martedì 25 ottobre 2016

Riflessioni sulla selezione dei lavoratori basata sulla età

Tratto da:   https://www.linkedin.com/pulse/when-comes-age-bias-tech-companies-dont-even-bother-lie-dan-lyons
When It Comes to Age Bias, Tech Companies Don’t Even Bother to Lie
Imagine you’re African-American and working at a 500-person technology company where everyone else is white, and one day the CEO declares in a national newspaper interview that his company’s lack of diversity isn’t an accident. In fact he prefers to hire white people because when it comes to technology white people simply make better employees. 
That statement would be unthinkable. But what if a tech CEO made the same comment about age? 

domenica 23 ottobre 2016

Tratto da:  http://www.nandodallachiesa.it/2016/10/22/referendum-lo-spirito-di-budapest/











Referendum. Lo spirito di Budapest
E’ da anni che lo penso e lo dico. E vedendo questa campagna per il sì ancora di più lo penso. Quasi tutto è cambiato passando dal Pci al Pds ai Ds al Pd. Non è più un partito antiamericano, non è più anticapitalistico, non è più antimilitarista, non ha più le Frattocchie (e a giudicare dal livello dei discorsi un po’ si sente…), è passato dai milioni alle decine di migliaia di iscritti (tra cui me medesimo), non mette all’indice la sociologia e la psicanalisi, ecc. Ma una cosa è rimasta: l’abitudine dei suoi iscritti e simpatizzanti a seguire ciecamente quel che dice il partito, per non fare il gioco del nemico. E’ un’abitudine che ha prodotto disastri, e che ha un esempio estremo e drammatico: quello che nel ’56 portò ad approvare l’invasione dei carriarmati russi in Ungheria o a tacere davanti all’orrore per “non fare il gioco dei capitalisti”. Se no parli come la propaganda americana o democristiana. Lo stalinismo è finito, viene condannato, biasimato, ma vive in questo suo possente lascito ideologico: al partito si ubbidisce sempre e comunque; meglio, ci si conforma velocemente, così si ha anche l’impressione di non ubbidire e di essere liberi. E’ un riflesso condizionato, un automatismo irresistibile. E’, appunto, lo spirito di Budapest; e se non ho messo qui sopra una delle terribili immagini di allora è solo per non mescolare una tragedia storica con una tragicommedia che non lascerà morti per le strade. Sta solo uccidendo un po’ di coscienze e di dignità personali.
Ma pensateci: si può davvero continuare ad argomentare che “così voti come Salvini”? Ma quante migliaia e migliaia di volte  il Pci ha votato in parlamentocome Almirante, il “fucilatore di partigiani”? Qualcuno sa rispondere? O forse Pci e Msi non votarono insieme nel 1953 contro la legge truffa? O non votarono insieme addirittura contro il primo governo di centrosinistra? Ma quale ignoranza crassa e sterminata porta a usare simili argomenti? Il fatto è che quelli che lo dicono non sono ignoranti; sono spesso laureati, insegnanti, devono solo dire cose utili a ubbidire ciecamente al partito.Ora criticano D’Alema. Ma date retta a me che li ho visti all’opera: gli stessi che ora obbediscono e applaudono entusiasti Renzi obbedivano e applaudivano entusiasti D’Alema quando faceva la sua (solo oggi deprecata Bicamerale). Posso anzi vantarmi di una cosa: quando venne fatto il governo D’Alema-Cossiga, dopo il siluramento di Prodi, fui il solo deputato di centrosinistra ad astenersi, tutti gli altri votarono a favore, e quasi tutti con grande trasporto, il “primo presidente del consiglio comunista”. Lui sì che è uno statista. E fui tra i tre o quattro, non di più, che difesero Gherardo Colombo quando disse che quella era la “Bicamerale del ricatto”, e si chiese per lui perfino l’ospedale psichiatrico.
E andate indietro, amici cari. Cercate le foto recenti del Pd che difendeva la Costituzione “nata dalla Resistenza”. Dopo tre anni contrordine: è la causa di tutti i mali di questo paese. Perché così è stato stabilito. E così bisogna dire. Tutti insieme. E guai a dire il contrario. Insulti per tutti. E soprattutto l’accusa di sempre: fai il gioco del nemico. Che pena, e che tristezza, credetemi: sessant’anni dopo, ancora lo spirito di Budapest.

