Non sappiamo se basterà reintrodurre quella che viene considerata una «dicitura storica e culturalmente significativa», come afferma il Ministero dell’Istruzione e del Merito. Ma l’adozione anche nel frasario ufficiale della definizione “esame di maturità” al posto di “esame di Stato” potrebbe non essere solo un’operazione di maquillage. In un tempo di parole troppo spesso scialacquate e usate una per l’altra, è indispensabile fare – tutti – un esercizio di ecologia del dizionario tornando a dare un peso a ciò che si dice, e a esigerlo. Dunque, se chi guida la scuola italiana parla convintamente di “maturità” noi lo prendiamo molto sul serio. A partire dall’idea che sia un termine dentro il quale c’è assai più della prova-simbolo che sancisce il passaggio dall’adolescenza alla prima età adulta, consumato in pochi giorni come un rito collettivo sopraffatto da aspettative, ansia, pressioni e (troppi) amarcord di chi l’esame l’ha passato qualche anno o decennio fa.
segue al link
Riconoscere tutti questo desiderio di “maturità” che ci accomuna rende anche possibile capirci meglio tra scuola e famiglia, e tra generazioni che spesso non sanno vedere dentro il cuore – proprio e degli altri – la medesima sete di vita vera.
Nessun commento:
Posta un commento