domenica 26 maggio 2024

Racconto “L’embrione” (1967) di Giovannino Guareschi

Tratto dal volume “Baffo racconta” (Rizzoli, 2004, pp. 196).


L'EMBRIONE

     «Lui come fa per inventare una di quelle storie che poi pubblica sui giornali?” mi domandò perentoriamente Giò, l’unica collaboratrice familiare che non aspiri a diventare una diva della Tv.
     «Non si può inventare niente,» risposi. «Tutto ciò che la mente umana può pensare è già stato pensato. Le storie di fantasia si costruiscono col materiale fornito dalla cronachetta quotidiana. Tutti i fatti di cronaca contengono il nocciolo d’una storia cosiddetta “di fantasia”. E ciò perché quei fatti che sembrano conclusi, in realtà sono appena cominciati.»
     «Capisco,» approvò la ragazza. «Come il fatto di quella signora che, a Parigi, è andata a mangiare al ristorante e ha trovato dentro un’ostrica una grossa perla da 200 mila lire.»
     «No, Giò. Questo è troppo inconsueto e, quindi, non valido per costruire una storia le cui basi devono sempre poggiare sul verosimile. La realtà può permettersi ogni stranezza: la fantasia no. La realtà può far cadere un uomo dal sesto piano e lasciarlo illeso. Io non posso farlo, altrimenti la mia storia diventa una favola.»
     Giò non pareva convinta: «Tutti i fatti di cronaca, lui dice: anche questo?» domandò indicando sul giornale un titolone a 5 colonne: «Uccise la moglie e il suo amante — Esce libero dal Tribunale tra gli applausi.»
     «Certo,» risposi. «Grazie alle attenuanti accordate per i “motivi d’onore”, questo è un fatto normalissimo. Banale addirittura.»
     «E allora vediamo!» mi sfidò la ragazza. «Fuori la storia!»
     Ed ecco la storia come la raccontai a Giò.
     «Si trattava,» incominciai, «d’un caso di normale amministrazione. A un bravo ragazzo di Salerno, tale Nazzareno Spinillo, era balenato il sospetto che la giovane moglie Esterina la tradisse con un certo Salvatore.
     «Allora, comprate pistola e munizioni, si appostò per parecchi giorni in solaio spiando la moglie e, finalmente, vide arrivare Salvatore. Attese il tempo sufficiente, poi scese sorprendendo così la fedifraga e il suo amante comodamente sistemati nell’oltraggiato talamo nuziale.
     «Nazzareno, dopo aver tanto sofferto, aveva il diritto di divertirsi un po’: incominciò a sparare e continuò un bel pezzo, vuotando tre caricatori sui due che invocavano pietà.
     «Smise quando i due furono sicuramente morti e andò subito a costituirsi dai Carabinieri i quali, superficiali conoscitori della Legge, lo denunciarono per omicidio premeditato e lo incarcerarono.
     «Ma il Giudice Istruttore, rendendosi conto che si trattava di una regolare e legalissima azione ispirata da nobili “motivi d’onore”, faceva scarcerare il bravo Nazzareno.
     «Gli uomini d’onore come Nazzareno godono di grande stima da quelle parti: quindi il bravo giovane venne vezzeggiato e aiutato da tutti i compaesani compresa una vezzosa fanciulla che chiede di diventare la sua fidanzata. E Nazzareno acconsentì.
     «Il processo venne celebrato dopo quasi tre anni e, in questo tempo, la fidanzata diede al bravo Nazzareno la consolazione di un florido bambino la cui foto venne poi pubblicata sui giornali assieme alla solenne dichiarazione della madre: “Sono orgogliosa di avere per fidanzato un uomo che ha saputo sì virilmente tutelare il suo onore ammazzando la moglie traditrice”.
     «Come s’è detto, il caso era di normale amministrazione: il bravo Nazzareno fu condannato a due anni di carcere e, avendo interposto appello, “uscì liberamente dall’aula con un sorriso trionfante e fu accolto nel corridoio con applausi dal pubblico numeroso che aveva seguito il processo...”
     «Scusi — esclamò Giò interrompendomi. — Ma questo è semplicemente quanto sta scritto sul giornale!»
     «No, — risposi. — Sul giornale si dice pur che la giovane donna stava per diventare madre ed è logico pensare che il bravo Nazzareno abbia tenuto presente questo particolare e, mentre collocava qualcuno dei tanti colpi nel ventre della traditrice, abbia esclamato: “Crepa anche tu, figlio di malafemmina!”. Ed è qui che incomincia la mia storia.
     «Accadde infatti che, allorquando era già finito da un’ora, un vecchio signore in toga ancora sostasse in ufficio, intento a consultare certe carte.
     «A un tratto, sentì qualcuno tirargli l’orlo della toga e, chinatosi, vide che si trattava d’un bambino piccolo piccolo, che pareva fatto d’aria.
     — Che cerchi? — domandò burbero l’uomo togato.
     — Cerco giustizia — rispose il piccolino.