mercoledì 19 ottobre 2016

Sveglia, amici cari: se vince il no vince semplicemente la Costituzione nata dalla Resistenza. Punto. Stop. Il referendum viene fatto su questa e sul suo strapazzamento. Su nient’altro.

Tratto da:  http://www.nandodallachiesa.it/2016/10/19/tutti-in-america-le-figurine-di-renzi-e-la-casta-che-martella/
Tutti in America. Le figurine di Renzi e la casta che martella
Dunque ha parlato anche Obama, a caccia dei voti italiani per i democratici americani. Oste, campagna elettorale per tutti…Il nostro capo del governo, come non avrebbe osato nemmeno Veltroni che ne intendeva, se ne è andato in America con l’album delle (belle) figurine. Benigni (malinconica parabola di uno spirito libero, e proprio in sfregio alla “sua” Costituzione…), Cantone, la sindaco di Lampedusa, la campionessa paraolimpica…Con i telegiornali che martellano, e le trasmissioni che martellano, e la casta che martella, vogliosa di sembrare meno casta solo perché qualche epigono di quella passata le si mette di traverso…Uno spettacolo penoso, intriso di prepotenza e di tappetinismo. Parola che viene da tappetino, per indicare i piccoli tappeti che si stendono davanti alla volontà del potente. Ci saranno pure quelli che dicono sempre di no, non discuto; ma ce ne sono molti di più che dicono sempre di sì, e vorrebbero pure passare per rivoluzionari o riformisti. Chi comanda a Palazzo sa che può contare sempre su di loro, nei secoli fedeli (a chi c’è).

Renzi: occupazione anche le Università. I professori li sceglie LUI ! Ma siamo ancora in democrazia?

Tratto da:  http://www.ciwati.it/2016/10/17/in-piena-facolta-egregio-presidente-le-scrivo-la-presente-che-spero-leggera/

In piena facoltà, egregio Presidente, le scrivo la presente che spero leggerà

Personalmente e con Possibile sosteniamo questa raccolta di firme promossa da alcuni docenti universitari a proposito delle cattedre Natta.

Gentile Presidente,
il Dpcm relativo alle Cattedre Natta – apprendiamo dalla stampa – stabilisce che le venticinque commissioni incaricate di valutare i candidati ai 500 “superposti” previsti in deroga all’Abilitazione scientifica nazionale siano presiedute da commissari nominati dalla Presidenza del Consiglio. Già l‘istituzione di queste cattedre ha destato grandi perplessità, trattandosi di una misura che crea un percorso parallelo e discrimina tra studiosi anche di pari professionalità;  costituisce un diversivo rispetto al problema del miglioramento complessivo del sistema universitario; delegittima quel sistema, che pure qualcosa di buono produce se, ad esempio, nelle valutazioni internazionali la produttività scientifica italiana si colloca in ragguardevoli posizioni. Perplessità ha destato anche il fatto che organi quali la Conferenza dei Rettori e il Consiglio Universitario nazionale non siano stati consultati come se l’intero universo che ha a che fare con l’accademia dovesse essere “punito” e accantonato in nome di una “rivoluzione dall’alto” diretta da Palazzo Chigi. 
Ma oggi vorremmo sensibilizzarla in particolare rispetto alla previsione delle nomine delle commissioni di concorso, che ha destato in noi innanzitutto grande sorpresa e serissima preoccupazione. Dare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la facoltà di selezionare i presidenti di quelle commissioni è una scelta totalmente eccentrica nel panorama internazionale, non ha paragoni nei sistemi democratici, e lede principi essenziali della democrazia liberale, quali l’autonomia dell’insegnamento e della scienza, che i costituenti non a caso vollero tutelare nella prima parte della nostra Costituzione, all’articolo 33, che come è noto recita:
“L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”.
L’intromissione diretta di Palazzo Chigi in un concorso pubblico ci appare grave di per sé e per il precedente che rappresenterebbe per il futuro,  a causa del legame che istituisce tra la maggioranza politica del momento e la scelta di docenti universitari e, di conseguenza, il contenuto della ricerca e dell’insegnamento.  Tra le istituzioni politiche, e anche i singoli governi, e l’Università possono crearsi positive sinergie, ma non è pensabile che politica e governi concepiscano il mondo universitario come un’appendice del proprio potere.
L’autonomia universitaria costituisce un fattore cruciale per il buon funzionamento di ogni democrazia, non solo per il suo sviluppo economico, ma anche per lo sviluppo pluralistico di idee, visioni, scuole, iniziative nella società.  Una società liberale necessita di un’Università libera e con questa iniziativa e l’imposizione di commissari “governativi” si invia invece il messaggio che quella libertà può essere vincolata dalle preferenze di chi è al potere di volta in volta. L’Università ha molti problemi, certo, ma non è in questo modo che  potranno essere risolti.
Per questo ci auguriamo che possiate rivedere una tale decisione.

