venerdì 16 dicembre 2016

Nature: Italian scientists won't miss departing Prime Minister Matteo Renzi

Tratto da:  https://ilblogdellasci.wordpress.com/2016/12/14/giudizi-politici/

Giudizi politici.

14 Dicembre 2016
Nota: si ricorda che le opinioni espresse in questo blog non sono da ascrivere alla SCI o alla redazione ma al solo autore del testo  
a cura di Claudio Della Volpe
Con un articolo pieno di espressioni idiomatiche e quindi ben lontano dal gergo scientifico che la caratterizza Nature ha salutato le dimissioni di Matteo Renzi.
politici1Fa riflettere che la famosa rivista si sia impegnata nel raccogliere e pubblicare le opinioni di alcuni fra gli opinion leader della scienza italiana su questa questione, nel senso che fa capire l’interesse che il pubblico dei suoi lettori, in gran parte scienziati, ha per la situazione della scienza italiana, che pur impoverita dagli ultimi anni di disinvestimento continua tuttavia a svolgere un ruolo sia attivo che di preparazione di giovani leve che purtroppo se ne vanno all’estero a causa proprio dell’enorme disinvestimeno attuato finora (siamo ridotti a meno di 50.000 docenti universitari rispetto agli oltre 60.000 di pochi anni fa)(si vedano i dati in fondo al post).
L’articolo è intitolato: Gli scienziati italiani non sentiranno la mancanza del primo ministro Matteo Renzi.
Gli universitari dicono che il più giovane leader italiano ha sbagliato al momento di passare dalle parole ai fatti nel rafforzamento della ricerca.
L’autrice, Alison Abbott, lavora con Nature da oltre 20 anni e vanta un PhD in farmacologia, ma si è occupata spesso di politica della ricerca.
Inizia con un commento duro: “.. i ricercatori dicono di non essere particolarmente tristi per le dimissioni di Renzi. In quasi tre anni di governo Renzi che aveva promesso di migliorare lo stato dell’università e della scienza ha fallito nel migliorare lo stato della ricerca nel paese secondo gli scienziati, che si lamentano anche del fatto che egli abbia interferito direttamente in questioni di tipo accademico 
Raccoglie al riguardo le opinioni di tre fra i più noti scienziati italiani:
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Cesare Montecucco, professore ordinario di Patologia generale presso l’Università di Padova, esperto mondiale di neurotossine e vincitore del Premio Paul Ehrlich und Ludwig Darmstaedter nel 2011
“Renzi è diventato primo ministro durante una seria crisi economia e sociale e ha iniettato un senso di energia e di ottimismo nell’Università e nel settore della ricerca” “Le nostre aspettative sono aumentate, ma sono state in massima parte deluse.”
L’investimento procapite italiano in ricerca ed università è fra i più bassi d’Europa – sebbene il paese produca una quota maggiore dei lavori più citati rispetto alla media dell’Unione europea. Poco è cambiato in questo durante il governo renzi , dicono Montecucco ed altri scienziati. Renzi non ha partorito nulla di quello per cui questi scienziati si erano battuti a lungo: meno burocrazia per le istituzioni di ricerca e una nuova agenzia per il finanziamento sullo stile della US National Science Foundation.
L’articolo prosegue poi citando le varie decisioni che hanno contrassegnato l’azione del governo Renzi nel settore università e ricerca:
La decisione più controversa è stato il decreto Renzi del Novembre 2015 che ha creato un centro per la genomica a Milano con un investimento di 1.5 miliardi di euro (1.7 miliardi di dollari). Conosciuto come Human Technopole, esso si focalizzerà sulla medicina personalizzata e la nutrizione. Il nuovo progetto prevede un finanziamento annuo di 100 milioni di euro a partire dal 2018. Sebbene alcuni siano grati di questi fondi di ricerca , molti scienziati si lamentano che il maggiore investimento in un singolo nuovo progetto sia inappropriato mentre la maggior parte degli altri istituti di ricerca pubblici stanno letteralmente morendo di inedia. Essi obiettano anche al fatto che questo progetto di Renzi sia stato partorito col cotributo di pochi scienziati e a porte chiuse.
Nel settembre 2016 Renzi ha partorito l’idea di creare una elitè di professori conosciuta come cattedre Natta (dal nome del chimico e premio Nobel Giulio Natta), da assegnare principalmente a Italiani che lavorano all’estero. Essi sarebbero selezionati attraverso 25 commissioni di valutazione nominate dal primo ministro. Migliaia di professori hanno sottoscritto una lettera in ottobre lamentandosi del fatto che Renzi abbia deciso questo progetto senza discuterne con le Università e protestando per il coinvolgimento della politica nella selezione.
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Giorgio Parisi, uno dei più noti fisici teorici del mondo, Medaglia Boltzmann per i suoi contributi alla fisica statistica, premio Dirac, premio Galileo, Premio Lagrange e Medaglia Max Planck; insegna meccanica statistica presso l’Università di Roma
“La nomina di commissioni da parte del primo ministro è assolutamente inaccettabile.” dice il fisico Giorgio Parisi della Università di Roma La Sapienza, uno dei principali critici del progetto. “E’ una scelta politica quella di fare le selezioni senza la partecipazione delle Università italiane, ma allora ci si potrebbe rivolgere ad organizzazioni universitarie estere, come quelle delle altre università Europee.”
Parisi è anche scontento su aspetti riguardanti il finanziamento 2017 delle università. In particolare una quota di 217 milioni di euro sarà riallocato ai dipartimenti che sono stati valutati dalla agenzia nazionale di valutazione ANVUR per aver avuto le migliori performances nella ricerca. Parisi pensa che i nuovi finanziamenti dovrebbero essere resi disponibili direttamente a coloro che hanno avuto queste elevate performances e non passare attraverso il finanziamento universitario generale, che è già particolarmente ridotto. “Questa riallocazione del governo significa che le università più deboli nel sud del paese perderanno ancora più denaro e questo sarebbe un disastro sociale”.
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Elena Cattaneo, neuroscienziata di fama mondiale e senatrice a vita
Il nuovo governo sarà in carica fino alle prossime elezioni che potrebbero avvenire il prossimo anno. L’incertezza continuerà. I partiti populisti e di protesta, in particolare il movimento 5stelle diretto dall’attore Beppe Grillo è probabile che faccia un grande passo avanti nelle prossime elezioni. Questi partiti non hanno una agenda scientifica importante. La senatrice a vita Elena Cattaneo , che è anche neuroscienziata presso l’Università di Milano, ha un atteggiamento di attesa:
“Uno o due dei componenti dei partiti populisti dell’attuale Parlamento hanno dimostrato di essere più aperti alle discussioni su temi scientifici dei membri dei partiti di maggioranza.”
L’articolo è scaricabile integralmente qui.
Per documentazione:
per conoscere meglio le posizioni di Parisi potete ascoltare questo filmato.
alcuni dati:
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