corano europeo”

A rivelare i dettagli dell’iniziativa è stata un’inchiesta del quotidiano francese Le Journal du dimanche. Il progetto “Il Corano europeo”, noto anche con l’acronimo “EuQu”, è iniziato il 1° aprile 2019 e terminerà il 31 marzo 2026. L’obiettivo? «Scoprire come il Corano abbia influenzato la cultura e la religione in Europa tra il 1150 e il 1850» e «mettere in discussione le percezioni tradizionali del testo coranico e le idee consolidate sulle identità religiose e culturali europee», si legge sul sito ufficiale. Il progetto rientra nel programma “Eccellenza scientifica” dell’Unione europea, il cui fine è recuperare il «terreno perso nella corsa alla produzione scientifica d’avanguardia e all’eccellenza» rispetto agli Stati Uniti (sic).

Dal 2007 sono stati finanziati 17.000 progetti, ma “Il Corano europeo”, come evidenziato dal Journal du dimanche, è uno dei progetti “scientifici” che ha ricevuto il finanziamento più corposo. In confronto, un progetto sull’informatica quantistica ha ricevuto 15 milioni di euro nel 2013. L’ex capo di Frontex, Fabrice Leggeri, oggi eurodeputato del Rassemblement national, ha accusato Bruxelles di «finanziare la riscrittura della nostra storia e di spianare così la strada alle future rivendicazioni islamiste», mentre Céline Imart, eurodeputata dei Républicains, il partito gollista, ha sottolineato che questo progetto «non contribuisce in alcun modo alla leadership scientifica europea»: si tratta invece di «un caso di proselitismo identitario in netto contrasto con i valori e la storia europei».


Il ricercatore amico dei Fratelli musulmani

Il progetto coinvolge diverse università europee e l’Italia partecipa con l’Università degli Studi di Napoli l’Orientale. Tra i partner, c’è anche l’Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti – Pescara. Fin dalla prima presentazione pubblica di EuQu, John Tolan, professore di Storia medievale all’Università di Nantes – uno dei quattro co-direttori assieme all’orientalista italiano Roberto Tottoli – ha riconosciuto che «parlare di un Corano europeo è un po’ una provocazione», lui che nel 2018 ha pubblicato il libro «Mahomet l’Européen».

Come riportato dal Journal du dimanche, nel 2019 Tolan è stato invitato a tenere una conferenza intitolata “Il Profeta nel pensiero europeo” dall’Istituto europeo di scienze umane di Parigi, organismo vicino ai Fratelli musulmani. Lo stesso anno, nel 2020 e nel 2022, ha inoltre partecipato a eventi organizzati dall’associazione Musulmans de France, descritta dal ricercatore del Cnrs Haoues Seniguer come “testa di ponte della neo-fratellanza musulmana in Francia”. Infine, nel 2024, il professore dell’Università di Nantes ha ricevuto un premio dall’Unione turco-islamica degli affari religiosi in Francia, emanazione della Presidenza degli affari religiosi, ossia un’amministrazione dipendente dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan.


L’ambizione educativa del “Corano europeo”

Oltre all’aspetto “scientifico”, il progetto “Il Corano europeo” ha anche un’ambiziosa componente pedagogica: sono infatti in corso due mostre, una a Tunisi e l’altra a Vienna. Quest’ultima mira a “mostrare che l’islam è sempre stato parte integrante della cultura europea”, ha spiegato Jan Loop, co-direttore del progetto finanziato dall’Ue. Altre dedicate al “Corano europeo” sono previste a Nantes, Lione, Budapest, Granada, Rabat e, secondo le informazioni del Journal du dimanche, persino in Vaticano!

Con i dieci milioni di euro che Bruxelles ha sborsato per finanziare il progetto, gli autori hanno potuto produrre anche un saggio, “Il Corano europeo”, in compagnia della ricercatrice dell’Università di Copenaghen Naima Afif, traduttrice degli scritti del fondatore dei Fratelli musulmani, Hassan el-Banna (Afif, nel quadro del progetto, pubblicherà a sua volta un libro, intitolato “Il Corano europeo ebraico”).

L’obiettivo dei ricercatori è quello di toccare tutte le fasce d’età, compresi i più giovani. Il 23 aprile, la casa editrice Petit à Petit pubblicherà infatti un fumetto dal titolo “Safar, l’histoire du Coran en Europe”. E grazie all’abbondanza di fondi pubblici, sono già previste traduzioni in inglese e in altre lingue, affinché il progetto sia il più internazionale possibile.


