Biocarburanti di prima generazione al 5%: l’Europa è in agitazione

Pubblicato il novembre 1, 2012






L’industria europea dei biocarburanti è in agitazione. Dopo un mese di indiscrezioni provenienti da Bruxelles, la Commissione europea ha finalmente reso noti i propri piani per limitare la produzione di biocarburanti di prima generazione, quelli derivati da colture alimentari, quali il mais, il grano e la colza, a favore di quelli considerati più ”sostenibili”, frutto delle ricerche più recenti, che possono essere estratti da alghe, rifiuti, paglia e altri tipi di scarti. Punti di forza di questi ultimi, cosiddetti di seconda e terza generazione, sono  le inferiori emissioni di gas ad effetto serra e la non interferenza con la produzione alimentare mondiale.
La proposta della Commissione guidata da Josè Manuel Barroso mira ad intervenire sulla legislazione europea portando un netto cambiamento di rotta, innanzitutto limitando fino al 2020 al livello di consumo attuale, ossia al 5%, la quantità di biocarburanti e bioliquidi derivati da colture alimentari che possono essere contabilizzati dagli Stati membri per raggiungere l’obiettivo  del 10% di energia rinnovabile nel settore dei trasporti entro il 2020, definito con il piano Europa 2020.

Ovviamente, adesso la parola passa all’Europarlamento e agli Stati membri, che hanno già annunciato battaglia contro questo cambiamento in corso delle regole, che può rappresentare una vera e propria batosta per l’intera filiera coinvolta nella produzione di biocarburanti di prima generazione nel Vecchio Continente.
I piani della Commissione europea segnano l’ultima fase del dibattito “alimenti contro combustibile” e le sfide per la sostenibilità dei biocarburanti.
Secondo Connie Hedegaard, commissaria europea all’Azione per il clima, ”i biocarburanti che possono aiutarci a combattere il cambiamento climatico sono quelli veramente sostenibili”.
“Dobbiamo investire – sostiene Hedegaard - in biocarburanti che consentano di raggiungere una riduzione delle emissioni reali di CO2 e non siano in concorrenza con i prodotti alimentari. Non si tratta di abbandonare del tutto i biocarburanti di prima generazione, ma stiamo inviando un chiaro segnale che anche in futuro i biocarburanti devono provenire da biocarburanti avanzati. Tutto il resto sarà insostenibile”.
Sul fronte degli agricoltori si sottolinea, invece, come la proposta della Commissione sia “mal concepita” e come le piante di bioetanolo diano oggi carburanti di alta qualità. Ma non solo: la nuova legislazione obbligherebbe molti stati ad aumentare l’importazione di più costose proteine per l’alimentazione animale.
Uno dei fronti più caldi è quello del Regno Unito, dove le associazioni dei produttori di biocarburante fanno presente che il limite al 5% potrebbe davvero ostacolare il mercato nazionale, dove già oggi il 3,5% del carburante per i trasporti su strada è da biocarburanti, una gran parte dei quali fa affidamento sulle colture.
Jeremy Tomkinson, Ceo della NNFCC, una delle più importanti società di consulenza britanniche nel campo della bioeconomia, considera la direzione presa dalla Commissione europea come l’affossamento completo dell’industria dei biocarburanti. ”L’uscita di Bruxelles - sostiene Tomkinson – sta creando una enorme confusione.  E’ come cambiare le regole a metà di una partita di calcio “.
Di diverso avviso i gruppi ambientalisti, i quali sostengono come le proposte non siano sufficienti. “L’opzione migliore – sostengono dall’Associazione Amici delle Terra – sarebbe quella di abolire del tutto i biocarburanti di prima generazione.”
Franco Forte