sabato 28 giugno 2008

Follie ...

Pubblico una frase tratta dalle dichiarazioni del Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, come pubblicata sull'Espresso di questa settimana: IL LINK

DOMANDA: Vuol dire anche far entrare soggetti privati nel servizi pubblici?
RISPOSTA: Penso che alcuni servizi pubblici possano essere anche forniti dai privati. Per esempio le carceri: abbiamo tanti villaggi turistici dismessi, riconvertiamoli affidandoli a controllori privati
DOMANDA: Quali altri ?
RISPOSTA: Tutti, anche la scuola: mettiamo in concorrenza la pubblica e la privata, introduciamo regole di mercato. Oggi, chi manda un figlio alla scuola privata, paga due volte, con le tasse e con la retta. Domani, diamo sgravi fiscali a chi utilizza la scuola privata. Così sarà il mercato a decidere quale delle due deve chiudere.


L'affermazione sulle carceri mi sembra frutto solo di molto dilettantismo; mi preoccupa molto di più la SCELTA che le scuole pubbliche possano chiudere a favore delle scuole private.
Fino ad ora neppure i più fanatici sostenitori delle scuole confessionali avevano ipotizzato di impedire ai genitori di scegliere scuole pubbliche, con docenti preparati, selezionati attraverso un concorso pubblico, con un controllo sulla gestione effettuato dalle famiglie attraverso gli organi collegiali, con un confronto tra posizioni differenti.
Ora potremmo trovarci a dover scegliere tra l'esamificio e la scuola confessionale per i nostri figli ! Ipotizzando la chiusura delle scuole pubbliche a favore delle private, lo Stato rinuncia al suo ruolo di selezione e formazione di docenti e personale dirigente.
Potremmo dovere scegliere per i nostri figli tra scuole ispirate da CL, dai fondamentalisti islamici, dai "padani" o dagli "imprenditori".
E se non volessimo accettare nessuno di questi modelli ?
Mi sembra che si voglia ripetere con la scuola la strada già percorsa in Lombardia nella sanità: sulla base della ipotesi di mettere in concorrenza sanità pubblica e privata, la Regione ha spesso solo favorito la seconda...

2 commenti:

Franco Gatti ha detto...

Tratto da: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Brunetta-revolution/2030906

Brunetta revolution
di Paola Pilati

Nullafacenti nei sottoscala. Carceri private negli ex villaggi vacanze. Class action contro i disservizi pubblici. Sono le promesse del ministro. Che sogna stipendi secondo il gradimento degli utenti.
Colloquio con Renato Brunetta Renato Brunetta
Premio. Punizione. Stigmatizzazione. Licenziamento. Il bastone e la carota che il ministro Renato Brunetta ha issato come uno stemma araldico sul pennone del ministero della Funzione Pubblica, diventando il ministro più popolare del governo, avrà nella pratica questa progressione. Dove la carota sono soldi e possibilità di carriera per chi produce di più e dà una mano a tagliare i costi della burocrazia (intascando una parte di quei risparmi); il bastone si sostanzia nella prospettiva di provvedimenti disciplinari che il ministro divulga così: "Sei un nullafacente? Ti mando in un sottoscala. Hai imbrogliato l'amministrazione? Ti licenzio. Non hai dato al cittadino un servizio come si deve? Perdi il posto". Chi zoppica quanto a rendimento, chi fa il furbo e timbra il cartellino ma poi se ne va, chi marca visita e si dà malato con certificato medico falso, ma anche chi non vede e non denuncia, ora sa che Brunetta non farà sconti: nella sua legge delega la parola licenziamento compare implacabile come l'ombra di Banquo per Macbeth.

Non rischia di essere un'arma caricata a salve, ministro? Finora i licenziati della pubblica amministrazione hanno trovato spesso giudici che li hanno rimessi al loro posto...
"Ma io sto facendo una rivoluzione, punto a cambiare una mentalità, a introdurre un mutamento culturale, a innescare un meccanismo di controllo nei cittadini. Finora nel settore pubblico se volevi lavorare, facevi; se no, nessuno ti diceva nulla. Era un optional. C'era una connivenza generalizzata. Non c'era un padrone e non c'era un mercato. Io voglio darglieli".
Come?
"Consentendo al cittadino che subisce un disservizio di andare da un'associazione dei consumatori e avviare una class action. Che non si risolverà con una sanzione pecuniaria, come nel privato, ma con la rimozione del responsabile. Ho bisogno di una Tac e la tipologia dice che deve essere fatta in una settimana, ma c'è una fila d'attesa di sei mesi? Oggi sei impotente. Con la norma sulla class action vai, denunci e non spendi nulla. E nell'arco di 20 giorni si verificano le responsabilità. Metteremo in piedi un meccanismo straordinario. Se non hai dato la lista d'attesa nei tempi prescritti, perdi il posto. Le sanzioni ci sono, ma nessuno le rispetta: ora basta accettare tutto".