Non solo il “Corano europeo”, l’Ue ha un debole per i “progetti” islamisti

Di Mauro Zanon
21 Aprile 2025
I dieci milioni di euro per una ricerca sul ruolo del Corano nell'identità europea sono solo l'ultimo esempio di finanziamenti a iniziative vicine ai Fratelli musulmani
Corano europeo
Fedeli musulmani in preghiera per la fine del Ramadan in piazza del Plebiscito a Napoli, lo scorso 30 marzo (foto Ansa)

Parigi. «Il nostro progetto si basa sulla convinzione che il Corano abbia svolto un ruolo importante nel plasmare la diversità e l’identità religiosa dell’Europa nel Medioevo e nel primo periodo moderno, e che continui a farlo». Gli autori di queste righe non sono i responsabili di un’associazione islamica che mira a imporre una contro-narrazione secondo cui il testo sacro della religione musulmana rappresenta il fulcro della storia europea, bensì una trentina di ricercatori italiani, spagnoli, francesi, ungheresi e olandesi che hanno ottenuto 9.842.534 euro dal Consiglio europeo della ricerca, organismo creato dalla Commissione europea e finanziato dal bilancio dell’Ue, per un progetto intitolato “Il Corano europeo”.

Quasi dieci milioni di euro per il “Corano europeo”

A rivelare i dettagli dell’iniziativa è stata un’inchiesta del quotidiano francese Le Journal du dimanche. Il progetto “Il Corano europeo”, noto anche con l’acronimo “EuQu”, è iniziato il 1° aprile 2019 e terminerà il 31 marzo 2026. L’obiettivo? «Scoprire come il Corano abbia influenzato la cultura e la religione in Europa tra il 1150 e il 1850» e «mettere in discussione le percezioni tradizionali del testo coranico e le idee consolidate sulle identità religiose e culturali europee», si legge sul sito ufficiale. Il progetto rientra nel programma “Eccellenza scientifica” dell’Unione europea, il cui fine è recuperare il «terreno perso nella corsa alla produzione scientifica d’avanguardia e all’eccellenza» rispetto agli Stati Uniti (sic).

Dal 2007 sono stati finanziati 17.000 progetti, ma “Il Corano europeo”, come evidenziato dal Journal du dimanche, è uno dei progetti “scientifici” che ha ricevuto il finanziamento più corposo. In confronto, un progetto sull’informatica quantistica ha ricevuto 15 milioni di euro nel 2013. L’ex capo di Frontex, Fabrice Leggeri, oggi eurodeputato del Rassemblement national, ha accusato Bruxelles di «finanziare la riscrittura della nostra storia e di spianare così la strada alle future rivendicazioni islamiste», mentre Céline Imart, eurodeputata dei Républicains, il partito gollista, ha sottolineato che questo progetto «non contribuisce in alcun modo alla leadership scientifica europea»: si tratta invece di «un caso di proselitismo identitario in netto contrasto con i valori e la storia europei».

Il ricercatore amico dei Fratelli musulmani

Il progetto coinvolge diverse università europee e l’Italia partecipa con l’Università degli Studi di Napoli l’Orientale. Tra i partner, c’è anche l’Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti – Pescara. Fin dalla prima presentazione pubblica di EuQu, John Tolan, professore di Storia medievale all’Università di Nantes – uno dei quattro co-direttori assieme all’orientalista italiano Roberto Tottoli – ha riconosciuto che «parlare di un Corano europeo è un po’ una provocazione», lui che nel 2018 ha pubblicato il libro «Mahomet l’Européen».

Come riportato dal Journal du dimanche, nel 2019 Tolan è stato invitato a tenere una conferenza intitolata “Il Profeta nel pensiero europeo” dall’Istituto europeo di scienze umane di Parigi, organismo vicino ai Fratelli musulmani. Lo stesso anno, nel 2020 e nel 2022, ha inoltre partecipato a eventi organizzati dall’associazione Musulmans de France, descritta dal ricercatore del Cnrs Haoues Seniguer come “testa di ponte della neo-fratellanza musulmana in Francia”. Infine, nel 2024, il professore dell’Università di Nantes ha ricevuto un premio dall’Unione turco-islamica degli affari religiosi in Francia, emanazione della Presidenza degli affari religiosi, ossia un’amministrazione dipendente dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

L’ambizione educativa del “Corano europeo”

Oltre all’aspetto “scientifico”, il progetto “Il Corano europeo” ha anche un’ambiziosa componente pedagogica: sono infatti in corso due mostre, una a Tunisi e l’altra a Vienna. Quest’ultima mira a “mostrare che l’islam è sempre stato parte integrante della cultura europea”, ha spiegato Jan Loop, co-direttore del progetto finanziato dall’Ue. Altre dedicate al “Corano europeo” sono previste a Nantes, Lione, Budapest, Granada, Rabat e, secondo le informazioni del Journal du dimanche, persino in Vaticano!