martedì 18 ottobre 2016

Per coloro che hanno il numero telefonico dell'amante (o del concorrente, del cliente...) nella rubrica del telefono

Tratto da: http://attivissimo.blogspot.it/2016/10/esiste-un-modo-per-dare-whatsapp-una.html

Esiste un modo per dare a WhatsApp una rubrica finta o parziale?

Questo articolo vi arriva gratuitamente grazie alle donazioni dei lettori. Se vi piace, potete farne una per incoraggiarmi a scrivere ancora (anche con unmicroabbonamento).

La popolarità di WhatsApp spinge molte persone a installare questa app per restare in contatto con amici, colleghi e familiari, che già usano WhatsApp e non hanno alcun desiderio di imparare un’altra app di messaggistica meno ficcanaso (come Signal, Threema, Wickr o Telegram). Il guaio è che usare WhatsApp significa dare a Facebook (dal 2014 proprietaria di WhatsApp) tutti i numeri di telefonino presenti nella propria rubrica. Se qualcuno vi ha affidato numeri riservati e usate WhatsApp, rivelate a Facebook quei numeri e Facebook raccoglie i metadati delle vostre conversazioni tramite WhatsApp per tenere traccia dei vostri rapporti interpersonali.

Questo, per qualunque persona che rispetti la richiesta di un amico di mantenere riservato un numero di telefonino, è semplicemente inaccettabile. Se poi il numero riservato appartiene a un cliente di un notaio, di un avvocato o di un medico, o a un informatore confidenziale di un giornalista, usare WhatsApp è non solo inaccettabile ma molto probabilmente illegale (violazione dell’obbligo alla riservatezza). 
segue al link: http://attivissimo.blogspot.it/2016/10/esiste-un-modo-per-dare-whatsapp-una.html

lunedì 17 ottobre 2016

I trucchi della propaganda per il Sì. Un altro buon motivo per votare NO

Tratto da:  http://www.robertozaccaria.it/telegiornali-la-beffa-del-governo/

9
ottobre 2016
da IL FATTO QUOTIDIANO del 9 ottobre 2016 pag.8
La struttura informativa dei telegiornali, che osserviamo in questi primi giorni di campagna elettorale vera e propria sul referendum, proprio non va. Il premier, che ha dichiarato di non voler personalizzare il referendum, ogni giorno va in giro per l’Italia, e non solo, a fare campagna elettorale. Mi pare che qualcuno abbia parlato di circa 200 appuntamenti programmati da qui al 4 dicembre. Indubbiamente un bel sistema per spersonalizzare! Quegli appuntamenti non servono solo a convincere i presenti, ma servano soprattutto per “rimbalzare” sui telegiornali “notizie” del Governo, confezionate essenzialmente a favore del SI.

domenica 16 ottobre 2016

Al vip piace per definizione di piacere al potere. Se no, in molti casi, rischia di diventare un po’ meno vip.

