martedì 7 agosto 2007

I pericoli del latte


Spesso le persone allergiche hanno difficoltà a far comprendere agli altri la propria situazione.
A volte si vergognano, a volte non sanno esprimere la propria situazione, ma molto spesso sono proprio gli altri, magari anche ristoratori professionisti, a non comprendere la gravità dei rischi.

Ieri un giovane 21enne campano è morto per choc anafilattico.

Era allergico al latte e ai suoi derivati, e lo aveva fatto presente sia nella pizzeria sia nella gelateria dove era stato con gli amici.
Ma qualche cosa è andato male, il ragazzo ha avuto una crisi, e nonostante gli amici lo abbiano portato al pronto soccorso, e i medici siano intervenuti abbastanza prontamente, il giovane è morto.

Quando "i sani" capiranno che sulle allergie non si scherza, e che è troppo stupido morire così ?


3 commenti:

Franco Gatti ha detto...

La notizia originale:

COPERTINO/CARMIANO - E’ morto questa notte al pronto soccorso dell’ospedale di Copertino un 21enne di Carmiano, Roberto Ianne, figlio di un ristoratore del Nord Salento. Le prime ipotesi fanno pensare ad uno uno choc anafilattico.


Il giovane, studente presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'università di Padova, era tornato da qualche giorno a Carmiano, suo paese d’origine, per trascorrere un periodo di vacanza insieme ad alcuni compagni di studi. Come ogni normalissimo ragazzo di 21 anni, Roberto Ianne decide di uscire insieme ad i suoi amici e magari mangiare qualcosa in un locale in riva al mare. La meta prefissata è una pizzeria nel centro di Gallipoli. Il giovane studente è allergico al latte e ai suoi derivati, per cui chiede che nella sua pizza non venga messa mozzarella. La cena procede con tranquillità, come una normalissima cena tra amici, con battute e sorrisi per passare il tempo.
Terminata la cena, il gruppetto si ferma in un altro locale per un gelato e poi via verso casa. Ma Roberto Ianne avverte un malore, sembra avere una crisi allergica. Gli amici decidono di portarlo presso il pronto soccorso estivo di Torre Lapillo di Porto Cesareo. Il personale sanitario capisce subito che la situazione è grave e prontamente ne dispone il trasferimento nell’ospedale di Copertino. Il giovane però peggiora durante il tragitto e per i medici dell’ospedale non c’è altro da fare che dichiarane il decesso pochi minuti dopo il suo arrivo.
L’autopsia e l’inchiesta avviata dal sostituto procuratore della Repubblica di Lecce cercherà di far luce sulla tragica vicenda.

Tratto da:
http://www.portadimare.it/index.php?option=com_content&task=view&id=2386&Itemid=28

Franco Gatti ha detto...

Un aggiornamento:

Lecce – Morto per allergia: 8 indagati

Ristoratori, camerieri, un gelataio, un banconista, medici e infermieri di due “pronto soccorso” sotto inchiesta per il decesso dello studente universitario di 21 anni che non poteva mangiare derivati del latte

LECCE – Otto persone – ristoratori, camerieri, un gelataio, un banconista, medici e infermieri di due “pronto soccorso” – sono stati iscritti nel registro degli indagati dal Pm della Procura di Lecce Guglielmo Cataldi che indaga sulla morte di uno studente universitario padovano di 21 anni, Roberto Ianne. Viene ipotizzato che al giovane, intollerante al latte e ai suoi derivati, sia stato somministrato cibo con derivati del latte nonostante avesse segnalato l’intolleranza. La morte è avvenuta lo scorso 4 agosto.
Gli otto indagati sono i proprietari della pizzeria di Gallipoli dove venerdì sera, 3 agosto, Ianne ha mangiato una pizza insieme con amici, segnalando al momento dell’ordinazione l'intolleranza alimentare; la titolare della gelateria dove il giovane ha poi assaggiato una granita e la banconista che gliel'ha servita; l’infermiere del pronto soccorso estivo di Torre Lapillo dove si era recato per un primo consulto; medici del 118 e del pronto soccorso dell’ospedale di Copertino dove poi è morto.
In giornata è stata compiuta l’autopsia dal medico legale Alberto Tortorella. L’esame, a quanto si è appreso, avrebbe confermato una «violenta reazione allergica». Il risultato degli accertamenti istologici, che saranno disponibili non prima di un mese, chiariranno se nella pizza o nel gelato c'erano latte o suoi derivati.
Ianne era nel Salento per trascorrere le vacanze a Carmiano, paese natale dei genitori che a Padova gestiscono una pizzeria.