Con i dieci milioni di euro che Bruxelles ha sborsato per finanziare il progetto, gli autori hanno potuto produrre anche un saggio, “Il Corano europeo”, in compagnia della ricercatrice dell’Università di Copenaghen Naima Afif, traduttrice degli scritti del fondatore dei Fratelli musulmani, Hassan el-Banna (Afif, nel quadro del progetto, pubblicherà a sua volta un libro, intitolato “Il Corano europeo ebraico”).

L’obiettivo dei ricercatori è quello di toccare tutte le fasce d’età, compresi i più giovani. Il 23 aprile, la casa editrice Petit à Petit pubblicherà infatti un fumetto dal titolo “Safar, l’histoire du Coran en Europe”. E grazie all’abbondanza di fondi pubblici, sono già previste traduzioni in inglese e in altre lingue, affinché il progetto sia il più internazionale possibile.

Corano islamismo francia
Uno studente muslulmano in Francia legge il Corano in camera sua durante i mesi di lockdown per il Covid nel 2020 (foto Ansa)

Soldi europei non solo per il “Corano europeo”

Non è certo la prima volta che l’Unione europea finanzia iniziative applaudite dagli islamisti. Secondo quanto rivelato dal sito francese Fdsouche, nel biennio 2021-2023 il Ccib ha intascato dalla Commissione europea 53.119 euro per lottare contro “l’islamofobia sessista”. Il finanziamento sbloccato a favore del Collettivo contro l’islamofobia in Belgio rientra nel progetto “Magic”, ossia Muslim Women and Communities against Gender Islamophobia, promosso dall’Institut Européen de la Méditerranée e accolto a braccia aperte dai funzionari Ue. «Magic prevede un insieme di iniziative e di formazioni, campagne di sensibilizzazione, attività di dialogo, di diffusione e di comunicazione», si legge nella presentazione del progetto. Nel 2023, sempre Fdsouche, aveva rivelato che, col pretesto della “lotta all’islamofobia”, la Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen aveva concesso 100 mila euro a favore di varie associazioni vicine ai Fratelli musulmani, tra cui Al Fanar.

Una fondazione con sede in Spagna che nel 2020 aveva espresso la sua solidarietà agli islamisti del Collectif contre l’islmophobie en France, gruppuscolo sciolto dall’ex ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin per le sue ambiguità con l’islam radicale dopo l’assassinio del professore di storia e geografia Samuel Paty. La studiosa del Cnrs Florence Bergeaud-Blackler, nel suo libro Le frérisme et ses réseauxha scritto che «i Fratelli musulmani vogliono riformare non solo l’islam, ma anche lo sguardo europeo sull’islam». Il progetto EuQu conferma che gli utili idioti europei dell’islamismo sono i loro migliori alleati.






domenica 27 aprile 2025

Migranti, transgender, poveri, detenuti per l'ultimo saluto al Papa a Santa Maria Maggiore

Un gruppo di bisognosi sarà, sabato 26 aprile, dopo le esequie, sui gradini della Basilica per dare l'ultimo saluto al Papa prima della tumulazione del feretro. Ognuno avrà in mano una rosa bianca. Il vescovo Ambarus, delegato CEI per la carità: "Ci saranno anche i reclusi incontrati all'apertura della Porta Santa a Rebibbia. È una scelta commovente, perché il Santo Padre sarà accolto dalla Madre che lui tanto amava e dai figli prediletti che gli faranno corona"


Ognuno avrà una rosa bianca in mano. Saranno una quarantina, tutti disposti il mattino di sabato 26 aprile sui gradini di Santa Maria Maggiore. Poveri, senza fissa dimora, detenuti, persone transgender, migranti diranno “addio”, ma soprattutto “grazie” a un Papa che per tanti di loro è stato come un “padre”.

Per loro, gli “ultimi” della società, questa volta sarà un privilegio essere gli ultimi. Gli ultimi a salutare Francesco prima della tumulazione del feretro che avverrà tra la Cappella Paolina (la Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della Basilica liberiana, come volontà del Pontefice, dopo le esequie in Piazza San Pietro.

Con i figli intorno

La notizia è stata annunciata da un comunicato della Santa Sede, in cui si sottolinea che “i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio”, così “anche nel cuore e nel magistero del Santo Padre, che aveva scelto il nome Francesco per mai dimenticarsi di loro”. Ma ad offrire i dettagli ai media vaticani è “don Ben”, il vescovo Benoni Ambarus, segretario della Commissione episcopale per le migrazioni e delegato della Diocesi di Roma per l’ambito della carità, colui che il 26 dicembre era al fianco di Francesco in uno dei gesti più simbolici del pontificato: l’apertura della Porta Santa nel carcere di Rebibbia.