Tratto da:  http://www.nandodallachiesa.it/2016/10/06/la-casta-del-si/









La casta del sì
Questa è una brutta storia. Forse incontro la gente sbagliata e leggo notizie sbagliate. Ma in ogni ambiente vedo tante persone qualunque, i classici “senza potere”, che votano no o si dissociano dall’idea di fondo del referendum. Mentre incontro e soprattutto leggo dichiarazioni di “vip” di prima o seconda fila che si schierano gongolanti per il sì. Uno potrebbe pensare: è ovvio, i vip hanno tendenzialmente un livello di istruzione superiore e quindi sono meglio in grado di apprezzare il nuovo testo della Costituzione, e di condividerne il merito. Neanche per idea. La risposta più frequente dei vip è che “è ora di cambiare qualcosa”, che “bisogna finirla con l’immobilismo”, che “è da decenni che si prova a cambiare la Costituzione”, fino alle scempiaggini supreme, tipo che “se vince il no scompare il Pd”. Come vedete i vip non parlano per superiore conoscenza, non ne sanno visibilmente nulla. Alcuni (un venti per cento, a spanne) provano a far vedere che ne sanno, si esibiscono in gorgoglii di cultura istituzionale; peccato però che le loro argomentazioni non abbiano nulla a che fare con la vita concreta del parlamento e dei rapporti tra governo-parlamento-partiti. Ossia non presentino alcuna utilità per cambiare le prassi vere, che sono altra cosa dalle prassi raccontate.

sabato 15 ottobre 2016

Perché non incominciamo a misurarci sui fatti concreti anziché sulle favole per gonzi?

Tratto da:  http://www.nandodallachiesa.it/2016/10/04/referendum-dopo-il-tempo-delle-favole/

Referendum. Dopo il tempo delle favole

Bene, vedo che i “no” sono attualmente in vantaggio. E penso allora che bisognerà affilare i ragionamenti per affrontare la schiacciante superiorità di mezzi (pubblici!) su cui può contare lo schieramento del sì. Il quale, incredibilmente, proprio mentre esibisce la sua voglia di travolgere ogni par condicio ci vorrebbe pure convincere della cultura intimamente e sinceramente democratica che ha ispirato la nuova Costituzione. Dicevano così anche dell’Italicum, ovvero del sistema elettorale escogitato per mettere il Paese nelle mani del 30 per cento del 60 per cento dei votanti (ovvero del 20 per cento degli elettori). Era frutto di una cultura democratica messa al servizio del Paese. Solo “certa sinistra” non lo capiva. Finché i 5Stelle non hanno vinto a Torino e Roma. Allora magicamente, come se fosse una concessione al popolo, ci si è dichiarati disposti a cambiare la legge elettorale. Ecco, se c’è un tornante storico in cui non ci si può fare prendere per fessi è proprio questo. Italicum e Costituzione sono stati pensati insieme e animati dalle stesse intenzioni, come un tutto organico. L’Italicum era necessario, ma proprio tanto necessario, basta con la polverizzazione e le incertezze parlamentari. Democrazia governante. Eccola la democrazia governante: purché sia la nostra….

... il bue che dà del cornuto a se stesso ha ridotto il proprio campo di consenso semplicemente perché ha fatto una legge elettorale pensando che gli avrebbe garantito la vittoria e ora si è messo a discuterla solo perché questa garanzia può servire ad altri ...

