Gentile lettrice, caro lettore.C’è una notizia degli ultimi giorni che sulle frontiere della vita umana ci dà più da riflettere: ed è l’improvviso aumento del numero di aborti in Italia dopo un lungo calo che negli ultimi anni – sfondata al ribasso 10 anni fa la soglia dei 100mila – si era fatto via via più accelerato, scendendo sino ai 63.653 del 2021. L’anno dopo, inatteso, ecco apparire il segno “più” con 65.661 interruzioni di gravidanza, pari al 3,2% di incremento,
come ha mostrato l’annuale Relazione al Parlamento del Ministero della Salute appena presentata. Si era detto: ormai il crescente calo demografico, il ricorso in continuo aumento alle pillole “del giorno dopo” (che possono nascondere un aborto molto precoce) e l’allineamento delle donne immigrate ai modelli delle italiane comporta un inesorabile calo. Invece eccoci davanti a un dato che va capito, perché rappresenta un segnale. Se diminuiscono gravidanze, nascite e donne in età fertile, allora perché gli aborti vanno nella direzione opposta? E se la cosiddetta “contraccezione d’emergenza” (in particolare con ellaOne) si è impennata del 27,7% in un anno e di quasi il 67 in un biennio, com’è possibile che lo stesso si registri il primo aumento delle “Ivg” da molti anni? La risposta con ogni probabilità sta nel sempre più agevole accesso all’aborto "farmacologico" e alla spinta per renderlo l’opzione preferita quando si vuole fermare una gravidanza. Con la pillola abortiva è stato effettuato il 52% degli aborti, col sorpasso per la prima volta sul metodo chirurgico: un dato impressionante se si pensa che la procedura con i farmaci (e la donna che abortisce da sola a casa) è stata approvata in Italia solo nel 2015. E se l’aumento degli aborti ha riguardato a lungo solo le donne di origine straniera, dopo alcuni anni di riduzione anche in questa popolazione ora l’incremento non fa eccezioni: italiane d’origine e acquisite, giovanissime e più mature, single e sposate. Crediamo che questi dati mettano la nostra società di fronte a una domanda ineludibile per tutti: cosa possiamo fare perché l’aumento del 2022 resti un’eccezione e gli aborti tornino a diminuire? E perché le due curve (nascite e aborti) invertano la loro attuale, preoccupante rotta? Serve un dibattito aperto e rispettoso per trovare una soluzione il più possibile condivisa: perché l’aborto, prima di ogni altra considerazione, resta una ferita per la donna, e – ce lo dice oltre ogni dubbio la scienza – la fine di una vita umana infinitamente vulnerabile. Parliamone.
Francesco Ognibene
f.ognibene@avvenire.it
Tratto da una newsletter di Avvenire
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