Per una simile rivoluzione lei si è dato un anno di tempo. Non è poco?
"No. Se non ci riesco me ne vado. Ma anche se questa rivoluzione per ora è solo di comunicazione e c'è chi mi sfotte - 'Ti credi Napoleone', 'Fai la Cuccarini del governo' - penso di aver toccato un nervo scoperto, trasversale, né di destra né di sinistra. Dico le cose che la gente voleva sentirsi dire, e cioè che è un suo diritto andare in un ospedale senza cicche per terra, e in una scuola che funzioni. Da luglio partirà un monitoraggio di customer satisfaction per campione in tutto il territorio nazionale, fatto dai migliori centri di ascolto, per sentire le opinioni della gente".
Adesso le fanno la 'ola', assaporano il giustizialismo; ma quando sarà il momento dei sacrifici veri, non teme che il corpaccione pubblico le si rivolti contro?
"Il paese ha bisogno di servizi pubblici - sanità, scuola, sicurezza - efficienti. L'assenteismo e gli scandali che emergono nel pubblico non ci sono nel privato. Perché? Perché lì c'è un padrone. Io voglio introdurre le regole del privato nel pubblico".
Vuol dire anche far entrare soggetti privati nel servizi pubblici?
"Penso che alcuni servizi pubblici possano essere anche forniti dai privati. Per esempio le carceri: abbiamo tanti villaggi turistici dismessi, riconvertiamoli affidandoli a controllori privati".
Quali altri?
"Tutti, anche la scuola: mettiamo in concorrenza la pubblica e la privata, introduciamo regole di mercato. Oggi, chi manda un figlio alla scuola privata, paga due volte, con le tasse e con la retta. Domani, diamo sgravi fiscali a chi utilizza la scuola privata. Così sarà il mercato a decidere quale delle due deve chiudere".
Nel suo disegno di legge delega si prevedono incentivi al personale molto selettivi e non più a pioggia, progressione di carriera con corsi e concorsi, premi di produttività. Quale sarà la parte di stipendio legata alla performance?
"Si seguirà il criterio che c'è nel privato. Anche se mi piacerebbe che fosse tutta variabile. E che misurasse non solo la produttività, ma anche la soddisfazione del cittadino. Per esempio, un Comune potrebbe pagare meglio un servizio di vigili che funziona e meno per le pompe funebri insoddisfacenti".

