From Gran Sasso to Afghanistan
Forze Armate e Società - Maria Clara Mussa e Daniel Papagni
Una marcia durante la quale, per più di otto ore, il colonnello Riccardo Cristoni comandante del 9 Rgt, don Fausto Amantea, capellano del reggimento, il tenente colonnello Marcello Orsi, vice comandante e una rappresentanza dell'A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini) hanno dato il ritmo, attraverso forre, sentieri verdeggianti, tratturi, foreste di betulla e paesini sperduti nello splendido scenario del Gran Sasso D'Italia, fino al raggiungimento della meta.
Un momento di commozione durante la marcia è stato quando la bandiera ha incontrato il reduce di guerra Valentino i Franco, rientrato miracolosamente dal fronte russo del Don, dove ha combattuto nella battaglia di Selenyj Jar riportando ferite e mutilazioni. Egli racconta che fu proprio il cappellano militare a salvargli la vita, fermando l'emorragia prodotta dallo scoppio di un ordigno nemico che uccise sul colpo i suoi commilitoni.
Giunti al santuario di san Gabriele, ad attenderli, oltre al sindaco di Isola gran Sasso, Alfredo Di Varano, erano i Padri Passionisti, custodi del Santuario che insieme a Don Amantea hanno benedetto la bandiera e il Crocifisso, tra l'emozione generale, preparandosi per la mattinata successiva alla celebrazione ufficiale della santa messa nella basilica, alla presenza dei familiari degli Alpini.
Per la logistica, sono intervenuti insieme alle realtà religiose anche gli Alpini dell'ANA Abruzzi, capitanata da Giovanni Natale, presidente, che all'interno del santuario nel vicino campo sportivo hanno predisposto perché il reggimento montasse il campo per il pernottamento e consumasse la cena offerta dall'associazione alpini.
L'ANA, come vuole tradizione, ha coinvolto tutti i partecipanti regalando momenti di aggregazione con il coro Stelle Del Gran Sasso a 4 voci, coordinato dal maestro Giacomo Strattoni.
L'evento assume un significato unico, lo ha sottolineato anche il presidente A.N.A. ricordando che in Abruzzo gli alpini possono contare su oltre diecimila fratelli pronti ad assisterli, a sostenerli sia nella vita militare sia in quella civile.
Anche don Amantea, con la sua omelia, ha confermato quanto siano generosi gli alpini, donne e uomini, pronti ad affidare la propria vita oltre che alla patria ed ai valori più alti a San Gabriele, al Sacro Cuore di Gesù e di Maria, fino al sacrificio più' alto "usque ad sanguinem"; essi stanno lavorando per la democrazia la libertà, l'amore per il prossimo.
Il colonnello Riccardo Cristoni ha ricordato come gli alpini vivano vicini al silenzio delle montagne e facciano parte di un'Italia che ancora crede e pulsa nei valori più alti: diventare alpini è una vocazione.
"Faremo di quell'angolo di Afghanistan un angolo d'Italia, 348 uomini tutti uniti"
Per lui, essere di nuovo tra i suoi alpini significa essere tornato alla famiglia.
Il silenzio cade quando si sentono le voci della canzone "Signore delle cime" e saranno quelle note ad accompagnarli nel lungo periodo di permanenza in Afghanistan, a Farah e Bala Baluk, nomi che evocano storie lontane.
Al loro fianco la fortuna, il valore e San Gabriele, che veglierà su di loro e sulle loro famiglie.
San Gabriele (TE), 16 novembre 2012
Trecentoquarantotto alpini del 9° Reggimento de l'Aquila hanno marciato con la bandiera di guerra ed un pesante Crocifisso da campo Imperatore (AQ) al santuario di San Gabriele (TE).
Ci sono voluti più di 60 anni, da quando, nel 1940, venti alpini prima di partire per il fronte Greco Albanese andassero al santuario di San Gabriele a Isola San Pietro (TE) per chiedere protezione; e lo stesso tempo è passato perché un comandante degli alpini, il 18 e 19 luglio scorso, portasse la bandiera di guerra, la croce di Cristo ed i suoi soldati attraverso il passo di Vado di Corno a campo Imperatore, confine tra Aquilano e Teramano, per chiedere al santo la protezione, prima della partenza per il teatro afghano.Una marcia durante la quale, per più di otto ore, il colonnello Riccardo Cristoni comandante del 9 Rgt, don Fausto Amantea, capellano del reggimento, il tenente colonnello Marcello Orsi, vice comandante e una rappresentanza dell'A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini) hanno dato il ritmo, attraverso forre, sentieri verdeggianti, tratturi, foreste di betulla e paesini sperduti nello splendido scenario del Gran Sasso D'Italia, fino al raggiungimento della meta.
Un momento di commozione durante la marcia è stato quando la bandiera ha incontrato il reduce di guerra Valentino i Franco, rientrato miracolosamente dal fronte russo del Don, dove ha combattuto nella battaglia di Selenyj Jar riportando ferite e mutilazioni. Egli racconta che fu proprio il cappellano militare a salvargli la vita, fermando l'emorragia prodotta dallo scoppio di un ordigno nemico che uccise sul colpo i suoi commilitoni.
Giunti al santuario di san Gabriele, ad attenderli, oltre al sindaco di Isola gran Sasso, Alfredo Di Varano, erano i Padri Passionisti, custodi del Santuario che insieme a Don Amantea hanno benedetto la bandiera e il Crocifisso, tra l'emozione generale, preparandosi per la mattinata successiva alla celebrazione ufficiale della santa messa nella basilica, alla presenza dei familiari degli Alpini.
Per la logistica, sono intervenuti insieme alle realtà religiose anche gli Alpini dell'ANA Abruzzi, capitanata da Giovanni Natale, presidente, che all'interno del santuario nel vicino campo sportivo hanno predisposto perché il reggimento montasse il campo per il pernottamento e consumasse la cena offerta dall'associazione alpini.
L'ANA, come vuole tradizione, ha coinvolto tutti i partecipanti regalando momenti di aggregazione con il coro Stelle Del Gran Sasso a 4 voci, coordinato dal maestro Giacomo Strattoni.
L'evento assume un significato unico, lo ha sottolineato anche il presidente A.N.A. ricordando che in Abruzzo gli alpini possono contare su oltre diecimila fratelli pronti ad assisterli, a sostenerli sia nella vita militare sia in quella civile.
Anche don Amantea, con la sua omelia, ha confermato quanto siano generosi gli alpini, donne e uomini, pronti ad affidare la propria vita oltre che alla patria ed ai valori più alti a San Gabriele, al Sacro Cuore di Gesù e di Maria, fino al sacrificio più' alto "usque ad sanguinem"; essi stanno lavorando per la democrazia la libertà, l'amore per il prossimo.
Il colonnello Riccardo Cristoni ha ricordato come gli alpini vivano vicini al silenzio delle montagne e facciano parte di un'Italia che ancora crede e pulsa nei valori più alti: diventare alpini è una vocazione.
"Faremo di quell'angolo di Afghanistan un angolo d'Italia, 348 uomini tutti uniti"
Per lui, essere di nuovo tra i suoi alpini significa essere tornato alla famiglia.
Il silenzio cade quando si sentono le voci della canzone "Signore delle cime" e saranno quelle note ad accompagnarli nel lungo periodo di permanenza in Afghanistan, a Farah e Bala Baluk, nomi che evocano storie lontane.
Al loro fianco la fortuna, il valore e San Gabriele, che veglierà su di loro e sulle loro famiglie.
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