mercoledì 8 gennaio 2014

La Provincia di Milano interviene sulle piantumazioni con specie alloctone

Premessa: il commento che ho trovato sul sito della Provincia di Milano, nelle pagine dedicate al Parco Sud Milano, NON SONO dedicate a situazioni locali, sono ragionamenti che dovrebbero essere validi in tutta la Pianura Padana.  NESSUN Assessore pro tempore dovrebbe quindi esserne infastidito.





Il Carengione di Peschiera Borromeo

Perché mettere a dimora le piante autoctone?

Le piante autoctone sono le piante originarie di un territorio, in contrapposizione con le piante alloctone, o esotiche, che sono arrivate sul territorio per azione diretta o indiretta dell’uomo. Alcune specie alloctone tendono a naturalizzarsi, ad insediarsi, cioè, stabilmente con tendenza a sostituire le autoctone.
La Pianura Padana, in seguito alla secolare alterazione dell’ambiente da parte dell’uomo, ha perso quasi del tutto la vegetazione naturale originaria. Un tempo, infatti, estese foreste, costituite da specie quali la farnia, il carpino, l’acero campestre, l’olmo ricoprivano la maggior parte della pianura, alternandosi con zone umide. L’agricoltura intensiva e l’urbanizzazione diffusa hanno cambiato nel corso dei secoli l’assetto originario del territorio, tanto che oggi i boschi, soprattutto nella bassa pianura sono diventati molto rari e le paludi sono quasi del tutto scomparse. Nel contempo, l’arrivo di specie esotiche da altri continenti, tra cui la robinia, il ciliegio tardivo e l’ailanto, che si sono largamente diffuse nei boschetti residui e nei filari, ha completamente trasformato la composizione della vegetazione naturale, causando una perdita di biodiversità.
Un bosco costituito da specie alloctone non viene, infatti, pienamente sfruttato dalla fauna del luogo, che non vi trova il proprio ambiente e il proprio nutrimento. Quindi, oltre alla perdita di specie floristiche, si assiste anche ad un impoverimento della fauna, con la scomparsa delle specie più sensibili e l’assoluta prevalenza di poche specie molto adattabili, come ad esempio la cornacchia grigia.

Negli ultimi anni, grazie ad una maggiore sensibilità dei cittadini alle tematiche ambientali, si sono moltiplicati gli sforzi delle amministrazioni pubbliche e dei privati per tentare di ricreare per quanto possibile, ambienti che somiglino di più a quelli originari, ricreando così anche habitat più idonei ad ospitare la fauna locale. Gli interventi di forestazione oggi vengono condotti, infatti, esclusivamente con specie autoctone e l’avanzare delle piante alloctone viene contrastato con speciali programmi di contenimento. La realizzazione di aree verdi con specie autoctone, oltre a favorire la biodiversità, facilita anche l’attecchimento e semplifica la manutenzione , abbassando i costi, in quanto la vegetazione autoctona si adatta meglio alla condizioni climatiche locali e tende a rinnovarsi e ad evolversi spontaneamente.

 

L’importanza di mettere a dimora piante autoctone non riguarda solamente grandi superfici in campagna. Anche nelle città, nei giardini privati o nelle aree pubbliche, per le ragioni sopra ricordate, va incentivato l’uso delle piante autoctone. Per tutta una serie di motivi, tra cui non ultimo, una maggiore attenzione per il verde, le aree urbane, negli ultimi anni si sono arricchite di presenze faunistiche una volta impensabili in città. I parchi pubblici e i giardini privati, se ben gestiti, possono ospitare una fauna e una flora molto ricca e ben differenziata, contribuendo a mantenere un buon livello di biodiversità, a vantaggio anche dei cittadini che possono godere del contatto con la natura anche a pochi metri da casa.



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