martedì 18 novembre 2025

È un “bambino” anche se non ancora nato?

https://www.avvenire.it/vita-e-cura/e-un-bambino-anche-se-non-ancora-nato_101114

di Carlo Casini;    18 novembre 2025
La Convenzione approvata dalle Nazioni Unite nel novembre di 36 anni fa pone una questione antropologica fondamentale e attualissima. Carlo Casini con questo suo saggio ci aiuta a comprenderne la portata

Il 20 novembre 1989 fu approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite la Convenzione sui diritti del bambino – ratificata dall’Italia nel 1991 –, che in ogni anniversario viene ricordata e celebrata. Vengono ricordati tutti i bambini salvo i più bambini di tutti: i non ancora nati. Eppure nella Convenzione è scritto che «il fanciullo, a causa delta sua immaturità fisica e intellettuale, ha bisogno di una particolare protezione e di cure speciali compresa un’adeguata protezione giuridica, sia prima che dopo la nascita». Dunque, sottolinea Carlo Casini nel testo che vi offriamo, la nascita non è una cesura nella fanciullezza. Anche il non ancora nato è chiamato “bambino”. Dobbiamo dunque rompere il silenzio e rendere visibili i bambini in viaggio verso la nascita. Il testo che segue è costituto da alcuni brani del libro scritto da Carlo Casini “Noi non li dimentichiamo. Viaggio tra i bambini non nati per celebrare la Convenzione sui diritti dell’infanzia. 20 novembre 1989”, edito dalla Casa editrice Cantagalli (Siena) nel 2012. Un testo da leggere e meditare per rinvigorire le energie a favore del diritto a nascere e quindi della cultura della vita.

La definizione di “bambino” nella Convenzione sui diritti dell’infanzia

Si può chiamare “bambino” anche il figlio concepito ma non ancora nato? La domanda è doverosa e la risposta è urgente nel momento in cui si celebra l’anniversario della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. La protezione dei bambini, che costituisce lo scopo costitutivo di molte istituzioni pubbliche e private, nazionali ed internazionali (si pensi, ad esempio, all'Unicef) deve estendersi anche alla fase prenatale della vita umana? Si può dire che “embrione” e “feto” sono denominazioni usate per identificare alcune fasi della vita umana che resta comunque quella di una medesima entità chiamata uomo?
Embrione, feto, neonato, fanciullo, ragazzo, adolescente, giovane, adulto, anziano, vecchio sono nomi diversi di un unico individuo umano?

In tal caso i confini tra le varie stagioni della vita umana divengono flessibili. Di una persona anziana si può dire che è ancora un giovane e non si avverte alcuna difficoltà a dire che un neonato è un bambino. Allo stesso modo possiamo considerare bambini anche i figli concepiti e non ancora nati?
La risposta non è importante soltanto dal punto di vista teorico. Da essa derivano anche conseguenze pratiche. Come risponde la Convenzione sui diritti dell'infanzia? L’art. 1 così definisce il bambino: «Ai sensi della presente Convenzione s’intende per fanciullo ogni essere umano in età inferiore ai diciotto anni, a meno che secondo le leggi del suo Stato, sua divenuto prima maggiorenne».
A prima lettura la norma stupisce per la qualificazione di “bambino” (“enfant” nel testo francese, “child” in quello inglese) di un giovane di 18 anni. Ma evidentemente il testo vuole che le sue regole protettive riguardino tutti i minorenni. Merita invece particolare riflessione il fatto che l'inizio dell'infanzia (o - se si vuole - della minore età) non viene identificato nella nascita. […].

Il Trattato sottoscritto nel 1989 nel nono punto della sua motivazione (“Preambolo” nel linguaggio giuridico internazionale) recita: «tenuto presente che, come indicato nella Dichiarazione dei diritti del fanciullo adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1959, il fanciullo, a causa della sua immaturità fisica e intellettuale, ha bisogno di una particolare protezione e di cure speciali compresa un’adeguata protezione giuridica, sia prima che dopo la nascita».
È evidente, di conseguenza, che all’art. 1 non era possibile considerare bambino solamente il già nato. Lo sguardo è gettato oltre e prima della nascita. Il bambino è bambino anche nella fase prenatale. L’unica condizione è la qualità di “essere umano”. D’altra parte a chi è chiamato “bambino” non può essere negata la qualità di “essere umano”. […].

