Renzi dà il voltastomaco, ma la minoranza Pd è peggio.
Che Renzi sia un bulletto di provincia è cosa ormai lampante anche agli orbi. Che Renzi sia un Caudillo ed un “maleducato di talento”, come lo definisce con elegante levità De Bortoli, è cosa su cui non si può non concordare. Che sia un tanghero “più ignorante di un tacco di Frate”, come direbbe Bianciardi, abbiamo ogni giorno la riprova.
Che abbia una cultura autoritaria è forse dir troppo, ovviamente per via della cultura, chè Renzi è un autoritario di istinto. Che sia un imbroglioncello abituato al gioco delle tre carte lo ha decretato la vicenda del Tesoretto e della sua fine ingloriosa. Che sia un opportunista patentato lo dicono i suoi continui giravolta. Che sia un democristiano marcio la sua biografia. Che sia un indegno cialtrone lo conferma ogni giorno con il suo “annuncismo”, che avvisa di mirabolanti riforme che poi non si vedono. Che sia uomo senza fede e senza parola, può attestarlo persino Berlusconi che ha trovato uno peggiore di lui.
Dunque, il giudizio complessivo è chiaro. Eppure c’è chi è peggio di lui: i suoi oppositori.
La cosiddetta “sinistra Pd” (che è davvero sinistra, ma nel senso di infida, turpe, losca), dopo aver ingoiato tutto (il patto del Nazareno, i favori a Berlusconi, una finanziaria indecente, il decreto sulle banche popolari, il job act, la riforma distruttiva della Costituzione…) poteva cercare un minimo di riscatto in questa vicenda della legge elettorale. Non fosse altro che per un’impennata di orgoglio, dopo essere stata presa a pesci in faccia in direzione e sino all’insulto del mancato invito al festival dell’Unità di Bologna. Ma questi l’orgoglio non sanno cosa sia e sono riusciti a dividersi non per fare una cosa sbagliata, ma due cose sbagliate.
La maggioranza della minoranza si è precipitata a votare la fiducia al governo, pur se con espressioni di rammarico. Questi sono gli “Scilipoti di sinistra”! Quelli che vanno al soccorso del vincitore… per senso di responsabilità, si intende.
Ma oltre che essere degli smidollati carrieristi, si mostrano anche un po’ cretini, perché, se -come è evidente- lo hanno fatto per ottenere una conferma nella prossima legislatura, hanno fatto malissimo i loro calcoli. Loro sono una sessantina, il Pd, se dovesse vincere le prossime elezioni (Dio scampi!), avrebbe 354 seggi. Una parte (diciamo almeno 240) sono già prenotati dai renziani antemarcia e da quanti hanno scelto al congresso o si sono consegnati subito dopo. Poi ci sono i renziani di pura fede del Senato che, qualora dovesse passare la riforma in corso, vorrebbero sicuramente passare alla Camera e si tratta di almeno un’altra quarantina di aspiranti. Poi ci sono gli ex di Scelta civica, prontamente passati al partito del vincitore e che sono almeno una trentina, anche loro in attesa di conferma, poi, ancora ci sono i sei o sette provenienti da Sel (a proposito: Migliore, che schifo!) e, con ogni probabilità un po’ di ex M5s che si sono venduti o sono in vendita e prevedibilmente anche qualche ex Fi. In totale, direi ameno altri quindici o venti questuanti. Poi, con la legge che è passata, che attribuisce il premio al partito e non alla coalizione, c’è da scommettere che o tutto il Ncd o una parte, andrà a bussare alla porta di Renzi, cautelativamente diciamo una decina. E già così, siamo a 360 circa, ma, come è logico, non è pensabile che Renzi possa fidarsi di un gruppo parlamentare di transfughi e mercenari, senza metterci uomini suoi (voi vi fidereste di gente così?). Quindi è ragionevole che almeno una cinquantina di giannizzeri vorrà metterceli. Ad esempio, molti attuali ministri non sono parlamentari ed occorrerà provvedere.
Anche spostando un po’ di questi pezzenti (nel senso etimologico di petenti, da latino “petens”) al Senato dei balocchi e qualcuno su altri scranni, ne crescono già una quarantina abbondante. Quanti posti potrà offrire Renzi a questi renziani della venticinquesima ora? Se tutto va bene sei o sette. Dunque, una calata di braghe del tutto gratuita.
E passiamo alla minoranza della minoranza (sempre più difficile, signori!) che hanno avuto il coraggio eroico di… astenersi. E questi sono gesti da eroi! Pietro Micca al confronto è un signor nessuno! Questi, di fronte all’occupante nazista avrebbero fatto lo sciopero del cappuccino.
Ma si è trattato di un gesto meditato: votare contro avrebbe forse comportato l’espulsione e questi non hanno alcuna intenzione di uscire. Il Re della Tagliatella, Pierluigi Bersani, lo ha detto chiaramente: questo non è più il mio partito… però ci resto.
Insomma qui, Civati è il solo che forse si è deciso a fare l’unica cosa decente possibile: uscire dal Pd e fare un’altra organizzazione politica e forse sarà seguito da altri cinque o sei come Fassina. Ma gli altri che restano, che restano a fare?
Contano quanto il due di spade quando la briscola è denari. Poi è matematico che alla fine della legislatura verranno regolarmente asfaltati. E questa è l’unica cosa buona che Renzi avrà fatto, liberandoci di queste insopportabili cariatidi, cosa per la quale siamo disposti ad abbuonargli un dieci per centro delle infinite porcherie che ha combinato.
Il Pd ha battuto un primato: è l’unico partito in cui chi comanda fa ribrezzo, ma chi gli si oppone è peggio.
Aldo Giannuli
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