Tratto da:  http://www.ciwati.it/2016/10/13/il-bue-che-da-del-cornuto-a-se-stesso/

Il bue che dà del cornuto a se stesso

In totale stato confusionale, il Pd delle larghe intese, il partito sedicente della nazione e della «profonda sintonia» del Nazareno, il Pd del tuttidentro, il Pd che governa abbracciato con Verdini (ufficializzato il gruppo MaieAla alla Camera, in deroga alle regole e con totale sprezzo dell'acronimo), il Pd che raccoglie esponenti già di Rifondazione miscelandoli con titolari del montismo, il Pd che salutò il governo Letta come se fosse una riedizione dell'intesa Moro Berlinguer (!), il Pd che ha poi sostituito Letta con Renzi per trasformare un biennio di emergenza in una intera legislatura basata su un patto politico con il 'nuovo' centrodestra, il Pd che sta al governo con Alfano detto Lodo, che attraversa i Lorenzindays senza fare una piega, che ha mandato via Lupi per un orologio ma si tiene Stretto il Ponte, il Pd che ha teorizzato il trasversalismo trasformista e futurista come una ricetta di straordinaria sagacia, se la prende con chi voterà No al referendum perché lo schieramento è vario. Perché ci sono esponenti di destra e di sinistra!

Quale è l'ambizione del Presidente del Consiglio pro tempore?

Tratto da:   http://www.nandodallachiesa.it/2016/10/05/sei-grande-grande-grande-come-il-ponte-sullo-stretto-mina/

“Sei grande, grande, grande”*….Come il Ponte sullo Stretto (*Mina)

Buongiorno a tutte, buongiorno a tutti. Sono felice di riprendere, dopo l’estate, questo nostro breve appuntamento settimanale del lunedì. E vorrei festeggiarlo come si deve, parlando di qualcosa di grande, di straordinariamente importante, che conquisti la fantasia e l’immaginazione degli ascoltatori: il ponte sullo Stretto di Messina. Il ponte sullo Stretto è anzitutto un luogo della mente. Non c’è opera in grado di entusiasmare e di eccitare tanto i nostri presidenti del consiglio. Soprattutto quelli che hanno un ego piuttosto sviluppato. Come se i sogni di grandezza potessero soprattutto lì, sul ponte, sublimarsi e affermarsi. Un ponte che dalla punta estrema della Calabria si alzi e si involi potente verso Messina. La nuova meraviglia del mondo che renda meraviglioso nella storia chi l’abbia fatta realizzare.

venerdì 14 ottobre 2016

Andiamo in guerra. Il Governo ha deciso per noi. Ma chi ricorda come si è arrivati a questo Governo?

Una voce contro.  Che non troverete nei TG...

Venerdì 14 Ottobre 2016

Paolo Ferrero: L'invio di soldati italiani in Lettonia

Paolo Ferrero: «L'invio di soldati italiani in Lettonia è una pura, gravissima provocazione. I ministri Gentiloni e Pinotti sono due irresponsabili che, con questa decisione, riaprono il peggio della guerra fredda.
Quando Gentiloni dichiara che non si tratta di un'aggressione mente sapendo di mentire. Se Putin schierasse l'esercito al confine tra Usa e Messico cosa direbbe Obama, quale sarebbe la reazione degli Stati Uniti?
Chiediamo che il governo italiano ritiri questo suo impegno e non invii alcun contingente, l'Italia non partecipi a operazioni Nato che hanno come unico obiettivo quello di ricostruire la cortina di ferro e l'odio tra Russia ed Europa.
Sono dei criminali, il governo italiano è supino ai voleri della Nato».

Oktober Test 2016: 14,15 e 16 Ottobre 2016

Determine n.541 del 11/10/2016

FORMAZIONE DEI VOLONTARI DI PROTEZIONE CIVILE E PARTECIPAZIONE ALLEuroESERCITAZIONE DENOMINATA OKTOBER TEST 2016. IMPEGNO DI SPESA

Loris Cereda riammesso nella Federazione degli Scacchi.

Riprendo un articolo pubblicato sul sito "La città ideale"

L'ex Sindaco di Buccinasco Loris Cereda è stato scagionato dall'accusa di avere truccato alcune partite di scacchi e premiato invece con la qualifica Maestro Fide.