Il concepimento: cesura tra il nulla e l’esserci

La Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia chiamando bambino anche il non ancora nato getta lo sguardo che riconosce l’uomo oltre la nascita. Ma se la nascita non è una cesura qual è l'altra cesura che arresta lo sguardo che riconosce l’uomo? […].
Che tipo di cesura è il concepimento? È il confine più estremo oltre il quale nessun altro confine è pensabile. È il confine tra il nulla e l’esistenza. Lo sguardo oltre la nascita giunge a queste estreme colonne d’Ercole. C’è per tutti un cominciamento. Nell’inevitabile forma di “figlio” il nulla diviene qualcuno che prima non c’era. Atto di creazione, dunque. Anzi, si direbbe, nel concepimento di un uomo si concentra il mistero dell’intera creazione.
Le teorie dell’evoluzione sembrano confermarlo: dalla materia minerale a quella vegetale a quella animale, tutto tende all'uomo come fine dell'immenso spazio e dell'immenso tempo. Se intelligenza, coscienza, libertà, capacità di amare, costituiscono la pienezza dell'essere, la creazione vera non è avvenuta nel “Big Bang” di 13 miliardi e 800 milioni di anni fa, ma avviene ad ogni concepimento. Ed avviene, mirabilmente, nella forma di un punto che si espande e cresce e si organizza e stupisce per la sua complessità, esattamente come quel punto che 13 miliardi e 800 milioni di anni fa sembrava cosa assai prossima al nulla per la forma e le dimensioni, ma conteneva tutta l’energia dell’universo. Altrettanto mirabilmente nella prima cellula diploide si concentra tutta la storia dei padri e dei padri dei padri, delle madri e delle madri delle madri: la loro eredità genetica e ciò che furono e dove vissero e cosa facevano. Tutto ha lasciato traccia nei cromosomi. E tutto si concentra in un punto carico di energia espansiva mirabilmente finalizzata: la novità assoluta di un nuovo uomo. La visione religiosa aiuta ancora di più a contemplare. Solo Dio è l’assoluto nell’essere e il nome di Dio è Amore. L’essere si identifica con l’Amore. Solo l’uomo è capace di amare ed è parola d’amore. Anche per questo egli, con il suo inizio, costituisce la pienezza del passaggio dal niente all’essere, cioè la creazione in atto.


Chi fa appello al diritto?

Così la domanda che inizialmente abbiamo posto («si può chiamare bambino anche il figlio concepito ma non ancora nato?») apre una finestra su un orizzonte estremamente vasto. È la particolare fragilità del bambino che giustifica ed esige una particolare solidarietà della società tutta intera. E una società è tale se è ordinata dal diritto: “Ubi societas ibi ius, ubi ius ibi societas”. La Convenzione del 1989 ha lo scopo di trasferire i diritti umani universali sul terreno del diritto positivo e nello specifico ambito dei diritti di una particolare categoria di soggetti: i fanciulli, i più bisognosi di protezione anche giuridica tra gli uomini. Non a caso l'art. 3 richiede che «In tutte le decisioni riguardanti i fanciulli che scaturiscono da istituzioni di assistenza sociale private o pubbliche, tribunali, autorità amministrative o organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve costituire oggetto di primaria considerazione». Nella precedente Dichiarazione del 1959 era scritto «L’umanità ha il dovere di dare al fanciullo il meglio di se stessa».
Così sull'orizzonte appare il concetto stesso di diritto. Chi fa appello al diritto?  Chi non può difendersi da solo, chi ha bisogno di una forza supplementare, chi è oppresso e subisce ingiustizia, chi è debole. Ultimamente il diritto è la forza dei deboli. I forti, gli autorevoli, possono difendersi da soli; se sono giusti possono far valere la giustizia da soli. I piccoli, no. Hanno bisogno del diritto per difendersi dalle ingiustizie dei forti e degli autorevoli. […].

