Gelmini, il ministro della confusione "superiore"
di Maria Prodi
La Riforma delle Scuole Superiori definita epocale dal ministro è ancora clandestina. Entrano in scena annunci, comunicati, campagna informativa, apertura delle iscrizioni fra pochi giorni, e chiusura il mese successivo. Ma sul sito del ministero mancano però ancora i regolamenti, già approvati (o no?) in Consiglio dei ministri il 4 febbraio. A distanza di due settimane di epocale c'è solo la confusione. Gli uffici scolastici regionali passano alle scuole delle informazioni che non hanno alcun fondamento normativo e neppure la dignità burocratica della circolare.Una riforma già annunciata nel dicembre 2009 come fatta è stata forse maliziosamente differita fino allo scioglimento dei consigli regionali e a ridosso delle iscrizioni impedendo di fatto alle Regioni di svolgere il loro ruolo di pianificazione dell'offerta formativa regionale. Per capire esattamente che cosa succederà nella concretezza dei nostri territori è fondamentale capire quali vecchi indirizzi si trasformeranno, per opera della riforma, in quali nuovi indirizzi. Nessun atto regionale poteva sensatamente distribuire sul territorio indirizzi di scuole che il ministero non aveva ancora definito. E che ancora non ha ufficialmente definito. Tenendo conto delle molte sperimentazioni che hanno dato uno specifico assetto a molte delle nostre scuole, e che verranno soppresse dalla riforma. Partire da questo dato è indispensabile, ma fino a oggi i regolamenti sono leggibili solo in modo informale su alcuni siti specializzati.Sulle scuole e sui loro dirigenti è stato scaricato dal ministero il compito di chiedere nella confluenza fra vecchi e nuovi indirizzi quali transizioni debbano avere le sperimentazioni che la riforma spegne. Ma così ciascuna scuola cerca di avere il massimo delle opportunità per salvare posti di lavoro e prestigio, in assenza di una sintesi territoriale. Gli uffici regionali si attribuiscono competenze che solo le Regioni possono avere, col rischio di attirarsi ricorsi. Noi stessi valuteremo se impugnare gli atti che ledono le nostre competenze.Le bozze dei regolamenti si trovano in internet, e forse corrispondono al testo approvato. O forse no... Ma se le leggiamo non troviamo alcuna chiarezza su alcuni nodi che invece andrebbero chiariti, e su cui invece indicazioni tassative arrivano ai dirigenti, senza che ci sia alcuna base legale. Per fare un esempio: quali scuole potranno attivare il liceo delle scienze applicate, che fino a ieri sembrava dover raccogliere l'esperienza della sperimentazione "Piano nazionale di informatica" negli scientifici, e che invece secondo notizie informali diramate dal ministero, dovrebbe essere assegnato agli indirizzi sperimentali scientifico-tecnologici? Secondo criteri passati dal ministero, a Perugia si passerà da due a quattro licei scientifici. Con che effetti? Gli indirizzi musicali e coreutici a chi andranno? E il nuovo indirizzo economico-sociale? Come fanno le scuole a fare orientamento se a ridosso delle iscrizioni non ci sono i regolamenti e troppi nodi restano aperti?Ci sono due modi per razionalizzare la distribuzione degli indirizzi: fare quella pianificazione che solo la Regione può compiere concertandola con i territori oppure stabilire da Roma astratti criteri di confluenza e constatare a valle quali scuole sopravvivono e quali no secondo una selezione darwiniana. Ma la scuola non è un temporary shop, non può aprire un anno e chiudere il seguente.
Tratto da: http://www.democraticidavvero.it/adon.pl?act=doc&doc=6042
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