Tratto da: http://www.unita.it/italia/milano-quante-falsita-br-sui-muri-contro-pisapia-1.297277
Milano, quante falsità sui muri contro Pisapia
di Oreste Pivetta
Se non fosse che si vota per decidere il governo della città e quindi il suo futuro, si potrebbe anche ridere. O forse no, nemmeno in questo caso, a meno che all’istante la burla non fosse dichiarata e sotto la chioma cotonata o la calotta catramata non si rivelassero poi le fisionomie di Aldo Giovanni e Giacomo o di Crozza o di Bisio. Invece no: si fa sul serio e le firme sono autorevoli, Silvio Berlusconi e Letizia Moratti, più qualche comprimario alla guida di qualche giornale di famiglia, più qualche autorevole consulente strapagato. Non si sa se dire: questa è la politica, ragazzi. O se si possa pensare che sia solo propaganda. Propaganda e politica procedono insieme: da sempre la politica fa pubblicità ai suoi prodotti. Ma un conto è reclamizzare, magari esagerando, magari esaltando e allo stesso tempo occultando, per omissione, un conto è lo spettacolo cui stiamo assistendo oggi, che è difficile da definire: osceno? offensivo? penoso? tragico?
Non nego ad esempio che mi abbia fatto pena la signora Moratti, così fine, quando, in un mercato, rivolgendosi ad un ambulante, in piedi dalle cinque del mattino, già stanco a mezzogiorno e con tanti problemi in testa, urlava paonazza: «Pisapia vi alzerà la tassa per l’occupazione del suolo». Chi l’ha detto che Pisapia alzerà la tassa? Dove sta scritto… Una menzogna gridata così, senza un filo di vergogna. Una volta, quando ancora in famiglia si raccomandava ai bambini di non dire le bugie, si arrossiva, anche quando la si raccontava piccola piccola. A che scopo ingannare? A che scopo lasciare la propria dignità? Per sentirsi dire che se Berlusconi perde è colpa solo della sua inadeguatezza, signora Moratti? Perché Berlusconi fa così: non perde mai, perdono gli altri.
I muri di Milano sono una antologia di falsità: l’ecopass a dieci euro, la città in mano ai centri sociali, piazza del Duomo invasa dagli islamici mentre si alza la moschea più grande d’Europa, i parchi cittadini ridotti a tendopoli dei rom. Tutto con la sinistra al potere. Mentre, con questa destra a Palazzo Marino, ci verrebbe garantito un radioso avvenire: il primo passo sarebbe rappresentato dal condono delle multe, come la Moratti promette e come, per legge di bilancio non si può fare (meglio Napoli, in quanto a promesse della destra: lì vogliono condonare milioni di metri cubi di cemento, la casetta del disoccupato e i palazzoni del camorrista). Le altre patetiche invenzioni le ascoltiamo: la mamma del candidato che si siede su un gradino della strada e grida all’aggressione, l’onorevole ministro La Russa che evoca la stanza del buco per i drogati come fosse il cavallo di battaglia di Pisapia per conquistare quell’elettorato (le vittime o gli spacciatori?), mentre Letizia si immola sull’altare della cura a San Patrignano, i figuranti che recitano da rom o da punk bestia anticipando la futura invasione e l’altro figurante che promette ministeri a Milano, ministeri che nessuno vuole, mentre un geometra prende le misure per il tempio di Allah.
Di fronte a tante fantasiose esibizioni, ci stavamo dimenticando del colpo grosso del sindaco: «Pisapia ladro di automobili». Perché non anche «ladro di bambini» (da consegnare ai rom). Che cosa ancora ci possiamo attendere. Non so se mai si sia vista tanta violenza e tanta violenza nella falsità: qualcuno ci potrebbe ricordare i manifesti di una sfida lontana, quando pareva che i cosacchi dovessero (vincendo il Fronte popolare) cavalcare dritti fin dentro San Pietro. Menzogne, ma che quella campagna elettorale fosse così dura lo si potrebbe capire adesso, pensando alla durezza dei tempi a ridosso della guerra…
Oggi per capire il presente non ci sono che l’insipienza dei personaggi, il fallimento di un governo, l’arroganza del potere, un’idea privata, a proprio uso e consumo, della democrazia, il delirio di un ometto che assomiglia sempre di più alla sua caricatura, ma che crede fermamente d’esser riuscito nella sua opera fondamentale: la corruzione nazionale. Troppo, forse, per sopravvivere. Ma non cadiamo nella trappola: la politica non è solo questa e il degrado della politica non è una palude universale e i corrotti non sono la maggioranza.
26 maggio 2011
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