Chi è più debole e povero di lui? Chi più di lui facile vittima dell'oppressione? Il carattere estremo della sua povertà è determinato dalla sua non visibilità. Solo la ragione e la scienza e la tecnica che ne sono figlie lo rendono visibile. Ma la ragione individuale spesso vacilla, più spesso ancora si adatta alle esigenze di ciò che è utile ai più forti e ai più autorevoli. Egli ha bisogno di essere reso visibile da quella razionalità collettiva a difesa dei deboli che è il diritto.

Il principio di non discriminazione: contrassegno della modernità

Spesso il diritto è servito proprio ad esigenze opposte a quella della giustizia, fino all'estremo di essere usato per togliere visibilità giuridica a intere categorie di esseri umani, riducendoli a oggetti. Gli esempi sono molti: dalla schiavitù all’olocausto nazista.
Ma nel crogiuolo della storia, attraverso contraddizioni e ricadute, una inquietudine e due forze hanno sospinto il diritto verso una sua purificazione, almeno concettuale, certo non ancora realizzata del tutto, né in sede teorica né, soprattutto, nella attuazione pratica. […]. Le due forze sono quelle che, di volta in volta, un po’ balbettando, un po’ a tentoni, ma alla fine nella chiarezza della modernissima Carta dei diritti dell’uomo, hanno tentato di dare una risposta a quella inquietudine: l’idea di eguaglianza e l’idea di dignità umana. Nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 10/12/48, cento volte ripetuta in altri atti internazionali e costituzioni nazionali, è proclamato che il fondamento della giustizia consiste nel riconoscimento della dignità di ogni essere appartenente alla famiglia umana e dei suoi uguali ed inalienabili diritti. Se ne deduce che la legge è diversa dal comando del più forte e lo Stato è diverso da un'associazione a delinquere, se in radice viene riconosciuta l'eguaglianza di tutti gli esseri umani a causa della loro uguale dignità. Perciò il diritto moderno, per essere moderno e conforme alla dottrina dei diritti umani,
esige la coincidenza tra il concetto naturalistico e quello giuridico di essere umano.
In altri termini il diritto deve accettare i dati che gli provengono dalla scienza e deve calarli nell'esperienza giuridica in modo da applicare senza alcuna eccezione o discriminazione il principio di eguaglianza. L’idea di dignità umana come fonte dell'eguaglianza e dei diritti fondamentali meriterebbe ben altri approfondimenti. La Dichiarazione del 1948 non la definisce e non ne indica l'origine. La postula sulla base dell'esperienza storica: ogni volta che la dignità di ogni singolo essere umano è stata calpestata, la storia è divenuta insanguinata tragedia. Perciò l’intuizione è che essa sia la base della pace e della libertà, oltreché della giustizia. È un’intuizione assolutamente laica che ha sapore misteriosamente religioso. Può non piacere ma è così. È misterioso il perché si osi affermare che il Presidente della Repubblica è uguale, in dignità umana, all'ultimo malato di mente, all’ultimo barbone. Ma senza l’accettazione di questo mistero, affermato oltre 1’apparenza di ciò che i sensi toccano o vedono, non c'è diritto che non sia a rischio permanente di essere violenza e arroganza del più forte.
Allora, se possiamo chiamare “bambino” anche il concepito non ancora nato, nella celebrazione della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia dobbiamo parlare anche del diritto alla vita del concepito, che viene oppresso innumerevoli volte in ogni parte del mondo.

