domenica 19 dicembre 2010

CL: il Santo Natale ed il desiderio di sottomettere la ragione all'esperienza (scuola, università, lavoro, imprenditoria, politica e istituzioni)

Segnalo un interessante articolo pubblicato da Simone Negri sul suo blog:
LINK: http://simonegri80.jimdo.com/2010/12/14/il-volantino-di-cl-sulla-crisi/

Il volantino di CL sulla Crisi
Oggi, strana coincidenza, ragazzi di CL hanno diffuso un volantino della loro setta ("Le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell'uomo") su come, a modo loro, superare la crisi. Per spirito liberale lo riporto... ovviamente qualche commento è d'obbligo (i miei commenti sono tra parentesi e in neretto)!

Crisi sociale, economica e politica. Alla fine di questo 2010 tutti siamo presi dallo sconcerto. Come ha detto di recente il cardinale Bagnasco (la prima voce che viene in mente a tutti in tema di crisi sociale, economica e politica), «siamo angustiati per l’Italia che scorgiamo come inceppata nei suoi meccanismi decisionali, mentre il Paese appare attonito e guarda disorientato» (serviva il cardinale Bagnasco per dire una ovvietà del genere e in seguito era pure necessario citarlo!). Perché questa crisi ci trova così disarmati, al punto che non riusciamo neanche a metterci d’accordo per affrontarla, pur sentendone l’urgenza come non mai?
A sorpresa il Rapporto Censis 2010 ha individuato la natura della crisi in un «calo del desiderio» che si manifesta in ogni aspetto della vita. Abbiamo meno voglia di costruire, di crescere, di cercare la felicità. (solitamente per calo del desiderio si pensa a qualcos’altro… ma probabilmente il concetto non esiste per Berluscones come i ciellini)

A questo fatto andrebbe attribuita la responsabilità delle «evidenti manifestazioni di fragilità sia personali sia di massa, comportamenti e atteggiamenti spaesati, indifferenti, cinici, passivamente adattivi, prigionieri delle influenze mediatiche (le famose televisioni di sinistra), condannati al presente senza profondità di memoria e di futuro». Come mai, se siamo stati in grado di raggiungere importanti obiettivi nel passato (casa, lavoro, sviluppo…), adesso «siamo una società pericolosamente segnata dal vuoto» (essì, la colpa è del nichilismo…) e a un ciclo storico pieno di interesse e voglia di fare (per loro quest’epoca è il medioevo) ne segue un altro segnato dal suo annullamento?

Tutto questo ci mostra che la crisi è sì sociale, economica e politica, ma è soprattutto antropologica (ma andate a cagare… o ditelo a chi sta sotto i ponti. Vi ci manda lui!) perché riguarda la concezione stessa della persona, della natura del suo desiderio, del suo rapporto con la realtà. Ci eravamo illusi che il desiderio si sarebbe mantenuto in vita da solo o addirittura che sarebbe stato più vivo nella nuova situazione di benessere raggiunto (il Viagra aiuta spesso...)

L’esperienza ci mostra, invece, che il desiderio può appiattirsi se non trova un oggetto all’altezza delle sue esigenze (devono trasformare la crisi economica in una mancanza di Cristo… chiaro il giochino?). Ci ritroviamo così tutti «sazi (forse voi, raccomandati in ogni dove...) e disperati». «Nell’appiattimento del desiderio ha origine lo smarrimento dei giovani e il cinismo degli adulti; e nella astenia generale l’alternativa qual è?

Un volontarismo senza respiro e senza orizzonte (il solo volontarismo buono è il loro…), senza genialità (perché, invece Bagnasco che scrive le ovvietà di cui sopra sarebbe geniale? Ma per piacere) e senza spazio, e un moralismo d’appoggio allo Stato come ultima fonte di consistenza per il flusso umano» (questo è linguaggio ciellino strettissimo… forse legato agli scandali berlusconiani? Non è dato sapere…), come disse don Giussani ad Assago nel 1987.

Venticinque anni dopo vediamo che entrambe queste risposte - volontarismo individualista e speranza statalista (liberismo e comunismo?) - non sono state in grado di darci la consistenza auspicata e ci troviamo ad affrontare la crisi più disarmati, più fragili che in passato. Paradossalmente, i nostri nonni e genitori erano umanamente meglio attrezzati per affrontare simili sfide (solito richiamo a una golden age passata che, per i ciellini, è il medioevo).

Il Censis centra di nuovo il bersaglio (bisogna andare a vedere se hanno nominato qualcuno anche al Censis… due citazioni sono sospette: fanno un indizio!) quando identifica la vera urgenza di questo momento storico: «Tornare a desiderare è la virtù civile necessaria per riattivare una società troppo appagata (appagata dove? La gente non tira la fine del mese!) e appiattita». Ma chi o che cosa può ridestare il desiderio? È questo il problema culturale della nostra epoca. Con esso sono costretti a misurarsi tutti coloro che hanno qualcosa da dire per uscire dalla crisi: partiti, associazioni, sindacati, insegnanti (in altri termini: "tutti dovete ascoltare quello che vi diciamo noi").

Non basterà più una risposta ideologica (per loro sono tutti ideologici, loro che sono i più bigotti no), perché di tutti i progetti (il vostro compreso) abbiamo visto il fallimento. Saremo perciò costretti a testimoniare un’esperienza (diversamente detto “da tutto il marasma, veniamo fuori noi con la nostra soluzione di comunità: levatevi dalle palle che i posti li prendiamo noi!").

Anche la Chiesa, il cui contributo non potrà limitarsi a offrire un riparo assistenziale per le mancanze altrui, dovrà mostrare l’autenticità della sua pretesa di avere qualcosa in più da offrire. Come ha ricordato Benedetto XVI, «il contributo dei cristiani è decisivo solo se l’intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà». Dovrà mostrare che Cristo è così presente da essere in grado di ridestare la persona (l’ho incontrato in metropolitana stamattina… ma per piacere!)− e quindi tutto il suo desiderio − fino al punto di non farla dipendere totalmente dalle congiunture storiche.

Come? Attraverso la presenza di persone che documentano un’umanità diversa in tutti i campi della vita sociale: scuola e università, lavoro e imprenditoria, fino alla politica e all’impegno nelle istituzioni (eccoci al punto: “sfruttiamo la crisi per allargare ancora di più la nostra presenza nei settori chiave: scuola, università, mondo imprenditoriale e soprattutto la politica!").

Persone che non si sentono condannate alla delusione e allo sconcerto, ma vivono all’altezza dei loro desideri perché riconoscono presente la risposta (sappiamo del sano rapporto con la sessualità che hanno…).

Possiamo sperare di uscire dalla drammatica situazione attuale se tutti − compresi i governanti che oggi hanno la difficile responsabilità di guidare il Paese attraverso questa profonda crisi − decidiamo di essere veramente ragionevoli sottomettendo la ragione (vogliono sempre sottomettere la ragione a qualcosa) all’esperienza, se cioè, liberandoci da ogni presunzione ideologica (riecco il tema dell’ideologia… che non c’è ma loro lo evocano sempre vantando un’ignota superiorità. Come vedete sono ripetitivi), siamo disponibili a riconoscere qualcosa che nella realtà già funziona (sarebbe Berlusconi o il discorso è più largo?).

Sostenere chi, nella vita sociale e politica, non si è rassegnato a una misura ridotta del proprio desiderio (è sicuramente Berlusconi… e il riferimento è sessuale!) e per questo lavora e costruisce mosso da una passione per l’uomo, è il primo contributo che possiamo dare al bene di tutti.

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