Ambarus si commuove pensando a quella giornata, ancora di più in questi giorni in cui ancora si fatica a metabolizzare la morte di Papa Francesco. La sua voce si incrina durante la conversazione telefonica, specie quando spiega le motivazioni di questo gesto: “Mi sembra una scelta commovente, perché il Santo Padre Francesco è accolto dalla Madre che lui tanto amava (la Salus Populi Romani ndr) e dai suoi figli prediletti, che gli faranno corona attorno in questi ultimi passi. Mi sembra una cosa veramente bella...”.

Valorizzare la presenza dei poveri

L’idea è nata dopo un contatto tra lo stesso Ambarus e il maestro delle Celebrazioni Liturgiche pontificie, monsignor Diego Ravelli, per “provare a valorizzare la presenza ai funerali o in qualche modo delle persone povere”. Si è scelta allora “una rappresentanza delle varie categorie di persone fragili, tra senza fissa dimora, migranti, detenuti o ex detenuti, famiglie povere. Idealmente è come se tutto il suo popolo prediletto lo accompagnasse negli ultimi passi”.

Sui gradini della Basilica papale ci saranno quindi circa 40 persone, si attende in queste ore la comunicazione definitiva sul numero e l’elenco dei detenuti che riceveranno l’autorizzazione a partecipare. Presente pure “una piccola rappresentanza di transessuali che conosco, che seguiamo tramite una piccola comunità di suore”, spiega don Ben. “Hanno delle storie molto belle alle spalle. Una in particolare, quando ci siamo visti anche prima di Natale, aveva appena firmato il primo vero contratto di lavoro in vita sua con l’aiuto della Caritas di Roma. Era tutta emozionata”.

Il vuoto e la perdita

Quindi “tante storie” di tante persone che, tra l’altro, hanno avuto modo di incontrare Francesco nel corso degli anni. Alcuni dei detenuti sono ad esempio "quelli" di Rebibbia, ma anche i migranti o i senza fissa dimora “di sicuro quasi tutti hanno avuto almeno una volta la possibilità di incontrarlo”, dice il vescovo. E, ancora con la memoria a Rebibbia, spiega che di quella scelta del Pontefice di rendere per un giorno un penitenziario “cattedrale” rimane tutta la sua grandezza. Allo stesso tempo “un vuoto” per chi vi ha partecipato. “Rimane per loro, per le persone che vivono questa realtà carceraria un grande senso di orfanezza, perché questo mi arriva, questo mi scrivono, questo mi dicono. Si sentono orfani di un padre, da una parte; dall’altra, mi scrivevano proprio l’altro giorno: ‘Noi rimarremo aggrappati a quella speranza alla quale lui ci ha invitato di aggrapparci”. E questa speranza è anche che “la società civile e tutti quanti noi non ci dimentichiamo di loro, così come si invitava spesso Papa Francesco”.

I contributi del Papa in questi anni per i bisognosi

Un Papa che ha sostenuto i detenuti in modo anche concreto attraverso contributi economici. “Il Santo Padre – sottolinea Ambarus - ha sempre invitato tutti a fare qualcosa e lui stesso ha fatto in prima persona. La stragrande maggioranza dei suoi aiuti rimarranno nel segreto di Dio, ma alcune cose sono state comunicate. Di sicuro ha sempre contribuito in prima persona; come diceva: la carità passa attraverso il portafoglio e lui non si è mai tirato indietro”.

Il presule cita come esempio “uno dei primi gesti grossi in tempo di Covid” che è stata l’istituzione del Fondo Gesù Divino Lavoratore con un milione di euro alla Diocesi di Roma per aiutare le persone disoccupate, che lavoravano in nero, i precari e quanti avevano difficoltà a pagare le bollette, fare la spesa alimentare o quella sanitaria. “Sempre il Papa ci ha dato anche un milione per la risistemazione della vecchia casa del clero e trasformarla in appartamenti per le famiglie povere”. Ma non solo su Roma, tutto il pontificato di Bergoglio “è costellato da contributi in tutto il mondo”, senza dimenticare la “sterzata grossa rispetto all'amministrazione dei beni ecclesiastici a favore dei più bisognosi”.


Addio, ma anche grazie

Quindi questi bisognosi non vanno solo a salutare ma anche a ringraziare. “Lo accoglieranno con una rosa bianca, tutti, e con il gesto della rosa bianca è un modo di dire bentornato a casa, perché andrà nella Casa del Padre, ed è una rosa per dire grazie per quello che hai fatto per noi”, dice don Ben, prendendo respiro in mezzo alle lacrime. “Sono i figli che salutano il padre”.



È un “bambino” anche se non ancora nato?

https://www.avvenire.it/vita-e-cura/e-un-bambino-anche-se-non-ancora-nato_101114 di  Carlo Casini ;     18 novembre 2025 La Convenzione appr...