La sfida estrema

La discussione sui diritti dell’embrione è cominciata con la legalizzazione dell’aborto. […]. Poi è venuta la procreazione artificiale umana. […]. Infine, la possibilità di avere a disposizione molti embrioni in provetta ha fatto immaginare la possibilità di ricavare da essi in grande abbondanza cellule
staminali totipotenti. […]. Tuttavia la questione proposta dalla sperimentazione embrionale a fini terapeutici è terribile: si può distruggere un gran numero di embrioni per tentare di guarire devastanti malattie dei già nati altrimenti non curabili?
Se l’embrione non è un essere umano, provocarne la morte nella fase iniziale della sua esistenza appare non soltanto un comportamento tollerabile (come l’aborto) o da incoraggiare e lodare (come nel caso della fecondazione artificiale in vitro), ma, addirittura obbligatorio giuridicamente e moralmente. La sfida è estrema. Tutto dipende dal giudizio che viene formulato sull’embrione: può essere qualificato bambino perché uno di noi, un soggetto? A ben guardare la questione è questa sola ed è decisiva. Tutto il resto è secondario. […].
La questione è serissima. Si tratta di scegliere tra il personalismo e l’utilitarismo. Vale la pena di insistere sul principio di uguale dignità di ogni essere umano (e quindi su quello che il fine non giustifica i mezzi) oppure è meglio chiudere gli occhi, invertire la marcia della storia, auto-ingannarci cambiando il senso delle parole, insomma, far prevalere l’utile? […].

Bambino perché essere umano

La condizione per poter chiamare “bambino” il non ancora nato è – dunque – che egli sia un “essere umano”. La Convenzione sui diritti del fanciullo è diritto positivo e solo questo richiede. Anzi, essa stessa, chiamando “bambino” anche il non ancora nato lo riconosce, evidentemente, come “essere umano”.
Ma l’ultimo argomento contro la vita è quello del pluralismo. […].

Quale è il contributo specifico del diritto di fronte a questa obiezione?
- In primo luogo esso, in quanto razionalità collettiva, esige razionalità. Non può porre le conseguenze prima dei presupposti. Ogni interpretazione di una norma individua prima di tutto il bene protetto. Non è possibile stabilire cosa si può fare e cosa non si può fare, riguardo all’embrione, se prima non decidiamo cosa è l’embrione. Perciò la definizione dello statuto giuridico del non ancora nato è la priorità, ad esempio, nella disciplina della fecondazione artificiale umana.
- Il diritto è quella “guisa” o categoria del pensare (in senso kantiano) per cui la realtà è vista in termini di rapporti tra soggetti in ordine ad oggetti. Il soggetto per eccellenza è l’uomo. La giustizia è “hominis ad hominem proportio” (Dante); “iustitiae proprium est inter alias virtutes ut ordinet homines in his quae sunt ad alterum” (san Tommaso). Perciò la “summa divisio” è tra soggetti e oggetti. Non può esistere una categoria intermedia, a meno di non rinunciare al valore dell’eguaglianza, costruendo la categoria del “mezzo-uomo” o del “qualche-cosa-più-della-cosa”.
- La distinzione tra oggetti e soggetti non può essere evitata affidandosi all’idea di una tutela giuridica “oggettiva”. Non basta dire che l’embrione deve essere tutelato giuridicamente. Non basta, perché anche le cose talora meritano una tutela. Così avviene per il patrimonio artistico, per l’ambiente, per gli animali. Ma nessuno è autorizzato a dedurne che un quadro di Leonardo o un fiume hanno dei diritti soggettivi. D’altronde è assai diversa la tutela di un oggetto (che è sempre fatta in vista dell’interesse dei soggetti: è dunque una tutela strumentale o mediata) dalla tutela di un soggetto (che è realizzata in vista del suo diritto soggettivo e dunque è una tutela autonoma e finale). Questo non è un rilievo accademico. Quando un attentato all’Accademia dei
Georgofili a Firenze, distrusse alcune opere d’arte degli Uffizi ed uccise alcuni cittadini, fu giustamente detto che la distruzione di tutte le opere d’arte del mondo non è così grave come l’uccisione di un solo uomo.
Il diritto è diverso dalla filosofia e dalla scienza naturale. […].
Esso, per sua natura, è “guida all’azione”. Non un’azione da compiersi solo quando il dubbio potrà essere dissolto, ma da realizzarsi domani, oggi, subito. Abbiamo già detto che se il diritto non vuole essere identificato con la forza, esso deve porsi come la forza del debole. La vita umana è, dunque, la sua stessa ragione. La vita che si organizza e che protegge se stessa. Il dubbio sulla vita non può essere risolto dal diritto che a favore della vita. […]. In conclusione: l’appello al diritto resta credibile anche di fronte alla pretesa del dubbio. Anzi, di fronte al dubbio il diritto offre un proprio contributo di razionalità e chiarezza a favore del concepito.

