La triste storia di Matteo, che non sapeva far di conto
Dopo che l’eco per il grande successo italiano a Bruxelles sulla flessibilità è venuta meno, restano dubbi e conti che non hanno alcuna intenzione di tornare. Il punto è sempre quello: in poco più di due anni di governo, Matteo Renzi ha fatto deficit di pessima qualità, con poco o nessun impatto sulla crescita, dissipando risorse che il paese non aveva, ed oggi è costretto ad inseguire le sue stesse promesse, che tornano a dargli la caccia.
Emblematica è la dichiarazione di ieri del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che tuttavia riflette la presa d’atto della realtà dentro l’esecutivo: la decontribuzione per i nuovi assunti non serve a nulla a causa della sua natura temporanea, oltre a costare moltissimo. E così, ecco che Poletti ipotizza che nel 2017 possa realizzarsi la decontribuzione “strutturale”, cioè erga omnes, che in realtà attendiamo da due anni. Altrimenti, quando scadrà la decontribuzione transitoria, il primo gennaio 2018, un elevato numero di imprese italiane scopriranno di avere un costo del lavoro eccessivo.