Per sapere come sta andando la Città Metropolitana, utile allora leggere questo commento del Sindaco di un paese vicino, anche lui del PD.
Tratto dal sito di Simone Negri, Sindaco di Cesano Boscone.
Link: http://www.simonenegri.it/news.php?extend.166.2
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VENERDÌ 06 NOVEMBRE 2015 - 18:59:54
Città Metropolitana: preoccupiamocene...
Il mio voto di astensione rispetto al parere richiesto ai sindaci della conferenza metropolitana sul bilancio di previsione 2015 non è certo fatto che troverà posto tra le pagine dei libri di storia dei prossimi anni.
Ciò nonostante ne voglio parlare per il sempre sentito obbligo alla rendicontazione - mi sono espresso come sindaco di Cesano Boscone non come singolo cittadino - e soprattutto perché a mio parere poco si dice e poco si sa sulla china che ha preso lo sviluppo della nascente istituzione.
La cronaca recita che in un pomeriggio di novembre, martedì 4, i 134 sindaci della Città Metropolitana (presenti 84, neanche il 65%) sono stati chiamati ad esprimere un parere sul bilancio di previsione 2015. Avete capito bene! Bilancio di previsione dell’esercizio in corso a novembre, con ben 2 mesi di prospettiva.
Una premessa è d’obbligo. C’è chi in questi mesi - tra questi metto sicuramente il sindaco di Rho Romano che è consigliere delegato alle politiche economiche e finanziarie (e alla spending review... ) - ha lavorato bene e sodo per riuscire a reperire risorse al fine di presentare quantomeno un bilancio in equilibrio. Il problema non è chi sta seguendo l’avvio dei lavori della nascente istituzione da Milano, s’intenda...
A marzo la situazione economica era disastrosa: si prospettava uno squilibrio di ben 114 milioni di euro (!). Questo battesimo di fuoco era legato alla sanzione per il mancato rispetto del patto di stabilità 2014 (-60 milioni di euro), un taglio del governo di 27.7 milioni di euro, l’obbligo di destinare il 47% delle entrate correnti allo stato centrale. Va anche considerato che le entrate correnti della ex provincia dipendono fortemente dai tributi (58.3%) in particolare dall’imposta di trascrizione per la compravendita dei veicoli al PRAIpt IPT e soprattutto l’RC auto. Da cui consegue la grande dipendenza del bilancio dall’altalenante mercato dell’auto, di certo una debolezza per la Città Metropolitana (CM).
Nel corso dei mesi, nonostante un apprezzabile lavoro di revisione della spesa e la liberazione di 11 milioni attraverso la rinegoziazione dei mutui, più che di reale miglioramento dei conti si può parlare delle “pezze” disposte dal Governo per traghettare CM al 2016.
Infatti la sanzione di sforamento del patto è stata ridotta al 2% delle entrate correnti, sono arrivati da Roma due “bonus”: un contributo una tantum di 50 milioni di euro e un contributo di 30 milioni di euro per l’assistenza agli alunni con handicap fisici e sensoriali.
Non è trascurabile, a mio parere, che questo esercizio - soprattutto in vista del rispetto del gravoso obiettivo del patto di stabilità - prevede alienazioni di patrimonio per ben 122 milioni di euro. Una cifra record: mi limito a sottolinearne l’entità perché,non sapendo di che si tratta, non posso certo esprimere valutazioni nel merito.
La sostanza è che è stato possibile chiudere questo bilancio di previsione, a novembre, solo grazie a risorse straordinarie, che molto probabilmente non saranno disponibili nei prossimi anni (come evidenziato anche dalla legge di stabilità in discussione).
Non per niente, province e città metropolitane non sono tenute a redarre un bilancio triennale, ma solo quello relativo all’annualità 2015.
Fin qui i fatti. Seguono alcune considerazioni personali.
La realizzazione delle Città Metropolitane sta ricalcando pericolosamente lo schema previsto per le province. Il riordino amministrativo della legge Delrio (56/2014) non ha ancora trovato compimento e siamo di fronte a un’enorme incertezza, sia normativa che finanziaria.
L’individuazione delle CM è stata accompagnata da un ambizioso progetto di sviluppo per questi enti, dovendo questi, oltre che caricarsi le funzioni fondamentali già delle province, occuparsi, tra le altre, dell’adozione e aggiornamento annuale del piano strategico triennale del territorio metropolitano, della pianificazione territoriale generale, della strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, della possibilità di fungere da stazione appaltante per i comuni, di promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale, di mobilità e viabilità.
Da quanto sopra esposto è lecito chiedersi: con che respiro? Con quali risorse? Con quali tempi?
Va detto che dietro ai numeri, come emerso dalla discussione in aula, è stata rappresentata una fotografia della Città Metropolitana di Milano ben diversa. Una realtà cioè che arranca terribilmente nei pochi lavori stradali in cui è coinvolta, che fa fatica a garantire il riscaldamento alle scuole superiori, che, almeno fino a pochi giorni fa, non riusciva a sostenere il trasporto degli alunni disabili. Di questo parliamo.
Si tratta di un ente che ha un bilancio in affanno e particolarmente rigido. Mi hanno colpito le dichiarazioni del leghista Fusco (non certo un sostenitore di questa istituzione di cui però è consigliere): “Avrei voluto presentare degli emendamenti, ma gli uffici mi hanno dimostrato che non ci sono soldi da spostare. Qui non ci sono scelte da fare”.
Non è possibile in questo momento parlare di programmazione. Ma se la Città Metropolitana ha un senso è proprio nei termini di ragionare sui processi che riguardano l’area milanese nel medio lungo periodo. Si tratta di investimenti, non di tagli. Se l’obiettivo era ridurre al lumicino quanto fatto dalla provincia, non c’era la necessità di creare confusione parlando di pianificazione, strategia e sviluppo.
Si fa un gran parlare del personale della ex Provincia. Di salvare i precari. Comprensibile. Però mi stupisce che non si parli di chi - se veramente ci crediamo - nei prossimi anni si occuperà fattivamente delle funzioni e delle linee riportate nel piano strategico. Dovremmo essere messi nelle condizioni di pensare a come la Città Metropolitana possa disporre delle migliori competenze per diventare quel traino della riscossa italiana che se realmente sta partendo, non potrà che avere Milano davanti a tirare.
Da giorni sappiamo che è prevista una crescita del PIL di circa +0.7%. Scomponendo quel dato si osserva che Milano, che rappresenta il 10% dell’economia nazionale, viaggia a +2.0%. Effetto dell’Expo ma non solo.
Con un po’ di orgoglio contesto il fatto che la CM di Milano sia stata trattata come una provincia qualsiasi. Proprio nell’anno di Expo.
Non era proprio possibile, al di là dei contributi una tantum, pensare a un unico, vero, reale investimento nel mare di tagli a cui assistiamo?
Veramente non si potevano trovare delle risorse aggiuntive finalizzate al 2015 e agli anni seguenti per permettere alla più importante area metropolitana italiana di salpare e far crescere tutto il Paese?
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