Essere umano, cioè persona

Ma, come è noto, anche quando non si nega più l’umanità del concepito si tenta di dimenticarne il valore introducendo la distinzione tra “essere umano” e “persona”. Solo la seconda sarebbe il valore centrale dell’ordinamento giuridico e come tale il vero soggetto titolare di diritti, introdotto nell’esperienza giuridica come fine e mai come mezzo. La distinzione respinge il non ancora nato fuori della società degli uomini e ne consente l’uso e la distruzione, se necessario od opportuno, a servizio di coloro che stanno dentro la città degli uomini, coloro che sono persone. Eppure se egli appartiene alla categoria dei bambini dovrebbe avere una particolare protezione giuridica (punto 9 del preambolo della Convenzione), dovrebbe godere di un primato rispetto agli adulti (art. 3 della Convenzione) e l’umanità avrebbe il dovere di
dargli il meglio di se stessa (Dichiarazione del 1959). La distinzione tra essere umano e persona non è forse un modo di determinare la più perversa delle discriminazioni sull’uomo, la radicale negazione del principio di eguaglianza? Persona è l’altro nome dell’uomo oppure si può lasciare alla filosofia il compito di definirne a sua piacimento il concetto? L’eguaglianza (o non discriminazione) è una grande conquista del diritto moderno. Tutti gli uomini sono uguali in dignità e diritti, senza distinzione di lingua, di razza, di religione, di ricchezza, di salute, di età, di bellezza etc. Purtroppo questa regola, scritta all’inizio di tutte le Costituzioni, in linea di fatto non sempre viene attuata. Ma dal punto di vista del pensiero ben pochi osano negarla. Non sempre è stato così. Per rendersene conto basta pensare all’istituto della schiavitù giuridicamente legittimata, cioè voluta dalla legge e perciò considerata giusta. […].
Ancora oggi, come già avvenuto riguardo agli schiavi, si tenta di giustificare la discriminazione introducendo la distinzione tra l’essere umano, e la persona. Il concepito – si dice – è un essere umano, ma non è una persona. Non tutti gli uomini sarebbero persone. Quelli che non lo sono avrebbero una dignità minore, un diritto di vivere limitato, se non addirittura annullato, comunque subordinato ai diritti di coloro che possono essere qualificati “persone”.
In tal modo viene distrutto il principio di eguaglianza, che deve essere affermato con riferimento a tutti gli esseri umani. Tutto dipende dalla definizione di “persona”. Se uno definisce “persona” soltanto l’uomo che ha raggiunto un certo grado di intelligenza, che la coscienza di sé, che può avere una relazione con altri, può ben dire che i concepiti non ancora nati non sono persone, ma allora dovrebbe negare la qualità di persone anche ad altre categorie di uomini, quanto meno ai bambini già nati molto piccoli, ai malati in coma, a quelli sotto anestesia, ai pazzi totali.

La verità è che l’operazione semantica e culturale che distingue tra l’uomo e la persona è totalmente inaccettabile. La parola persona ha la funzione di manifestare una distinzione in termini di valore tra l’essere umano e tutto il resto del creato. Ogni essere umano, in quanto individuo vivente appartenente alla specie umana, è “persona”, perché è diverso da qualsiasi altra entità vivente o inanimata. In questo senso non si può assolutamente negare la qualità di persona a determinate categorie di uomini. Non si può dire un essere umano che non sia persona. Altrimenti la parola che più di ogni altra esprime la grandezza dell’uomo verrebbe ad essere usata in una perversa funzione discriminatoria. Essa non distinguerebbe più l’uomo dal resto del creato, ma discriminerebbe l’uomo dall’uomo. In definitiva il principio di eguaglianza per essere vero deve essere applicato ad ogni uomo e perciò ogni uomo deve essere chiamato “persona”. […].