Ciò non cambia il giudizio sul suo operato come Sindaco, ma potrebbe essere rilevante nel giudicare il Loris Cereda "uomo".

[CICAP-HOTLINE] Comunicato del CICAP Puglia sull'omeopatia al Policlinico di Bari

Corpo del messaggio

La riforma è una riforma di destra, e lui, giustamente, chiede i voti a destra.

Tratto da:  http://www.aldogiannuli.it/riforma-pd-destra/

Cari compagni ed amici del Pd, benvenuti nella destra.

Cari amici e compagni del Pd (ce ne sono ancora di compagni che, a mio avviso,  “sbagliano” restando nel Pd), mi sembra che, dopo la dichiarazione di ieri di Renzi non ci sia più nulla che non sia chiaro:
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La riforma è una riforma di destra, e lui, giustamente, chiede i voti a destra.  

Chi governerà la Città Metropolitana dopo averci tolto il diritto di voto?

Visto che i nostri Consiglieri Comunali si sono spesso "dimenticati" di andare a votare, e di raccontarci chi governerà la città Metropolitana nei prossimi anni (ma cosa vogliamo?  "Basta un Sì" e saremo esclusi dallo scegliere i nostri rappresentanti anche al Senato!), pubblico i risultati delle elezioni, tratte da:  http://www.assparcosud.org/2-uncategorised/2392-nuovo-consiglio-metropolitano-ecco-tutti-i-24-eletti-molte-conferme,-qualche-novit%C3%A0.html

Nuovo consiglio metropolitano
ecco tutti i 24 eletti
Molte conferme, qualche novità

Prima di ogni altra considerazione, sottolineiamo lo scarso senso civico dimostrato dai 525 sindaci e consiglieri dei 144 comuni della Città metropolitana: infatti, solo 1.510, su 2.035 aventi diritto, sono andati alle urne domenica 9 ottobre per il rinnovo del consiglio metropolitano. Ma dobbiamo davvero sorprenderci?
Comunque, ecco la composizione del nuovo consiglio: 14 eletti per il centro sinistra, 6 per il centro destra, 2 per la Lega Nord, 1 per il Movimento 5 Stelle e 1 per la Lista Civica La città dei comuni.

Il Pd di oggi non è un alleato o un ex alleato, ma il nemico da abbattere

Tratto da: http://www.aldogiannuli.it/confronto-renzi-zagrebelsky/

Perchè il confronto Renzi-Zagrebelsky è stato un disastro.

