Meglio il proporzionale?
Oggi in Gran Bretagna è accaduto qualcosa di scioccante, all’incrocio fra politica e giornalismo: il Guardian, storico quotidiano laburista, ha invitato i suoi lettori a non votare per il candidato laburista alle elezioni del 6 maggio, cioè a non votare per il partito del primo ministro Gordon Brown, esortandoli piuttosto a votare per Nick Clegg, il candidato liberal-democratico. D’accordo, i liberal-democratici nascono da una costola della sinistra, cioè dalla fusione tra il vecchio partito liberale e quello socialdemocratico. Va bene, le loro posizioni odierne sono simili a quelle del Labour su molti punti, e perfino più di sinistra su altri. Clegg lo dice apertamente in un’intervista, proprio al Guardian: “Abbiamo preso il posto del Labour come partito che rappresenta le forze progressiste di questo paese”. Lo shock, tuttavia, rimane. E’ una brutta sberla per il Labour e in particolare per il suo leader Brown. Per averne un’idea, sarebbe come se, in un’elezione italiana, “Repubblica” si schierasse non a favore del candidato del Partito Democratico, o della coalizione che in esso si riconosce, ma invitasse a votare per un altro. Ebbene, la motivazione principale del Guardian, nell’appoggiare Clegg, è che i lib-dem sono il partito più sinceramente impegnato per una riforma del sistema elettorale britannico, con l’intento di trasformarlo in un sistema proporzionale, invece del maggioritario attualmente in vigore. “Il proporzionale non è una panacea, ma ci darebbe ciò che a questo paese manca da tanto tempo”, afferma l’editoriale del Guardian:”un parlamento che sia il vero specchio di questa nazione pluralista, anzichè una distorsione di essa schiacciata da due partiti che la rappresentano solo in parte”. Cosa vuol dire? Ecco un esempio. Alle elezioni del 2005, il Labour vinse con il 36 per cento dei consensi, i Tories ebbero il 33, i lib-dem il 22. In seggi, queste percentuali si tradussero così: Labour 358 seggi, Tories 198, Lib-dem 68. Chi vince ottiene un “premio di maggioranza” enorme. L’obiettivo è la governabilità, la stabilità. Ma il risultato è che il Labour, rappresentando il 36 per cento dei votanti (e il 22 per cento degli elettori, tenuto conto dell’astensione), ricevette un mandato sproporzionatamente alto – perlomeno secondo il Guardian, secondo Clegg e secondo vari commentatori. In Italia conosciamo bene i difetti del proporzionale: instabilità politica, continui compromessi trai partiti di una coalizione, possibili cambi di maggioranza. Ma questo avviene quando ci sono molti partiti, oltre ad una tradizione al voltagabbanismo. Quando ci sono in pratica solo tre partiti, come in Gran Bretagna, il proporzionale appare – ad alcuni, perlomeno – come un sistema più democratico. Sarebbe comunque utile riflettere sul caso britannico, prima di cambiare il sistema elettorale ed istituzionale italiano.
Scritto sabato, 1 maggio 2010 alle 16:49, tratto da: http://franceschini.blogautore.repubblica.it/2010/05/01/meglio-il-proporzionale/
Ndr: Se andate in vacanza a Londra, non perdete l'occasione di visitare il palazzo dove si riuniscono le due Camere del Parlamento inglese, e di ascoltare le spiegazioni sul loro funzionamento. Occorre prenotare il giorno prima, e subire qualche controllo di sicurezza "stile aeroporto", ma è sicuramente una visita formativa (non solo informativa ...!)
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