lunedì 27 aprile 2015

26 Aprile 2015 - Intervista a Rosy Bindi: "L'Italicum? Un comitato elettorale permanente”
di Luca De Carolis - da Il Fatto Quotidiano -  http://www.democraticidavvero.it/

Italicum: “Il nodo principale rimane il premio di lista, che rende complicatissima la ricostituzione dei campi politici. Non è vero che questa legge favorisce il sistema bipolare: l'Italicum porterà al partito unico della Nazione, circondato da opposizioni in lotta tra loro. Ho visto finire la Prima repubblica perché mancava una legge elettorale che favorisse l'alternanza”.
PD di Renzi: "Quando un partito va da Irene Tinagli a Gennaro Migliore, l'unico elemento pseudo-unificante è la figura del capo. Non è vero che questa legge favorisce il sistema bipolare e l'alternanza: al contrario, porterà al partito unico della Nazione circondato solo da opposizioni in lotta tra loro”.
Prodi: “Renzi ha fatto arrabbiare Prodi, sostenendo che l'Onu non lo voleva come mediatore in Libia perché ex premier di un paese amico di Gheddafi. Ma non scherziamo, quel posto era pronto per Prodi, perfetto per quel ruolo”.

Versione integrale: leggi sotto o segui il link:  http://www.democraticidavvero.it/adon.pl?act=doc&doc=13644




26/4/2015  Intervista a Rosy Bindi: "L'Italicum? Un comitato elettorale permanente”
di Luca De Carolis - da Il Fatto Quotidiano

"Mettere la fiducia sull'Italicum sarebbe un errore enorme e una forzatura, comunque una prova di debolezza. A Renzi chiedo almeno una prova di carattere: dimostri che sa rischiare". Rosy Bindi, voce critica del Pd, lancia la sfida al premier. Soprattutto, gli chiede di fermarsi prima dello strappo finale: "Siamo persone ragionevoli, accetti delle modifiche alle legge: per vararla in Senato basterebbero due mesi".

Renzi ha avvertito: se I'Italicum non passa cade il governo. Lei ha parlato di "ricatto".
È una scorrettezza, per costringere i parlamentari a votarlo. Ed è un atto improprio, perché il governo non può legare il proprio destino a una legge elettorale. Do atto all'esecutivo di aver dato impulso alle riforme, ma il Parlamento deve rimanere un luogo di confronto. Questa legge, nata dal patto del Nazareno, rischia di essere approvata con una maggioranza inferiore a quella che sostiene il governo. Non si capisce la ragione di tanta fretta.

Renzi ha bisogno di un trofeo prima delle Regionali o vuole un'arma carica per indire le elezioni quando vuole?
Sono vere entrambe le cose. Renzi fa politica in questo modo, e in parte lo comprendo. Quando dice che chi ha la responsabilità di decidere deve farlo, ha ragione: avremmo dovuto applicare questo principio anche in passato. Ma questo non si può fare sulla legge elettorale o sulla riforma costituzionale, provvedimenti che devono essere condivisi.

Se la legge non passa si va davvero alle urne?
Assolutamente no, sono regole che si inventa Renzi, che non esistono. Se tornasse a chiedere la fiducia in Parlamento la otterrebbe. E comunque lo scioglimento delle Camere spetta al capo dello Stato.

Su Repubblica Luca Lotti ha detto: "Cambieremo la costituzione nel solco della resistenza".
Se si stravolge la Carta rendendo il Parlamento ancillare rispetto al governo non si onora la Resistenza.

Lei cosa cambierebbe nell'Italicum?
Il nodo principale rimane il premio di lista, che rende complicatissima la ricostituzione dei campi politici. Non è vero che questa legge favorisce il sistema bipolare: l'Italicum porterà al partito unico della Nazione, circondato da opposizioni in lotta tra loro. Ho visto finire la Prima repubblica perché mancava una legge elettorale che favorisse l'alternanza.