Ho visto in differita il confronto Renzi-Zagrebelsky. Il professore è stato colto, elegante, argomentato e la sua superiorità tecnica è stata indiscutibile: tutto sbagliato, non poteva fare servizio peggiore al No. I referendum non sono gare di bellezza.
Quell’approccio sarebbe stato perfetto per un convegno di giuristi, una lezione in facoltà o nel salotto della contessa Maffei, ma i giuristi e gli intellettuali in generale, gli studenti di giurisprudenza e le contesse Maffei sono solo una piccola minoranza del paese. Se vai in televisione, la tua platea è fatta da tante signore Maria di Voghera, signori Mario pensionati di Rossano Calabro, Carlo ragioniere di Oristano, Giuseppe commerciante di Cantù, Luciana operaia tessile di Biella, Corrado falegname di Vicenza. Ed al referendum quelli decisivi sono questi e non le contesse Maffei.
Il primo errore del professore è stato non capire di fronte a quale platea parlava e, pertanto, è caduto con tutti due i piedi nel trappolone di Renzi: dimostrare che quelli del no sono i soliti parrucconi astratti, incomprensibili, incapaci di capire le urgenze politiche ed estranei alla cultura del “fare”, per cui non apprezzano gli sforzi di chi “fa”.
Demagogia? Sicuramente! Ma contro i demagoghi  cultura ed eleganza  non servono a niente. Voi volete vincere un torneo di chatch nel fango mandando Roberto Bolle? Lo spezzano in venti secondi netti.
Secondo errore del Professore (strettamente connesso al precedente): non saper parlare la lingua della gente, ma chiudersi in un tecnicismo appena attenuato.
Terzo errore: pensare che l’essere un grande giurista, docente ed ex Presidente della Corte Costituzionale, gli avrebbe conferito un’autorevolezza tale da schiacciare il suo illetterato interlocutore. Peccato che di questi titoli accademici ed istituzionali alle signore Maria non interessi un fico secco.
Quarto errore: non puntare assolutamente all’ostilità verso il governo e non usare un solo argomento  di richiamo come il job act, i voucher, la buona scuola o i regali alle banche. Cosa c’entra con il referendum sulla riforma della Costituzione? In effetti molto poco, ma qui dobbiamo aizzare la folla contro chi ha proposto questa riforma: “Voi volete questa riforma per fare altre leggi contro i giovani come i Voucher”; “voi vi preparate ad abbattere la prima parte della Costituzione perché volete tagliare le pensioni e mettere in discussione i diritti acquisiti” ecc. Poche brevi frasi, messe qua e là. Ma il professore ha orrore di questi argomenti che guasterebbero la sua fine esposizione di sommo sacerdote del diritto.
Quinto errore: avere timore di attaccare il Pd in quanto tale perché si mantiene un residuo della vecchia alleanza contro Berlusconi. Il Pd di oggi non è un alleato o un ex alleato, ma il nemico da abbattere.
Sesto errore e maggiore di tutti gli altri: non capire nulla di tecnica televisiva. In primo luogo si può essere pacati ma si deve sempre essere aggressivi e decisi. In secondo luogo, se ti confronti con un tanghero che ti interrompe ogni due per tre, non ha senso imbarcarsi in un ragionamento molto articolato, ma devi rispondere con frasi secche e sprezzanti al limite della querela: se il tanghero dice “Questa è una offesa agli italiani” devi rispondere “l’offesa peggiore è un governo come il suo” Se dice “Professore ho studiato sui suoi liberi” (sottolineando che tu sei un “professore”) rispondi “Peccato che non ci abbia capito niente!”. Se ti interrompe per la quarta volta: “Senta il referendum non l’ha ancora vinto, lasci parlare anche gli altri” oppure “Le accade mai di star zitto ed ascoltare?”
Ma, mi direte, non è al professor Zagrebelsky che si può chiedere questo comportamento, non ne sarebbe capace. Infatti: l’errore è stato mandare una persona distinta e colta come lui, in certi frangenti fa meglio un camionista!
Ma, così ci mettiamo sullo stesso piano degli altri, mi direte. Esatto: quando ci si scontra militarmente si deve necessariamente stare sullo stesso piano dell’avversario. L’unico limite invalicabile che riconosco è il dovere di non dire cose false che ingannino l’ascoltatore, per il resto vale tutto, anche i colpi sotto la cintura. Mi pare che una volta lessi: la politica è la prosecuzione della guerra sotto altre forme o qualcosa del genere…
Altri due confronti come questi ed abbiamo perso il referendum. Per favore i giuristi teneteli per le cose che sanno fare: convegni con altri giuristi, articoli sui grandi quotidiani, incontri con gli studenti, ma guardatevi bene dal mandarli in televisione, per certe cose un Di Battista, un D’Alema o un Travaglio valgono cento Zagrebelsky.
Aldo Giannuli

Peraltro ci si mise lo stesso Napolitano a dire che la campagna per il No era un affronto nei suoi confronti...

Tratto da:   http://www.aldogiannuli.it/napolitano-critica-renzi/

Le ragazze dagli ovuli d’oro

CONSIGLIO LAA LETTURA DELL'ARTICOLO SOLO A VISITATORI ADULTI https://www.tempi.it/le-ragazze-dagli-ovuli-doro/ Di  Caterina Giojelli 12 ...