Testimonianze di madri

Le testimonianze di scienziati, giuristi, filosofi e bioeticisti a favore della tesi che i concepiti non ancora nati possono essere chiamati e sono “bambini” sono autorevoli. Ma ci sono testimonianze ancora più autorevoli. Chi sostiene che l’embrione è un “grumo di cellule”, un “ricciolo di carne”, un “tessuto biologico”, o, al massimo, un “progetto di vita” o una “vita potenziale” o una “dimensione del non essere del nascituro”, oppure – in una estrema difesa della sua secondaria importanza – “un essere umano ma non una persona”, dovrebbe ascoltare la voce delle madri eroiche che hanno donato la loro vita per salvare quella del loro del loro “bambino”. Dovrebbe, anzi, meditare sul significato probatorio dell’ammirazione che tutti i consociati rivolgono a queste madri.

Fortunatamente il progresso della medicina ha reso oggi, almeno nei paesi progrediti, quasi impossibile la morte per parto. Ma ci sono ancora donne per le quali la scoperta della gravidanza insieme ad una loro malattia pone l’alternativa tra la loro vita e quella del concepito. La loro scelta eroica testimonia a favore dell’esistenza ne loro seno non certo di un “grumo di cellule”, ma di un bambino al quale esse danno un nome ancora prima di partorirlo. E l’ammirazione universale che le circonda conferma la loro testimonianza. Perché se esse avessero abbandonato altri figli già nati, marito o compagno, familiari, per un “grumo di sangue” non sarebbero un modello di coraggio, ma folli da additare alla pubblica riprovazione. […].
Esse sono circondate da una testimonianza universale a favore dell’appellativo di “bambino” rivolto al concepito. Infatti, nessuno, proprio nessuno, si alza ad accusare queste donne di pazzia. Non è coraggioso un gesto privo di senso. Per essere vero il coraggio deve essere sostenuto da una ferma convinzione che corrisponde ad una solida verità e, se il dono è quello della vita, deve essere animato da un valore di uguale peso. Nessuno ha detto che Maria Cristina, Stefania, Tonia, Antonia, Roberta, Rita, Chiara sono state malate di mente o stupide bigotte. Anche i più estremisti sostenitori del “grumo di cellule” sono rimasti in stupito e ammirante silenzio. Questa volta il silenzio, generalmente imposto a chi cerca di dimostrare la vita, testimonia per la vita. Non la vita in genere, ma quella di un bambino salvato da coraggio di una madre: di Riccardo, Nissael, Sofia, Emanuele, Federico, Francesco.







martedì 11 novembre 2025

A Odessa la culla di FederVita. Portata da Erri De Luca

Arrivato in Ucraina il dono della rete regionale del Movimento per la Vita, destinato alla cura dei bimbi prematuri.A guidare il furgone di aiuti dall’Italia un’équipe di volontari con lo scrittore e poeta

mercoledì 5 novembre 2025

Dalla Newsletter di Paolo Cova, 1° Novembre 2025

Dov’è finito il Pd delle origini

La scorsa settimana, a Milano, si è tenuta una significativa riunione dell’Area riformista del Partito Democratico, accendendo un dibattito interno sul pluralismo originario. Tuttavia, ritengo che questo non sia l'unico tema di rilevanza. Negli ultimi anni, dalla segreteria di Nicola Zingaretti in avanti, abbiamo assistito a una progressiva perdita del senso del bene comune, della ricerca dell’interesse collettivo e del benessere delle persone, elementi fondanti dei partiti che hanno dato vita al PD.

È interessante notare come, già nel 2019, durante la segreteria Zingaretti, si sia registrata una spinta verso un modello di partito con un posizionamento più radicale, distaccandosi dalle tradizionali radici di centrosinistra. Questa radicalità ha enfatizzato l’individualità, trascurando la visione complessiva e comunitaria necessaria per una società coesa.

