venerdì 12 aprile 2013

Visto che i disoccupati sono troppo pochi...

Vedi: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-04-12/quellaltra-platea-esodati-parla-094533.shtml?uuid=AbBmKVmH

c'è chi pensa di "risolvere" il problema licenziando anche 1 milione di dipendenti statali!
Vedi: http://buccinasco.cittaideale.cerca.com/10408/programma-per-il-governo-un-milione-di-statali-di-troppo/#comment-19760



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Notizie > Italia
Il 50% dei disoccupati non lavora da almeno 12 mesi

di Davide ColomboCronologia articolo12 aprile 2013

Cinque anni di crisi economica hanno gonfiato una bolla di sofferenza sociale ch'è rimasta semi-nascosta dietro i grandi numeri della disoccupazione giovanile o del crollo dei redditi delle famiglie. Una realtà sempre più diffusa di cui quasi nulla s'è detto neppure nel corso degli ultimi mesi, monopolizzati dalle denunce sulle crescenti platee degli esodati della riforma Fornero. Stiamo parlando dei disoccupati di lunga durata, vale a dire coloro i quali erano attivamente un impiego da più di 12 mesi, non lo trovano e non possono contare su alcun tipo di sussidio. In qualche modo potremmo chiamarli gli «esodati della grande recessione», visto che si tratta di una platea in crescita costante dal 2007, a prescindere da riforme delle pensioni o del mercato del lavoro.

Le tabelle che presentiamo con questo articolo, con i dati elaborati dal ministero del Lavoro per «Il Sole 24Ore» parlano chiaro: i disoccupati di lunga durata sono raddoppiati in cinque anni, passando dai 704mila del 2007 al 1,439 milioni di fine 2012. Nell'ultimo anno, in particolare, la bolla s'è gonfiata del 25%, visto che questi disoccupati di lungo corso erano attorno al milione a fine 2011.

DOCUMENTI
Le tabelle dei dati sulla disoccupazione italiana
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Più di un disoccupato su due è di lungo corso 
Ma chi sono questi «esodati fantasma»? La maggioranza (724mila nell'ultimo anno) ha più di 35 anni, gli uomini in leggera maggioranza sulle donne (371mila contro 353mila). Ma sono tantissimi anche tra i giovani (la fascia statistica tra i 15 e i 24 anni): 297mila lo scorso dicembre, 169mila maschi e 128mila femmine. Se si raffrontano le platee dei disoccupati di lunga durata a quelle generali dei disoccupati (2,7 milioni a fine 2012) si scopre che circa un disoccupato su due lo è da più di 12 mesi. I tassi di disoccupazione lo confermano: quello generale è arrivato al 10,7% a fine dicembre (ora siamo già oltre l'11,4%), quello della disoccupazione di lunga durata al 5,4% (era al 2,9 prima dello scoppio della crisi finanziaria americana).

L'allarme è europeo ma l'Italia soffre di più 
La disoccupazione di lunga durata ha raggiunto livelli allarmanti in tutt'Europa, spiegano i tecnici del ministero. Nel secondo trimestre del 2012, 11,1 milioni di europei, pari al 4,6% della popolazione attiva, erano disoccupati da più di dodici mesi (su 26 milioni di europei senza lavoro) : un incremento di 4,8 milioni di unità rispetto al 2008. Nel 2011 il 70% del totale dei disoccupati di lunga durata nell'UE-27 era concentrato nei sei Stati membri più grandi: la Spagna contava oltre il 21% e ha contribuito nella misura di 1,6 milioni di unità all'aumento di 3,7 milioni del numero dei disoccupati di lunga durata nel periodo 2008-2011. Ovviamente è la crisi che ha fatto crollare le probabilità di reimpiego. Ma i dati dimostrano che la picchiata è maggiore nei paesi più colpiti dalle successive crisi del debito sovrano: in Spagna è scesa dal 50% al 30% e in Grecia è calata dal 25% al 15%, mentre è rimasta stabile nei Paesi Bassi ed è salita nella Repubblica ceca e in Estonia.

In Italia, secondo l'ultimo rapporto di Bankitalia, solo il 26,7% dei senza lavoro riesce a trovare impiego nel giro di 12 mesi, mentre nel 2008 la chance erano il 33,5%.