Obiezione: con il premio di lista si cancella il rischio di coalizioni brancaleone come fu l'Unione del 2006.
Se si volevano scoraggiare i piccoli partiti, non si doveva riportare la soglia di ingresso in Parlamento al 3 per cento. La verità è che l'Italicum porta a un premierato, senza contrappesi.

Verso il Pd di Renzi c'è un continuo migrare da altri partiti.
Quando un partito va da Irene Tinagli (ex Scelta Civica, ndr) a Gennaro Migliore (ex Sel), l'unico elemento pseudo-unificante è la figura del capo.

Ma cosa sarà il partito della Nazione?
Un gigantesco comitato elettorale, che porterà alle larghe intese sugli interessi in un unico partito.

Questo progetto la preoccupa?
Sì. E prima di concludere la mia esperienza in Parlamento vorrei evitare una legge elettorale che ci riportasse a prima del Mattarellum.

È davvero la sua ultima legislatura?
La vivo come la mia ultima legislatura, sono in Parlamento dal 1994.

Lei è tra i tanti nomi di peso non invitati alla festa dell'Unità di Bologna.
Beh, nella festa si parlerà di lotta alle mafie, e io sono il presidente della commissione Antimafia. Ma non me la sono presa tanto.

Renzi ha detto che andrebbe a prendere Bersani in corriera.
È un furbacchione. Si è tenuto il nome della festa, il brand, poi però ne vuole il contenuto: per esempio, non invitando gli ex segretari del partito.

Il premier è davvero l'uomo degli annunci come il metadone, come sostiene Enrico Letta?
Letta prova una delusione comprensibile, ma la sua analisi è giusta. Quella renziana è più una politica degli annunci che dei fatti, e quei pochi fatti dipendono da Draghi e dalla congiuntura internazionale.

Il premier rivendica risultati con la Ue sull'immigrazione.
No, è andata male e andrebbe raccontato. Io sono molto critica con l'Europa, ma Renzi ha usato toni trionfalistici assolutamente impropri. Ha fatto arrabbiare Prodi, sostenendo che l'Onu non lo voleva come mediatore in Libia perché ex premier di un paese amico di Gheddafi. Ma non scherziamo, quel posto era pronto per Prodi, perfetto per quel ruolo. E comunque la diplomazia internazionale impone prudenza quando si raccontano certe cose.

Torniamo all'Italicum. Rischia la bocciatura di Mattarella o della Consulta?
Sulla decisione del Capo dello Stato sono tranquillissima, non mi permetto di dargli consigli. Davanti alla Corte la legge indubbiamente rischierà. Di materia per i giudici ce n'è, soprattutto se nel frattempo non verrà completata la riforma del Senato. Per questo, Renzi farebbe bene a fermare l'Italicum e a completare prima la riforma della Carta.

La minoranza spesso va in ordine sparso. E molti ritirano sempre la gamba.
Quelli della battaglia del giorno dopo sono tanti, è vero. Ma esiste un'area che ha progetti e valori coerenti, e vuole confrontarsi.

Sempre dentro il Pd?
In un Paese dove in certe regioni vota il 37 per cento degli elettori (l'Emilia Romagna, ndr) esiste la possibilità di allargare il coinvolgimento. Ma il Pd è la mia casa, che ho contribuito a fondare. E presto per rinunciare alla battaglia.

Si avvicinano le Regionali. II candidato del Pd in Campania, Vincenzo De Luca, ha una condanna in primo grado, mentre la candidata ligure, Raffaella Paita, ha ricevuto un avviso di garanzia.
Il caso di De Luca è politico e giuridico: se vincesse non potrebbe essere eletto presidente. Mentre in Liguria c'è un serio problema di opportunità politica, tanto che pochi giorni fa in 200 hanno invitato al voto di coscienza.

Lei cosa avrebbe fatto?
Vorrei che la politica sapesse selezionare la classe dirigente, prima dell'arrivo dei magistrati.

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