6/8/2007

Tratto da:
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_PROV_01.asp?IDNotizia=181507&IDCategoria=1

Franco Gatti ha detto...

Out of Order
Growing up quickly

Two dozen people hospitalized after reacting badly to a toxic chemical found in toothpaste. Three people die and many others are sickened by contaminated antibiotics. Thirteen infants die of malnutrition after receiving powdered milk with no nutritive value. These statements could easily have been ripped from the headlines of major newspapers around the world, recounting horrific tales of criminal negligence—or outright criminal practices—on the part of Chinese pharmaceutical and food companies, as well as officials at the China’s State Food & Drug Administration (SFDA).

But what makes this even more interesting is that these statements could just as easily have been pulled from U.S. newspapers at the turn of the last century. In fact, a century ago, headlines like these were published about criminal behavior on the part of American companies.

About 18 months ago, I wrote about the burgeoning drug industry in China: “The dragon is awake, and just as Chinese industry is impacting everything from fuel prices to textiles, so too will the economic ripples begin to impact the pharmaceutical industry. Just what that impact will be and how the world will respond remains to be seen.”

I must admit that this is not the impact that I had envisioned. And to some extent, it puts the boots to my contention that advances by Chinese companies and the government had diminished the impression of the “Made in China” stamp as cheap and low-quality.

As I indicated above, however, we may need to cut China a little slack as it goes through its industrial growing pains, for in the grand scheme of things, it wasn’t that long ago that we in the West were having similar problems. In the pre-FDA days in the United States, any quack with the will and a gullible audience could sell tinctures, potions, and elixirs and call them cures. The fact that these concoctions often did more harm than good was beside the point, as the traveling medicine show moved on to the next town. And it wasn’t just rogue individuals…corporate America was a willing partner in the charade.

To a large extent, this behavior and the deaths they caused were the impetus behind the formation of the U.S. FDA, as wonderfully chronicled in Philip Hilt’s book Protecting America’s Health, published in 2003.

To be metaphorical about it, China seems to still be very much in the “Wild West” phase of its industrial development, at least with respect to pharmaceuticals. If it were only trying to live up to its own standards, then there probably wouldn’t be much of a problem in the West. But because it needs (and wants) to compete on the world stage, the Chinese industry is being forced to mature faster than it would perhaps like or can handle without assistance.

The country is making an effort, however, as witnessed by the recent decision to sentence Zheng Xiaoyu, the former head of the SFDA, to the death penalty for corruption and negligence that led to food and drug recalls following numerous deaths and hospitalizations. How’s that for a growing pain?

A couple of weeks ago, the SFDA released a statement discussing its current Five-Year Plan to improve the safety of its food and drug review and inspection systems, suggesting that “efforts will be made to strengthen infrastructure construction, improve technical equipment, and remarkably promote food and drug safety standard and inspection technology, so that to improve food and drug manufacturing order, effectively keep within limits the illegal and criminal activities on manufacturing and marketing counterfeit or substandard food and drug, and reduce the food and drug safety accidents greatly.”

Bureaucratic double-talk and backside coverage? Possibly, but I am confident we could find the same language on the U.S. FDA and EMEA’s web sites.

Besides, given the questions raised in recent years about deaths and sickness related to approved drugs (or combinations) like Phen-Fen, Vioxx, and Avandia or the whole process of gene therapy, perhaps we are not in the best position to be throwing stones. (Open note to former and current U.S. FDA officials: I may not always agree with your decisions, but I would never advocate the death penalty—it seems a tad harsh.)

Are there flaws in the Chinese system? Undoubtedly. But rather than view them with derision, perhaps we should lend them a hand, because I firmly believe my original premise still holds. The pharma-breathing dragon is awake and it’s coming to a global market near you.

Note: This commentary was prompted in part by reader Tom Paine, who was interested in a follow-up to my December 2005 Out of Order “Pharma-breathing dragons”.


Randall C Willis
Executive Editor

Tratto da:
http://www.drugdiscoverynews.com/index.php?pg=122

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