28 maggio 2015
Perché Renzi difende candidati che per legge non sono eleggibili?
Una formidabile dichiarazione di Vincenzo De Luca, il candidato del Pd alla regione Campania (si vota domenica), suggella la questione dei cosiddetti «impresentabili».
Sentiamo.
Dice De Luca: «Renzi ha chiaramente definito la Severino un problema superabile, confermando che chi viene scelto dai cittadini, con un voto democratico, potrà tranquillamente governare. Rimaniamo sui problemi dei cittadini. Prepariamoci a far rinascere la Regione dell’immobilismo e dei quattrocento consulenti inutili».
Dice De Luca: «Renzi ha chiaramente definito la Severino un problema superabile, confermando che chi viene scelto dai cittadini, con un voto democratico, potrà tranquillamente governare. Rimaniamo sui problemi dei cittadini. Prepariamoci a far rinascere la Regione dell’immobilismo e dei quattrocento consulenti inutili».
È un estratto della «Settimana enigmistica»?
Credo che l’ultima parte sia chiara, De Luca è in piena campagna elettorale e parla di immobilismo, sprechi della Regione (i consulenti) eccetera, tutti problemi che, a suo dire, una volta eletto lui sarebbero risolti. Concentriamoci sulle prime parole. «La Severino» sarebbe la legge Severino, quella che stabilisce la decadenza per gli amministratori o i parlamentari condannati per tutta una serie di reati, compreso l’abuso d’ufficio. De Luca era sindaco di Salerno, venne condannato per abuso d’ufficio, fece ricorso al Tar, lo vinse e rimase in carica. Forse è per questo che Renzi ha detto: «La Severino non è un problema». Frase temeraria, perché se De Luca venisse eletto domenica prossima la Severino lo costringerebbe a rinunciare. Come mai allora ha potuto presentarsi oppure come mai quelli del Partito democratico gli hanno permesso di presentarsi? Forse erano tutti sicuri che, ricorrendo un’altra volta al Tar, De Luca sarebbe rimasto in carica. E tuttavia, tra l’altro giorno e oggi, è intervenuto un fatto nuovo: le sezioni unite civili della Corte di Cassazione hanno stabilito che, relativamente ai ricorsi contro la legge Severino, il giudice competente è quello ordinario e non più il Tar. Quindi tutto ciò che ha stabilito il Tar nel frattempo non vale più e questo forse avrà conseguenze anche per il sindaco di Napoli, De Magistris, condannato decaduto e rimesso in sella dal Tar e adesso forse di nuovo a rischio. Dico “forse” perché il giudice ordinario ci mette un sacco di tempo a decidere e il condannato forse decaduto per tutto quel tempo dovrebbe/potrebbe restare al suo posto. O no?
Credo che l’ultima parte sia chiara, De Luca è in piena campagna elettorale e parla di immobilismo, sprechi della Regione (i consulenti) eccetera, tutti problemi che, a suo dire, una volta eletto lui sarebbero risolti. Concentriamoci sulle prime parole. «La Severino» sarebbe la legge Severino, quella che stabilisce la decadenza per gli amministratori o i parlamentari condannati per tutta una serie di reati, compreso l’abuso d’ufficio. De Luca era sindaco di Salerno, venne condannato per abuso d’ufficio, fece ricorso al Tar, lo vinse e rimase in carica. Forse è per questo che Renzi ha detto: «La Severino non è un problema». Frase temeraria, perché se De Luca venisse eletto domenica prossima la Severino lo costringerebbe a rinunciare. Come mai allora ha potuto presentarsi oppure come mai quelli del Partito democratico gli hanno permesso di presentarsi? Forse erano tutti sicuri che, ricorrendo un’altra volta al Tar, De Luca sarebbe rimasto in carica. E tuttavia, tra l’altro giorno e oggi, è intervenuto un fatto nuovo: le sezioni unite civili della Corte di Cassazione hanno stabilito che, relativamente ai ricorsi contro la legge Severino, il giudice competente è quello ordinario e non più il Tar. Quindi tutto ciò che ha stabilito il Tar nel frattempo non vale più e questo forse avrà conseguenze anche per il sindaco di Napoli, De Magistris, condannato decaduto e rimesso in sella dal Tar e adesso forse di nuovo a rischio. Dico “forse” perché il giudice ordinario ci mette un sacco di tempo a decidere e il condannato forse decaduto per tutto quel tempo dovrebbe/potrebbe restare al suo posto. O no?
Non ci capisco niente.
Supponiamo che De Luca venga eletto. La Severino è in vigore. Per dichiararne la decadenza ci vorrà un decreto del presidente del Consiglio. Renzi potrebbe prendersela un po’ comoda, basterebbero tre-quattro giorni. Fino al decreto, De Luca sarebbe in carica, e potrebbe quindi nominare giunta e vice. Una volta decaduto, gli subentrerebbe il vice. La Regione sarebbe sempre nelle mani del Pd. È possibile che vengano fatti calcoli simili. Non creda che il guazzabuglio sia ancora dipanato. C’è un ricorso contro la Severino davanti alla Corte costituzionale che potrebbe dichiarare la legge contraria alla Carta. In quel caso rientrerebbe in gioco persino Berlusconi, dichiarato decaduto a suo tempo dalla carica di senatore proprio per la Severino.