     — E vieni a cercare giustizia proprio qui? — ridacchiò l’uomo. — Tu devi davvero essere piovuto giù da un altro mondo.
     — Effettivamente sì — rispose il piccolino. — Io sono il figlio dell’Esterina. Ammazzando mia madre, mio padre ha ammazzato anche me. E di questo si doveva pure tener conto!
     — No, ragazzino. Non si può uccidere chi non è nato. Se un individuo non è nato, legalmente non esiste. Il Codice parla chiaro: “La capacità giuridica si acquista dal momento della nascita. I diritti che la legge riconosce a favore del concepito, sono subordinati all’evento della nascita”.
     «Il piccolino che, mentre aspettava s’era sfogliato i Codici, replicò:
     — E allora come mai è stabilito che chi interrompe la maternità di una donna senza il consenso di lei è punibile con la reclusione da 7 a 12 anni? Mia madre non aveva davvero acconsentito che lui ammazzasse anche me!
     — Non facciamo confusione, ragazzino — disse l’uomo togato. — Prima di tutto, qualora la maternità venga interrotti per “motivi d’onore”, si può ottenere lo sconto anche del 50 per cento. Secondariamente, l’art. 554 non è qui applicabile perché l’azione di Nazzareno non aveva lo scopo di interrompere la gravidanza di tua madre , bensì quello di uccidere tua madre. Se Nazzareno voleva semplicemente interrompere la gravidanza di una madre, non occorreva davvero che ammazzasse anche il suo amante. Il fatto che abbia ucciso anche l’amante della moglie, dimostra le intenzioni perfettamente legali della sua azione.
     — D’accordo — esclamò il piccolino. — Ma siccome, ammazzando mia madre ha ammazzato anche me, praticamente si tratta di un crimine contro la maternità!
     — No, ragazzino. Prima di tutto, quando si agisce per “motivi d’onore”, le pratiche cosiddette “illecite” non sono da considerare contro la maternità. Esempio: secondo un marito, il figlio che la moglie sta per dargli è il prodotto di una relazione extraconiugale: se il marito interrompe la gravidanza della moglie non si tratta di pratiche contro la maternità, ma contro la paternità. Egli non agisce contro il figlio della moglie ma contro il figlio dell’amante della moglie. Secondariamente tu non hai nessun diritto da accampare perché non sei una persona fisica. Tant’è vero che non sei nato!
     — Però sono morto!
     — E come può morire chi non è nato? D’altra parte, se non volevi grane, dovevi sceglierti una madre più onesta!
     — O magari un padre meno cornuto! — replicò il piccolino perdendo la calma.
     «Il vecchio togato s’indignò:
     — Screanzato! Come osi offendere un uomo che, per tutelare il suo onore, non ha esitato ad ammazzare la moglie e l’amante di lei? Nessuno ha più il diritto di chiamare il buon Nazzareno con quel termine dispregiativo. Perché Nazzareno è a posto con la coscienza e con la legge. Gli articoli 551, 578, 587 eccetera del codice penale sono stati creati per consentire a tutti i galantuomini offesi nell’onore, di ammazzare la moglie infedele!
     — Ma signor Giudice!...
     — Io non sono un giudice! Io sono l’usciere e mi sono appartato qui per studiarmi in pace gli ambi ritardati. La toga me la sono buttata sulle spalle perché avevo freddo. Comunque anche un giudice non avrebbe potuto risponderti diversamente. Credi, non c’è niente da fare: dura lex sed lex. Oltre al resto io non capisco come tu ce l’abbia tanto con quel bravo giovanotto di tuo padre. Alla fine, che t’ha fatto di male?
     «Il piccolino spalancò le braccine:
     — Visto in che razza di mondo avrei dovuto vivere — borbottò — direi che mi ha reso un buon servizio.
     «Poi s’infilò in una fessura del pavimento e scomparve.
     «Il vecchio scosse il capo:
     — Che gioventù — gridò indignato. — Non sono ancora nati e già accampano dei diritti ! E si erigono a giudici del padre!...
     «Non è una grande cosa, ma la storia c’è — ammise Giò. — Però non è valida perché basata su elementi fuori dalla realtà. Non è verosimile che il figlio di uno che ha ammazzato la moglie per motivi d’onore, parli così male del padre. Io ho letto fior d’inchieste e sempre i figli che avevano avuto la madre uccisa per motivi d’onore parlavano con entusiasmo ed orgoglio del padre. Si dicevano fieri che il padre fosse universalmente ammirato e stimato come “uomo d’onore”.»
     «E se il ragazzino non fosse figlio...» prese a insinuare Margherita. Ma io l’interruppi:
     «No, Margherita! Qui niente applausi per gli assassini! Qui non siamo in tribunale e qui i morti si rispettano!»


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