Arrivederci
Franco
Sul voto amministrativo di maggio
Ti disturbo questa volta per un articolo, forse un poco lungo, scritto a qualche ora dal voto. Grazie per la tua attenzione.
Un saluto,
BarbaraPollastrini
5 a 2:partiamo da qui. Col PD che è in cima alla classifica per numero di presidenti. Eppure questa partita si conclude con un campanello di allarme che sarebbe sbagliato non sentire. E non bastano buoni tappi nelle orecchie, né aiuta depistare le letture o illudersi di scaricare ogni colpa sul"sabotatore" di turno, Bindi o Pastorino che sia. Da tutti - premier, maggioranza, minoranze - sarebbero graditi un pizzico di umiltà e una analisi seria del voto. Solo così si può correggere, cambiare quel che bisogna cambiare ed evitare infortuni futuri. L’astensione non è mai stata così alta. Vedremo i flussi, immagino ex elettori orfani del centrodestra, una parte di avviliti del centrosinistra, e nelle nostre stesse file.
Di più, c'è un rifiuto totale di chi non si sente rappresentato e la democrazia ne esce acciaccata. La Lega cresce ovunque e riconferma il Veneto con un nostro esito deludente. I 5Stelle si consolidano come secondo partito. Se a questo conteggio sommiamo le astensioni è facile intuire la portata della protesta con una conseguente potenzialità allo scardinamento dello status quo. Non mi vesto a lutto per la sconfitta di Forza Italia, ogni scomposizione produrrà nuove ricomposizioni e quindi si aprono scenari dinamici. Non a caso in tutta Europa si ridisegnano partiti o nascono nuovi movimenti. Sta a noi avere uno sguardo lungo e per questo scegliere oggidi vedere più da vicino quel che accade.
Il PD è l’architrave del governo e del centrosinistra, amministra migliaia di Comuni e decine di città capoluogo. A proposito, auguri alle nostre e ai nostri eletti, a Presidenti, Sindaci, e a chi andrà ai ballottaggi in cui siamo tutti impegnati. E lasciatemi mandare un abbraccio particolare agli amici e amiche della Lombardia e della città metropolitana. Tuttavia non si può rimuovere che il PD arretra in consensi rispetto alle europee e senza ancora avversari credibili nel centrodestra o alternative forti a sinistra.
L’esito in Veneto, il traguardo raggiunto sul filo in Umbria e in Campania, la stessa sconfitta di Raffaella Paita, prima che della forza altrui ci parlano delle fragilità nel nostro campo. In direzione non si dovevano archiviare primarie così discusse a Genova con un applauso frettoloso. L’uso dei "fedeli" senza l'ascoltodi qualche spirito critico non porta bene alla sinistra che tradizionalmente reagisce prendendo vie talvolta avventurose. Le biografie contano e c'è qualche stonatura nel cantar gloria quando se ne vanno alcuni ed entrano altri che, magari, usano il partito come un autobus, ricavandone pure qualche compenso.
C’è, dunque,un ragionamento limpido da fare sulla selezione delle classi dirigenti, cosa diversa dal successo mediatico e dall’appoggio di lobbies a prescindere. Sarebbe bene imprimere al PD un cambio di passo. Una svolta al suo modo di praticare principi, regole, etica, rappresentanza. Penso che tanti strappi non abbiano prodotto né consenso né innovazioni sufficienti. Cambiare la scuola contro la scuola, almeno così molti hanno vissuto quella riforma, fare il jobs act come termometro di riformismo, porre la fiducia sulla legge elettorale, difendere una confusa riforma costituzionale, poteva forse, ripeto forse, essere tollerato se per il popolo più solo e per la tua gente più esigente fosse arrivato il senso di uno scambio con diritti, bisogni, persino sentimenti.
Così non è stato e il potere è apparso troppo lontano anche nelle immagini. Riconosco, per la mia stessa piccola esperienza, quanto governare dalla parte giusta sia difficile e la strada spesso sia stretta. Ma senza un partito autentico e una partecipazione anche emotiva quella sfida può risultare impossibile. Oggi un quotidiano importante scrive che un leader diventa uno statista dopo gli inciampi e a seconda di come li gestisce. Condivido. Se di fronte a risultati negativi, quel leader cambia musica ha chances per esserlo uno statista. Se continua a seguire lo stesso spartito, aggiungo magari con qualche tono più urlato degli stessi pifferai, tutto diventa più difficile.
E però anche per noi, per le cosiddette minoranze, queste elezioni sono importanti. Ci spetta un dovere di vicinanza alle persone e uno scatto di creatività per dare autorevolezza a un’alternativa al pensiero dominante. Intanto sostengo l’associazione SinistraDem di Gianni Cuperlo perché ha riconosciuto subito le ragioni del successo di Renzi alle primarie. Perché non vi ho mai trovato logiche da gufi o un ripiegamento sul bel tempo andato di una "ditta"che non era più da parecchio la casa bella che immaginavamo. O, peggio, l’attitudine a lamentose trattative per qualche posto al sole in più. Ma soprattutto per quel cognome: "Campo Aperto" che allude a una compagnia di amici,compagni e compagne in movimento. Perché nessuno basta a se stesso, non un leader, non un partito, non una persona.
Il voto di ieri mi conferma quanto il PD debba assumere uno spirito federatore, guardare alla sinistra fuori da noi, al civismo e al solidarismo organizzato. Non c’è legge elettorale che possa ingabbiare passioni tristi o positive. I vuoti si colmano a destra e a sinistra. Prevenire è meglio di curare e anche a questo serve una sinistra nel PD che va riconosciuta. Serve a vedere oltre il proprio naso, a costruire ponti nel partito e fuori da esso, a capire quanto, dopo questa crisi drammatica, va ripensato e sperimentato, e a farlo nei governi e nei quartieri, dal basso, mai da soli, perché tutta la sinistra e i democratici sono in cammino. Qui e oltre le frontiere del nostro Paese.
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