L'associazione GenerAzione D rilancia il documento diffuso nei giorni scorsi dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS) degli Stati Uniti. Si tratta della revisione delle evidenze e delle best practice sul trattamento della disforia di genere pediatrica, un documento di oltre 400 pagine, che riporta i risultati di una panoramica delle revisioni sistematiche per esaminare “le migliori informazioni disponibili riguardo ai rischi, benefici e incertezze degli interventi comunemente utilizzati per affrontare la disforia di genere (GD) nei giovani”, integrati da prove affidabili per informare sui rischi dei trattamenti in questione. Ciò che emerge dalla revisione è che anche se “gli interventi medici e chirurgici per bambini e adolescenti con disforia di genere sono ampiamente promossi come essenziali e persino salvavita… la base di prove non supporta conclusioni forti sulla loro efficacia nel migliorare la salute mentale o ridurre la disforia di genere”, mentre “alcuni dei danni plausibili della transizione medica pediatrica sono seri”. La conclusione degli autori è che “il profilo rischio/beneficio degli interventi medici e chirurgici per bambini e adolescenti con disforia di genere è sfavorevole”. Ulteriori approfondimenti sono dedicati alla violazione degli standard etici nella medicina pediatrica di genere e alla ricerca insufficiente sul ruolo della psicoterapia nel trattamento della disforia di genere (talvolta accusata in questo ambito di fungere da terapia di conversione), che tuttavia è raccomandata come standard di cura per i giovani con disforia di genere dalle uniche due linee guida (Finlandia e Svezia) che hanno ottenuto una valutazione di affidabilità sufficientemente alta. Il rapporto dell'HHS riflette il crescente consenso internazionale sul fatto che il trattamento medico dei giovani con disagio di genere sia andato troppo oltre rispetto alle evidenze scientifiche disponibili. Riconoscendo l'urgente necessità di proteggere giovani pazienti vulnerabili da interventi non provati e potenzialmente dannosi, la revisione statunitense è in linea con le riforme già in corso in diversi Paesi europei, per primi i Paesi scandinavi e il Regno Unito, dove i modelli di assistenza hanno subito un netto dietro-front rispetto all’adozione del Protocollo Olandese e del modello di “affermazione del genere”, riconoscendo il ruolo primario della psicoterapia nella gestione del disagio in età pediatrica e adolescenziale. GenerAzioneD «sostiene le conclusioni del rapporto dell’HHS e invita il governo italiano a commissionare una revisione altrettanto rigorosa e indipendente dell’approccio alla medicina di genere pediatrica nel nostro Paese, dove i protocolli adottati dai servizi specialistici degli ospedali pubblici tuttora seguono l’approccio affermativo ispirandosi alle linee guida di WPATH (si veda il portale istituzionale www.infotrans.it e www.generazioned.org 2 dell’Istituto Superiore di Sanità), e dove, nella nostra esperienza di genitori di bambini e adolescenti con disforia di genere, non viene garantita un’adeguata assistenza psicologica, ma solo un accompagnamento verso la transizione sociale, medica e chirurgica a tutti coloro che la richiedono». Secondo GenerAzione D «è necessaria e urgente una valutazione trasparente e basata su prove scientifiche per garantire che le politiche e le pratiche di assistenza ai minori che presentano problematiche relative al proprio genere rispettino i più elevati standard di integrità scientifica, etica medica e tutela dei minori. Essendo ormai evidente che esiste disaccordo scientifico in merito al miglior trattamento da fornire ai giovani con disforia/incongruenza di genere, il principio generale a cui fare riferimento è quello del minimo danno ("primum non nocere"), privilegiando sempre l'approccio che riduca al minimo i rischi e i pericoli per il paziente tramite la fornitura di trattamenti alternativi e meno invasivi. La salute e il futuro di tanti giovani vulnerabili - conclude la nota del'associazione - dipendono da questo». |
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