È dunque evidente che si è smarrito lo spirito che animava l'Ulivo e il PD nei loro esordi. Tale spirito, imperniato sull'attenzione alla società nel suo complesso, ha rappresentato la chiave per l’adesione e il sostegno dei cittadini, permettendo al partito di governare per tre volte. Solo ripristinando questa attenzione al bene comune sarà possibile recuperare il consenso perduto.

lunedì 3 novembre 2025

Trasporti nell’hinterland milanese: il tavolo in Prefettura si chiude con poche certezze per i pendolari di Buccinasco e del sud ovest

ante buone intenzioni ma pochi risultati concreti. Per i comuni del sud ovest milanese ancora in sospeso il potenziamento dei collegamenti

domenica 2 novembre 2025

IA e armi, servono norme per evitare una deriva disumana

L'Intelligenza artificiale in ambito militare genera numerosi rischi, potenzialmente a danno delle vittime civili. Ancor più in assenza di un quadro normativo adeguato. "Con lo sviluppo dei sistemi d'arma letali autonomi, la barriera finale di controllo umano nelle decisioni è sempre meno evidente", afferma ai media vaticani Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Italiana Pace e Disarmo

Valerio Palombaro - Città del Vaticano


segue in

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2025-11/intelligenza-artificiale-armi-papa-leone-xiv-disarmo.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT

sabato 1 novembre 2025

Il caso Michelle Comi - Adozioni a distanza, la fake radio di Cruciani e Parenzo

Michelle Comi, 29 anni, influencer e content creator con 589mila follower, ha annunciato di essere «diventata mamma» del piccolo Momo, un bambino senegalese di sei anni che ha adottato a distanza. Ha mandato zainetti, profumi, palloni e borracce firmate... «anziché fare come le associazioni che adottano a distanza e ai bambini fanno arrivare un pugnetto di riso e un po' di acqua», ha detto in radio a La zanzara, da Giuseppe Cruciani e Davide Parenzo. «Io faccio vivere bene mio figlio, gli altri invece li fanno vivere di merda». Ecco, cara Michelle, questo anche no

di Sara De Carli


Segue in:

https://www.vita.it/adozioni-a-distanza-la-fake-radio-di-cruciani-e-parenzo/

Lucia Tozzi - Senza lo stadio di San Siro perdono tutti


Lo stadio di San Siro è un patrimonio della città di Milano e dei suoi abitanti. Con il suo minacciato smantellamento, a guadagnarci saranno solo i fondi di investimento, gli speculatori e i ricchi. E allora perché una lotta importante per il bene comune coinvolge così poco e così poche persone?

Segue in:
https://lucysullacultura.com/senza-lo-stadio-di-san-siro-perdono-tutti/


mercoledì 8 ottobre 2025

NOTIZIA DA VERIFICARE Usa. Rifiutò a Trump una spada di Eisenhower da regalare a re Carlo, deve dimettersi

Il direttore del museo del generale-presidente avrebbe dovuto consegnare un arma della sua collezione, ma si è rifiutato. Ed è stato invitato a "lasciare". Al monarca è stata donata una copia

lunedì 6 ottobre 2025

Il caso. Film sul Sacro Cuore, vietata la pubblicità sui mezzi pubblici in Francia


Il lungometraggio "Sacré-Coeur", distribuito da oggi in circa 180 sale transalpine, non potrà essere reclamizzato su tram e metrò, perché "confessionale". Ma in verità c'entra la politica...

segue in:


domenica 5 ottobre 2025

Il commento. Il “Grande Fratello” in tv compie 25 anni. Ne valeva davvero la pena?

https://www.avvenire.it/agora/pagine/il-grande-fratello-in-tv-compie-25-anni-ne-valeva-davvero-la-pena

Da Daria Bignardi a Simona Ventura, il format ha sempre fatto discutere e si è trasformato da esperimento sociale a occasione di voyeurismo. Con partecipanti che spesso danno il peggio di sè

sabato 4 ottobre 2025

Verso gli altari. Al via l'iter per la beatificazione di Carlo Casini. Cosa succede ora


È stato affisso presso il Vicariato di Roma l'editto che prelude all'avvio della causa di beatificazione del fondatore del Movimento per la Vita

venerdì 3 ottobre 2025

Ucraina. Orrore a Zaporizhzhia: «Ci sono camere della tortura nella centrale nucleare»

