lunedì 13 giugno 2016

E se Hillary Diane Rodham Clinton non fosse la miglior Presidente possibile?

Tratto da:  http://www.repubblica.it/esteri/elezioni-usa/primarie2016/2016/06/08/news/primarie_usa_finanziamenti_clinton-141557923/?refresh_ce

Quei soldi scomodi dai poteri forti che ora frenano Hillary 
Ha vinto le primarie, ora deve convincere i democratici dif identi. Tra i nodi da sciogliere, lo scandalo delle mail e i potenziali conflitti di interesse: tra i finanziatori della sua Fondazione ci sono il reame dell'Arabia Saudita, i colossi di Wall Street, i petrolieri e Big Pharma 
di PAOLO G. BRERA 08 giugno 2016 

Ora che ha raccolto con le primarie la fiducia dei democratici, che l'hanno scelta come candidata alla presidenza, a Hillary Clinton non resta che il problema dei problemi: convincere gli elettori veri ­ gli americani della porta accanto ai quali spetta il compito indiretto (tramite i grandi elettori che voteranno a novembre) di nominare l'inquilino della Casa Bianca ­ che affidarle il voto non darà le chiavi dello studio ovale agli interessi degli scomodi, potentissimi donatori della sua Fondazione, della sua famiglia e della sua campagna elettorale. 

La lista dei finanziatori. La lista è lunga e impressionante: dall'Arabia Saudita alla Monsanto, dai giganti della finanza come Barclays e Goldman Sachs al Qatar, dalla Coca Cola al sultanato dell'Oman, da Exxonmobil a Pfizer, senza contare le centinaia di migliaia di dollari raccolte dall'ex presidente Bill Clinton come oratore da una banca russa vicina al Cremlino mentre l'allora segretario di Stato Hillary Clinton trattava e sponsorizzava l'accordo sull'uranio con la Russia. E i nodi al pettine non finiscono qui: resta sempre in piedi lo scandalo, e l'inchiesta del Fbi, sulla violazione della sicurezza di Stato per aver utilizzato la sua posta elettronica privata per spedire 2.100 email professionali come Segretario di Stato, una novantina delle quali classificate come "secret" e "top secret". 

Se Donald Trump pesca a mani basse nel voto di protesta, Hillary deve convincere gli americani di saper tenere a bada i poteri forti che finanziano la sua famiglia, se non vuole rischiare il tracollo. Un miliardario misogino e razzista può spaventare, ma può fare breccia sugli indecisi infuriati. E può trarre profitto dal non voto dei democratici diffidenti che non sopportano più l'establishment, i paperoni e i colossi che influenzano l'economia e la politica nazionale e internazionale. 

Scarsa trasparenza. Con assai poca trasparenza, più volte e piuttosto inutilmente contestatale dai grandi quotidiani nazionali, Hillary e Bill hanno reso pubblico l'elenco dei finanziatori della Clinton Foundation senza precisare il momento in cui siano stati effettivamente fatti i versamenti, e raggruppando il lungo elenco per fasce di valore senza dettagliare l'importo effettivo: in questo modo, per esempio, si sa che ha ricevuto dai colossi quotati a Wall Street una cifra indefinita tra 11 e 41 milioni di dollari. 

La Fondazione, aperta dall'ex presidente Bill e rinominata nel 2013 come "Bill, Hillary & Chelsea Clinton Foundation", ha uno statuto preciso e vincolato a spendere i quattrini ricevuti in attività umanitarie in giro per il pianeta. Che un ex presidente raccolga denaro a fiumi per promuovere la lotta "ai cambiamenti climatici, alla differenti opportunità riservate a maschi e femmine e alle malattie prevenibili", o per promuovere "la salute globale e la crescita economica" è lecito e auspicabile; ma per un aspirante presidente in carica accettare finanziamenti da molti milioni di dollari può indurre il sospetto che sia poi difficile essere autonomi nelle scelte. 

I soldi dei sauditi. Quei molti milioni di dollari contenuti nella forchetta indicata tra un minimo di 10 e un massimo di 25 ricevuti dal "Reame dell'Arabia Saudita", e il rinforzo di "1­5 milioni di dollari" avuti dagli "Amici dell'Arabia Saudita", per esempio, posto anche di riuscire a spiegare come si concilino con il mandato statutario della Fondazione di combattere le diverse opportunità tra maschi e femmine, che influenza avranno avuto sulla politica estera degli Stati Uniti? La scarsa trasparenza della Fondazione non consente di sapere se, quando sono stati versati, Hillary fosse il Segretario di Stato Usa in carica, ma certo è stato un ministro degli Esteri molto attivo sullo scenario mediorientale, e l'opacità alimenta il sospetto. 

L'accesso privilegiato dei potenti. Insomma è il momento di fare un passo avanti per convincere gli americani (e anche il resto del mondo) che l'alternativa democratica al tycoon populista non siano i poteri forti che appoggiano la campagna elettorale di Hillary Clinton. Secondo il quotidiano conservatore The Washington Times, versare milioni di dollari sul conto della Fondazione allora intestata a Bill Clinton garantiva un accesso molto facilitato alla scrivania di sua moglie, allora segretario di Stato: "Secondo una tranche di mail rese pubbliche dal Dipartimento di Stato, George Soros era 'impressionato' dal livello di accesso che gli era dato presso il Segretario di Stato, dicendo che in ogni momento poteva incontrarla o discutere con lei di politica". 

Riforme e conflitto d'interessi. Ma le critiche non arrivano solo da destra: durante un dibattito, il senatore Bernie Sanders le domandò: “Come potrai riformare davvero Wall Street mentre spendono milioni e milioni di dollari in contributi alla tua campagna elettorale... e mentre pagano a peso d'oro gli interventi da oratore?" Buone domande a cui rispondere davvero, ora, convincendo gli americani indecisi prima di novembre. 

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