Tratto da: http://www.corriere.it/cronache/11_agosto_24/no-ai-centesimi-il-prete-e-le-monete-che-nessuno-vuole-paolo-conti_c8d46c98-ce16-11e0-8a66-993e65ed8a4d.shtml
Il prete e le monetine che nessuno vuole - «No ai centesimi». Cinque miliardi persi nei cassetti
Acquisti - La Finlandia le ha abolite, un parroco le rifiuta
ROMA—Ad Atella, comune di 3.800 abitanti in provincia di Potenza, non parlano d’altro. Domenica scorsa don Domenico Traversi, parroco della cattedrale di Santa Maria ad Nives (XIV secolo) avrebbe insistito durante l’omelia sull’inutilità di ritrovare, nelle cassette per le offerte, manciate di monete da 1 e 2 centesimi: li butto via, avrebbe detto, nessuno li usa. Il tutto è finito su La Gazzetta del Mezzogiorno corredata dalla notizia che il fruttivendolo più vicino avrebbe deciso di seguire l’indicazione, arrotondando i prezzi ai centesimi superiori. Don Domenico ora è furioso, parla di travisamento dello sfogo, annuncia lettere di chiarimento, ma ammette: «No, i soldi non li butto. Ma certo non è a forza di centesimi che si possono pagare i tremila euro di nuovo impianto Enel deciso dalla Curia...».
I centesimi di rame dell’euro rappresentano una delle innumerevoli contraddizioni dell’Italia. Nessuno riesce a usarli, quando capitano in tasca diventano subito zavorra inutile (salvo depositarle nelle cassette delle Chiese) ma l’Italia ne è (appunto inutilmente) sommersa. Nel nostro Paese, dal 2002 a oggi, circolano 6 miliardi e 700 milioni di pezzi dei tre piccoli tagli di centesimi, battuti dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Due miliardi e 600 milioni per la monetina da 1 centesimo, due miliardi e 200 milioni per quella da 2 centesimi e infine un miliardo e 900 milioni per i 5 centesimi. Un valore nominale enorme, circa 165 milioni di euro: rappresentano il 45% delle monete della valuta euro battute per ordine del ministero dell’Economia.
Le mini monete hanno avuto subito un’esistenza difficile. Già il 22 gennaio 2002, pochi giorni prima dell’entrata in circolazione della nuova moneta, Giulio Tremonti (allora ministro dell’Economia del Berlusconi II) annunciò: «Abolire i centesimi? Sarebbe certamente popolare, ci stiamo pensando, ne abbiamo parlato in sede di Unione Europea». L’economista Giacomo Vaciago, proprio in quei giorni, aveva previsto non più di pochi mesi di vita reale ai centesimi dall’anima di acciaio, ma ricoperti di rame. E invece eccoli lì, tutti nelle nostre tasche, ma soprattutto nei nostri cassetti. I primi a farne a meno furono, guarda un po’ la coincidenza, i responsabili della bouvette del Senato che il 1 febbraio 2002 decisero di superare ampiamente l’intuizione di Tremonti e abolire subito la superflua circolazione degli spiccioli europei: il cappuccino di allora scese da 67 a 65 centesimi, il cornetto da 46 a 45, i panini invece salirono da 1.14 a 1.20.
Centesimi di dollaro Usa
C’è chi, in Europa, ne ha fatto immediatamente a meno è si è trovato benissimo. Il primo Paese a cancellare i pezzi da 1 e 2 centesimi fu la Finlandia con un decreto legge che seguì l’introduzione della moneta unitaria: era la conseguenza dell’abolizione di altri centesimi, quelli del Markka, il Marco Finlandese, che era suddiviso in scomodissimi centesimi (un euro valeva 5.9 Markka). Il risultato è che quei pochissimi pezzi da 1 e 2 centesimi battuti in Finlandia ora sono rarità assolute e preziosissime. Anche l’Olanda dal 2004 non conia più centesimi di piccolo taglio e in Belgio la loro circolazione è di fatto un ricordo, seppure senza una decisione formale. In Italia c’è chi si è mosso immediatamente, per esempio il Comune di Barzago, in provincia di Lecco: nel gennaio 2002 abolì l’uso dei centesimi da 1 e da 2 nel costo dei certificati anagrafici e degli ingressi agli impianti sportivi.
Ma i centesimi non sono solo un problema italiano. In Canada il centesimo di dollaro canadese non è usato da anni eppure la zecca continua a batterlo, nonostante in circolazione ve ne siano circa 1 miliardo e 200 milioni di esemplari: per di più realizzare un centesimo costa 1.5 centesimi. La Svizzera ha parzialmente risolto il problema dal 1978 mettendo fuori corso i 2 centesimi di Franco mentre resiste il pezzo da 5 centesimi (che ne costa circa 11): ma in Svizzera il movimento d’opinione ostile alla sua abolizione è ancora molto forte. In più i piccoli centesimi si macchiano, diventano verdastri e emanano odori sgradevoli. C’è chi ha messo a punto un rimedio: acqua e limone, immersione per diversi minuti, poi pulizia e asciugatura con un panno (niente spugnette metalliche). Chi ha tempo e voglia può accomodarsi.
Paolo Conti - 24 agosto 2011
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