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/l-orrore-a-zaporizhzhia-non-ha-limiti-camere-dell

Un rapporto di Greenpeace, basato su testimonianze dirette, immagini satellitari e informazioni sul campo, rivela come l’impianto nucleare occupato dai russi nasconda ancora luoghi di violenze

giovedì 2 ottobre 2025

Best seller. Aldo Cazzullo e Alessandro Barbero: la sfida di raccontare san Francesco

https://www.avvenire.it/agora/pagine/aldo-cazzullo-e-alessandro-barbero-san-francesco-recensioni

Il santo e l'uomo: i due libri in vetta alle classifiche sono molto diversi tra loro ma trovano un punto di incontro sul fascino e il mistero che il Poverello non cessa di esercitare da otto secoli

mercoledì 1 ottobre 2025

Analisi. Vince il governo, perdono Pd-M5s. L'astensione è sempre più una protesta

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/marche-astensione-acquaroli-ricci

Il centrodestra non paga il prezzo di governare. Il "campo largo" scopre che non basta sommare i voti. Un cittadino su due a casa: ormai è chiaro, l'offerta politica non li rappresenta

martedì 30 settembre 2025

Il rito. Pavia ritrova la sua Cattedrale. Tutto sulla sua Dedicazione

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/pavia-ritrova-la-sua-cattedrale-rinnovata-sanguine

Conclusi i lavori di ristrutturazione del tempio in alcune sue parti. Il vescovo Sanguineti: è la casa di Dio nel cuore dlla nostra città

sabato 20 settembre 2025

Attenti al potere di uccidere



Non ci sono “paletti” che tengano: qualunque legge per il suicidio assistito o l’eutanasia è destinata a generare mostri. E medici-psycho. Dall’incubo canadese una lezione di vita e di morte per il Regno Unito (e non solo)

giovedì 18 settembre 2025

Gemellaggio Buccinasco-Zlatopil: il 21 settembre la cerimonia La cerimonia si terrà al termine della S. Messa Solenne all'aperto in via Roma


Descrizione

Dopo la S. Messa solenne della Festa patronale, in occasione della Giornata internazionale della Pace, i sindaci Rino Pruiti e Mykola Baksheiev firmeranno il patto di amicizia tra i due Comuni

Buccinasco (16 settembre 2025) – Nella Giornata internazionale della Pacedomenica 21 settembre il Comune di Buccinasco siglerà il patto di gemellaggio con il Comune di Zlatopil, cittadina ucraina della regione di Kharkiv. 


segue al link




mercoledì 17 settembre 2025

Cittadinanza negata: l’Italia chiude le porte ai figli degli italiani all’estero

https://www.tvsvizzera.it/tvs/relazioni-italo-svizzere/cittadinanza-negata-litalia-chiude-le-porte-ai-figli-degli-italiani-allestero/89654866?utm_campaign=manual_tvs&utm_medium=email&utm_source=newsletter&utm_content=o&utm_term=manual



Una riforma controversa ha cambiato radicalmente le regole sulla cittadinanza italiana per chi nasce all’estero da genitori italiani. Il decreto Tajani, convertito in legge nella primavera del 2025, ha suscitato indignazione tra milioni di italiani e italiane emigrati, che ora vedono compromesso il diritto di trasmettere la propria identità ai figli.



martedì 16 settembre 2025

«Non sciupate la vita, fatene un capolavoro»

https://www.clonline.org/it/attualita/articoli/acutis-frassati-omelia-leone-xiv




L'omelia di Papa Leone XIV alla messa di canonizzazione di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, «un giovane dell’inizio del Novecento e un adolescente dei nostri giorni, tutti e due innamorati di Gesù e pronti a donare tutto per Lui»

È un “bambino” anche se non ancora nato?

https://www.avvenire.it/vita-e-cura/e-un-bambino-anche-se-non-ancora-nato_101114 di  Carlo Casini ;     18 novembre 2025 La Convenzione appr...