Niente ammortizzatori e politiche attive deboli 
L'Italia è uno dei pochi Paesi europei (7 su 26) che non hanno strumenti di gestione della disoccupazione di lunga durata, anche laddove si tratti di lavoratori over 55enni, parenti stretti dei più famosi «esodati» della riforma delle pensioni. E l'attuale sistema riformato degli ammortizzatori sociali, non garantisce coperture "lunghe", né poteva farlo visto che le risorse messe a disposizione del ministro Elsa Fornero erano pochissime. Escludendo i sistemi delle casse integrazione (ordinarie, straordinarie, speciali o in deroga) che tutelano il reddito in "costanza di un rapporto di lavoro" bisogna fare i conti con l'Aspi e la mini Aspi, che prendono il posto della vecchia disoccupazione ordinaria. Dura 12 mesi che saliranno a 18, a regime, per i disoccupati più anziani. Ma visti i dati è chiaro che non basta. Quando la disoccupazione di lunga durata continua a crescere si allungano anche le fila di soggetti senza tutele che, mese dopo mese, vedono crollare le chance di un reimpiego. E l'Italia, com'è noto, è uno dei tre Paesi europei, insieme a Grecia e Ungheria, che non ha uno strumento di sostegno come il "reddito di cittadinanza", ultima ciambella di salvataggio universalistico per gli esclusi dal mercato del lavoro. In tutt'Europa i sistemi di ammortizzatori sociali sono sotto revisione ma la evidenze empiriche dimostrano che le politiche passive non bastano a risolvere il problema della disoccupazione di lungo corso. Come spiegano ancora i tecnici del ministero, alcuni Stati membri sono riusciti a limitare la portata della disoccupazione di lunga durata o grazie a una maggiore brevità della recessione o grazie all'efficacia delle loro istituzioni del mercato del lavoro.
Con le politiche di sostegno al reddito ( indennità di disoccupazione) ma soprattutto con un'attenta analisi della domanda di lavoro e con la riconversione dell'offerta tramite le politiche attive. Un strada che anche il Governo uscente ha confermato come strategica nel Piano nazionale di riforme presentato martedì con il Def. La riforma Fornero prevedeva una delega per la riforma del servizi per l'impiego che andava nella direzione di un rafforzamento delle politiche attive ma la crisi politica (e il «no» delle Regioni) hanno fatto scadere i termini. Chi arriverà a palazzo Chigi dopo Monti dovrà ripartire da lì e non solo occuparsi del rifinanziamento della cassa in deroga e degli esodati.

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ECONOMIA
11/04/2013 - IL BOLLETTINO MENSILE
In Europa disoccupazione record
La crisi taglia 1,2 milioni di posti


La Bce: «Il dato peggiorerà ancora nel primo trimestre di quest’anno»
Il lavoro è sempre più un miraggio. E a sentirne la mancanza non sono solo i disoccupati, che vanno disperatamente a caccia di un posto, aumentati in cinque anni di 1,2 milioni. Ai disoccupati in senso stretto si affianca l’esercito degli sfiduciati, ovvero di tutti coloro che non sono più alla ricerca di un impiego ma sarebbero pronti da subito a lavorare. L’Istituto di statistica li definisce inattivi disponibili e ne conta quasi tre milioni. 
Ma il dramma lavoro tocca tutto il Vecchio Continente. La Bce ricorda come la disoccupazione nell’eurozona abbia raggiunto «livelli senza precedenti». Basti pensare che nell’intera Unione europea la persone in cerca di un lavoro superano i 25 milioni. Cifre astronomiche ma non esaustive, come dimostrano i nuovi indicatori complementari al tasso di disoccupazione pubblicati, con l’aggiornamento al 2012, in tutti i Paesi Ue sotto il coordinamento di Eurostat. 
Per l’Italia è l’Istat a fare luce sulle zone grigie, che nascondono tutti quelli che non rientrano nelle statistiche ufficiali sui disoccupati, ma che a loro somigliano molto. Ecco che vengono allo scoperto 2 milioni 975 mila persone che desiderano iniziare a lavorare pur non avendo cercato un impiego nelle ultime quattro settimane. Si tratta, secondo le classificazioni, di inattivi. Ma la gran parte di loro si considera disoccupato. È così per l’80% degli uomini e per quasi la metà delle donne (per il resto casalinghe). Pesa soprattutto lo scoraggiamento: con 1 milione e 300 mila usciti dal mercato del lavoro perché certi di non poter trovare nulla. La percentuale sulle forze lavoro di chi un posto non lo chiede più ma lo vuole ancora è di oltre tre volte superiore a quella media europea. In altre parole uno sfiduciato su tre vive in Italia. Un’altra delle anomalie del Bel Paese, che diventa un’emergenza nel Mezzogiorno, con 2 milioni di sfiduciati. 
Tirando le fila dell’indagine, e sommando ai disoccupati gli inattivi disponibili, si raggiungono 5,7 milioni di persone a cui il lavoro è direttamente o indirettamente `negato´. Un livello record, spinto dalla crisi. E nel rapporto l’Istat fa anche il bilancio di cinque anni (2007-2012) passati sotto il segno della recessione: oltre a 1 milione 238 mila disoccupati in più, con un aumento di 434 mila inattivi disponibili e una crescita di 241 mila sottoccupati part time. E per ora non si intravedono miglioramenti: la Bce nell’ultimo bollettino mensile avverte come le rilevazioni più recenti segnalino per l’Unione monetaria «un ulteriore calo dei posti di lavoro nel primo trimestre del 2013». 
Intanto l’Ocse conferma per febbraio un tasso di disoccupazione stabile al 12% nell’area euro e cerca di guardare il bicchiere mezzo pieno, notando come l’avanzata dei senza lavoro si sia fermata dopo oltre un anno di progressione costante.  

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