Supponiamo che De Luca venga eletto. La Severino è in vigore. Per dichiararne la decadenza ci vorrà un decreto del presidente del Consiglio. Renzi potrebbe prendersela un po’ comoda, basterebbero tre-quattro giorni. Fino al decreto, De Luca sarebbe in carica, e potrebbe quindi nominare giunta e vice. Una volta decaduto, gli subentrerebbe il vice. La Regione sarebbe sempre nelle mani del Pd. È possibile che vengano fatti calcoli simili. Non creda che il guazzabuglio sia ancora dipanato. C’è un ricorso contro la Severino davanti alla Corte costituzionale che potrebbe dichiarare la legge contraria alla Carta. In quel caso rientrerebbe in gioco persino Berlusconi, dichiarato decaduto a suo tempo dalla carica di senatore proprio per la Severino.
Perché la capitale d’Italia è Bisanzio, perché?
C’è un sacco di gente che nelle acque di Bisanzio ci sguazza. Senta che cosa ha detto Renzi ieri: «Sento parlare di impresentabili, ma sulla legalità non prendiamo lezioni da nessuno. Questo è il Pd, è legalità. C’è chi la combatte a parole, chi con i fatti». Stava parlando in favore della candidata Pd in Umbria, Catiuscia Marini. Speriamo.
C’è un sacco di gente che nelle acque di Bisanzio ci sguazza. Senta che cosa ha detto Renzi ieri: «Sento parlare di impresentabili, ma sulla legalità non prendiamo lezioni da nessuno. Questo è il Pd, è legalità. C’è chi la combatte a parole, chi con i fatti». Stava parlando in favore della candidata Pd in Umbria, Catiuscia Marini. Speriamo.
Già, gli “impresentabili”. Chi sono, esattamente?
È un’altra faccenda bizantina. Esiste la Commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, arcinemica di Renzi. Un bel giorno la Bindi fa sapere che la Commissione indagherà sulle liste presentate per le Regionali e stilerà la lista dei candidati cosiddetti “impresentabili”, cioè quelli che hanno subito condanne e sono quindi venuti meno a un certo codice d’onore che la stessa Commissione s’è data. È un’iniziativa senz’altro lodevole: noi, sapendo che i candidati Tizio, Caio e Sempronio, presentati dai partiti-facce di bronzo, sono in realtà dei mezzi avanzi di galera ci guarderemo bene dal votarli. Brava Bindi! Senonché l’altro giorno si viene a sapere che gli elenchi di impresentabili, ottenuti incrociando i dati di vari archivi, sono completi solo relativamente a Puglia e Campania, per le altre regioni lo studio è ancora in corso: saltano fuori i nomi dei quattro pugliesi, si fanno illazioni sugli otto o nove o forse addirittura tredici campani, ma i nomi vengono tenuti nascosti, alla fine la Bindi, furibonda per le anticipazioni, fa sapere che le liste saranno rese note venerdì sera, in pratica a campagna elettorale chiusa. E che ce ne facciamo a quel punto? Oltre tutto ne saranno informati solo i lettori di quotidiani e, tra questi, solo quelli attenti a queste cose. Ma chi bada ormai a queste cose? Il disgusto per la politica, moltiplicato da storie come questa, fa sì che dei personaggi che si vorrebbero rappresentanti del popolo non si interessi più nessuno. Che siano presentabili o meno.
È un’altra faccenda bizantina. Esiste la Commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, arcinemica di Renzi. Un bel giorno la Bindi fa sapere che la Commissione indagherà sulle liste presentate per le Regionali e stilerà la lista dei candidati cosiddetti “impresentabili”, cioè quelli che hanno subito condanne e sono quindi venuti meno a un certo codice d’onore che la stessa Commissione s’è data. È un’iniziativa senz’altro lodevole: noi, sapendo che i candidati Tizio, Caio e Sempronio, presentati dai partiti-facce di bronzo, sono in realtà dei mezzi avanzi di galera ci guarderemo bene dal votarli. Brava Bindi! Senonché l’altro giorno si viene a sapere che gli elenchi di impresentabili, ottenuti incrociando i dati di vari archivi, sono completi solo relativamente a Puglia e Campania, per le altre regioni lo studio è ancora in corso: saltano fuori i nomi dei quattro pugliesi, si fanno illazioni sugli otto o nove o forse addirittura tredici campani, ma i nomi vengono tenuti nascosti, alla fine la Bindi, furibonda per le anticipazioni, fa sapere che le liste saranno rese note venerdì sera, in pratica a campagna elettorale chiusa. E che ce ne facciamo a quel punto? Oltre tutto ne saranno informati solo i lettori di quotidiani e, tra questi, solo quelli attenti a queste cose. Ma chi bada ormai a queste cose? Il disgusto per la politica, moltiplicato da storie come questa, fa sì che dei personaggi che si vorrebbero rappresentanti del popolo non si interessi più nessuno. Che siano presentabili o meno.
Nessun commento:
Posta un commento