Il 22 marzo il presidente dei Vescovi italiani nella prolusione al Consiglio permanente ha indicato alcune priorità per i cristiani cattolici italiani. Nell’ordine ha sottolineato: il rischio che coloro ai quali è stata conferita una responsabilità lavorino per se stessi e non per la comunità; la necessità di contrastare la povertà (cfr. 2010 anno europeo di lotta alla povertà); la crisi internazionale e il lavoro; la necessaria strategia di integrazione delle persone immigrate; l’effettiva tutela del diritto costituzionale alla salute; l’azione di tutela e promozione della vita in tutte le sue fasi. Il cardinale infine richiama che nei passaggi elettorali il cristiano deve tener conto nei programmi di tutte queste preoccupazioni e dei valori non negoziabili che elenca.
E’ chiaro che la prolusione letta nella sua integrità esprime una necessità che i cristiani di fronte alle elezioni osservino con attenzione i programmi e lo facciano alla luce di alcune preoccupazioni attuali indicate in priorità e con approfondita descrizione. “In questo contesto, inevitabilmente denso di significati, sarà bene che la cittadinanza inquadri con molta attenzione ogni singola verifica elettorale, sia nazionale sia locale e quindi regionale. L’evento del voto è un fatto qualitativamente importante che in nessun caso converrà trascurare. In esso si trasferiscono non poche delle preoccupazioni cui si è fatto riferimento, giacché il voto avviene sulla base dei programmi sempre più chiaramente dichiarati e assunti dinanzi all’opinione pubblica, e rispetto ai quali la stessa opinione pubblica si è abituata ad esercitare un discrimine sempre meno ingenuo, sottratto agli schematismi ideologici e massmediatici”
Ma quali sono queste preoccupazioni?
La prima: “Il Papa l'aveva già detto, e di recente l’ha ripetuto, che «le cose nella società civile e, non di rado, nella Chiesa, soffrono per il fatto che molti di coloro ai quali è stata conferita una responsabilità, lavorano per se stessi e non per la comunità»”
La seconda: “il contributo che, insieme ai Confratelli della Comece, intendiamo dare alla campagna approntata per l’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Più in generale, in questa circostanza vorremmo osservare che c’è tanta, troppa sofferenza nel mondo, e che attenuare il carico di dolore prodotto è una missione cui tutti devono partecipare, quale che sia la loro competenza.”
La terza: “Ci sono tuttavia dei motivi di contingente quanto seria preoccupazione, dovuti in gran parte alla crisi economica internazionale, che sprigiona ora sul territorio i suoi frutti più amari. Mi riferisco in particolare alla realtà del lavoro, il lavoro che è «bene per l’uomo, per la famiglia e per la società, ed è fonte di libertà e responsabilità» Ma proprio la genesi di questa terribile recessione conferma che non ha senso ritenere la persona del lavoratore una variabile rispetto agli altri fattori di produzione. Un’impresa realizza davvero la propria missione quando riesce, grazie ad uno sforzo collettivo, ad un impegno ripartito tra i contraenti, a raggiungere i propri obiettivi industriali in concomitanza al benessere delle persone che vi lavorano e dunque del territorio e dell’ambiente in cui essa è inserita (cfr Benedetto XVI, Discorso ai Dirigenti e al Personale”
La quarta: “Su un altro fronte la nostra società è chiamata a interrogarsi per tempo, prima che altre situazioni critiche arrivino ad esplosione: quello di una fondamentale strategia di integrazione degli immigrati presenti sul territorio italiano. Dopo i fatti di Rosarno – a cui i confratelli Vescovi della Calabria hanno riservato parole chiare specie sullo sfruttamento criminale cavalcato dalle cosche – altre situazioni sono venute alla ribalta, come ad esempio a Milano, nei fatti incresciosi di via Padova, dopo che c’era stata purtroppo una vittima. Un altro ragazzo successivamente ha trovato una morte atroce, bruciato mentre dormiva in un campo rom della periferia milanese. Da varie parti ormai si riconosce che, tra le opzioni da perseguire avendo per obiettivo l’accoglienza dei nuovi arrivati, non possono più figurare le cosiddette «isole etniche».”
La quinta: “Chiediamo alle Regioni che il diritto costituzionale alla salute sia effettivamente tutelato collocando le pur necessarie riforme in un contesto di promozione del bene comune.”
La sesta: “è sul primordiale diritto alla vita che all’alba di questo terzo millennio l’intera società si trova a dover fare ancora l’esame di coscienza, non per caricare fardelli sulle spalle altrui, né per provocare aggravi di pena a chi già è provato, ma per il dovere che essa ha, per se stessa, di guardare avanti in direzione del futuro. E nonostante le apparenze o le illusioni, non le riuscirà di farlo se non schierandosi col favor vitae, sempre e particolarmente quando le condizioni siano contrastate, difficili, incerte. E nonostante le apparenze o le illusioni, non le riuscirà di farlo se non schierandosi col favor vitae, sempre e particolarmente quando le condizioni siano contrastate, difficili, incerte.”
Infine, dopo aver richiamato l’attenzione ai contenuti dei partiti su queste priorità, il Cardinale ribadisce in generale quali sono i valori non negoziabili: “Essi sono: la dignità della persona umana, incomprimibile rispetto a qualsiasi condizionamento; l’indisponibilità della vita, dal concepimento fino alla morte naturale; la libertà religiosa e la libertà educativa e scolastica; la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna. È solo su questo fondamento che si impiantano e vengono garantiti altri indispensabili valori come il diritto al lavoro e alla casa; la libertà di impresa finalizzata al bene comune; l’accoglienza verso gli immigrati, rispettosa delle leggi e volta a favorire l’integrazione; il rispetto del creato; la libertà dalla malavita, in particolare quella organizzata.”
Tratto da: http://www.marcogranelli.it/index.php?option=com_content&view=article&id=262:la-prolusione-del-card-bagnasco-leggiamola-attentamente&catid=38:italia&Itemid=43
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