Procreazione assistita: ecco perché si va all'estero
Quattromila coppie hanno preso un aereo nel 2011: metà in cerca di una fecondazione eterologa, vietata in Italia dalla Legge 40. Per le altre, il motivo è la poca chiarezza su ciò che, invece, è oggi permesso
29 marzo 2012 di Tiziana Moriconi
Nel 2011 hanno preso un aereo per raggiungere una clinica della fertilità oltre confine: in Spagna, ma anche in Svizzera, Finlandia, Repubblica Ceca. Sono almeno 4000 le coppie italiane che, in cerca di una gravidanza, hanno scelto di recarsi in un altro paese. Per circa la metà di queste si tratta di una scelta obbligata: casi in cui la sterilità totale o grave di uno dei due partner rende necessario il ricorso alla fecondazione eterologa (che prevede l'uso di gameti – spermatozoi o ovociti – donati da una persona esterna alla coppia); questa possibilità, infatti, è esplicitamente vietata in Italia dalla Legge 40 del 2004 che regola la procreazione assistita.
Per le restanti duemila coppie, però, il viaggio della speranza è apparentemente ingiustificato, visto che i trattamenti che hanno affrontato all’estero sono disponibili anche in Italia. Perché allora questa migrazione sanitaria? Colpa della poca chiarezza sui divieti caduti in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale dell'aprile 2009, che ha di fatto rivoluzionato la Legge 40, consentendo nuovamente pratiche prima vietate. A metterlo in luce è il quarto rapporto dell’ Osservatorio sul Turismo Procreativo, presentato a Roma il 28 marzo scorso.
L’indagine è stata svolta sui centri esteri di procreazione assistita (quelli più frequentati dagli italiani) di 21 paesi, sia europei sia extraeuropei: Spagna, Svizzera e Repubblica Ceca si sono confermate le prime mete. È stata anche analizzata la presenza di personale in grado di parlare la nostra lingua e di pagine in italiano in ciascun sito web.
Per comprendere il fenomeno della fuga all'estero per trattamenti ormai legali anche in Italia, l'Osservatorio ha analizzato i forum dedicati ai problemi di infertilità dei siti delle associazioni di pazienti. Dai post si evince che la causa principale è proprio la grande confusione sulle varie sentenze della Consulta. In particolare sulla possibilità di eseguire una diagnosi genetica pre-impianto per i portatori di gravi malattie genetiche, e su quella di congelare gli embrioni prodotti con un ciclo di stimolazione ovarica, da usare successivamente. Spesso, poi, a spingere le coppie verso i centri esteri è semplicemente il passaparola.
“I pazienti devono sapere che, a seconda del centro a cui si rivolgono, possono sottoporsi a tutte le tecniche di fecondazione omologa anche in Italia”, ha commentato Andrea Borini, presidente dell’Osservatorio. “È sicuramente vero che oltre frontiera esistono alcuni centri di eccellenza – ha aggiunto il medico – ma i dati mostrano che, da quando la sentenza della Corte Costituzionale ha eliminato molti dei vincoli imposti dalla Legge 40, anche in Italia è aumentata la percentuale di successi e sono diminuiti i casi di gravidanze gemellari e trigemine. Il passaparola è un fattore molto importante in medicina, in particolare nel campo della procreazione assistita.
Ma in questo caso è fondamentale che i pazienti siano messi nella condizione di orientarsi fra tutte le informazioni, e siano coscienti del fatto che tra le recensioni positive sui siti può esserci anche della pubblicità”.
L'indagine ha anche messo in luce un fenomeno in crescita: il ricorso alla maternità surrogata (il cosiddetto utero in affitto) vietata in Italia alla stregua della fecondazione eterologa: per il 2011, alcuni centri hanno riportato un aumento delle richieste del 100%.
http://life.wired.it/news/salute/2012/03/29/procreazione-assistita-estero-13467.html
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