Come si misurerà quanto la gente produce?
"Niente impianti barocchi. La chiave di volta sono: il capo che verifica, i clienti che giudicano, i colleghi...".
Incentiva alla delazione?
"No, ma se un collega per colpa tua non incassa il premio, reagirà".
Tre milioni e 600 mila dipendenti pubblici: troppi?
"No, dipende da quello che gli fai fare. Noi siamo ancora un paese sovietico, dove il peso del pubblico è molto alto; non ho nulla contro la quantità, ma vorrei che ci fosse anche la qualità".
Come conta allora di fare i 20 miliardi di risparmi promessi in tre anni?
"Lavorando meglio. E facendo felici i cittadini. Se la scuola producesse anche attività extrascolastiche, lei non sarebbe felice anche di pagare più tasse?".
Non servono tagli?
"Una sperimentazione della Regione Lazio ha dimostrato che, solo incrociando i dati a disposizione, la spesa per farmaci si può ridurre del 20 per cento. Con una spesa sanitaria nazionale di 100 miliardi l'anno, se solo elimini il 10 per cento di sprechi fai 10 miliardi di risparmio: pari a due rinnovi di contratto per tutto il pubblico impiego".
Ma nella scuola ridurrete il personale.
"Parificando i docenti alla media europea. Chi sostiene che è un taglio, è snob, come dice Tremonti".
Sarà snob, ma avete bloccato la stabilizzazione dei precari.
"Erano 300 mila polpette avvelenate lasciate dal passato governo. Nella PA si entrerà solo per concorso. E voglio vedere chi dice di no a questo sistema".
Il sindacato dovrà fare un passo indietro?
"Dovrà fare il sindacato, non il padrone. Cioè fare dei buoni contratti. Ma non potrà più contare sul fatto che i capi del personale dei ministeri siano iscritti alle centrali sindacali. D'ora in poi, vietato: si è mai visto un direttore del personale della Fiat iscritto a rotazione alla Cigl, Cisl e Uil? E cambierà vento anche all'Aran, l'agenzia che fa i contratti pubblici, fino a oggi lottizzata da uomini emanazione del sindacato".
Lei promette dirigenti-manager: ma oggi la nomina è politica...
"Sì, ma io non amo le nomine politiche. Amo lo spoil system per il gabinetto del ministro, non per i dirigenti. Infatti sto mettendo in piedi un sistema per la formazione di dirigenti ad altissimo livello, che nell'arco di un po' di anni dia luogo a un drappello di top manager pubblici".
Come prevede che andrà lo spoil system del suo governo? Sanguinoso?
"I bravi penso saranno tutti confermati, c'è bisogno di continuità. Quelli smaccatamente di origine politica...".
Ha lanciato una crociata per la trasparenza, pubblicando le retribuzioni dei suoi dirigenti. Poi è andato a caccia delle consulenze. Non teme di cadere nella gogna mediatica?
"Ho scoperto che sulle consulenze il 70 per cento delle amministrazioni tenute a renderle pubbliche non l'ha fatto. Adesso mettiamo in Rete l'elenco degli inadempienti. E la cosa buffa è che i cittadini che non trovano il proprio comune nell'elenco, protestano, si scandalizzano e ci scrivono: si forma un sistema di controllo e di trasparenza straordinario. Da venerdì 27 pubblicheremo i dati dei distacchi sindacali".
D'accordo anche sulla pubblicazione dei redditi dei cittadini?
"L'iniziativa in sé è positiva, ma non come è stato fatto, senza accordo con il Garante della privacy. I redditi dei cittadini italiani sono nei libroni che pubblicano gli enti locali e che sono a disposizione nelle case comunali, dove si possono consultare".
Ma lei non si batteva per l'eliminazione della carta?
"Certo, compresa l'eliminazione della pubblicazione dei bandi e degli appalti su giornali e quotidiani, cosa che ha fatto strillare gli editori, che si battono per un privilegio medievale".
Tutto via Internet, è la sua ricetta. Chi pagherà i grandi investimenti nella banda larga?
"La banda larga è un bene pubblico: non si fa con il mercato. Se ne occuperà Scajola. Soldi pubblici, ma anche privati".
Prelude a uno scorporo della rete Telecom?
"Nessuno scorporo, non serve. Basta la gestione separata per stabilire i costi di terminazione e perché tutti quelli che vogliono l'accesso non vengano frenati e paghino per l'utilizzo. Poi voglio dare il via alle 'reti amiche'".
Cioè?
"Postazioni Internet 'pay-per-use' nelle tabaccherie, le farmacie, i carabinieri, le ferrovie... Per consentire al cittadino di dialogare con la pubblica amministrazione per pagare il bollo auto, fare il versamento per la colf".
Non teme che l'apparato reagisca come il personaggio dello scrivano di Melville, Bartleby, cioè rispondendo alle sue innovazioni "Preferirei di no"?
"Io preferisco il contabile di Moby Dick, che ripartisce le quote di prodotto della pesca e la prima va alle vedove, ma poi dà una quota alta al fiocinatore Queequeg, di colore, animista, ma bravo. Io voglio pagare bene i fiocinatori".
(27 giugno 2008)

Anonimo ha detto...

Una notizia di Febbraio, che trovo però attinente al tema trattato nella intervista:

E' in malattia ma canta in tv

Cassazione: non va licenziata

La suprema corte ha ritenuto illegittimo il licenziamento di una dottoressa milanese che, durante una malattia, era andata a Roma per cantare nella trasmissione televisiva 'I Fatti Vostri'.
Dopo averla vista in tv i vertici della casa cura dove lavora l'avevano licenziata.
La misura era stata confermata dal tribunale.
In secondo grado, invece, ha riavuto il posto perché per la Corte il cantare in tv non pregiudicherebbe la guarigione.
La Cassazione ha confermato questa decisione mettendo nero su bianco un'intepretazione del codice del tutto nuova.
"In ordine al criterio della compatibilità con lo stato di malattia dell'esercizio di altre attività lavorative e non lavorative, allorché non pregiudichino la guarigione o la sua tempestività (amatoriali, hobbistiche e persino sportive) - spiega la sentenza - va detto che, una volta escluso il pregiudizio per la pronta ripresa del lavoro, il carattere amatoriale di una prestazione da parte di una persona avvezza a cantare anche in teatro, è espressione dei diritti della persona, con esclusione della violazione dei principi di correttezza e buona fede.

FOLLIA - La politica climatica della Svizzera viola i diritti umani

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